Fra ‘tecnoribellione’, Università d’Estate e occupazioni, i ‘fascisti del terzo millennio’
L’autunno 2017 e l’inverno del 2018 verranno ricordati per l’ascesa elettorale di CasaPound Italia (CPI), e la ‘scoperta’, per la sovraesposizione mediatica, di un movimento che si sta radicando nelle periferie, della cosiddetta onda nera. CPI potrebbe riuscire a entrare in Parlamento, e il desiderio di autosdoganarsi ha spinto i ‘fascisti del terzo millennio’ a invitare il 29 settembre scorso, nella sede occupata romana di via Napoleone III, due giornalisti come Enrico Mentana e Corrado Formigli, che hanno entrambi presenziato a un confronto col vicepresidente Simone Di Stefano.
L’organo di stampa di CasaPound, Il Primato Nazionale, riferiva, in relazione all’incontro con Mentana, che “a CasaPound nessuno ha paura della discussione politica”, descrivendo l’iniziativa come qualcosa che non ha “niente a che vedere con la solita aria fritta, nulla a che fare con qualche soporifero talk show” (1).
Secondo diversi osservatori però è avvenuto un ulteriore sdoganamento, nonostante la cosa sia stata negata da Mentana, dato che “se un movimento partecipa con proprie liste alle elezioni è la democrazia che lo legittima”; esisterebbe invece “un pregiudizio” sui “fascisti del terzo millennio”, ma ora è stato fatto un bel “pezzo di strada”, posizione ribadita anche da Formigli, conduttore di Piazzapulita, talk show de La7, secondo cui “quest’aurea di censura e di illegalità che vi circonda [è] fuori luogo”, perché da un lato CPI è “esattamente dentro il gioco istituzionale, dentro il gioco democratico” mentre dall’altro “il confronto democratico è il sale delle nostra civiltà” e “incontrarsi serve a superare i pregiudizi”; e pur condannando “alcuni episodi di violenza che sono insopportabili e contrastano il vostro percorso verso l’inserimento in una democrazia”, CPI è considerata “una forza di cui” Formigli respinge “l’idea del mondo, che però ha diritto di esistere”; rimarcando tuttavia un discrimine con “altre forze di estrema destra di cui non faccio il nome” che, come spiegava Mentana, ancora “utilizzano metodi e situazioni che riportano indietro le lancette” – il riferimento è a Forza Nuova e all’area skinheads, i cui riflettori della stampa si sono accesi su alcuni episodi incresciosi, come l’irruzione degli skinhead nella sede di Como di Senza Frontiere e il blitz forzanovista di fronte al quotidiano la Repubblica.
Ha colpito inoltre l’affermazione di CPI a Ostia per il rinnovo del X Municipio della capitale, composto da quasi 230 mila abitanti, dove la formazione neofascista ha preso il 9%. “Grazie a tutti coloro che ci hanno votato: a quelli che lo hanno fatto perché ci hanno visto ogni giorno al loro fianco nelle strade e nelle piazze di Ostia, e a quelli che hanno avuto il coraggio di pensare con la propria testa e la capacità di non farsi ipnotizzare dalle velenose sirene dei media. Questo non è un punto di arrivo ma è una nuova partenza e il prossimo stop, ne siamo certi, sarà Montecitorio”.
Queste le prime dichiarazioni a caldo del candidato di CasaPound, Luca Marsella. “Il 9% è un risultato eclatante frutto del radicamento e dell’impegno costante sul territorio, festeggiamo una vittoria di popolo”; “Da Nuova al Villaggio San Giorgio di Acilia arrivano i risultati migliori: doppiato il Pd e superato il centrodestra. Qui CasaPound è l’unico movimento presente e che difende gli italiani e non poteva essere altrimenti. Aiutiamo 250 famiglie con la raccolta alimentare, difendiamo anziani e disabili dagli sfratti, siamo diventati un vero e proprio sindacato del popolo” (2).
Parliamo di un pezzo di Roma distante 20 chilometri dall’Eur, che fu il lido dei romani per tanti anni, reso famoso per l’uccisione di Pier Paolo Pasolini, morto sull’idroscalo oltre quarant’anni anni fa. Motivo? “Del fasto di un tempo – sottolinea Adnkronos – rimane solo il ricordo sbiadito sui muri dei palazzi anni ’20. Avanzano il degrado e l’incuria. In un territorio sospeso che porta le cicatrici degli abusi, il dramma del racket con gli stabilimenti dati alle fiamme” (3).
