The Believer, regia di Henry Bean, 2001
Gioiello dei primi anni duemila, ahimè dimenticato. American History X – non si poteva non fare un paragone con uno dei migliori drammi mai girati sull’argomento – colpiva soprattutto per la rappresentazione visiva della violenza. The Believer è altrettanto violentissimo… ma ti prende a calci sulla coscienza con le parole. Ryan Gosling dimostra di essere un ottimo attore, interpretando magistralmente un ruolo delicato come la fontanella di un neonato: un nazi-ebreo ortodosso! Se al giorno d’oggi uno sceneggiatore inviasse a un produttore anche solo il soggetto di una storia simile, gli manderebbero a casa la Lega Anti-Diffamazione nel giro di un quarto d’ora (se c’è traffico, altrimenti cinque minuti). E sapete perché? La scusa ufficiale sarebbe l’“antisemitismo” o il classico “istigazione alla violenza e al razzismo”. In realtà – e spero che ormai ve ne siate accorti anche voi – la motivazione è semplicemente che l’establishment non ammette più che esistano cittadini con un minimo di senso critico, capaci di ragionare. Perché se un’opera, per quanto crudele e spietata, è stata partorita con lo scopo di spronare alla riflessione e alla formazione di una coscienza sana dotata di spirito critico… è lì che diventa pericolosa. Questo film è pericolosissimo.
Hollywood (serie TV), Ryan Murphy e Ian Brennan, 2020
Che dire: Netflix, stavolta, ci ha beccato. Hanno vinto. In questo momento storico nullo, buio più della notte orba più nera e cieca… una luce. La luce. Sì. Un film di quasi 7h (diviso in altrettante parti da 50 min.) dove si ride, si piange, ci si emoziona SENZA QUEL CAZZO DI CINISMO ONNIPRESENTE. Vi ricordate quando negli anni ’90 iniziarono a scrivere sulle copertine dei libri e dei film: “Cinico, spietato, sprezzante, un vero pugno allo stomaco”? Grazie a quello (e alla nostra suddita stupidità) divenne di moda essere cinici, spietati ecc. come un meraviglioso strumento per elevarci oltre il livello degli altri. Da allora a oggi, il cinismo non solo è ancora più ‘fico’: è diventato una prerogativa. Un Bisogna essere necessariamente così. Non esiste un ‘altrimenti’. Tutto cattivo, cinico, spietato, sprezzante. In pratica: solo merda. Il cinismo è il modo in cui un sacco di persone sole, che non hanno niente da dire, possono dire ‘qualcosa’ (e magari ricevere anche consensi). Cazzo di recensione sto facendo? Una volta capita la ‘mia’ visione del cinismo, assai presente nella maggior parte dei prodotti mainstream d’oggi, vi consiglio ‘sto film perché è l’esatto opposto. Sì, ci sono personaggi negativi… ma anche loro emanano luce. E hanno qualcosa da dire. Attori superlativi.
The End? L’inferno fuori, regia di Daniele Misischia, 2017
Un altro raro diamantuccio in mezzo a quella spiaggia, di sassi opachi, chiamata Netflix. L’ennesima prova che in Italia i talenti non mancano; semmai mancano produttori interessati all’arte più che al profitto, che diano la possibilità di lavorare a tutti quei talenti bramosi di creare e vedere rappresentate le proprie opere. Non voglio spoilerare nulla; non voglio sabotarvi la sorpresa. Posso solo dire: un uomo, un ascensore, un telefono e… Scrivo per Paginauno da anni: chi mi segue da un po’ avrà ampiamente capito che sono un feticista dei kammerspiel – quella sorte di pièce teatrali (in versione cinematografica) dove tutto ruota attorno all’essenziale dell’essenziale, pochissimi personaggi, uno massimo due location, i dialoghi raccontano la storia e le suggestioni endogene dello spettatore creano le atmosfere. Ciò che mi ha più colpito è stata la capacità dello staff di creare un prodotto fottutamente internazionale. Ciò significa che, come non succede nella maggior parte dei casi, potremo essere apprezzati anche all’estero. In passato siamo stati ‘patria mondiale’ del cinema. Poi c’è stato un reset totale… e siamo quasi stati dimenticati del tutto. Oggi, grazie a film così, siamo sulla strada della riscossa. Applausi per Roja: non è facile portarsi un film intero sulle spalle.