• chi siamo
  • contatti
No Result
View All Result
sabato, 30 Agosto 2025
  • Login
Newsletter
Rivista Paginauno
Abbonamenti
  • Ultimo Numero
  • Politica
    • Politica
    • Guerra
    • Internazionale
  • Economia
    • Economia
    • Lavoro
  • Inchieste
    • Dura Lex
    • Politica / Economia
  • Unione Europea
  • Società
    • Società
    • Nuove Tecnologie
    • Ambiente
    • Covid-19
  • Cultura
    • Letteratura
    • Cinema
    • Musica
    • Filo-logico
    • Suggerimenti di lettura
  • CORSI & WORKSHOP
  • Ultimo Numero
  • Politica
    • Politica
    • Guerra
    • Internazionale
  • Economia
    • Economia
    • Lavoro
  • Inchieste
    • Dura Lex
    • Politica / Economia
  • Unione Europea
  • Società
    • Società
    • Nuove Tecnologie
    • Ambiente
    • Covid-19
  • Cultura
    • Letteratura
    • Cinema
    • Musica
    • Filo-logico
    • Suggerimenti di lettura
  • CORSI & WORKSHOP
No Result
View All Result
Rivista Paginauno
No Result
View All Result
Home Politica Internazionale

Fuorché il silenzio. Trentasei voci di donne afghane

Rivista Paginauno by Rivista Paginauno
30 Agosto 2025
in Internazionale, Società, Ultimo Numero
0
Fuorché il silenzio. Trentasei voci di donne afghane

Fotogramma dal documenario "Shot the voice of Freedom" di Zainab Entezar, 2025

Daniela Meneghini, Nayera Kohestani

  • (Paginauno n. 92, settembre – ottobre 2025)

Le testimonianze delle donne afghane che dall’agosto 2021 scendono in piazza contro il ritorno del regime dei Talebani, sfidando la prigione e la tortura: la loro voce e i loro racconti per capire cosa significhi essere donna, ieri e oggi, in Afghanistan: “Il nostro silenzio è dovuto alla coercizione, non al consenso”

L’8 luglio scorso la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso due mandati di arresto (*): il primo per Haibatullah Akhundzada, leader supremo dei talebani, il secondo per Abdul Hakim Haqqani, Presidente della Corte Suprema dei talebani; entrambi sono al potere “almeno dal 15 agosto 2021”, dichiara la CPI, dopo il fallimentare ritiro degli Stati Uniti dal Paese. L’accusa è di aver commesso, “ordinando, inducendo o istigando”, il crimine contro l’umanità di persecuzione per motivi di genere contro donne e ragazze, e di persecuzione per motivi politici contro persone che si oppongono alle leggi discriminatorie, “anche passivamente o per omissione”, e dunque considerate persone “alleate delle donne e delle ragazze”. Nel dettaglio, Akhundzada e Haqqani hanno “attuato una politica governativa che ha portato a gravi violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione civile afghana, in relazione a condotte di omicidio, detenzione, tortura, stupro e sparizione forzata”, prendendo di mira “specificamente donne e ragazze” e negando loro, “attraverso decreti ed editti”, il “diritto all’istruzione, alla privacy e alla vita familiare, nonché alla libertà di movimento, espressione, pensiero, coscienza e religione”. Persecuzione tuttora in corso che “comprende non solo gli atti di violenza diretta, ma anche forme di danno sistemico e istituzionalizzato, inclusa l’imposizione di norme sociali discriminatorie”.

Per comprendere il reale significato delle parole della CPI occorre leggere le testimonianze raccolte nel libro Fuorché il silenzio. Trentasei voci di donne afghane, uscito per le edizioni Jouvence nel novembre 2024, di cui pubblichiamo qui la Premessa e una delle trentasei testimonianze. Non serve aggiungere parole a questi testi. La Premessa – a firma di Daniela Meneghini, docente di Lingua e letteratura persiana all’Università Ca’ Foscari di Venezia e curatrice dell’edizione italiana – traccia l’appassionata e necessaria contestualizzazione; le testimonianze vanno lette. Tutte.

