Prima escluse, poi fatte entrare dalla porta di servizio, poi pagate meno per fare le stesse cose, e ancora esigua minoranza nelle sedi in cui si prendono le decisioni: per entrare nel mondo dello sport le donne hanno superato ogni genere di resistenza
Pubblichiamo l’introduzione di Rudi Ghedini al testo Cinque cerchi di separazione. Storie di barriere di genere infrante nello sport di Federico Greco, Edizioni Paginauno, 2021
Masha e Billie Jean
Rudi Ghedini
Ho davanti un’immagine, la fotografia di due tenniste di generazioni diverse, una bruna e una bionda, riunite all’anteprima di un film uscito nel 2017.

All’epoca, la prima aveva 64 anni, corti capelli scuri, piccola di statura, portava enormi occhiali rosa; nata a Long Beach, nel 2009, Barack Obama le aveva attribuito la Medal of Freedom.
Di anni, l’altra ne aveva trenta, alta, bionda, portamento da top model, abitino nero scollato; nata a Niagan, nella Russia siberiana e cresciuta negli Stati Uniti, ha preferito soffrire sui campi da tennis anziché sfilare sulle passerelle.
La prima si chiama Billie Jean King e ha trionfato in dodici tornei del Grande Slam (sei volte a Wimbledon), la seconda è Maria Sharapova, dei grandi tornei ne ha vinti solo cinque, ma per anni è stata la sportiva più pagata al mondo.
Potessi mostrarvela, questa fotografia – facile rimediare sul web – vi inviterei a notare lo sguardo adorante della bionda nei confronti della bruna. Uno sguardo di ammirazione e di riconoscenza; Masha si piega sulle gambe per attenuare i trenta centimetri di differenza, si fa piccola, sa bene che senza Billie Jean la sua vita sarebbe stata molto meno sfolgorante. Le due erano presenti all’anteprima di Battle of the Sexes, regia di Jonathan Dayton e Valerie Faris, un film che racconta un momento storico e, per Masha, cattura l’attimo che può giustificare tanta ammirazione e tanta riconoscenza.
Nonostante ottimi attori, come Emma Stone e Steve Carell, Battle of the Sexes è uno di quei film in cui la potenza della trama non viene eguagliata dalla qualità cinematografica. Viene ricostruita una storia ve-ra, la rovente rivalità che portò una tennista ad accettare la sfida sguaiata di un maschilista: davanti a mille telecamere, Billie Jean King affrontò Bobby Riggs, cinquantacinquenne, già vincitore di Wimbledon e dello US Open. Merito del film è mostrare come stessero le cose nel tennis professionistico alla metà degli anni Settanta, la differenza abissale fra uomini e donne. Fu Billie Jean King, con la sua determinazione, a denunciare e scardinare una discriminazione che oggi sembra inconcepibile. È grazie a Billie Jean se abbiamo assistito alla progressiva parificazione dei premi nei tornei, ed è grazie a Billie Jean – oltre che alla sua avvenenza – se Masha ha potuto guadagnare cifre iperboliche…
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