La svolta di Salvini: da Roma ladrona al nazionalismo di destra
Quel che era palese sin dalle elezioni europee del giugno 2014, si è concretizzato alla manifestazione della Lega Nord a piazza del Popolo a Roma il 27 febbraio 2015, quando al Carroccio – e a Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale di Giorgia Meloni, ex leader di Azione giovani – si è aggiunto il movimento neofascista CasaPound Italia.
Il movimento fondato all’inizio degli anni Novanta da Umberto Bossi dalle ceneri della galassia autonomista italiana e oggi guidato da Matteo Salvini, europarlamentare ed ex consigliere comunale a Milano, ha così pubblicamente sancito quello che i lettori di Paginauno sanno da diverso tempo, e cioè che la Lega Nord, pur ufficialmente estranea alla classificazione di movimento di estrema destra, intrattiene da parecchio tempo contatti con quell’ambiente, dall’estrema destra più culturalmente preparata e colta – la nouvelle droite animata dal filosofo Alain de Benoist – a quella più militante, movimentista e sociale, che palesemente si rifà al fascismo o, addirittura, al nazismo.
La Lega, abbandonate momentaneamente le parole d’ordine sull’indipendenza della Padania, oggi punta a caratterizzarsi sempre più come partito ‘patriottico’ alla pari del Front national francese, e Salvini si incorona, di fronte a un ormai vetusto e politicamente impresentabile Berlusconi, leader rampante del suo ‘ideale e nuovo’ centrodestra, caratterizzato in senso nazional-populista e con un orientamento maggiormente connotato a destra, quella più estrema. Basta, quindi, con un centrodestra che ufficialmente è prono ai vertici della Ue; basta con le figure rassicuranti e moderate come i Fini, gli Alfano, i Cicchitto, i Brunetta, i Casini, i Buttiglione ecc., che caratterizzarono – e alcuni caratterizzano tuttora – il classico centro-destra italiano. Ora di poli moderati – in teoria, sempre che la situazione non evolvi – ne abbiamo due: uno con l’epicentro in via Bellerio e con Salvini leader, l’altro simile a quello tradizionale che tutti conosciamo, con epicentro ad Arcore e Berlusconi leader, e Ncd come forza benpensante a fianco.
Da Roma ladrona a Piazza del Popolo
Il grosso della stampa italiana è rimasta sorpresa per la presenza di CasaPound alla manifestazione romana, svoltasi in uno dei sancta sanctorum della sinistra storica nazionale, Piazza del Popolo, dove partiti come il Pci, il Psi e i sindacati concludevano, durante la cosiddetta Prima Repubblica, le loro manifestazioni. Insomma, un altro segno di una sinistra che non c’è più e che sta perdendo terreno ogni giorno che passa. In piazza, oltre ai ragazzi di CasaPound e a Fratelli d’Italia, ad affiancare i leghisti si sono viste anche delegazioni dell’ultradestra francese, come i federalisti del Bloc Identitaire, ispirati al movimentismo dei “fascisti del III millennio” e al modello populista della Lega Nord, i nazional-populisti del Front e altri ancora. Dal palco è stato anche letto un messaggio della presidente del Front national francese Marine Le Pen, per evidenziare l’unità d’intenti.
Sventolando bandiere della Federazione russa – nuovo faro per una Lega e un populismo europeo in odore di antimondialismo e antiamericanismo, che fa il tifo per Vladimir Putin, difensore della sovranità territoriale russa, del proprio spazio geopolitico e delle tradizioni – la Lega salviniana sembra ritrovare se stessa (1), un flirt che ha origini antiche e presente anche in altri soggetti simili in Europa (2).
Nel Carroccio sono sempre convissute due anime: una liberale, moderata e di Palazzo, l’altra – che ha in Mario Borghezio una delle sue icone – di lotta e di governo, animatrice di ronde contro rom e immigrati e capace, da sempre, di intessere relazioni con l’ultradestra, ieri con Forza nuova, Fiamma tricolore e il Fronte sociale nazionale, oggi con i ragazzi di Iannone e Di Stefano; i quali, partiti dalla sede di via Napoleone III all’Esquilino, sono transitati a Villa Borghese, in piazzale delle Canestre e da lì sono arrivati in Piazza del Popolo, portando in testa le gigantografie dei due marò, Girone e Latorre. “Salvini è assolutamente l’unico leader da contrapporre a Renzi. Non ce ne sono altri oggi in Italia e dobbiamo sostenerlo con tutte le nostre forze, e sono sicuro che vinceremo”.
