Milizie di volontari neofascisti riconosciute dal governo ucraino, nel silenzio dell’Europa
La guerra civile che sta insanguinando l’Ucraina orientale – dov’e in corso un’offensiva dopo il golpe atlantista a Kiev – ha fatto riscoprire all’Occidente la figura romantica del cosiddetto ‘volontario’, cittadini dell’Unione europea corsi ad arruolarsi in alcune formazioni dell’esercito ucraino in lotta contro i cittadini dell’Ucraina orientale, sprezzantemente definiti ‘separatisti’ (critici, invece, verso l’ingresso del Paese nella liberista Ue, un fronte trasversale composto da movimenti borghesi apertamente filoputiniani e altri, come il Partito comunista ucraino, bandito nella zona filoccidentale, gemellato con quello russo e storicamente legato all’unita dell’Ucraina con l’Urss, a cui vanno sommati battaglioni formati da lavoratori, alcuni di matrice trockijsta). La propaganda mediatica occidentale e caricaturale: si parla di combattenti ‘europeisti’ per la liberta in marcia per sconfiggere i separatisti filo-russi al soldo di Putin, usando vecchie comparse anticomuniste come Adam Michnik, ex sostenitore di Solidarnosc, che dalla prima pagina di Repubblica arriva addirittura a complimentarsi con il governo golpista di Kiev per la propria “ragionevole moderatezza” (1).
“Di fatto, come sostenuto dai comunisti – ricorda Evgenyj Tsarkov, parlamentare del Partito comunista d’Ucraina – cio che si e verificato nel Paese, la cosiddetta ‘rivoluzione’, e stato principalmente un colpo di stato oligarchico. […] L’essenza originaria della protesta degli ucraini scesi sul Majdan era combattere il dominio dell’oligarchia sul Paese. La lotta contro il fatto che il destino di un intero Paese e dei suoi milioni di cittadini fosse nelle mani di alcuni ricchi, ignorando completamente l’opinione della gente. Come risultato, purtroppo, la nostra diagnosi e stata confermata: nel Paese c’e stata una banale sostituzione di alcuni oligarchi con altri. La forza della protesta e stata sfruttata per rimuovere Yanukovich, che aveva cercato di diventare il proprietario esclusivo del Paese. Oggi, anche il nuovo presidente e il suo capo dell’Amministrazione sono i piu evidenti rappresentanti dell’oligarchia” (2).
Le risposte successive, appena giunto al potere determinando la secessione delle regioni orientali e lo scoppio della guerra civile, sono state la messa al bando del Pcu, stecca nel coro alle successive riforme neoliberiste, e le conseguenze di tali politiche, cioe il peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini e i vari rincari: i prezzi dei prodotti da forno sono aumentati del 46%, e il paniere alimentare del 97%; i medicinali del 127%; il gas del 52%, e dal primo luglio 2014 le tariffe per la fornitura dell’acqua dell’84%, del 105% quelle per le acque di scarico, del 93% quelle per il consumo dell’acqua. Allo stesso tempo, vi e stata una riduzione del 63% delle prestazioni sociali e la moneta nazionale, la grivna, si e svalutata del 53%, preludio a una privatizzazione della Banca nazionale sul modello occidentale (3).
In Ucraina inoltre, la situazione in questi mesi e alquanto confusa, dato che il Paese si presenta, per l’appunto, diviso, e il popolo e letteralmente ostaggio di rivalita interimperialiste, e di calcoli cinici di oligarchi corrotti ora allineati nel campo filo-occidentale, pronti a finanziare raggruppamenti neofascisti per conservare i privilegi economico-sociali che l’ingresso nella Ue gli permetterebbe di acquisire.
