Knock knock, regia di Eli Roth, 2015
Sono fan di Eli Roth da inizio carriera, quando era solo un ragazzino con pochi mezzi e tanta voglia di fa-re. Ha sempre scritto e girato film di quelli fatti apposta per disgustare il pubblico; con questo Knock Knock (forse – e lo spero) decide di cambiare rotta virando verso un genere più psicologico, sottile… autoriale. Un vero horror disturbantissimo che vi porterete dietro per giorni… Vero horror perché parla del quotidiano, di qualcosa che potrebbe capitare a chiunque (ovviamente solo a noi, cazzoni di sesso maschile). Non c’è sangue e i mostri sono persone comuni. E dopo tanto (ri)abbiamo un Keanu Reeves che – invece di far saltare in aria palazzi e uccidere 76 persone a mani nude (in 23,4 sec. [per 2h filate]) – torna a recitare con profondità. Niente spoiler; evitate di guardare il trailer o leggere la trama; se non sapete nulla, quando vedrete dove stanno andando a parare, rimarrete spiazzati. Remake (non ufficiale) di un thriller anni ’70 intitolato Death Game che devo assolutamente recuperare; comunque, chi ha avuto st’idea o è stato vittima di qualcosa di simile… o è davvero uno con seri, serissimi problemi nei confronti del genere femminile… Da brividi (in tutti i sensi). La Maturità di Eli Roth.
La ragazza di via Millelire, regia di Gianni Serra, 1980
Difficile parlarne… Molto difficile, se non si vuole essere banali e giocarsela con Aaaah, il buon vecchio cinema di denuncia sociale… Proviamoci. Una massa di variegati disagiati minorenni terroni (tossici, mignotte, spastici, analfabeti, ritardati ecc.) trapiantati nell’abbruttita periferia piemontese anni ’80, vivono alla giornata celebrando al meglio le proprie alte vocazioni: drogarsi, spacciare, prostituirsi, insultarsi, prendersi per il culo… talvolta persino componendo poesie. Nonostante sia a metà strada tra neorealismo e documentario privo di sceneggiatura, l’ho trovato interessante perché è pieno di bestemmie (sia metaforiche che letterali)! Cioè: una PRODUZIONE RAI (!) dove si ripete in maniera ossessivo compulsiva il rafforzativo “Dio Fa” più tutta una trafila degli insulti più famosi all’epoca,e dove tutto è basato sull’esatto contrario di ciò che avrebbe dovuto essere la Rai (“cortesia”, “simpatia”, “disimpegno”, “volèmose bbè…”). Un prodotto simile oggi sarebbe impossibile; né la Rai, né qualsiasi altra casa di produzione mainstream avrebbe il coraggio di sborsare dei quattrini per qualcosa di anche solo vagamentissimamente simile. Nichilista, coraggioso, divertente… e dannatamente malinconico. Reperibile in versione integrale su iutùbb.
The social dilemma, regia di Jeff Orlowski, 2020
Costernati e pentiti – anche se all’inizio di tutto ‘sto disagio non erano in grado di prevedere dove le conseguenze del proprio lavoro avrebbero condotto le sorti dell’umanità – i pionieri di Facebook, Instagram e tutte le maggiori multinazionali virtuali, esprimono la propria opinione riguardo al fenomeno “Social Network come sostituto della vita reale”. Ottimo documentario ma… mi ha fatto incazzare. Cosa? Che alla fine “la colpa è dei social media”. Domanda: qualcuno vi ha mai puntato una pistola obbligandovi a controllare il telefono la bellezza di 156 volte al giorno (la media stimata è questa)? Certo, ci sono di mezzo messaggi subliminali e tecniche di manipolazione mentale da paura (si parla anche di queste), però credo che spetti a ognuno di noi scegliere se usare tali mezzi a nostro vantaggio o contro il nostro equilibrio psicofisico. Siamo diventati tutti dei tossici; letteralmente. Siamo schiavi di un’ossessione compulsiva mai registrata nella storia dell’umanità… e stèmo ancora a pensà alla lotta alle droghe! Adrenalina, dopamina, feniletilamina, endorfine; queste, sono le nuove droghe, e sono più pericolose di quelle tradizionali perché sono endogenee… socialmente accettabili. E a fine visione controllerete il vostro iPhone con occhi fottutamente diversi.