Noi, Evgenij Zamjatin, Voland, pagg. 288, 10,00 euro
D-503, un tecnico Costruttore dell’Integrale lascia ai (noi) predecessori appunti a memoria del proprio presente futuribile. In questo mondo perfezionato (che ci attenderebbe) è però ancora possibile, o vi è ancora il pericolo di, un atto rivoluzionario. Oltre che nella lotta politica, il protagonista si trova nel campo di una guerra interiore: I-330 (col suo fascino “icsoso”) lo travolge e per lei viene sconvolto da un pericoloso sentimento, germe del dubbio e per il quale la realtà traspare in tutte le sue dicotomie. E così il nostro costruttore si conosce come un “malato d’anima”, mentre il Benefattore promuove la Grande Operazione sotto la sorveglianza dei Custodi e l’egida delle Tavole della Legge, per la gloria incontestabile dello Stato Unico. Le note del traduttore (Alessandro Niero) sono un’utile guida per capire come l’“idioletto” dell’autore sia vero, ben scolpito in forma e contenuto. Zamjatin intorno al 1920 riesce a edificare lo scheletro di ogni mondo possibile, dove l’uomo conta fintanto che accetta e affronta il conflitto e la convivenza di materia e psiche, di energia ed entropia. Il monito è anche riflettere se ciò che NOI pensiamo è atarassica “derivata della vita matematicamente perfetta dello Stato Unico”. (E. Groppo)
L’inganno delle buone azioni, Kiley Reid, Garzanti, 296 pagg., 17,90 euro
Non sempre le cosiddette ‘buone azioni’ sono disinteressate, anche quando chi le pratica non ne è del tutto cosciente. Da questo assunto parte il sorprendente esordio della Reid, la quale affronta il tema del razzismo negli Stati Uniti non attraverso una storia eclatante di pestaggi o uccisioni di afroamericani da parte della polizia o di ‘eredi’ del Ku Klux Klan – episodi la cui drammatica frequenza è stata recentemente ribadita dall’assassinio di George Floyd e dalle conseguenti proteste nell’ambito del movimento Black Lives Matter. Qui il focus è su quegli ambienti e individui all’apparenza ‘progressisti’ tra i quali, in teoria, non dovrebbe esistere nemmeno l’ombra di un pregiudizio. Individui come Alix, donna e madre di successo, impegnata, tra le altre cose, nella campagna elettorale di Hillary Clinton. Emira è la ragazza di colore che ha assunto per fare da babysitter a Briar, la figlia di tre anni. Quando la giovane viene accusata dalla guardia di sicurezza di un supermercato di lusso di aver rapito la bambina, si mette in moto una serie di eventi che porteranno al disvelamento dell’ambiguità non solo di Alix, ma anche di Kelley – altro importante personaggio del libro – a conferma delle parole di Malcom X, secondo cui capitalismo e razzismo vanno di pari passo. (I. Adami)
L’estate che sciolse ogni cosa, Tiffany McDaniel, Blu Atlantide, 384 pagg., 18,00 euro
È l’estate del 1984 quando l’avvocato Autopsy Bliss invita il diavolo nel paesino di Breathed. A rispondere a quell’insolito annuncio pubblicato sui giornali locali è Sal, un tredicenne nero i cui occhi verdi, come dirà lui stesso, conservano nel colore il ricordo del Giardino dell’Eden. La famiglia Bliss accoglie il ragazzo con affetto; lo ritiene infatti un fuggiasco, perseguitato da un passato troppo doloroso per essere raccontato. Ma le cicatrici che il giovane porta sulla schiena, unite alla sua inusuale saggezza e alla profonda conoscenza dei testi sacri, alimentano la diffidenza degli abitanti del posto. Pregiudizi e sospetti si intrecciano fino a degenerare in una follia di massa che si scioglierà nella catarsi della sentenza finale. Ciò che colpisce nel libro di Tiffany McDaniel è la capacità dell’autrice di attaccare i fantasmi del nostro tempo facendo uso di un talento immaginifico potente e di scelte narrative tutt’altro che banali. La sua prosa sboccia infatti in un susseguirsi di immagini oniriche e di metafore di lirismo poetico che trasformano un affresco già di per sé potente sulle tragedie moderne e sul vero volto del Male, in una storia straordinaria che incanta e che avvince. (M. Farina)