Ecco allora che il governo di Kiev usa gruppi paramilitari di ogni tipo, dando carta bianca ai servizi segreti (Sbu), alle compagnie mercenarie statunitensi (per esempio, Blackwater), mentre nell’aprile 2014 viene riformata la Guarda nazionale. Ed e questo quello che ci interessa: il corpo viene infatti integrato da battaglioni di volontari civili. E qui la questione diventa imbarazzante perche il fronte occidentalista filo-Ue, alfiere delle liberta individuali e dei diritti civili a scapito di quelli sociali, ha fatto si che in tali battaglioni – come gia visto nell’articolo precedente (4) – entrassero militanti di movimenti e partiti filonazisti che si ispirano al collaborazionismo ucraino degli anni ’40, movimenti che compongono l’esecutivo di governo.
A questi gruppi autoctoni si somma il battaglione Azov, “una formazione paramilitare nata nei giorni della Maidan e poi incorporata nella Guardia nazionale ucraina con decreto del ministro dell’Interno Avakov” (5), famosa per esser composta da volontari provenienti da tutto il continente e militanti nell’estrema destra; battaglione nato nei primi giorni della rivolta nel Donbass, e capace di raccogliere al suo interno componenti di Pravy Sektor e della formazione neonazista Patriot Ukraiyny. Il sito vicino al Pcf, Solidarité Internazionale, scrive che il battaglione “si compone di circa 500 combattenti, tutti civili dalle stesse convinzioni: quella di un ‘nuovo ordine’ basato sulla superiorita della razza bianca, una ‘rivoluzione nazionale’ antidemocratica, antisemita, anticomunista, ma dietro Stati Uniti e Unione europea. La spina dorsale del battaglione e composta da attivisti dell’Adunata nazionalsociale (Sna), tra cui il capo del battaglione Andrej Belitzkij, che non e altro che il capo del ramo paramilitare della Sna, Patrioti ucraini. Sna fu fondata nel 2008 e si dichiara apertamente nazista, e nata dalla fusione di alcuni gruppuscoli neonazisti.
Ha apertamente criticato il partito fascista Svoboda per la sua moderazione, la sua parte ‘liberale’, ma anche i neonazisti di Settore destro, accusati di debolezza, anche se il rapporto tra Sna e Settore destro e stretto. Sna ufficialmente, come si puo vedere sul loro sito, mira a «guidare la rivoluzione nazionale» e la «pulizia etnica dell’Ucraina», «guidando i popoli bianchi nella lotta mondiale per la sopravvivenza, contro il nemico subumano, i semiti». Sulla base del programma nazista, Andrej Belitzkij puo impostare obiettivi piu concreti: «La missione storica della nostra nazione in questo momento critico e guidare le razze bianche in una crociata finale per la sopravvivenza»“ (6).
L’ideologia politica che unisce tali ambienti e evidente non solo da quello che scrivono i blog e i siti non allineati o la stampa russa, ma dalle stesse simbologie utilizzate: sullo scudo del battaglione si erge il Wolfsangel (dente di lupo), simbolo araldico utilizzato dai nazionalsocialisti (ripreso dalla 2° divisione SS Panzer Das Reich, responsabile del massacro di Oradour-sur-Glane), sovrapposto allo Schwarze Sonne, il sole nero esoterico anch’esso legato al neopaganesimo nazista e utilizzato – con qualche variante grafica – dall’associazione identitarista germanica di matrice neodestrista Thule-Seminar, un tempo sezione tedesca del Grece di Alain de Benoist e oggi legata all’associazione etnoregionalista francese Terre et Peuple.
Il battaglione Azov e riconosciuto da un governo ucraino a sua volta legittimato dalle cancellerie occidentali, Italia compresa. L’offensiva ai danni dell’Ucraina, a suo tempo governata da una giunta filo-russa, mira a espandere i confini della Ue, ed e una reazione alla nascita dell’Unione doganale euro-asiatica creata dal governo Putin, come riconosce Matteo Cazzulani, responsabile per i rapporti del Pd milanese con i partiti democratici e progressisti nel mondo: “L’inglobamento dell’Ucraina nell’Unione doganale eurasiatica mette a serio repentaglio la sicurezza energetica ed economica della Ue, che vedrebbe naufragare la possibilita di rafforzare la propria economia tramite l’integrazione di un Paese dalle enormi potenzialita umane, agricole, industriali come l’Ucraina” (7).
