Sono reduce da una discussione animata – assai benevolo definirla come tale, visto che da fuori poteva legittimamente assomigliare a una litigata furibonda – con un paio di conoscenti. Li frequento da più o meno due anni: sono persone istruite, sufficientemente socievoli, poco oltre i quaranta. Abbiamo sviluppato una certa simpatia in comune per il cinema, e di fatto quando ci siamo trovati abbiamo prevalentemente parlato di cinema anche davanti a una birra. La simpatia ha incominciato a incrinarsi quando, parlando di Kubrick, uno dei due mi ha buttato lì, a mo’ di esca, che il grande regista era stato tale anche perché autore del più clamoroso falso di tutti tempi: lo sbarco sulla Luna.
soundtrack: Police – Walking on the moon [Roger Sanchez EVA Mix]
Ora, chi mi legge su questo periodico, sa quanto io ami l’attitudine alla ricerca delle fonti di ogni tipo di informazione, e proprio per questo motivo non mi si può dare del pasdaran a cuor leggero. Ho provato per circa una mezz’ora a smontare con argomenti di puro buon senso questa fantasiosa teoria per evitare di imbestialirmi e in memoria dei bei momenti trascorsi al cinema. Ho anche argomentato che l’affermazione secondo cui l’incarico del falso sarebbe stato imposto a Kubrick sotto la minaccia di rendere pubblico il coinvolgimento del fratello Raul col Partito comunista americano era una bufala totale, dato che Kubrick non ha mai avuto alcun fratello, ma solo una sorella minore, Barbara Mary. Per tutta risposta il mio conoscente ha fatto spallucce dicendo che forse si era sbagliato “ma che comunque” sempre di un parente si trattava. Ve la faccio breve: le sue argomentazioni complottarde non erano così sofisticate come quelle che potete trovare riassunte nella pagina di Wikipedia (1) e assomigliavano piuttosto a una chiacchiera da bar, ma la cosa più sgradevole era la sua assoluta mancanza di senso critico. Eppure quando si parlava di cinema sia lui che il suo socio non ragionavano male. Stavolta invece mi trovavo fondamentalmente disarmato di fronte a un tipico esponente, purtroppo non un ignorante qualunque, della categoria di coloro che credono ai complotti. Uno Psycho killer di ritorno, insomma.
soundtrack: Psycho killer is back [David Byrne + Beatles]
Ora, se state leggendo quest’articolo e non avete ancora cominciato a controbattere dicendo che invece ci sono solidi argomenti a favore dell’ipotesi del falso allunaggio del 1969, significa che almeno in linea di principio non credete a cuore leggero a una delle tante teorie del complotto. Significa, infine, che – anche qui in linea di principio – le spiegazioni che vi date su come va il mondo vi soddisfano e che probabilmente siete disponibili ad accettare la presenza di un pizzico di mistero delle cose come fosse un po’ di sale nella minestra: è puro buon senso accettare che esistano delle zone d’ombra nel nostro conoscere il mondo. Anche perché, se vi mettete a cercare vicino a voi, di buchi neri della conoscenza ce n’è quanti ne volete: mentre mi facevano un’ecografia durante una colica renale i medici che mi avevano in cura mi hanno, dopo un po’ di tentennamenti, svelato che al momento non c’è una causa precisa per le coliche renali. Insomma, sanno come curarla ma non sanno perché viene fuori. Un complottista vi risponderebbe: “Certo che lo sanno, come viene fuori la colica, ma col piffero che ce lo dicono. La cura c’è, come per il cancro, ma solo i miliardari se la possono permettere”. Vagli a spiegare che se fosse veramente così Steve Jobs sarebbe ancora qui da noi. Ora, senza dubbio, e in special modo in questo nostro Paese, noi tutti siamo stati accuratamente tenuti a parte della verità su un bel po’ di cosucce. Roba da poco, tipo la strage di Ustica, quella di Bologna, quella di Piazza Fontana. E se non fosse stato per la testardaggine di molti giornalisti, avvocati, persino magistrati, oltre che semplici cittadini, non avremmo mai potuto incrinare almeno parzialmente il muro di gomma che proteggeva i più vergognosi segreti di Stato.
