TAGLIARE I RAMI SECCHI, C. Formenti e O. Romano, Derive Approdi, 160 pagg., 12,00 euro
Contestualizzare e desacralizzare. Formenti e Romano hanno il pregio di farlo con un approccio diretto, in una sintesi che tocca i punti datati e contraddittori del pensiero di Marx per archiviarli e potenziare ciò che invece tuttora resiste. Immanentismo e determinismo non potevano mancare, insieme all’internazionalismo e allo sviluppo tecnologico come fattore sempre positivo – e questi ultimi già sono aspetti più spinosi, perché da molti scambiato con il cosmopolitismo il primo e base delle interpretazioni sul general intellect il secondo. Ma più interessante è la riflessione sul ‘soggetto rivoluzionario’. Se la storia del 900 ha mostrato che il capitalismo sa disinnescare l’antagonista che esso stesso crea (il fordismo e la costruzione di un ceto medio, l’industria culturale, la società dello spettacolo e la dinamica consumistica desiderio/soddisfazione), forse il soggetto rivoluzionario è esterno, sia territorialmente – dove il capitalismo non è arrivato – che socialmente – figure non formalmente integrate nel processo di valorizzazione, come quelle del lavoro di cura o domestico. Ma esiste un esterno quando, come rileva Romano, queste realtà non sono comunque autonome dal capitalismo e, aggiungiamo, basta navigare in rete per produrre (e gratuitamente) dati? La riflessione è aperta. (Giovanna Cracco)
I PREDATORI DELLA TERRA, M.G. Grillotti e P. De Felice, FrancoAngeli, 180 pagg., 20,00 euro
L’82% delle terre oggetto di land grabbing è lasciato incolto e il 18% utilizzato è destinato soprattutto al no-food, i biocarburanti. Basterebbero i due dati per comprendere quanto questa pratica risponda a logiche speculative e non di sicurezza alimentare. Falsa dunque la narrazione secondo cui, dopo l’impennata dei prezzi delle commodities agricole del 2008/2009, causata soprattutto dalla speculazione sui derivati finanziari, multinazionali e governi dei Paesi “predatori” (Usa su tutti, ma anche Cina, India e pure Italia) abbiano iniziato ad acquistare terre nei Paesi “preda” (Stati africani e America Latina) per garantire cibo alla propria popolazione a prezzi accessibili. Stesso discorso per il land concentration, che caratterizza invece l’Europa ed è stato favorito dalla stessa PAC della Ue. Il saggio raccoglie più interventi che analizzano il tema da diverse angolazioni, consegnando un’analisi fortemente critica – e non può essere altrimenti. Per mancanza di trasparenza e leggi certe sulle proprietà fondiarie, per disparità nei rapporti di forza e pratiche corruttive, il land grabbing è di fatto una forma di neocolonialismo che impoverisce le popolazioni locali, togliendo terra alla storica economia di sussistenza, divenendo anche concausa dei flussi migratori. (Giovanna Cracco)
IL POPULISMO ANTICAPITALISTICO, G. Galli e F. Bochicchio, Edizioni Punto Rosso, 276 pagg., 18,00 euro
In un’epoca in cui il populismo ha generalmente tratti di destra, è possibile averne uno socialista e addirittura anticapitalista? È ciò su cui si interrogano il politologo Galli e Bochicchio, in un volume dov’è contenuta un’esposizione chiara e documentata della storia del cosiddetto populismo ma, cosa ancor più importante, una proposta coerente e radicale sul futuro possibile delle democrazie, oggi svuotate di sovranità, dove il centro del potere si è spostato nel campo economico e dove dettano legge multinazionali e corporation. Per rivitalizzare le democrazie, Galli propone “l’elezione diretta, a suffragio universale, di parte dei consigli di amministrazione delle multinazionali, veri centri di un potere da esercitare come quello politico, solo grazie al voto popolare”, mentre Bochicchio, in un saggio di impianto rigorosamente marxista, vede nel populismo l’anticamera involontaria della lotta di classe. Il politologo, negli anni Settanta vicino al Psi e capace di rivalutare le riflessioni di Riccardo Lombardi, spiega che alla sinistra manca una piattaforma di base, un collante, che è l’analisi e la critica del capitalismo, dei suoi veloci cambiamenti strutturali, per la cui comprensione del marxismo è ancora utile, ed è da lì che la sinistra dovrebbe ripartire. (Matteo Luca Andriola)