Della cosa si e accorta anche l’eurodeputata della lista L’Altra Europa per Tsipras, Barbara Spinelli, che il 2 settembre scorso ha denunciato a Bruxelles non solo le sanzioni contro la Russia, ma l’utilizzo di tali milizie neonaziste. Il governo italiano e la Ue, spiega Spinelli, devono “prendere atto che il governo di Kiev ha attuato una strategia militare pericolosa avvalendosi di milizie di estrema destra. L’esempio piu lampante e il battaglione Azov, formazione paramilitare di ispirazione neonazista che risponde al ministero degli Interni. Contro questa strategia l’Europa tace, come tacciono gli Stati Uniti” (8).
Non dimentichiamo, inoltre, lo stanziamento nel mese di settembre di novanta paracadutisti della Brigata Folgore, che compongono i 4 mila uomini che la Nato vuole inviare nelle regioni orientali dell’Europa in vista di esercitazioni (tuttora in corso di svolgimento: dal 13 al 20 settembre a Lviv, in Ucraina, dal 15 al 27 in Germania e Norvegia dal 15 settembre al 2 ottobre in Polonia, mentre dal 3 al 13 dicembre e programmato il Trident Lance, “il piu grande e sofisticato esercizio per la catena di comando dalla fine della guerra fredda”) tra la Germania, l’Estonia, la Polonia, la Lettonia e la Lituania, per aumentare la visibilita in tali zone al fine di fungere da deterrente contro “il timore di Stati Uniti e Unione Europea […] che il presidente russo Vladimir Putin dopo l’Ucraina punti ai Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania)”; anche se, precisano le autorita della Nato, tali esercitazioni “erano previste da tempo, ben prima che scattasse l’invasione della Crimea” (9).
Ovviamente l’Italia, che fin dal dopoguerra ha avuto una delle ‘fascisterie’ fra le piu attive sul continente, alcune delle quali coinvolte in fatti di destabilizzazione atlantista (la strategia della tensione su tutti, basti pensare al coinvolgimento di Ordine nuovo, Avanguardia nazionale ecc. negli eventi, nonostante non si sia fatta ancora chiarezza ne sulle precise dinamiche ne sugli effettivi attori coinvolti), non si e lasciata sfuggire l’evento ucraino: infatti la fascinazione del battaglione per l’ideologia fascista – una sorta di legione straniera neonazista o di Waffen-SS 2.0 – ha attratto anche qualche volontario dall’Italia gravitante attorno agli ambienti di CasaPound. Fra i giovani ucraini del reparto, ci sono ultras della Dynamo Kiev, con il mito dell’impero romano e dell’Europa cristiana delle crociate. Sui pettorali e sui bicipiti hanno tatuate rune e celtiche (sicche gli antifascisti italiani e i comunitaristi patriottici filoputiniani hanno coniato a riguardo il termine dispregiativo camerati runomuniti, oltre a Casa-Gladio, CasaNato ecc.).
“Si”, dice Jaroslav Jakimcuk, un combattente di 24 anni intervistato dal giornalista Danilo Elia quest’estate, “l’ho conosciuto Francesco Saverio Fontana, ha combattuto con noi. E gia tornato in Italia, pero” (10). Il giovane, volontario ricoverato in un ospedale da campo a Dnipropetrovsk e gravemente ferito da schegge di una fugass, un ordigno artigianale comandato a distanza, mentre con il suo gruppo stava entrando a Mariinka, un sobborgo di Donetsk, nel momento piu cruciale dell’offensiva, rifiuta l’accusa di estremismo. Anche Ljoša, diciottenne, nell’intervista si definisce semplicemente ‘patriota’: “Cos’e estremismo? Il nazionalismo e estremismo? Noi siamo patrioti, combattiamo per la patria. Se e cosi, allora siamo estremisti, ma in un senso buono […] Non mi piace neanche che ci chiamino eroi, pero. Amo il mio Paese, non ci ho pensato due volte ad arruolarmi. Non ho fatto niente di straordinario” (11). Ma nelle regioni di Donetsk e Lugansk, il battaglione Azov non e affatto visto come patriota ma come aggressore. E chi e Francesco Saverio Fontana?