Il municipio, simbolo di Mafia Capitale per i numerosi arresti e per il commissariamento, è letteralmente un punto zero politico ma soprattutto sociale: “A Ostia abbiamo ottenuto una vittoria senza precedenti che ci proietta diritti in Parlamento” dice Di Stefano. “CPI si è piazzata quarta forza in campo dopo M5s, centrodestra e Pd, e arrivando a toccare punte anche del 20% nei quartieri popolari, da tempo abbandonati dalla politica di tutti gli schieramenti” spiega il Corriere della Sera. A Origami, settimanale culturale de La Stampa, al giornalista Ilario Lombardo, De Stefano dichiara: “A Lucca abbiamo preso l’8% ed eletto due consiglieri. Entreremo in Parlamento, ne siamo certi. Se non sarà ora, sarà tra cinque anni». Certo, l’aggressione al giornalista di Nemo da parte di Roberto Spada, “personaggio piuttosto noto sul litorale, già balzato agli onori delle cronache per avere aperto una palestra completamente abusiva a Ostia, uno dei maggiori esponenti della famiglia Spada che, sul litorale, gestisce affari e rapporti […] [coi] Casamonica”, noti gangster sinti, non ha giovato all’immagine dei fascisti del terzo millennio. Spada infatti, appartiene a “una famiglia Sinti italiana, coinvolta nell’inchiesta Sub Urbe che nell’aprile del 2016 portò all’arresto di dieci componenti di un vero e proprio clan criminale, come ha scritto il Gip di Roma Anna Maria Fattori, che si è fatto largo sul litorale tra minacce, tradimenti, «stanze delle torture» e pestaggi, «sostituendo il potere già detenuto dalla famiglia Fasciani con la quale era alleata e prendendo possesso delle case popolari di gran parte di Ostia Ponente»” (4).
Spada è stato ritratto in foto col candidato di CasaPound, immagini girate sui social network e che hanno confermato quanto detto da Alessandro Ambrosini – giornalista ed editore del noto web magazine www.nottecriminale.it, con un passato nel Fronte della gioventù missino – a RaiNews24: citando Mafia Capitale e le dichiarazioni intercettate di Ermanno Buzzi (“Con immigrati si fanno molti più soldi che con la droga”), Ambrosini ha dichiarato che vi è sempre stato, specie in alcune realtà come Roma, a partire dagli anni Settanta, un legame fra certi ambienti del crimine organizzato locale e alcuni settori del radicalismo di destra, dalla banda della Magliana in poi, settori criminali che arrivano a gestire i flussi migratori ai danni degli immigrati, portando poi la destra a una certa reticenza nel denunciare certi legami, creando invece facili capri espiatori (5).
Ma a questo punto una domanda è d’obbligo: da dove viene questa ascesa? Cercheremo di capirlo analizzando la storia di CasaPound, o meglio, le sue radici politico-culturali, scoprendo le sue strategie politiche.
Fra ‘tecnoribellione’, Università d’Estate e occupazioni: le origini del ‘fascismo del terzo millennio’
“La notte del 26 dicembre 2003 un gruppo di militanti della destra radicale romana, guidati da Gianluca Iannone, il popolare leader della band Zetazeroalfa, guida l’occupazione di un palazzo pubblico abbandonato all’Esquilino, alle spalle della stazione Termini. Gli attivisti conducono da un anno e mezzo l’esperienza di Casa Montag, un ‘centro sociale’ aperto nel luglio 2002 all’estrema periferia, sulla Tiberina, dedito ad attività culturali. Con CasaPound il movimento delle occupazioni non conformi evolve verso un più diretto impegno sociale e politico. In pochi mesi si succedono i tentativi di occupazione delle varie Casa Italia (ai Parioli, al Torrino, a Monti), per affrontare il dramma dei senzatetto, tutte stroncate rapidamente dagli sgomberi polizieschi” (6).
Così, descrivendo l’occupazione di via Napoleone III del 2003, Ugo Maria Tassinari, noto giornalista e blogger di sinistra che studia da oltre trent’anni la fascisteria italiana, racconta la nascita ufficiale di CasaPound. Il gruppo parla di diritto al “mutuo sociale” contro gli arricchimenti di finanziarie, banche e immobiliari, e rifacendosi al poeta americano Ezra Pound, infatuatosi di Mussolini e critico verso lo strapotere di banche e della finanza e che arrivò ad aderire alla Rsi, spiega che il fitto è usura, mentre il possesso della casa un diritto naturale, come spiegato da Simone di Stefano e Flavio Nardi a Tassinari nel documentario I colori del nero (Immaginapoli, 2004). Anche lo stemma, la tartaruga stilizzata, un animale che la casa se la porta appresso per tutta la vita, è il simbolo di questa idea, che fu travasata nel programma elettorale della lista La Destra–Fiamma tricolore nel 2006, quando CPI si presentò con la candidata Daniela Santanchè, come parte della componente proveniente dal Ms-Fiamma tricolore.