“[…] le donne afghane con le loro proteste hanno rovinato i piani occidentali” scrive Mohammad Asef Soltanzadeh, intellettuale afghano che ha lasciato il Paese e oggi vive in Danimarca, che firma la Postfazione al libro; “I Paesi occidentali […] tagliano e cuciono tutto da soli, non c’è dubbio: loro stessi costruiscono i talebani e poi li combattono, e in seguito con un’altra mossa li rimettono al potere. I Paesi occidentali, abbellendo il volto dei talebani e addolcendo la loro ferocia di fronte al mondo, volevano giustificare il loro agire, ovvero fare una guerra, costruire e poi adoperarsi per una transizione verso la ‘pace’. Da tale prospettiva hanno giurato che i talebani non sono più i talebani del passato mentre lo erano, lo sono e lo saranno. […] I talebani hanno privato le donne dei loro diritti di esseri umani e se le donne non avessero messo in atto le loro proteste, state certi che gli occidentali le avrebbero rappresentate come faceva comodo a loro”.

“Our silent is due to compulsion, not consent”, scandiscono insieme alcune donne nel documentario Shot the voice of Freedom di Zainab Entezar, regista e scrittrice afghana che ha raccolto le trentasei testimonianze confluite nel libro dopo aver filmato le manifestazioni e la resistenza delle donne contro l’attuale regime talebano: “Il nostro silenzio è dovuto alla coercizione, non al consenso”.

Premessa

Daniela Meneghini

Questo volume rappresenta una proposta unica nel panorama editoriale italiano e rara anche in una prospettiva geografica più ampia. Trentasei donne afgane ci raccontano, in lingua dari (1), ognuna con parole e stile propri, la loro vita fino alla primavera del 2022, il momento in cui Zainab Entezar, regista e scrittrice afghana, costretta dalla latitanza, chiude le interviste e la raccolta degli scritti delle attiviste. Le donne che incontriamo in questo volume si impegnano, prive di ambizioni letterarie, a dare conto delle loro esistenze e delle loro proteste spinte dall’urgenza di un evento ben preciso: il ritorno dei talebani al governo dell’Afghanistan il 15 agosto del 2021, con la conseguente imposizione di norme che negano alle donne, per l’ennesima volta in quella terra, i più elementari diritti. A tale negazione corrisponde una prassi oppressiva, intimidatoria e violenta di fronte a qualsiasi manifestazione di dissenso. Trentasei donne ci parlano di questo, di come sono arrivate a quell’agosto 2021, radicando i loro racconti in una realtà storica e sociale che non è separabile dal percorso delle loro vite. Nella consapevolezza di quelle radici, le testimonianze partono quasi sempre dall’infanzia – essere bambine, ragazze e poi donne in diversi contesti della società afgana – e arrivano ai giorni delle proteste avviate subito dopo quel 15 agosto. Le proteste sono il filo che lega queste donne, che le unisce nello spirito, nelle azioni, nella solidarietà e nella progettualità; le manifestazioni contro la negazione dei propri diritti fondamentali e la richiesta di libertà sono il denominatore comune di queste testimonianze, sono il disegno finale composto da vite diversissime che si incontrano, si riconoscono e si sostengono in vista di un obiettivo condiviso. A scrivere o a parlare sono nella maggior parte dei casi donne e ragazze che nessuno conosceva, ma che hanno compiuto azioni di enorme coraggio, opponendosi alle armi dei talebani per le strade di Kabul, di Herat, di Mazar-e Sharif, ecc. Ognuna arriva a quel 15 agosto da un percorso proprio, da famiglie di diversa estrazione sociale, culturale ed economica: ogni storia ha dunque la sua specificità, nessuna è uguale all’altra, ma la richiesta di libertà le accomuna indissolubilmente, senza condizioni legate alle origini e alle esperienze vissute. Una parola, libertà, per noi in certa misura usurata, ma densa di senso per le donne afghane che si trovano di fronte a un governo che nega loro la libertà in tutte le sue espressioni basilari: libertà di studio, di movimento, di lavoro, di scelte di vita.