Fontana e Besson
Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, nome di battaglia ‘Stan’, e un noto militante della destra radicale apparso su vari quotidiani e periodici per la sua presenza in Ucraina nei giorni dell’Euromaidan, “definito ‘ufficiale’ di collegamento con gli squadristi italiani in diversi siti e blog. E ad addestrare le truppe di Kiev ci sarebbero contractor della Blackwater, e anche istruttori Cia”, come racconta Il Fatto Quotidiano (12). Fontana – vicino a Gabriele Adinolfi (tra di fondatori di Terza posizione e oggi uno degli intellettuali di riferimento di CasaPound) e a Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale – negando una filiazione con i ‘fascisti del III millennio’, descrive a Fausto Biloslavo, inviato de Il Giornale con un passato nel Fronte della gioventu (l’organizzazione giovanile del Msi), la sua ‘romantica’ presenza in Ucraina nel reportage Gli uomini neri.
L’ex missino ed ex avanguardista cinquantatreenne, chiamato ‘zio’ o ‘don’ dai camerati piu giovani, si presenta al giornalista triestino in giubbotto antiproiettile, passamontagna nero sul volto, occhiali scuri e kalashnikov – confermando quello che molti sui camerati negavano mesi fa: non era li solo come inviato di Adinolfi per Noreporter.org, sito d’informazione ‘non conforme’, ma anche come combattente – spiegando: “Sulle barricate di piazza Maidan mi sono ritrovato per caso affascinato da una rivoluzione di popolo [cosi, nella propaganda neofascista, e descritto il golpe atlantista, n.d.a.] […] E dalle giovani centurie di Pravi Sektor […] con gli scudi medievali assieme alle babucke che portavano il te a 17 sotto zero o le ragazze indaffarate a riempire di benzina le bottiglie vuote per trasformarle in molotov”. “Nel momento del pericolo e scattata una molla. […] Come diciamo in Italia era finita la commedia. Non era piu un gioco. Cosa dovevo fare tornarmene a casa e abbandonare i camerati delle barricate di Maidan?” (13). E cosi, dopo aver partecipato alla ‘rivoluzione colorata’ finanziata da George Soros (14), Fontana passa all’azione e il 13 giugno 2014 partecipa alla battaglia di Mariupol, la citta costiera sul mare di Azov conquistata dai miliziani filorussi, dove il battaglione nero ha ucciso una ventina di civili: “Siamo andati avanti noi. Abbiamo preso una contraerea piazzandola ad alzo zero e polverizzato le barricate dei filo russi”.
Ma non e solo. Con lui un altro camerata dalla Francia, Gaston Besson, avventuriero, ex cercatore d’oro in Colombia, ex paracadutista e fascista ‘rivoluzionario’ dai lontani anni Settanta, un uomo che, in epoche recenti, e sempre stato in prima linea li dove si spara. A Biloslavo infatti dice: “Non sono un mercenario e nemmeno un agente segreto. Non mi nascondo. Mi definisco un rivoluzionario, idealista, che ha attraversato due guerre e tre insurrezioni in Croazia, Bosnia, Birmania, Laos, Suriname”.
Le idee sono sempre quelle di quando era giovane: “Non dimentichiamo che siamo il braccio armato del Sna, e che siamo vicini a Settore destro”. E li come reclutatore dei volontari europei che combattono per annettere il Donbass, molti dei quali “arrivano dai Paesi del nord Europa come Svezia, Finlandia, Norvegia. Le richieste giungono anche dall’Italia. I figli dei croati che hanno combattuto negli anni Novanta [assieme a molti fascisti europei, n.d.a.] vogliono venire a fare la loro parte” (15).
Biloslavo firma anche un altro reportage su Panorama, protagonisti ancora Fontana e Besson: “«Siamo ultra` nazionalisti, non nazisti» spiega Francesco. «Certo non rimpiangiamo la Russia stalinista». Aggiunge il francese: «Siamo anticomunisti, ma lo spirito e lo stesso delle brigate internazionali che combattevano in Spagna negli anni Trenta. Tatuaggi e simbologia sono da ‘cattivi ragazzi’, ma la vera battaglia e per l’Ucraina unita e indipendente»” (16).