Ma per capire le origini dei ‘fascisti del III millennio’, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, all’8 settembre 1991 – una data storica per la fascisteria, che corrisponde all’armistizio del 1943 proclamato dal maresciallo Pietro Badoglio, portando alla nascita della Rsi e all’occupazione dell’Italia da parte dei nazisti – quando inizia la storia dei tecnoribelli di Meridiano Zero: “una fucina di talenti ed evidente fonte di ispirazione della più innovativa esperienza nel decennio successivo, CasaPound” (7), una vicenda breve e intensa, consumatasi in meno di due anni, con il gruppo che si autodissolve alla vigilia dell’entrata in vigore della legge Mancino.
Creato da Rainaldo Graziani, figlio dell’animatore del Movimento politico Ordine nuovo, Clemente Graziani, creatore del piccolo centro culturale Leonardo collegato a una omonima libreria radicata nella zona sudorientale di Roma, Graziani jr. diventa alla fine degli anni ’80 il punto di contatto di Gabriele Adinolfi, il leader di Terza posizione (Tp), esule in Francia dopo la strage di Bologna e oggi riferimento di CasaPound. Questi affiderà a Graziani jr. Orientamenti e Ricerche, organo del “Centro Studi ed Iniziative Metapolitiche Orientamenti & Ricerca” (8), creato a Parigi nel 1983, una rivista che rappresenta la continuità ideologica del gruppo dirigente all’estero di Tp e riferimento di quel terzaposizionismo d’Oltralpe (il movimento Troisiéme voie, che oggi è rinato gemellandosi a CasaPound) che guarda un po’ alle ‘terze vie’ fasciste e un po’ al trasversalismo “né destra né sinistra” della nouvelle droite.
Graziani inoltre, negli anni Ottanta, è in ottimi rapporti con Gianni Alemanno, all’epoca segretario nazionale del Fronte della gioventù (Fdg) in quota rautiana (poi genero di Pino Rauti, in quel momento segretario del Msi) (9), e gli affida la scuola quadri per i militanti romani del Fdg, iniziativa che si conclude quando Fini riconquista il partito, anche per fratture determinatesi nella galassia giovanile missina (Fdg e Fuan) dopo la decisione del Msi di appoggiare l’intervento americano in Iraq. A quel punto Graziani ne esce, tirandosi dietro vari giovani camerati ‘puri e duri’ (è il periodo del boom del Movimento Politico Occidentale di Maurizio Boccacci, parte del network skinhead che muove i primi passi, e che si contende con Graziani jr. i giovani neofascisti), tutti “contrari alla manipolazione genetica, in difesa di tutto ciò che è naturale, contro lo sviluppo tecnologico selvaggio”, in rottura con le ‘gabbie del Novecento’, visto che “il neofascismo commemorativo ci è estraneo. Il fascismo e il nazismo ci interessano come fasi storiche rappresentative di valori etici, ma noi ci occupiamo del futuro: siamo solo un gruppo di giovani non omologati alla massa” (10).
Andranno ad animare Meridiano Zero e vari circoli culturali (come l’Associazione di cultura tradizionale La Vandea, a Roma, a Montesacro, che pubblica un bollettino usato per chiedere autorizzazioni per i cortei; il Coordinamento degli studenti medi-Meridiano zero, Studenti indipendenti per un movimento unitario, che presenta una lista nelle elezioni scolastiche in vari licei romani, e infine TNT Studenti e dinamite, che pubblica il bollettino Mr. Tuttle), per radicarsi fra i giovani.
Base ideologica di Meridiano Zero e della rivista Orientamenti e Ricerche è il pensiero del rivoluzionario-conservatore tedesco Ernst Jünger nel Trattato del Ribelle, dove per sopravvivere alla fagocitante transizione, l’evoluzione dell’anarca partigiano (diverso dal delinquente perché – chiariva Jünger – più che spezzare la legge, vorrebbe cambiarla) deve incarnarsi nell’originale figura del Ribelle, “il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto”, braccato da mondialismo e globalizzazione, ma capace di lottare, spingendosi dalla ‘piccola guerra santa’ al traghettamento, per riappropriarsi delle ‘libertà naturali’ compresse da un pervadente sistema tirannico, elusa la trappola del voto elettorale.