Le donne che scrivono queste testimonianze sono giovani, alcune giovanissime e le loro parole accendono un fuoco se si accetta la sfida di una lettura libera da pregiudizi e da visioni stereotipate: ciò che viene raccontato è di una sincerità toccante e spesso avvolto da una ingenuità e da una innocenza che scuotono. Una lettura senza pregiudizi in questo caso significa una lettura priva della proiezione dei nostri modelli: dei modelli femministi, prima di tutto, del modello culturale e religioso, ovviamente, ma anche priva di qualsiasi idea rigida di libertà e di emancipazione…

Continua a leggere acquistando il numero 92

copia digitale PDF: 3,00 euro
copia cartacea: 10,00 euro

Acquista copia o abbonati qui
Tags: afghanistanfemminismogenererepressione
Previous Post

Uso dei social media e sintomi depressivi nella prima adolescenza

Next Post

Morire per (r)esistere

Next Post
Morire per (r)esistere

Morire per (r)esistere

No Result
View All Result

Articoli recenti

  • Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio
  • Morire per (r)esistere
  • Fuorché il silenzio. Trentasei voci di donne afghane
  • Uso dei social media e sintomi depressivi nella prima adolescenza
  • Russia. La corsa allo Spazio è una corsa alla guerra (quarta e ultima parte)

Commenti recenti

    Categorie

    • POLITICA
      • Politica
      • Guerra
      • Internazionale
    • ECONOMIA
      • Economia
      • Lavoro
    • INCHIESTE
      • Dura Lex
      • Politica/Economia
    • UNIONE EUROPEA
    •  
    • ARCHIVIO
      • No Expo 2015
      • Processo Brega Massone
    •  
    •  
    • SOCIETÀ
      • Società
      • Nuove Tecnologie
      • Ambiente
      • Covid-19
    • CULTURA
      • Letteratura
      • Cinema
      • Musica
      • Filo-logico
      • Suggerimenti di Lettura
      •  
    • CORSI & WORKSHOP
     
    • PERCORSI STORICI
    • TUTTI I NUMERI

    Paginauno

    Testata registrata presso il Tribunale di Monza, Registro periodici n° 1429 del 13/12/1999

    Associazione Edizioni Paginauno
    Via R. Pitteri 58/60
    Milano
    P.I. 12182520960

    LA CASA EDITRICE
    Edizioni Paginauno 

    CHI SIAMO
    CONTATTI

    Supporta il giornalismo indipendente di Paginauno

    2020 © RIVISTA PAGINAUNO 

    PRIVACY | COOKIE | TERMINI

    Welcome Back!

    Login to your account below

    Forgotten Password?

    Retrieve your password

    Please enter your username or email address to reset your password.

    Log In
    No Result
    View All Result
    • Ultimo Numero
    • Politica
      • Politica
      • Guerra
      • Internazionale
    • Economia
      • Economia
      • Lavoro
    • Inchieste
      • Dura Lex
      • Politica / Economia
    • Unione Europea
    • Società
      • Società
      • Nuove Tecnologie
      • Ambiente
      • Covid-19
    • Cultura
      • Letteratura
      • Cinema
      • Musica
      • Filo-logico
      • Suggerimenti di lettura
    • Corsi & Workshop
    • Newsletter
    • Abbonamenti
    • Tutti i numeri
    • Archivio
      • No Expo 2015
      • Processo Brega Massone
    • Percorsi storici
    • La casa editrice

    © 2025 JNews - Premium WordPress news & magazine theme by Jegtheme.

    Questo sito utilizza cookie di profilazione propri e di altri siti per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Se vuoi saperne di più clicca qui.Se accedi a un qualunque elemento sottostante questo banner acconsenti all’uso dei cookie.