A nulla sono valse le dichiarazioni antifasciste – comiche per chi conosce un po’ la storia della Lega – di Umberto Bossi, il quale, di fronte all’alleanza con CasaPound, dice: “Io non avrei potuto mai farlo [l’alleanza con il movimento di Iannone, n.d.a.] per la storia di partigiani combattenti della resistenza della mia famiglia”, sostenendo poi che “non c’è un’alleanza, questa è un’alleanza transitoria perché quando sei circondato…”, forse dimenticando che il flirt fra neofascismo e leghismo è vecchio quanto il Carroccio stesso – Borghezio viene da lì, per esempio – e in alcuni comuni, come la Verona di Tosi, oggi espulso dal partito perché ‘moderato’, il partito ha sdoganato le intese con la destra radicale già dagli anni ’90.
Quindi, la figura di Tosi come alternativa a Salvini, così com’è costruita dai mass media, è quantomeno singolare: come dimenticare lo sdoganamento tosiano di Piero Puschiavo, oggi imprenditore veronese di estrema destra ma ieri leader di primo piano del Veneto fronte skinheads-Vfs (ex missino poi in Fiamma tricolore), recentemente animatore di Progetto Nazionale, un contenitore nero apertamente sostenuto dal sindaco moderato?
Come dimenticare Andrea Miglioranzi, anch’egli nel Vfs e dirigente di Progetto Nazionale insieme a Massimo Piubello (capogruppo lista Tosi in consiglio comunale), arrestato per istigazione all’odio razziale, musicista – come Gianluca Iannone di CasaPound – della band nazi-rock dei Gesta Bellica (con testi emblematici, come Il capitano, dedicato all’ex capitano delle SS Erich Priebke; 8 settembre, che recita: “Io sono camicia nera: la mia patria è la mia bandiera”, e testi antisemiti e xenofobi come: “Tu, ebreo maledetto, giudeo senza patria” o “Furti, droga, musi neri, tutto questo non mi va: Potere bianco, sola possibilità”) e nominato dal sindaco responsabile dell’Istituto storico della Resistenza! (3).
“Vogliamo andare a governare. L’Italia merita di più”, sostiene Salvini sul palco. “Ambisco a parlare a tutti, anche ai delusi di Renzi e agli ex grillini”, ormai in crisi e sprovvisti – a differenza della Lega – di un forte retroterra culturale. Matteo Salvini sul palco si presenta in maniera del tutto distinta dai classici politici. Vuole apparire come un comune cittadino. “Non temo disordini – ha poi aggiunto – Roma è una città civile, una città stupenda, colorata, arrabbiata ma pacifica”. Parlando del premier democratico Renzi, a cui l’iniziativa è stata dedicata (#Renziacasa, come recita l’hashtag), Salvini ha fatto rilevare che quest’ultimo “sta svendendo all’Europa gli ultimi pezzi di aziende sane italiane. Le svende all’Europa e alle multinazionali”, mentre il Carroccio sta “con le piccole e medie imprese”, cioè la colonna vertebrale dell’economia italiana, oberata non solo dalla crisi ma dalla stessa globalizzazione (4).
L’unica opposizione scesa in piazza contro i leghisti e i loro alleati è quella delle associazioni antirazziste, dei gruppi antifascisti e dei centri sociali, raccolti in corteo attorno allo slogan #MaiconSalvini e dietro il grido: «Salvini, Roma non ti vuole». La critica del fronte antisalviniano si è limitata al razzismo xenofobico fascioleghista e alla presenza della pattuglia di CasaPound, marginale ma decisamente in vista. Scrive il giornalista di Internazionale, Alessandro Leogrande: “A formare una macchia nera alla destra del palco ci sono i fascisti di CasaPound: stretti, compatti, con i loro anfibi paramilitari e i bomber neri, i cappelli di lana e gli occhiali da sole, le celtiche e i tricolori. Il blocco nero è ben riconoscibile anche perché ai suoi lati i militanti del servizio d’ordine indossano una canotta rossa con la tartaruga, simbolo del movimento. Accanto a loro spuntano, numerose e immacolate, le bandiere di ‘Sovranità-Prima gli italiani’, blu con delle spighe di grano gialle. È il nuovo contenitore politico lanciato da CasaPound per allargare la propria base e venire incontro al nuovo leghismo nazionale. Insieme alle bandiere hanno issato una foto alta due metri del fuciliere Massimiliano Latorre, uno degli eroi indiscussi della giornata” (5).