Ogni forma di resistenza disinteressata, anche individuale, avrebbe spinto l’anarca jüngheriano, il vero Ribelle (figura celebrata da tutta la destra anticonformista, da quella radicale a quella ‘nuova’), a “passare al bosco”, a entrare in clandestinità, operare sul territorio, sostenuto dalle comunità residenti, come guerrigliero: “Per quel che riguarda il luogo – spiega Jünger –, il bosco è dappertutto: in zone disabitate e nelle città, dove il Ribelle vive nascosto oppure si maschera dietro il paravento di una professione. Il bosco è nel deserto, il bosco è nella macchia. Il bosco è in patria e in ogni luogo dove il Ribelle possa praticare la resistenza. Ma soprattutto il bosco è nelle retrovie del nemico stesso. Il Ribelle non si lascia abbagliare dall’illusione ottica che vede in ogni aggressore un nemico della patria.
Egli conosce bene i campi di lavoro forzato, i nascondigli degli oppressi, le minoranze in attesa che scocchi l’ora fatale. […] Il Ribelle organizza la rete di informazioni, il sabotaggio, la diffusione delle notizie tra la popolazione” (11). La ‘fuga’ è un mezzo per praticare l’ascesi, un’autorealizzazione per “la formazione di uomini nuovi”. Il nemico numero uno è “il potere tecnocratico [che] vuole uccidere l’uomo, profanando il mondo, rendendo artificiale l’esistenza, arrestando il corso della storia, sopprimendo ogni forma di cultura, cancellando ogni senso di appartenenza, ogni etnia, ogni nazionalità. Utilizzando gli strumenti offerti dalle tecnologie avanzate questa nuova forma di totalitarismo planetario pretende di omologare uomini e popoli in un’unica e avvilente tipologia: quella del consumatore, dell’utente il cui scopo sia generare profitto”, spiega Meridiano Zero, perché “la tecnocrazia determinerà nuovi scenari: l’economia domina la politica tramite la ricerca scientifica e noi siamo contro, perché la tecnica deve essere messa a servizio dei popoli”.
L’arma è la tecnoribellione, insomma, un altro modo ‘romantico’ per designare la lotta a quel mondialismo globalista contro cui si scagliano la nouvelle droite europea e in Italia la redazione di Orion. È la comune passione per Jünger a rafforzare l’amicizia e la collaborazione fra Graziani e Maurizio Murelli, direttore di Orion, spingendolo ad archiviare la fase ‘nazionalcomunista’ e a ‘rifascistizzarsi’, rivalutando non solo il fascismo storico ma anche il ruolo storico di Ordine nuovo, precedentemente liquidato come espressione reazionaria della vecchia destra extraparlamentare.
Finito Meridiano Zero, Graziani jr. anima attorno a Sinergie europee – aggregazione culturale di matrice nazionalbolscevica che ha visto la confluenza di membri del radicalismo di destra e dei settori più radicali della nouvelle droite in Europa, animata dall’ex esponente del Grece belga Robert Steukers – il Centro Studi Trans Lineam, organizzando in Italia le ultime edizioni dell’Università d’Estate. Ed è qui, nell’edizione del 2000, che si gettano le basi per la nascita di CasaPound.
L’Università d’Estate 2000 (29 luglio-2 agosto 2000) fu la più importante kermesse ludico-politica della destra radicale, perché parteciparono rappresentanze dell’estrema destra italiana ed europea. Gli atti vennero pubblicati ne Il pensiero armato. Idee shock per una cultura dell’azione, e furono trattati temi come l’antimondialismo (Mario Consoli, Il denaro, grimaldello del potere mondialista, e Carlo Terracciano, La ruota e il remo. Geopolitica e “Dottrina delle Tre Liberazioni”: una risposta al progetto Mondialista della globalizzazione), il negazionismo sull’Olocausto (Jürgen Graf, Il revisionismo storico) ma soprattutto – ed è questo il denominatore col futuro progetto di CPI – il ruolo delle comunità militanti giovanili, nell’intervento di Piero Puschiavo del Veneto fronte skinheads, Un senso di appartenenza (12).
Adinolfi, orgoglioso della portata dell’happening, registra su Orion la presenza di quadri locali di An e della Lega Nord: “Vi è stata una coesione immediata di gruppi eterogenei: una trentina di realtà provenienti da oltre quaranta città italiane; realtà autonome, realtà metapolitiche e realtà militanti tra le quali spiccavano quadri nazionali di Forza nuova, quadri della Fiamma, assessori di An che non erano saltimbanchi del politichese ma espressioni di realtà militanti territorialmente radicate; il tutto condito dalla presenza leghista” (13).
