Le radici e la visione politica della destra neonazista ellenica
Mercoledì 7 ottobre 2020: sentenza storica nel processo contro Alba Dorata: la Corte greca ha stabilito che il partito è un’organizzazione criminale, condannando il leader, Nikos Michaloliakos, e altri sette ex deputati, per il reato di associazione a organizzazione criminale.
Durante l’incontro a Berlino i primi del febbraio 2015 fra il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaübe e il collega greco Yanis Varoufakis per parlare della situazione economica dello Stato ellenico, il portavoce del governo di Alexis Tsipras ha ricordato che “nessuno meglio della Germania” può capire la Grecia, avendo la consapevolezza di “come una profonda depressione insieme all’umiliazione nazionale e a una disperazione senza fine” possono avere conseguenze nefaste, dato che il “terzo partito del Parlamento di Atene è quello nazista”, riferendosi ad Alba Dorata.
Caratterizzata dal ‘meandro di Rodi’, un elemento decorativo tradizionale dell’arte greca contraddistinto da linee che si ripiegano su se stesse partendo da un punto centrale che, secondo alcuni, è stato scelto in quanto simile alla svastica nazista o a quella della Golden Dawn, società esoterica inglese nata nel XIX le cui teorie ispireranno molti futuri leader del Terzo Reich hitleriano, Alba Dorata sembra una contraddizione nell’ambito delle nuove destre politiche che si stanno via via affermando nel panorama politico europeo, per la maggiore formazioni politiche che cercano di distanziarsi dall’estrema destra neofascista.
Si pensi alla campagna mediatica condotta negli anni ’90 ai danni del Fpö di Jörg Haider, partito nazional-liberale con un palese passato neonazista capace di attrarre a sé, però, non solo i nostalgici dell’Anschluss (l’annessione dell’Austria al Reich nazista nel 1938), ma il voto interclassista dei più disparati ceti sociali, delusi dai socialisti e dai popolari. Però Haider stava ‘denazificando’ il suo partito, che fu addirittura membro dell’Internazionale liberale negli anni ’70. Ovviamente permanevano tesi volkisch, veicolate da quegli ambienti intellettuali vicini alla neue rechte, e se vi era nostalgia essa non era – almeno sulla carta – rivolta al Reich hitleriano, ma piuttosto verso quello asburgico.
Dall’underground alle vette: parabola di Alba Dorata
Il caso di Alba Dorata serve a far capire che, un insieme di fattori fra cui una serie di politiche di durissima austerity perpetrata prima dai socialisti e poi dalla sinistra radicale piegatasi alla troika, e l’assenza di una destra populista classica, hanno favorito l’ascesa di una destra ‘impresentabile’. Affermatasi nel 2012 con lo slogan xenofobo “Così possiamo liberare questa terra dalla sporcizia” (palese riferimento agli immigrati clandestini presenti in Grecia) (1), questo partito nazionalista greco ha condotto un’accesa campagna elettorale all’insegna, oltre che della critica serrata all’Unione europea, della lotta alla disoccupazione, della condanna delle politiche di austerità e contro l’immigrazione.
Alba Dorata entra per la prima volta nel Parlamento greco con il 6,97% delle preferenze, ottenendo 21 seggi su 300 e accattivandosi le simpatie di tutti quei greci spaventati dalla crisi e dall’immigrazione clandestina, e lo fa letteralmente facendo marciare i suoi parlamentari, leader alla testa, come facevano le formazioni paramilitari di estrema destra degli anni ’30. Ottiene alle elezioni parlamentari del 2015 – quelle che consacrano Alexis Tsipras Primo ministro greco, alla guida di Syriza, la sinistra plurale greca e, almeno all’inizio, faro di una sinistra critica verso l’austerity e le politiche ultraliberiste della troika – il 6,28% dei voti e 17 seggi, divenendo la terza forza politica del Paese. Alle elezioni anticipate di settembre, dopo le dimissioni del Primo ministro, ottiene il 7,09% dei voti, cioè 18 seggi, il suo miglior risultato dopo il 9,4% delle Europee 2014.
Nonostante questo, Alba Dorata rifiuta l’etichetta di partito neonazista, definendosi semplicemente ‘nazionalista’. Ci sono invece prove che confermerebbero l’esatto contrario. Il 15 maggio 2012, in un’intervista rilasciata alla tv privata Mega, il leader Nikólaos Michaloliàkos negò pubblicamente l’esistenza delle camere a gas nei lager nazisti, uno dei capisaldi dell’ideologia negazionista, che non nega tanto l’esistenza dei campi di concentramento tedeschi – anzi, relativizza il tutto comparandoli a quelli creati dagli Alleati e ai gulag sovietici – quanto la loro natura volutamente genocida: “Auschwitz? Cos’è successo ad Auschwitz? Io non ci sono andato. Voi? […] Non c’è stato nessun forno e nessuna camera a gas. È tutta una menzogna. Ho letto parecchi libri che hanno messo in dubbio la cifra propagandata di sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio. […] Hitler fu una delle più grandi personalità del ventesimo secolo” (2).