Il nuovo laboratorio leghista e nazionalista
Oltre a ‘Sovranità’, la Lega ha lanciato nel centro-sud il movimento ‘Noi con Salvini’, un tentativo tutt’altro che inedito dato che in Francia Marine Le Pen sta organizzando una realtà simile, affiancando al Front national il Ressemblement Blue Marine, una lista aperta alla società civile.
Colpisce però il tentativo – non solo da parte dei vertici della Lega, ma anche dell’estrema destra – di fare del Carroccio il nuovo polo d’aggregazione dell’ultradestra italiana in chiave sovranista, progetto sviluppatosi a partire dal giugno 2014, quando il giornalista romano Ugo Gaudenzi – ex leader di Lotta di Popolo, organizzazione sessantottina di estrema destra definita nazimaoista, capace di proporre una sintesi di nazionalismo, europeismo, socialismo e sintassi sinistrese – direttore del quotidiano di ‘sinistra nazionale’ Rinascita e animatore di una piccola struttura atta a supportare il Carroccio, la Lega Nazionale, ha invitato i lettori a votare per Salvini e la Lega Nord.
Infatti, visto che “lo sbarramento al 4% […] è il trucco su cui la partitocrazia nazionale ha impostato la sua strategia di regime”, impedendo così ai vari gruppi euroscettici di estrema destra – CasaPound, Forza nuova, Fiamma tricolore, ecc. – di presentarsi alle europee, il giornalista ha consigliato “di andare al voto, [e] di scegliere chi sfida a viso aperto l’eurocrazia, il mostro di Bruxelles che taglieggia e priva del futuro la nostra comunità nazionale. […] l’Italia voti per la Lega, al nord, al centro, al sud, nelle sue isole. Si premierà così un movimento nuovo che, oltre a essere da sempre contrario all’eurocrazia, ha in questi giorni proposto cinque fondamentali referendum, per far riacquistare il diritto alla libertà di opinione (abrogazione della legge Mancino), per regolamentare la prostituzione (sanità, fisco), per abrogare la legge Fornero tagliapensioni, per cancellare l’inutile costosissimo sistema delle 100 e più prefetture provinciali italiane, per fermare l’immigrazione, togliendo ai nuovi arrivati i privilegi lavorativi anti-italiani” (6). Quello delle europee quindi, come ribadì anche il leader di CasaPound su Facebook (7), era una sorta di voto dato al meno peggio, turandosi il naso.
Con il passare dei mesi però, con il graduale spostamento a destra del Carroccio, l’appoggio è stato entusiasta. È sempre Gaudenzi sul suo giornale a proporre, dopo la manifestazione romana, qualcosa di più che un semplice voto di protesta. Infatti, è “nella sua sostanza politica che la manifestazione di Piazza del Popolo ha segnato uno spartiacque di popolo e l’inizio di una concreta costruzione di una potente alternativa ai governi della miseria che hanno condotto l’Italia a una crisi culturale, economica e politica senza pari. […] Non tutto il programma di questa nuova Lega, ma gran parte di quanto dichiarato dal palco alzato sotto il Pincio, è stato di per se stesso un buon avvio sulla giusta strada per rifare l’Italia. Ora sta ai cittadini, a chi ha aderito e sta partecipando a questa mobilitazione del popolo italiano, sostenere il cammino comune – tanto – e avanzare quelle proposte alternative e praticabili per rendere ferrea e ben consequenziale la tattica offensiva agli obiettivi strategici di liberazione e indipendenza”.
