Le parole immortali di Bobby Sands. Lotta, resistenza e poesia: la tortura a Castlereagh
Poesia tratta da Bobby Sands. Scritti dal carcere. Poesie e prose, a cura di Riccardo Michelucci e Enrico Terrinoni, Edizioni Paginauno
Incisi il mio nome e non per la fama
Sulla parete imbiancata,
“Bobby Sands è stato qui,” scrissi impaurito
Uno scarabocchio orrendo e tremante.
Lo scrissi in basso dove lo sguardo non ci arriva
Era soltanto per provare,
Che non fossi pazzo e non potevi a me dare la colpa
Se ero venuto qui a morire.
Sentii il crepitio di una spia strisciante
La guardia di ronda.
Pensai, sarebbe tutto inutile
Se mi beccassero a terra.
Le mie pupille danzanti parlavano chiaro,
Si muovevano come lingue di fuoco,
Quando, Cristo, sgranai gli occhi e a fissarmi
Fu il nome della morte di “Maguire” (1).
Mi feci pallido di paura era proprio la morte
E io immobile, un uccellino tremante,
Sentii lo sguardo, il pugno della guardia
Mentre inudito passava oltre.
Ma un pensiero s’arenò nella baia della mente,
Ancorato nel profondo, amico mio
Fu il nome di quell’uomo e il dolore crudele
Che lo condussero alla fine.
La luce splendeva di fiamma il giorno si fece notte
Ma a chi importa in quest’inferno,
Se la mente si è chiesta tutto il tempo
Quando lascerai la cella.
Se chi sa quando o ancora
Chissà se poi mai,
Se il prossimo crepitio o strisciante spia
Saranno il respiro della morte venuto per te.
Il pavimento era freddo con solo i calzini
Le scarpe qui sono proibite,
Perché potresti ammazzarti
Se fai un cappio coi lacci.
I torturati cercano una fine veloce
E i poliziotti questo lo sanno,
I cadaveri son muti e uomini camminano
Sul pavimento senza scarpe.
Sentivo lamenti e i gemiti di dolore
Provenire dalla cella di qualcuno.
E seppi che questo povero amico
Aveva di grosso da raccontare.
L’avevo sentito qualche ora fa camminare
Con un passo agile e leggero,
E poi tornare come un rottame
O chi ha perso un combattimento.
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