The Master, regia di Paul Thomas Anderson, 2012

Anticipo: per apprezzarlo, metabolizzarlo nella sua interezza dovreste vederlo almeno 3 volte. La prima: una prova generale. La seconda e terza per unirvici e… separarvi. Visionato con l’emisfero sinistro del cervello, a primissimo impatto, The Master è una storia iniziatica liberamente ispirata alla nascita di una delle più influenti e popolari sette del ‘900 mixata a un paio di romanzi. Grande fotografia, musiche suggestive. Dialoghi serrati, scene impattanti e due eccezionali attori protagonisti. Quando poi si procederà con la Visione di pancia ce ne sbatterà il cazzo dell’estetica, dei personaggi, delle scenografie, del commento sonoro, delle battute, del montaggio, del ritmo… perché si inizia a soffrire. Nel corpo e con l’anima. Ci sono stati almeno 4/5 punti in cui non ho capito (poi però sì) perché mi è venuto un magone angosciante e una voglia di piangere disperata, come avessi interamente assorbito i tormenti del disagiatissimo protagonista. Anzi, senza il come; non vedevo più Joaquin Phoenix. C’ero io lì. Io con la mia storia. I miei traumi. E il mio cazzo di dolore represso e dimenticato. E mi sono ritrovato a fare auditing col Maestro. Ottimo film d’autore al servizio dello Spettatore; contemporaneamente un’esperienza per l’Umano dietro la Maschera/Spettatore.
Continua a leggere acquistando il numero 92
copia digitale PDF: 3,00 euro
copia cartacea: 10,00 euro