Oltre a queste allarmanti dichiarazioni, a conferma della natura neonazista di Alba Dorata vi sono gli eccellenti rapporti intrattenuti con le principali formazioni neofasciste e neonaziste di tutto il continente europeo, a cominciare dagli italiani di CasaPound e Forza Nuova, passando per il British National Party e i tedeschi della Nationaldemokratiche Partei Deutschland (Npd).
Ma è nel passato che dobbiamo andare per capire le sue radici neonaziste: Michaloliákos, leader di Alba Dorata, in un articolo pubblicato nel 1987 sull’omonimo organo ufficiale del partito, scriverà: “Siamo i soldati fedeli dell’ideologia Nazionalsocialista e nient’altro. […] NOI ESISTIAMO e continuiamo la battaglia, la battaglia per la vittoria finale della nostra razza… 1987, 42 anni più tardi, con la nostra mente e la nostra anima disponibili per l’ultima grande battaglia, con il nostro pensiero e il nostro spirito donati alle bandiere nere e rosse, con la nostra mente e la nostra anima disponibili al ricordo del nostro grande Leader, noi alziamo la nostra mano destra e salutiamo il Sole e con il coraggio, che deriva dal nostro orgoglio militare e dal nostro dovere nazionalsocialista, gridiamo pieni di passione, fede nel futuro e nelle nostre idee: HEIL HITLER!” (3).
La matrice nazista di Alba Dorata – e non meramente nazionalista – è qui espressa palesemente. In un editoriale del numero 5 del maggio-giugno 1981 dell’organo ufficiale del movimento, si legge inoltre: “Siamo nazisti, se ciò non disturba a livello espressivo (ci disturba) perché nel miracolo della Rivoluzione Tedesca del 1933 abbiamo visto la Potenza che libererà l’umanità dal marciume ebraico, abbiamo visto la Potenza che ci condurrà in un nuovo rinascimento europeo, abbiamo visto la splendida rinascita degli istinti ancestrali della razza, abbiamo visto una fuga possente dall’incubo dell’uomo massa industriale verso una nuova e nello stesso tempo antica ed eterna specie d’uomo, l’uomo degli dèi e dei semidei, il puro, ingenuo e violento uomo del mito e degli istinti”.
Nata nella metà degli anni ’80 come Laïkòs Sýndesmos-Chrysí Avgí (Lega popolare-Alba Dorata), tale formazione nasce come network di bande skinhead presenti nel centro di Atene, facendo il salto di qualità organizzativo, come abbiamo detto, con la crisi economica e le manovre di austerity imposte al Paese dalla troika, cavalcando anche un certo malcontento contro gli stranieri, veicolando in tale direzione l’ostilità verso l’establishment, accusato di riempire la Grecia di allogeni e di far pagare il conto agli autoctoni.
Ma le sue origini affondano nella dittatura dei colonnelli greci, quando, prima di creare Alba Dorata, Michaloliakos era entrato giovanissimo nel Movimento 4 Agosto di Kostantinos Plevris, autore del saggio Ebrei. La vera storia, nonché una delle figure più influenti del neofascismo greco. Il gruppo di Plevris era uno dei pochissimi gruppi politici tollerati dai colonnelli. Nel 1976 Michaloliakos è arrestato una prima volta per aver aggredito alcuni giornalisti che avevano seguito il funerale di Evangelos Mallios, il noto torturatore della Junta assassinato dal gruppo rivoluzionario di estrema sinistra “17 Novembre”. Verrà arrestato di nuovo nel 1978 per essere parte di un’organizzazione terroristica di estrema destra. Nel 1980 Michaloliàkos fonda la rivista Chrysi Avgi.
Egli, un matematico allontanato forzatamente dall’esercito greco, incontrerà lì esponenti di spicco della Giunta militare greca, ponendo le basi ideologiche per la nascita del network neonazista Alba Dorata. La chiusura di Chrysi Avgi nell’aprile 1984 avviene in corrispondenza dell’ingresso di Michaloliàkos nell’Unione politica nazionale, cartello populista greco, da cui si distaccherà nel gennaio 1985 per animare Alba Dorata, registrata nel 1993.