Il tutto, senza dimenticare le contraddizioni interne, dato che le proposte sociali della Lega stridono con le “prese di posizione o accenni a libertà interne da conculcare con mandati in bianco alla repressione, a idee fallaciane e atlantiche e sioniste di supremazia di un Occidente che nella realtà storica sta annaspando nel fango della sua teoria di ‘scontro delle civiltà’ costruita a tavolino, alleanze tattiche con gruppi che rappresentano solo se stessi” (8). Insomma, far convivere corporativisti, liberisti, europeisti, euro-scettici, nazionalisti, eurasiatisti filoputiniani ecc. potrebbe essere la nuova sfida di Matteo Salvini, fermo restando che se ieri il minimo comune denominatore era l’anticomunismo, oggi ad aggregare fascisti e non sotto le insegne di Alberto da Giussano è la lotta all’immigrazione – che si esplicita nella caccia alla vittima di tale processo, e non nella messa in discussione del sistema che lo produce.
Una destra che sta organizzando convegni con la presenza di intellettuali – perché è dalle idee che passa la possibile vittoria – come quello tenutosi il 24 febbraio 2015 con le costituende Lega Romana e Lega Nazionale, e quello del 28 febbraio organizzato dal circolo culturale filoleghista Il
Talebano – lo stesso che ospitò il dibattito fra Salvini e Alain de Benoist nel 2013 – tra Riva destra e Generazione identitaria, gruppo federalista gemellato al Bloc Identitaire – che ha inviato suoi rappresentanti – con la partecipazione di Pietrangelo Buttafuoco e dei giovani intellettuali di destra de L’Intellettuale Dissidente, con l’obiettivo di dare al Carroccio uno spessore culturale. E se gli intellettuali invitati vengono quasi tutti da destra, è evidente che sarà da lì che verranno gli input per la Lega che Salvini sta guidando.
1) Affondano infatti nel mito geopolitico dell’unità dell’Eurasia, spazio alternativo a quello atlantista che ha nella Russia il suo perno, tesi elaborata negli anni ’60 dall’ex SS Jean Thiriart, leader di Jeune Europe – disposto ad accantonare l’anticomunismo contro il “male americano” – rielaborata dal 1986 sulle pagine di Orion, rivista dell’estrema destra nazional-bolscevica diretta da Maurizio Murelli. Oggi nella Lega il discorso filorusso – con forti reminiscenze eurasiatiste – è affrontato dall’Associazione Lombardia-Russia, diretta dall’ex giornalista de La Padania Gianluca Savoini, un tramite fra Carroccio e la Russia di Vladimir Putin. Savoini, con un passato nell’estrema destra, era vicino a Murelli, che fra gli anni ’80 e ’90 ebbe un flirt con i leghisti, una fase padanista, neocelticista e autonomista che inserisce la Regione, entità che va preservata a tutti i costi dall’omologazione mondialista, in un contesto paneuropeista ed etnofederale, l’Europa dei popoli o l’Europa etnica (cfr. Per l’Europa delle cento bandiere, in Orion, a. VI, n. 3, marzo 1989 e Orion per l’Europa delle cento bandiere, in ivi., a. VI, n. 4, aprile 1989), concetto mutuato anche dalla nouvelle droite, con cui intratteneva cordiali rapporti. Tale fase arrivò al punto che fu proposta l’adesione di alcuni lettori e collaboratori – fra cui Mario Borghezio – alle prime Leghe regionali, all’epoca in fase embrionale, da sostenere come alternativa alla democrazia liberale partitocratica: Murelli, spiegando ai lettori l’avanzata della Lega Lombarda in alcuni comuni in provincia di Varese e di Bergamo a scapito della Dc e del Pentapartito, parlò di “etnocrazia alla riscossa” contro la partitocrazia. Il direttore spiega che “è pur vero che il discorso politico-culturale che va sfiorando [la Lega, n.d.a.] è di estremo interesse e di estrema sintonia con le posizioni già espresse in Orion, almeno potenzial – mente. Per questa ragione invitiamo i nostri lettori lombardi ad avvicinarsi alla Lega apportando il loro contributo per una visione più profonda della concezione etnocentrica”. M. Murelli, Caleidoscopio. Etnocrazia alla riscossa, in Orion, a. IV, n. 3, marzo 1988