Mentre le precedenti Università d’Estate di Sinergie europee nascevano sulla falsariga di quelle del Grece francese, con dibattiti e convegni culturali, quella del 2000 è diversa, e vuole venire incontro ai giovani, come spiega il creatore del mensile, Murelli: “Rispetto all’impostazione originaria delle Università d’Estate precedentemente svoltesi, quest’ultima si differenzia di molto. Gli incontri succedutisi negli anni Novanta, prima in Belgio e in Francia e Italia poi, avevano come caratteristica quella di un’impostazione molto élitaria ed erano centrate sull’imposizione di dotte lezioni al limite dello specialismo. […] Quest’anno si è dunque affidata l’organizzazione dell’università a chi la concepiva più come happening giovanile, poco formale. L’influenza giovanile è stata nutrita. La sera durante i concerti e i tornei si sono contate anche oltre cinquecento presenze, mentre di giorno, durante gli interventi, ci si è più o meno attestati attorno alle duecento presenze. […] si sono gettate le basi per un’opportunità, quella di creare una rete antagonista oltre i normali schemi organizzativi, sarà il futuro a dirci se sarà messa a frutto” (14).
E non è un caso che dopo Trans Lineam, a curare le attività didattiche delle successive Università d’Estate sarà il Centro Studi Polaris di Adinolfi, erede del citato Centro Studi ed Iniziative Metapolitiche Orientamenti & Ricerca. L’area si anima due anni dopo, a seguito dell’Università d’estate 2002, quando il 12 luglio 2002 ex esponenti del Movimento politico occidentale, fra cui Gianluca Iannone, e del Fronte della gioventù missino (la Divisione Artistica, anch’essa aderente a Meridiano Zero) occupano fuori Roma, in via Tiberina 801, un edificio ribattezzato Casa Montag, in onore di Guy Montag, protagonista di Fahrenheit 451: nasce così l’“area non conforme”, caratterizzata dalle OSA (Occupazioni a Scopo Abitativo), sul modello della rete Action della sinistra antagonista, e dalle ONC (Occupazioni Non Conformi), spazi di socializzazione fra i militanti, centri sociali dove fare arte, musica e teatro “non conforme”; nel 2003, con l’occupazione dello stabile all’Esquilino, questa realtà diverrà CasaPound.
Le cause sociali di un’ascesa
Il resto è cronaca di un’ascesa, dato che il palazzo di via Napoleone III è oggi non solo un centro sociale di destra che fa politica supportando certe realtà (dalla Destra di Storace a, recentemente, la Lega Nord di Salvini), ma è anche il nucleo di un network politico e associativo con più di cento sedi in tutta Italia ricco di associazioni sportive, volontariato, escursionismo e protezione civile, munito di un forte circuito informativo (dal quotidiano online Il Primato Nazionale alla webradio Bandiera Nera, più una presenza capillare sui social) e una grande capacità di radicarsi fra i giovani, nei quartieri disagiati e nelle periferie, per creare reti di distribuzione di beni di prima necessità, ed è riuscito anche a irrompere nel circuito mediatico mainstream, conquistando visibilità: il ‘sogno nel cassetto’ è sfondare la barriera del 3% ed entrare in Parlamento il prossimo 4 marzo.
Obiettivo raggiungibile, visto che negli ultimi anni, in Italia e in tutta Europa oramai – si pensi ad Alba Dorata (15) – si assiste al costante aumento dell’influenza degli estremismi di destra e di movimenti di matrice apertamente neofascista, la cui presenza è sempre più imponente e le cui idee sono sempre più vicine al sentire comune degli strati bassi della popolazione, il che li rende una delle maggiori forze anti-establishment.
Con la definizione “fascisti del terzo millennio”, CPI intende sottolineare la sua continuità ideologica col Ventennio, che vuole applicare ai problemi della dialettica sociale postmoderna. CasaPound, a differenza di altri movimenti affini, non si propone come forza antidemocratica, ma si presenta puntualmente come lista autonoma alle amministrative, nel 2013, nel 2016 e ora alle politiche del 2018. La presenza in tutta Europa di soggetti che si rifanno palesemente al passato nazifascista – a differenze dei populismi classici, soggetti post-industriali e quindi post-ideologici, ma che fanno leva sugli interessi di classe del ceto medio colpito dalla crisi – da Alba Dorata in Grecia al National Front in Inghilterra passando per CasaPound e Forza Nuova in Italia, fino al caso dell’Npd in Germania, dimostra che il fascismo è un fenomeno storico-sociale facente parte dell’eredità culturale e politica europea – ergo non si può pretendere che interventi come la legge Scelba, la legge Mancino e la più recente legge Fiano, o certe esternazioni, anche fatte a sproposito, come quella di demolire i monumenti fascisti e quindi la memoria storica connessa, possano eliminare quell’area. Il problema è l’attuale situazione economica e sociale.
