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Home Società Ambiente

Lobby nell’Unione europea. L’industria chimica e la proposta che vuole vietare i PFAS

Rivista Paginauno by Rivista Paginauno
3 Maggio 2025
in Ambiente, Economia, Ultimo Numero, Unione Europea
0
Lobby nell’Unione europea. L’industria chimica e la proposta che vuole vietare i PFAS

European Environment Agency (Q632988) (original image)Mrmw (vectorization), CC BY 2.5 DK, by Wikimedia Commons

  • (Paginauno n. 91, maggio – giugno 2025)

Le azioni delle lobby per seppellire la proposta Ue che mira all’eliminazione delle sostanze tossiche e la condiscendenza della Commissione europea: un Report mette in luce la pratica sistemica di lobbying all’interno della Ue

23.000 siti contaminati da PFAS solo in Europa, con 20 stabilimenti di produzione e oltre 2.100 siti considerati “hotspot PFAS”. Ma ciò che ormai sappiamo è che i PFAS sono ovunque. Perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) sono una classe di sostanze chimiche utilizzate fin dagli anni Quaranta per realizzare rivestimenti e prodotti resistenti al calore, all’olio, alle macchie, al grasso e all’acqua. Oggi si trovano in migliaia di prodotti o semilavorati, dagli impermeabili alle pentole, dai cosmetici ai frigoriferi, dagli schermi degli smartphone alla vernice murale, dai mobili ai condizionatori d’aria. Persistono nell’ambiente e si bioaccumulano negli esseri umani e negli animali. La Health and Environment Alliance ha collegato l’esposizione ai PFAS al cancro ai reni e ai testicoli, all’ipertensione e alla preeclampsia, alle malattie della tiroide, ai danni al fegato, al ridotto peso e dimensioni del neonato alla nascita, a effetti sul sistema immunitario e all’alterazione ormonale. Dodici società dominano il mercato: 3M, AGC Inc., Archroma, Arkema, BASF, Bayer, Chemours, Daikin, Honeywell, Merck Group, Shandong Dongyue Chemical e Solvay (1). “Le aziende sapevano che i PFAS erano «altamente tossici se inalati e moderatamente tossici se ingeriti» già nel 1970, quarant’anni prima della comunità di sanità pubblica” documenta una ricerca uscita su PubMed a giugno 2023 (2), “e hanno utilizzato diverse strategie per influenzare la scienza e la regolamentazione, in particolare sopprimendo la ricerca sfavorevole e distorcendo il discorso pubblico; strategie che si sono dimostrate comuni al settore del tabacco e dei prodotti farmaceutici”.

Il 14 gennaio scorso Corporate Europe Observatory esce con Chemical reaction. Inside the corporate fight against the EU’s PFAS restriction, di cui pubblichiamo qui uno stralcio con traduzione a cura di Paginauno (3). Il documento denuncia dettagliatamente le azioni delle lobby legate al settore dei PFAS, mirate a non fare approvare la normativa Ue che propone la totale abolizione della produzione, della vendita e dell’utilizzo dei PFAS in Europa; contemporaneamente, mostra quanto questa pressione stia avendo successo, in particolare sulla Commissione europea, la quale è passata dal promuovere “un ambiente privo di inquinamento da PFAS” al chiedere una maggiore “chiarezza” sulla tossicità dei PFAS (!) – sulla stessa linea anche il Rapporto Draghi “Il futuro della competitività europea”, presentato a settembre 2024.

In realtà, l’analisi di Corporate Europe Observatory rivela molto di più. Mette in luce una pratica sistemica di lobbying, che possiamo trasferire anche ad altri attori. Nel 2024 (4), Big Tech ha dichiarato un budget relativo alle attività di lobby in Unione europea pari a 67 milioni di euro, il più alto per settore economico; a seguire Banche&Finanza, con quasi 54 milioni, Energia e Chimica&Agroalimentare entrambi con 45 milioni, e le Associazioni Industriali Intersettoriali BusinessEurope e Bundesverband der Deutschen Industrie con più di 26 milioni (Grafico pag. 65, a cura di Paginauno). Fino a quando non ragioneremo tenendo sempre a mente i dati e l’influenza delle lobby, non avremo il quadro generale delle decisioni prese dalla classe politica.

SOMMARIO

La proposta dell’Unione europea di limitare i PFAS, soprannominati forever chemicals, “sostanze chimiche eterne”, rischia seriamente di essere dirottata dalle lobby aziendali, europee e mondiali, che stanno prendendo di mira la Commissione Ue per proteggere le loro sostanze PFAS, i loro prodotti, le loro attrezzature e i loro profitti; e questo nonostante le prove schiaccianti delle disastrose conseguenze dell’inquinamento causato dai PFAS per la salute umana e l’ambiente. Ci sono, oltretutto, indicazioni molto preoccupanti sul fatto che la Commissione stia pianificando di realizzare ciò che l’industria desidera…

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Tags: inquinamentolobbysalute umana
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