Il taglio, Anthony Cartwright, 66thand2nd, 160 pagg., 15,00 euro
Il romanzo è stato commissionato all’autore da una piccola casa editrice, l’indomani dell’esito del referendum per la Brexit. L’idea nasce dal tentativo di spiegare attraverso la narrativa le ragioni della vittoria del Leave che tanto aveva spiazzato gli intellettuali. Cartwright è stata la scelta giusta, dato che il suo romanzo precedente, Irontown, rientrava a pieno titolo in un genere di cui gli inglesi sono maestri: il realismo sociale, il romanzo proletario. Il taglio è ambientato nella zona industriale di Birmingham, nel Black Country, la zona dell’Inghilterra che ha votato in massa per il Leave e che maggiormente ha sentito il peso del disegno economico dovuto allo smantellamento dell’industria pesante. Centro del romanzo è la relazione difficile tra una giornalista di Londra, giunta lì per un’inchiesta su come avrebbero votato gli abitanti della zona, e l’operaio Cairo, unico tra i suoi colleghi ad accettare di essere intervistato per raccontarle la rabbia di quella gente. Una relazione che si svilupperà a cavallo dei giorni del referendum, fino al tragico finale. (Milton Rogas)
Mai più sola nel bosco, Simona Vinci, Marsilio, 155 pagg., 12,00 euro
A metà tra l’autobiografia e la fiaba c’è Mai più sola nel bosco di Simona Vinci, labirintico racconto del percorso di formazione di una scrittrice tracciato attraverso il testo che più ha segnato la sua infanzia: Lefiabe del focolare dei fratelli Grimm. Il sentiero di mattoni piazzati da ciascuna delle storie di questa antica raccolta accompagna il lettore nel folto del bosco dell’immaginazione, un luogo che non ha nulla di rassicurante o consolatorio, ma dove la paura si trasforma in un’avventura che affascina, perché se le favole puntando alla moralizzazione ci insegnano che dietro l’infrazione di un divieto c’è sempre una punizione che aspetta, le fiabe invece tracciano un percorso di crescita, dimostrano che al di là del limite può trovarsi la porta verso possibilità che altrimenti resterebbero precluse. Non sempre la narrazione si chiude con un lieto fine, ma non è detto che il lieto fine sia ciò che si cerca. Gretel sfida la strega e salva suo fratello, Cenerentola sfida la matrigna e le sorellastre e si avventura nel ballo, una scrittrice sfida i mostri della sua personale ‘soffitta’ e nel buio scopre i volti della propria fiaba: un mondo nascosto ancora da raccontare. (Mariachiara Farina)
Stoner, John Williams, Fazi Editore, 332 pagg., 10,00 euro
Una vita comune, quella di William Stoner, contadino emigrato nel mondo delle lettere in virtù di un’epifania occorsagli presso l’Università del Missouri, dove, dopo aver conseguito la laurea, intraprende la carriera di professore, che svolge fino al 1956, anno della sua morte. Con queste poche righe si potrebbe riassumere la trama (poco promettente) del romanzo. Eppure John Williams compie una sorta di miracolo letterario. Sì, perché è impossibile non restare sedotti dallo stile delicato e commovente con cui viene descritta la vita del protagonista. E, se è vero che la storia non si regge su uno specifico conflitto, sono moltissimi, in realtà, quelli che Stoner è chiamato ad affrontare: nella sfera privata (il fallimento del suo matrimonio e le conseguenze che questo ha sulla figlia), in quella professionale (il dissidio con Hollis Lomax e le ripercussioni negative che ciò comporta alla sua carriera) e nella zona di confine tra queste due realtà (la relazione con Katherine Driscoll, una studentessa). Non esistono vite banali, sembra volerci dire Williams, nemmeno quelle che vengono solo sfiorate dal corso della grande Storia. E, se alcune ci possono apparire tali, distanti come sono dal nostro punto di osservazione, forse la banalità sta nell’occhio di chi guarda. (Iacopo Adami)