La formazione neonazista si caratterizzerà subito per posizioni panelleniche, contestando violentemente l’indipendenza della Macedonia dalla Jugoslavia – come spiega il quotidiano Eleftherotypia, documentando un episodio avvenuto il 10 ottobre 1992, quando trenta militanti di Alba Dorata aggrediranno gli studenti che utilizzavano il termine ‘Macedonia’ per indicare la nuova Repubblica di Macedonia – ed elogiando non casualmente la figura di Alessandro Magno, da loro visto come greco, e non come macedone.
Non a caso, nel 1996, quando Alba Dorata si presenta alle elezioni prendendo un deludente 0,07%, il partito verrà rappresentato da Giannis Giannopolus – che intratterrà rapporti con l’Afrikaner Weerstandsbeweging, gruppo neonazista sudafricano favorevole all’apartheid e che rivendica l’autogoverno di una nazione bianca per soli boeri, il Boerestaat, sul modello delle repubbliche boere del XIX secolo – nella Mosca di El’cin, in un vertice dei partiti dell’ultradestra europea, che regalerà per il compleanno di Vladimir Žirinovskij, leader del Partito Liberaldemocratico, una formazione nazionalista di estrema destra, un busto del condottiero macedone – senza dimenticare le cerimonie con le pire accese davanti al monumento del re spartano Leonida alle Termopili, che frenò l’avanzata dei persiani del re Serse, simbolo del riscatto ellenico contro lo straniero.
Una Weimar ellenica?
Ma è stata solo la crisi economica ad aver spinto parti consistenti di greci di ceto medio-basso a far diventare Alba Dorata il terzo partito? Certo che no. La situazione greca ricorda molto – lo notano diversi osservatori – quella della Repubblica di Weimar nell’immediato primo dopoguerra, con una forte inflazione, forze di governo che portano avanti manovre di tagli al welfare state e, purtroppo, una formazione politica di sinistra, Syriza (come la Spd degli anni ’20), che dopo essersi presentata come l’unica alternativa antiliberista ai governi precedenti e promosso un referendum consultivo nel luglio 2015 sull’approvazione del piano proposto dai creditori internazionali per un nuovo programma di supporto finanziario, ha subito dopo ceduto ai suoi ricatti, perpetrando una politica di privatizzazioni di beni basilari, per esempio delle municipalizzate di acqua e gas, spesso poi comprate da aziende straniere. A questo si aggiunge disoccupazione al 27%, tagli alle pensioni e aumento delle imposte. L’estrema destra riesce perciò ad affermarsi senza ambiguità, senza giochi di parole, senza svolte e distacchi da passati scomodi, sventolando la difesa del popolo greco sia dai poteri economici internazionali che dagli immigrati, usati come capro espiatorio del malessere sociale.
E così Alba Dorata sostiene che il Paese dispone di gas, petrolio, bauxite, oro, argento e ferro, e occorrono politiche per sfruttare questi giacimenti anche in chiave geopolitica. Sei i punti economici del suo programma: nuovo welfare per controbilanciare quello distrutto dal memorandum della troika, quindi agevolazioni fiscali per tutte le coppie che hanno più di un figlio, riduzione dell’80% del contributo statale ai partiti da destinare ai nuovi nati greci, ammortizzatori sociali per madri single e per le famiglie numerose; a queste politiche – declinate in salsa esclusivista, per emarginare gli stranieri e spingerli ad abbandonare lo Stato ellenico – affianca il vecchio cavallo di battaglia delle sinistre socialcomuniste, cioè la nazionalizzazione delle riserve energetiche, come il gas presente a Creta, che secondo i dati della Deutsche Bank ammonta a 427 miliardi di euro. Il tutto al fine di operare una redistribuzione dell’economia nazionale con l’obiettivo di stimolare la produzione primaria interna. Chiede infine l’espulsione dalla vita pubblica politica dei condannati, la confisca dei beni ai soggetti condannati per truffa e peculato, la riduzione del 30% dei deputati e, ovviamente, l’eliminazione del memorandum imposto dalla troika.
È indubbio che il consenso di Alba Dorata non è esploso negli ultimi anni, attestandosi sempre intorno al 6/7%, ma ciò non significa che non possa crescere, soprattutto se le politiche economiche imposte alla Grecia continueranno a portare il Paese verso il baratro.
1) G. Rabinowitz, Greece’s Jewish community warns of returns to fascism, in http://www.jta.org/2012/05/08/news-opinion/world/greeces-jewish-community-warns-ofreturn-to-fascism, 8 maggio 2012
2) Cosa è successo ad Auschwitz? Io non ci sono stato, in Giornalettismo.com, 15 maggio 2012
3) Cit. in iefimerida.gr, 30 aprile 2012