Con i dovuti distinguo – la storia non si ripete mai uguale – un parallelismo si può fare: furono l’austerità e la deflazione a favorire la vittoria nazionalsocialista nella Germania weimariana. L’iperinflazione post bellica finì nel 1923, quando il cancelliere Gustav Strasemann introdusse la nuova valuta, il Rentenmark, con tagli da 100 bilioni, opzione che favorì la fiducia da parte dell’economia tedesca che portò a una sostanziale stabilizzazione nel gennaio 1924. Da allora si sviluppò la fobia tedesca per l’inflazione con la conseguente reticenza a stampare moneta. La crisi del 1929 coglie la Germania impreparata e con strumenti inadeguati (fu una grande crisi del credito, con conseguente mancanza di moneta), e si innesca una forte deflazione che tocca punte di -8% e -10% nel ‘31 e ‘32; segue un drammatico crollo del Pil (circa -20% in tre anni). Le successive manovre dei governi che si susseguono a Weimar, che impediscono di immettere liquidità sul mercato, determinano l’aggravarsi della situazione, con la conseguente chiusura di imprese e il licenziamento di milioni di tedeschi.
Fu in quel contesto che in quei due anni, fra ben tre elezioni anticipate, che il Nsdap di Adolf Hitler, in un Paese con 6 milioni di disoccupati, otterrà nel marzo 1933 più di 17 milioni di voti (17.277.180), arrivando al 43,9% (dal 33,1% del 1932), contro il 18,3% della Spd e il 12,3% dei comunisti. Ottenuto il potere, Hitler approvò il piano dell’allora presidente della Bundesbank, il banchiere ebreo Hjalmar Schacht, di scuola monetarista – l’uomo che, nominato nel 1923 responsabile economico della Repubblica di Weimar, con politiche deflattive ridusse l’iperinflazione postbellica. Shacht impone nel 1934 l’emissione di bond speciali, i cosiddetti Me.Fo, a nome della Metallurgische Forschungsgesellschaft m.b.H (Società per la ricerca in campo metallurgico) – la compagnia statale fittizia creata dal governo hitleriano per finanziare la ripresa economica tedesca e, al contempo, il riarmo, aggirando di fatto i limiti e le imposizioni del Trattato di Versailles.
Questi titoli erano certificati di credito circolante e parallelo garantiti dallo Stato tedesco, con cui la Bundesbank pagò le imprese per sostenere le commesse pubbliche. In seguito Schacht – processato a Norimberga ma giudicato non colpevole – spiegò d’aver pensato che “se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti Me.Fo non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. In realtà erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l’energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva del popolo”. Insomma una proposta di marca keynesiana, ma fatta propria dal nazismo appena giunto al potere (16), come analizza anche Stefano Sylos Labini – aprendo un dibattito che è stato poi ripreso da SinistrainRete. it (17) – evidenziando quanto le politiche economiche/monetarie fossero assolutamente distinte e diverse dalle teorie politiche di Hitler e, dunque, sarebbero potute essere attuate anche da un governo democratico.
Schacht aveva proposto la creazione dei Me.Fo. ai vari governi susseguitisi a Weimar dal 1924, ma non fu mai accettata per sottostare ai diktat del Trattato di Versailles. Da anni l’Unione europea applica l’austerità e le ricette deflattive. “Per la Ue la socialdemocrazia è considerata una politica ‘radicale’” (18) e quindi boicottata, gli si preferisce l’ordoliberismo, e l’impoverimento dei cittadini è sotto gli occhi di tutti – oltre a essere ormai registrato in qualsiasi studio e statistica. L’estrema destra, tra cui CasaPound, e il fronte populista se ne avvantaggiano, radicandosi nei territori e facendo politica nei quartieri come un tempo facevano le sinistre ‘di classe’, oggi grandi assenti. Le destre aumentano anche perché la sinistra radicale è percepita – a ragione – come ‘stampella’ della sinistra liberale di governo, ed esperimenti soft come Sel, Sinistra italiana, Mdp, Possibile e oggi Liberi e uguali, non facilitano il discorso; non intercettano la protesta che monta negli strati popolari, e chi – a parole per lo più – attacca la Ue e l’euro, prende voti. È sintomatico che il Pc portoghese, che è aumentato alle ultime europee, è fra i partiti di sinistra che si sono pronunciati contro l’euro, come anche il Kke in Grecia, che ha contenuto Alba Dorata.
Quella italiana invece fatica a capire – eccetto poche eccezioni – che bisogna avviare una rottura con la Ue e con l’euro, e non solo ritoccare in senso sociale trattati irriformabili, dato che la moneta unica è tutto tranne un mezzo per unire i popoli europei; così facendo non fa intendere – diseducando il suo elettorato – che gli assetti politici, monetari e istituzionali della Ue e degli Stati al suo interno sono consustanziali. La sinistra ‘radicale’ italiana – ma discorsi alternativi stanno uscendo in altri Paesi, si pensi alla Francia con il socialista di estrema sinistra Mélénchon – si presenta con un basso profilo, ambiguo e soprattutto sfumato, dicendo di essere solo contro l’austerità (cosa affermata anche da leader liberali come Renzi) ma accettando il dogma europeista che identifica l’unità europea con la Ue neoliberista, una posizione tutt’altro che antisistemica. E, come ci dice anche l’ascesa delle destre estreme, una sinistra radicale che, soprattutto oggi, non è antisistemica, a che serve?
