Editoriale
Guerra culturale
Innalzata a bandiera della civiltà occidentale, la libertà d’opinione si rivela in realtà sempre più una macchina per produrre opinioni. Chi ci guadagna è al solito il potere politico-economico.
Dall’11 settembre 2001 la stampa italiana ha buttato la maschera per rivelare sempre più la propria funzione velinara. La faziosità con cui ha trattato il caso Redeker e l’assassinio di Anna Politkovskaya è il caso più lampante (Walter G. Pozzi a pag 3). Più subdola, al contrario, l’alleanza tra poltica e informazione nella costruzione di un prodotto su larga scala: la paura. Giovanna Cracco (pag 12) mostra come si costrusce un regime di terrore in una democrazia occidentale.
Nel frattempo continua la demonizzazione delle culture altre; un posto in primo piano è riservato al dibattito sul velo. Un falso problema che nasconde finalità meno nobili della liberazione della donna dal giogo della religione islamica (Luciana Viarengo a pag 18).
Il tema della sicurezza in città ha trovato il proprio focus a Milano con la fiaccolata organizzata dal sindaco Moratti. Se le Banlieue parigine hanno preso fuoco, Milano ha molto caldo. Tuttavia nessuno sembra proporre soluzioni che vadano oltre la richiesta di militarizzare la città. La mancanza di un programma di accoglienza finirà per produrre una violenza socialmente indotta, ma priva di finalità sociali, a differenza di quanto accaduto a Parigi. Forse è proprio ciò che l’amministrazione vuole (Roberto Monguzzi a pag 22).
Sul fronte delle istituzioni si preferisce dibattere di riforme giuridiche. La separazione delle carriere sembra il più vivo pensiero di molti politici. Ma che cosa si nasconde dietro le loro nobili giustificazioni? Forse sul loro animo pesa la paura di una nuova tangentopoli (Erika Gramaglia a pag 46).
Linguaggio
L’ultima finanziaria ha rivelato la flessibilità concettuale della locuzione “ceto medio”. Da chi è incarnato quest’inafferrabile modello di cittadino? Viaggio all’interno di un individuo senza identità, cultura e pensiero. (Giovanna Baer a pag 26).
Tuttavia la scuola produce ceto medio in gran quantità, pronto da essere utilizzato dal mondo del lavoro. Sempre più in crisi, schiacciata dall’identità ossimorica definita “cultura aziendale”, il mondo dell’istruzione mostra sempre più la propria incapacità di risolvere i problemi legati all’educazione e alla formazione degli studenti. Colpa dei programmi? Colpa della società dei consumi? Sicuramente, ma non solo. Aldo Caminaro (pag 31) analizza un mondo cupo in cui imperano ancora dinamiche borboniche di assegnazione di posti e ruoli. Intanto il pensiero impoverisce sempre più. In una società in cui impera la riflessione debole, vale la pena recuperare concetti in grado di aiutare una seria e profonda analisi della società moderna. Antonio Steffenoni (pag 9) propone il recupero del Situazionismo come necessario per il pensiero occidentale.
E cosa significa la parola “discontinuità”? Maurizio Dante (pag 68) la analizza prendendo come esempio un episodio del primo dopoguerra, laddove, ancora una volta, l’illuminante massima di Tomasi di Lampedusa rivela quanto la letteratura sia l’unica portatrice di conoscenza di fronte a istituzioni che nascondono la verità attraverso un uso strumentale del vocabolario. La definizione di “discontinuità”, quindi? Ha due significati differenti. Ma quella vera la si evince sempre e solo osservando i fatti.
Sommario
EDITORIALE
Guerra culturale, Linguaggio
RESTITUZIONE PROSPETTICA
Il valore d’uso della libertà d’opinione
di Walter G. Pozzi
IL RACCONTO
La chiave d’oro
di Giovanni Verga
POLEMOS
Una nuova vecchia necessità
di Antonio Steffenoni
Paranoie DOCG
di Giovanna Cracco
Velate minacce
di Luciana Viarengo
Periferia, di quale centro?
di Roberto Monguzzi
Vita da ceto medio
di Giovanna Baer
La scuola, una realtà che nessuno vuole affrontare
di Aldo Caminaro
INTERVISTA
Jose Molina. L’illusione dell’ordine
di Maurizio Dante
RACCONTI
Malum
di Paolo Cassani
La scelta
di Marco Despontin
DURA LEX…
Differenze antropologiche
di Erika Gramaglia
LE INSOLITE NOTE
Tuesday Wonderland
di Maurizio Dante
SOTTO I RI(F)LETTORI
Più rosso che rosa
(recensione de Il rimorso, Alba De Cespedes)
di Luciana Viarengo
BUONE NUOVE
La tragedia del potere
(recensione de Gli uomini che non si voltano, Gaetano Savatteri)
di Luciana Viarengo
PAROLE SULLA TELA
Francesco Manenti. La bocca è inutile
di Giovanna Cracco
CORIANDOLI
Libri importanti, finalmente
Cara, vecchia logica n.2
Potenza del linguaggio di Antonio Steffenoni
VOCABOLARIO STORICO
Aforisma
di Manuel Pozzi e Valerio Tiezzi
Discontinuità
di Maurizio Dante
anno I, numero 2
aprile- maggio 2007
Edizioni paginauno
formato: 21 x 30 – pagg. 64
ISSN: 1971343600002