soundtrack: Dunproofin’ Rock The Casbah Mashup Mix [The Clash + Stevie Wonder]
A ben guardare, se non altro qui da noi, l’abitudine alla menzogna sui fatti gravi non è cosa di ieri e riflette almeno due consolidate abitudini: la prima, tipica del potere del Palazzo, è quella di considerare i cittadini alla stregua di bambini, a cui non si può per principio raccontare la verità; la seconda, tipica del rassegnato, è quella di non credere per principio ai potenti, da sempre in agguato per fregarti. Ammetterete che in nessuno dei due casi si può parlare di una situazione di democrazia matura e che anzi, proprio per questo, non ci si deve stupire più di tanto se nell’epoca della diffusione virale delle notizie grazie a internet abbondano le bufale, i complotti, le teorie più fantasiose e articolate un tempo chiamate ‘dietrologia’. A dar man forte a queste attitudini sta una fonte, al contrario, estremamente autorevole come Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”. Eccolo qua il padre nobile di tutti i complottardi, colui che in un solo colpo mescola l’indulgenza cattolica per la bugia a fin di bene con l’abitudine rinascimentale all’intrigo di palazzo.
soundtrack: With a little help from my friends + Sympathy for the devil [Beatles + Rolling Stones]
È scontato dire che sto scrivendo queste cose perché la misura è colma e non passa giorno che non debba affrontare affermazioni gratuite di qualunque tipo: da quella (tutto sommato innocente) dell’utente che pretende di trovare Il codice da Vinci nella sezione di storia delle religioni anziché tra i gialli, a quella del falso sbarco sulla luna, dai cerchi nel grano o peggio sulla neve, alle famosissime interpretazioni del Graal, di Atlantide, delle trame dei Templari, per chiudere con la trilogia moderna Massoni-Rettiliani-Illuminati, il tutto sotto il cappello dell’11 settembre organizzato da Bush anziché Bin Laden (avete mai pensato che se la cosa l’avesse organizzata un casinista come Bush le torri sarebbero ancora in piedi?).
Recentemente ho trovato un bel libro, scritto dal re degli scettici moderni, Michael Shermer: Why People Believe Weird Things: Pseudoscience, Superstition, and Other Confusions of Our Time (W.H. Freeman & Co., 1997) dove questo simpatico scrittore afferma (e già mi sento molto meglio): “Più di ogni altra, la ragione per cui la gente crede a cose strane è perché vogliono crederci […] Ci si sentono bene. È confortante. È consolante”. In secondo luogo, le credenze strane offrono una ‘gratificazione immediata’. Alle persone piacciono le credenze strane perché sono semplici. Le credenze strane, dice Shermer, soddisfano anche la ricerca di un significato: soddisfano le nostre esigenze morali e il nostro desiderio che la vita abbia un significato. Infine, egli dice, la gente crede cose strane, perché le cose strane danno loro una speranza.
Altrove, a proposito degli intellettuali e delle persone intelligenti in genere, lo stesso autore ha affermato: “Le persone intelligenti credono a cose strane perché sono abili nel difendere le credenze a cui sono arrivate per ragioni non intelligenti”. Magnifico: mi sembra di sentire un’eco del cattolico Chesterton quando affermava: “Da che la gente non crede più in Dio non è che non creda più a nulla, ma al contrario crede a tutto”.
Fa ormai parte del nostro corredo storico questo fattore, impensabile prima dell’epoca di Internet come vastità e pervasività, cioè la notizia-Frankenstein, una sorta di pacchetto informativo in cui sono stati rinchiusi, frullati e ingegnosamente mescolati gli ingredienti più improbabili. Non mi adeguo, beninteso, prendo atto: malignamente sfregandomi le mani, e pensando che avrò un sacco di materiale per un possibile pamphlet tipo: Come ti smonto il complotto degli Illuminati (ammesso che esista qualcuno che voglia leggerlo).
Detto questo, segnalo un altro fenomeno molto più intelligente come quello del mash-up: i link che trovate in questo articolo si riferiscono all’ingegnoso rimixaggio fatto da altrettanti ingegnosi DJ con segmenti di brani famosi. Li hanno chiamati sprezzantemente spezzatino musicale, ma io mi sento invece di spezzare una lancia a favore di chi intelligentemente svela una caratteristica fondamentale del pop e del rock: è proprio di tali musiche il fatto di essere costituite da segmenti molto simili e spesso sovrapponibili. Bisogna avere gusto e orecchio, prima della bravura tecnica. E se l’effetto finale è spiazzante, ben vengano coloro che riescono a tirar giù dal piedistallo l’idolo di cui non abbiamo (più) bisogno. Aprite dunque le orecchie: avreste mai pensato di mettere assieme Blondie e i Doors?
soundtrack: Rapture Riders [Blondie + Doors]
oppure Lady Gaga e i Nirvana?
soundtrack: Smells Like Teen Spirit [Lady Gaga + Nirvana]
o anche gli ABBA coi Van Halen?
soundtrack: Super Jumper [ABBA + Van Halen]
(1) Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_complotto_lunare