2) In maniera del tutto simile alla Lega, nel Front ci sono personalità formatisi nella nouvelle droite o nel nazional-bolscevismo, che puntano a far sì che il leader, la Le Pen, guardi all’Est. E il caso del deputato del Fn Christian Bouchet, ex neodestrista (espulso dalla sezione di Nantes del Grece di Alain de Benoist per ‘estremismo’) ed ex leader del movimento nazional-bolscevico Nouvelle résistance gemellato con Nuova azione, espressione politica di Orion, e sezione francese del Fronte europeo di liberazione – fondata da Murelli nel 1989 – a cui appartenevano realtà nazional-rivoluzionarie come gli inglesi di Third way, gli spagnoli di Alternativa europea, i tedeschi del Sozialrevolutionäre Arbeiterfront, i polacchi di Przclom Narodowy e i belgi del Parti communautaire national-européenne (Pcn), ‘erede’ di Jeune Europe. Cfr. J.-Y. Camus, Une avant-garde populiste: ‘peuple’ et ‘nation’ dans le discours de Nouvelle Résistance, in Mots, n.55, giugno 1998, pp. 128-138
3) P. Berizzi, Skinhead, ex Msi, antisionisti: le amicizie nere dei duellanti della Lega. Salvini ha arruolato CasaPound. Ma Tosi lo ha preceduto nel circondarsi di estremisti di destra, in La Repubblica, 5 marzo 2015. Berizzi prosegue: “Una poltrona Tosi non la nega a nessuno. Per l’avvocato Roberto Bussinello, già dirigente di Forza nuova, uno che quando muore Priebke posta su fb un «Capitano ora sei per sempre con i tuoi guerrieri nei Campi Elisi», arriva la nomina nell’organismo di vigilanza dell’Azienda comunale dell’energia elettrica e gas. Tutto si tiene nella nuova Lega nero-verde agitata dal duello Salvini-Tosi. Non sorprende che i camerati di CasaPound siano accolti a braccia aperte anche dal primo cittadino di Verona. L’altra sponda, in Veneto come in Lombardia, è Progetto Nazionale. Vi hanno aderito anche Pasquale Guaglia – none, ex cassiere dei Nar, milanese, affermato commercialista indagato nel 2012 dalla Dia di Reggio Calabria per lo scandalo del Carroccio e gli investimenti in Tanzania. E poi il suo delfino, Domenico Magnetta. Chi è costui? Ex Avanguardia nazionale, un passato di rapine ed eversione, amico e complice (di fuga) del boss di Mafia Capitale ed ex terrorista Massimo Carminati, oggi Magnetta conduce una trasmissione a Radio Padania Libera. Dà voce a commercianti ‘strozzati’ da fisco ed Equitalia. E spesso esonda anche sui migranti. Altri fascisti sedotti dalla Lega lepenista salviniana. Roberto Jonghi Lavarini. Tra i fondatori di Cuore Nero, oggi è l’anima del Progetto Grande Milano. Che aderisce a Progetto Nazionale. Soprannominato ‘Il Barone Nero’, l’Unione delle comunità ebraiche italiane l’ha denunciato per le sue recenti dichiarazioni antisemite a Le Iene . Eccolo, Lavarini. Anche lui in posa. Prima con Salvini in maglietta bianca ‘Stop invasione’. Poi con Tosi in camicia nera. Bipartisan. O forse no”
4) S. Turin, Roma, Lega in piazza con CasaPound, Corriere della Sera, 15 febbraio 2015
5) A. Leogrande, Lega Nord: il fallimento di Salvini, Internazionale, 1 marzo 2015
6) U. Gaudenzi, Con la Lega, per abbattere l’euro-miseria, Rinascita, 17 aprile 2014
7) Gianluca Iannone su Facebook: “CasaPound non è abituata a rimanere alla finestra. Ho scelto e vi invito per questa volta a votare Lega con preferenza a Borghezio nella circoscrizione centrale, anzitutto per l’alleanza con il Front national di Marine Le Pen, per le posizioni antieuro, per le posizioni contro l’immigrazione, per i referendum contro la Fornero e la legge Mancino […] Io, come molti di voi avranno capito, per il tricolore e l’unità della nazione sono pronto a farmi ammazzare. E so bene che questa scelta di voto per la Lega (che riguarda solo ed esclusivamente queste elezioni) porterà critiche da un mondo di destra che ricorderà le passate posizioni anti-italiane della Lega”. Cfr. M. De Fazio, Europee. CasaPound si schiera con la Lega di Salvini per NoEuro e Marine Le Pen, Barbadillo.it, 24 maggio 2014
8) U. Gaudenzi, Dopo il 28 febbraio: ora serve l’unità, Rinascita, 1 marzo 2015