1) A. Della Guglia, A CasaPound il confronto è libero. Enrico Mentana incontra Simone Di Stefano, 14 settembre 2017, in http://www.ilprimatonazionale.it/politica/casapound-confronto-libero-enrico-mentana-incontra-simone-stefano-2714/
2) Cit. in C. Salvadori, Elezioni Ostia: boom di Casapound. Marsella: «Risultato eccezionale», Corriere della Sera, 6 novembre 2017
3) Mafia e degrado, benvenuti a Ostia beach, Adnkronos, 14 ottobre 2017, http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2017/10/14/mafia-degrado-benvenuti-ostiabeach_UKmBKMVvYPT2N19yNJMXEJ.html
4) Ostia, l’appoggio a CasaPound arriva dal boss legato ai Casamonica, Globalist, 20 ottobre 2017, http://www.globalist.it/politics/articolo/2017/10/30/ostia-l-appoggioa-casapound-arriva-dal-boss-legato-ai-casamonica-2014010.html
5) L’Italia s’è destra? Rainews24 tra disagio sociale, razzismo e fascismo, Rainews24, 22 dicembre 2017, http://www.rainews.it/dl/rainews/media/italia-destra-Rainews24-tra-disagio-sociale-razzismo-e-fascismo-824b1204-adc0-4d30-97c2-bc704744a27c.html
6) U. M. Tassinari, 26 dicembre 2003: con l’occupazione di via Napoleone III nasce CasaPound, Fascinazione.info, 26 dicembre 2017, http://www.fascinazione.info/2017/12/26-dicembre-2003-con-loccupazione-di.html
7) U. M. Tassinari, Calendiario: 8 settembre 1991/2: la nascita di Meridiano Zero, Ugomariatassinari.it, 8 settembre 2016, http://www.ugomariatassinari.it/8-settembre-1991-meridiano-zero/
8) M. Caprara e G. Semprini, Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Newton Compton, 2011, p. 547
9) Rauti farà scoprire ai giovani missini i temi della Nuova destra, intrattenendo rapporti col radicalismo di destra extraparlamentare e prendendo le distanze dal Front national di Jean-Marie Le Pen e dal leader missino Gianfranco Fini, che viravano con temi xenofobici, contrastandoli in nome del solidaristico motto differenzialista “aiutiamoli a casa loro”. I temi della Nuova destra vengono esplicitamente citati – concretizzati dall’impolitico al politico, dal metapolitico alla concretezza programmatica, un passaggio però non gradito da Marco Tarchi, teorico della corrente metapolitica legata alla nouvelle droite, che aveva rotto con la destra da tempo – nel libro, diffuso negli ambienti giovanili missini, delle dirigenti del Fdg Isabella Rauti e Annalisa Terranova (a cura di), Le radici e il progetto. Idee per un movimento di indipendenza nazionale, Settimo Sigillo, Roma 1989. Nel Msi e nella corrente rautiana, da cui proviene Tarchi e molti simpatizzanti neodestri, le tesi circolavano: nei documenti del Fdg che riprendevano le idee di de Benoist sullo “sviluppo autocentrico” dei popoli del Terzo Mondo, nei convegni femminili missini organizzati dal Centro Studi Futura, nei quali si parlava dello sradicamento delle donne immigrate, fino alle feste giovanili dove si insisteva sulla tesi che nel mondo si andava creando una nuova polarità Nord-Sud al posto di quella Est-Ovest successiva alla seconda guerra mondiale, e si predicava lo “sfondamento a sinistra” tramite la sintesi et-et fra destra e sinistra, insistendo “su temi quali il comunitarismo, l’anticapitalismo […], l’ecologismo (quello völkisch, basato sul radicamento etnico sangue e suolo), il terzomondismo” (M. L. Andriola, Chi è Stato Pino Rauti? Breve storia di un moderato al di sopra di ogni sospetto, Paginauno n. 31/2013). In una logica terzaforzista, usando il differenzialismo. