Panorama, Dušan Šarotar, Keller Editore, 288 pagg., 17,00 euro
A metà strada tra romanzo e diario di viaggio, il libro del saggista e prosatore sloveno Dušan Šarotar sembra voler sfuggire a ogni tentativo di etichettatura. Dall’Irlanda a Sarajevo, i personaggi attraversano un’Europa confusa affrontando mari in tempesta e profonde solitudini, gelide nebbie e incontri inaspettati, metafora di un’esistenza volta alla ricerca di un proprio spazio in una nuova comunità che, come nei film di Theo Angelopoulos, sembra non essere mai pronta ad accogliere chi arriva da una terra lontana. Tra stazioni ferroviarie, pub, università e spiagge desolate, sono gli stessi compagni del protagonista scrittore – l’autista albanese Gjini, l’irlando-americana Jane, la docente di lettere dell’ex-Jugoslavia Spomenka – spinti a un esilio forzato, a raccontare con voci diverse quella che pare una storia comune. È un’opera errante Panorama di Šarotar, mai banale e densa di riferimenti letterari, dove si può ritrovare la scuola dell’autore tedesco W.G. Sebald (come lui, arricchisce il testo con preziose fotografie in bianco e nero) e quella di Danilo Kiš. Un libro esigente verso il lettore, che riesce ad affrontare le vicende umane con un’amara leggerezza. (M. Bonalumi)
Il lago, Bianca Bellovà, Miraggi Edizioni, 192 pagg., 17,00 euro
È una storia sulla perdita dell’innocenza quella in cui ci accompagna Bianca Bellovà attraverso il racconto della vita di Nami, un bambino che vive con i nonni in un villaggio di pescatori sulle rive di un lago. È proprio questo specchio d’acqua a fare da alter ego al protagonista, testimoniando anche sul piano fisico e materico il progressivo deteriorarsi di una società le cui risorse sottostanno allo sfruttamento incondizionato di potenze esterne. Il tempo passa e mentre Nami cresce, le acque del lago si fanno sempre più putride. La contaminazione progressiva non risparmia le popolazioni limitrofe e le loro condizioni di vita, così da elemento amico il lago si trasforma in una voragine senza speranza alla quale sottrarsi. Ha dunque inizio per il protagonista un viaggio che si trasforma in una caduta progressiva, e mentre Nami si allontana dal suo paradiso perduto alla ricerca di un futuro diverso, la sua fuga dal luogo natio diventa per contrapposizione un avvicinarsi a se stesso e alle origini del proprio popolo, grazie anche a un processo di comprensione e di riscoperta del passato che mostra al lettore come la storia di un individuo non possa mai scindersi da quella della sua gente. (M. Farina)
La tavoletta dei destini, Roberto Calasso, Adelphi Edizioni, 146 pagg., 18,00 euro
Il libro di Calasso si apre con un naufragio: Sindbad, il marinaio protagonista di tante storie e leggende, si risveglia nell’isola di Dilmun. Ad accoglierlo è Utnapishtim, “colui che ha trovato la vita”, uomo risparmiato dagli dei al tempo del Diluvio, ma destinato a una vita eterna fatta di solitudine. Al cospetto del naufrago, Utnapishtim si apre in un lungo racconto cosmogonico sull’origine degli dei, della razza umana e dei destini di tutti i viventi. Come un oggetto magico o un testo sacro, La tavoletta dei destini ripercorre gli antichi miti della Mesopotamia riunendoli in un affascinante labirinto narrativo in cui il lettore, così come Sindbad, naviga trasportato dalla voce di un uomo superiore al tempo incontrando la furia capricciosa degli Anunnaki e la loro volontà di distruggere la razza umana perché “all’inizio, gli uomini parlavano una sola lingua. Ma si capivano troppo. I dissidi erano continui. E ancora più pericolosi erano i momenti in cui trovavano un improvviso accordo. Mai come in quei momenti rischiavano di disturbare gli Anunnaki. […] Ora, convinti di potere tutto perché erano riusciti nell’improbabile impresa di unirsi, dovevano risultare intollerabili se visti dall’alto”. (M. Farina)