Urban Species/MC Solaar, Listen – Don Byron, Nu Blaxploitation – Guru, Jazzmatazz vol. 1. Tre dischi di poeti urbani insieme a musicisti in gamba
Una citazione. Male non fa, specie oggi:
Parlare, è solo parlare/ Argomenti, accordi, consigli, risposte/ Annunci articolati/ È solo parlare/ Parlare, è solo parlare/ Chiacchiere, borbottii, battute, litigi, litigi, litigi/ Confusioni, sciocchezze, clamore/ È solo parlare/ Risposte sgarbate/ Parlare, parlare, parlare, è solo parlare/ Commenti, cliché, commento, controversia/ Chiacchiericcio, chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere/ Conversazione, contraddizione, critica/ È solo parlare/ Parlare a buon mercato/ Parlare, è tutta retorica/ Dibattiti, discussioni/ Queste sono parole con una D questa volta/ Dialogo, duologo, diatriba/ Dissenso, declamazione/ Parlare doppio, parlare doppio/ Parlare, è tutto parlare/ Troppo parlare/ Chiacchiere superficiali/ Parlare spazzatura/ Espressioni, editoriali, spiegazioni, esclamazioni, esagerazioni/ È tutto parlare/ Parlare di elefanti, parlare di elefanti, parlare di elefanti.
(Elephant talk, King Crimson)
La musica è nata, o dovrebbe essere nata, per non dover utilizzare le parole ed esprimere, nonostante questo, le idee, le sensazioni, le emozioni, le riflessioni che uno ha in testa. Beethoven disse al suo biografo Anton Schindler che l’attacco della Quinta Sinfonia, realizzata quando era oramai irrimediabilmente sordo, era “…come il destino che bussa alla porta”. Di sicuro molti, anche senza conoscere questa frase, sono stati colpiti dalla incisività della frase musicale. Non so chi abbia scelto questo inizio per aprire le trasmissioni di BBC-Radio Londra durante la seconda guerra mondiale, ma una cosa è certa: anche senza conoscere la frase di Beethoven quelle quattro note vennero lette come un segnale in alfabeto Morse: tre corte e una lunga equivalgono a “V” – in questo caso V as victory. Ed è, per nostra fortuna, una trasposizione che ha nulla di visivo, semmai di auditivo. Dico per fortuna perché la mala abitudine corrente di usare parole a vanvera (che, lo ricordo, era uno strumento per incamerare i peti delle dame settecentesche) vorrebbe si usasse il termine ‘iconico’, quando di visivo quelle quattro note hanno proprio nulla. Restituiamo ai messaggi che arrivano il loro contesto, please…
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