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il manifesto nel 1988, Rauti dirà, in polemica con un Fini che flirtava con lo xenofobo Le Pen: “Nessuno si pone la domanda pregiudiziale: perché sono emigrati? Vi racconto un aneddoto, cosi spiego perché la penso diversamente dalla destra classica, e anche dalle tesi del mio partito. Una mattina di sette anni fa, insieme ad altri deputati della Commissione sanità, andai a Birmingham, per visitare una clinica di malattie mentali. Entrammo in città dalla periferia dove vivevano allora 400 mila immigrati di colore. Non vedemmo gli uomini che erano a lavorare, ma i bambini e le donne sotto un cielo grigio. E lì mi chiesi che ci stanno a fare, lontano dalla loro terra. Mi colpì lo sradicamento, lo spaventoso costo esistenziale. Perché poi è vero che riempiono le carceri e le cliniche psichiatriche. Voglio dire che nel difendere la nostra identità, noi europei dobbiamo difendere anche la loro identità, e dobbiamo contestare il meccanismo di sradicamento e di espulsione che li porta a vivere in condizioni drammatiche e a offrire manodopera a basso costo al neocapitalismo” (N. Rangeri, Il razzismo, trappola per la destra, intervista a Pino Rauti, Il manifesto, 10 maggio 1988)
10) M. Martucci, Meridiano Zero. Nella mischia, oltre la linea. Metapolitica fuori dagli schemi, dalla parte del torto. Roma, 8 settembre 1991, un quarto di secolo fa, in https://www.ultimavoce.it/meridiano-zero-solstizio-tecnoribelli/
11) E. Jünger, Trattato del Ribelle, Adelphi, 1990, p. 106. L’anarca jüngeriano è “il singolo, braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale egli sfugge scegliendo di ‘passare al bosco’; rifiutando, pur vivendoci, una volta per sempre questa società […] Non è un soldato, non conosce necessariamente le forme della vita militare né la sua disciplina: la sua vita può essere contemporaneamente più libera e più dura della vita militare. Per sapere cosa sia giusto non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito, le sua azioni non si conformano ad alcuna ideologia e in ogni ambito della vita, dal diritto alla proprietà, alle ‘armi’ da usare per la sua battaglia, la decisione sovrana spetta solamente a lui”. Il ribelle nel pensiero di Ernst Jünger, n. f., Mr. Tuttle, 1992. Cfr. inoltre i seguenti saggi neodestristi: A. de Benoist, L’operaio fra gli dei e i titani. Ernst Jünger «Sismografo» dell’era della tecnica, trad. it. di M. Tarchi, Asefi, 2000; H. Schwilk, Widerstand durch reine Geistesmacht. Ernst Jünger im Dritten Reich, in Criticón n. 157, 1998, pp. 22-27 ed. it. di M. Alessio, Resistere con la pura potenza dello spirito. Ernst Jünger nel Terzo Reich, Diorama letterario n. 222-223, febbraio-marzo 1999, pp. 29-33; M. Alessio, Le figure del destino: La trilogia jüngeriana sulla grande guerra, Transgressioni n. 20, gennaio-agosto 1995, pp. 57-92
12) Aa.Vv., Il pensiero armato. Idee shock per una cultura dell’azione, Roma, Edizioni Quattrocinqueuno, 2000
13) G. Adinolfi, Riqualificare le èlite nella concretezza, Orion, nuova serie, n. 191, agosto 2000
14) M. Murelli, Bilanci e prospettive, Orion, nuova serie, n. 191, agosto 2000
15) Cfr. M. L. Andriola, Grecia e Alba Dorata: la svastica sul Partenone. Una nuova o una vecchia destra?, Paginauno n. 52/2017
16) Cfr. J. M. Keynes, Il problema degli squilibri finanziari globali. La politica valutaria del dopoguerra (8 Settembre 1941), in Keynes J.M., Eutopia, Luca Fantacci et al. (a cura di), 2011, pp. 43-55. E. Mahe , Macro-economic policy and votes in the thirties: Germany (and The Netherlands) during the Great Depression, Real-World Economics Review Blog, 12 June 2012; G. Ruffolo, S. Sylos Labini, Il film della crisi. La mutazione del capitalismo, Einaudi, 2012 e H. H. G. Schacht, The Magic of Money, Oldbourne, 1967
17) Cfr. S. Sylos Labini, Il mago Schacht: le cambiali MEFO e la ripresa economica della Germania negli anni trenta, http://www.syloslabini.info/online/il-mago-schachtle-cambiali-mefo-e-la-ripresa-economica-della-germania-negli-anni-trenta/. Si tratta del cap. VII del libro Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall’austerità senza spaccare l’euro, a cura di B. Bossone, M. Cattaneo, E. Grazzini, S. Sylos Labini, con la prefazione di L. Gallino, MicroMega, 2015, ora in pdf al sito http://download.kataweb.it/micromega/monetafiscalegratuita.pdf
18) Giovanna Cracco, Europa: l’illusione socialdemocratica di Syriza e Podemos, Paginauno n. 41/2015