Questo il battaglione Azov che sta dalla parte dell’Unione europea. E chiaro che nel Paese si sta combattendo molto piu che una guerra civile: sul piatto ci sono ben altri interessi economici e geopolitici, e ogni alleato va bene a Europa e Stati Uniti.
1) “Ammiriamo la ragionevole moderatezza, la determinazione e il senso di responsabilità della società civile e delle autorità ucraine, mentre ci fa rabbia vedere l’aggressione nei confronti dell’Ucraina da parte della politica imperiale della grande Russia”. A. Michnik, La Repubblica, 6 marzo 2014
2) E. Tsarkov (parlamentare del Pc d’Ucraina e segretario regionale di Odessa del Pcu, ufficio stampa del Pcu), Chi ha effettivamente guadagnato dalla vittoria del Majdan, Marx21, 13 giugno 2014
3) Ibidem
4) Cfr. Matteo Luca Andriola, L’Euromaidan e i camerati nazifascisti di Kiev, Paginauno n. 39/2014
5) D. Elia, Ucraina, tra i feriti del battaglione Azov, Osservatorio Balcani e Caucaso, 29 agosto 2014
6) I. Kolomoisky, Il battaglione Azov, una milizia neonazista, delle Brigate internazionali fasciste finanziata dall’oligarca israelo-ucraina, Solidarité Internazionale Pcf, 17 settembre 2014
7) A. Lattanzio, I veri rosso-bruni: il PD e i nazisti del battaglione Azov, Aurora, 17 settembre 2014
8) B. Spinelli, Interrogazione parlamentare, audizione del ministro degli Esteri Federica Mogherini davanti agli eurodeputati italiani, Bruxelles, 2 settembre 2014, ora al sito web http://www.altraeuroparoma.it/blog/guerra-ucraina-interrogazione-di-barbaraspinelli/
9) Ucraina, i parà della Folgore nei 4mila di pronto intervento Nato, in Blitz Quotidiano, 3 settembre 2014
10) D. Elia, art. cit.
11) Ibidem
12) S. Citati, Italiani in Ucraina: Casa Pound e Brigata Garibaldi sulla nuova Cortina di Ferro, Il Fatto Quotidiano, 11 giugno 2014
13) F. Biloslavo, Gli uomini neri, Il Giornale, luglio 2014
14) Noto miliardario e speculatore, che con l’Open Society Institute ha finanziato le diverse ‘rivoluzioni colorate’ nell’Est, movimenti come le Femen e le Pussy Riot e, negli anni ’70-80, gruppi dissidenti anticomunisti come i cecoslovacchi di Charta 77 e i polacchi di Solidarnosc. Coinvolto anche in speculazioni ai danni dell’economia italiana: “George Soros ha fatto incetta di bond italiani comprandoli da Mf Global, la società di brokeraggio finita di recente in bancarotta. Due miliardi in buoni del Tesoro europei, soprattutto italiani, sono finiti nelle mani del finanziere americano dopo che quest’ultimo li ha comprati sulla piazza londinese da Kpmg Llp, l’amministratore che gestisce la bancarotta di Mf Global. È quanto rivela il Wall Street Journal, secondo cui l’ottantunenne uomo d’affari, col suo team d’investimento del Soros Fund Menagement, ha comprato 2 miliardi di dollari in bond (sui 6,3 mld in mano alla società prima del fallimento) a un prezzo inferiore ai valori di mercato in una transazione che ha coinvolto anche Jp Morgan, ammontare ragguardevole, se si pensa che il Soros Fund Management gestisce, a quel che si sa, 5,8 miliardi di dollari”. M. Zola, Economia: George Soros, filantropo e speculatore, compra bond italiani, East journal, 25 dicembre 2011
15) F. Biloslavo, art. cit.
16) F. Biloslavo, Il camerata italiano sul fronte dell’Est, Panorama, 1 luglio 2014