Sabrina Campolongo |
Recensione de Gli anni fulgenti di Miss Brodie, Muriel Spark
“Il problema più delicato era stato quello di presentare Miss Brodie in una luce contemporaneamente positiva e negativa”. Questa riflessione, espressa a circa metà del romanzo, è affidata a Sandy, l’allieva prediletta di Miss Brodie, ma mi piace pensare che si tratti di un messaggio della stessa Muriel Spark, una strizzata d’occhio al lettore, per strappare il suo applauso. In effetti il problema era delicato, ma lei è riuscita a risolverlo brillantemente, creando un personaggio di rara ambiguità: giudicare la sua Miss Brodie secondo una logica dualistica come buona o cattiva, morale o amorale, è tutt’altro che semplice. Quel che è evidente è che si tratta di un’insegnante e di una donna fuori dagli schemi. Fuori posto, anche, all’interno della Marcia Blaine, scuola femminile decisamente tradizionalista nella Edimburgo degli anni ‘30, con le sue uniformi e il suo motto, sottolineato su una Bibbia posata sotto al ritratto virile della fondatrice: “Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore”.
Jean Brodie è ben lontana dal concetto biblico di donna perfetta, e ancor più lontana dall’essere l’insegnante ideale della Marcia Blaine. I suoi metodi a dir poco non convenzionali la rendono più che sospetta agli occhi della direttrice, Miss Mackay, che la tiene d’occhio in attesa di trovare un pretesto per liberarsene. Ma non immaginate il professor Keating de L’attimo fuggente. Miss Brodie sì, trascina le sue allieve fuori dalle aule, ma le sue lezioni sotto l’olmo in giardino non vertono tanto sulla poesia o sull’importanza del pensiero critico, quanto sull’epica privata della stessa Miss Brodie, le sue avventure sentimentali, opportunamente romanzate, le sue fascinazioni politiche, Mussolini prima e Hitler poi, le sue vacanze all’estero, quali creme sia meglio utilizzare per la pelle e quali pittori siano da apprezzare: Giotto più di Leonardo, per esempio, in quanto ‘suo preferito’.
Il piano di studi regolare viene sostituito da un ‘piano Brodie’ fondato sulle idee, le idiosincrasie e le passioni di questa vitale zitella edimburghese, sulla vita, sull’arte e sul mondo. Un piano che non si esaurisce all’interno del ciclo di studi in cui le giovani donne sono a lei affidate, ma che continua a coinvolgerle anche negli anni successivi, durante i quali il circolo delle ‘sue’ ragazze – cinque prescelte, ognuna per una sua particolare abilità, anche questa attribuita loro da Miss Brodie stessa, ovviamente – viene riunito settimanalmente davanti a una tazza di tè, per un confronto sulle reciproche novità. Il piano di Miss Brodie si spinge fino a voler trasformare due delle allieve in ‘doppi’ di se stessa, destinandone una, Rose “l’istintiva”, al ruolo di amante dell’uomo a cui ha rinunciato, pur essendone innamorata, perché la relazione adultera con un cattolico le è parsa inopportuna, e l’altra, Sandy “l’intuitiva”, al ruolo di testimone di questa relazione, con il compito di osservare e riferire a lei.
Come se non bastasse, le ragazze sono da subito arruolate nell’esercito di Miss Brodie nella sottile ma sempre più aperta guerra che la vede opposta a Miss Mackay, che non esita da parte sua a usare la propria influenza per indurle a spifferare qualcosa che possa aiutarla a buttare fuori l’eccentrica Miss Brodie dal corpo insegnanti, un corpo insegnanti composto essenzialmente da zitelle più o meno stagionate, lascito della Grande Guerra, silentemente schierate sul fronte della direttrice. L’unica eccezione è costituita da due professori maschi, i quali subiscono almeno quanto le sue ragazze il fascino di questa bizzarra insegnante, “bellissima e fragile”.
La fragilità di Miss Brodie, dichiarata ma non esplicitata, attraversa in modo latente tutto il romanzo, come una luce visibile per alcuni personaggi – Sandy più di tutti – appena intravista dal lettore, e invisibile a Miss Brodie stessa, che per gran parte del tempo non fa che dichiarare di essere “nel suo fulgore”, il periodo migliore della sua vita, un fulgore che, afferma, ha scelto di mettere a frutto unicamente per le sue allieve, per fare di loro, con le sue parole, la crème de la crème. Cosa sia per Miss Brodie la crème de la crème non è sempre chiaro, come ogni sua affermazione necessita di essere decriptata. “Per me l’educazione è un condurre fuori ciò che è già presente nell’anima dell’allieva” ribadisce più volte, in opposizione a quello che lei identifica come il metodo di Miss Mackay, che consisterebbe nel ficcare nozioni nella testa delle allieve, ma poi ripete, altre volte: “Datemi una bambina in età influenzabile e sarà mia per la vita”. Jean Brodie è senza dubbio una manipolatrice, eppure Sandy, anni dopo averla tradita, ammetterà che “il difettoso senso di autocritica di Miss Brodie non era stato privo di effetti benefici e arricchenti”.
È fuor di dubbio che Miss Brodie sia un’esperienza fondante nella vita delle sue ex allieve, che pur adulte parlano di lei, portano fiori sulla sua tomba, o si recano a trovare Sandy in convento per parlare ancora di lei, l’unico elemento che le abbia mai unite. Il loro delicato rapporto con Miss Brodie viene ricostruito attraverso episodi posati su un piano temporale in continuo movimento. I frequenti flashback e flashforward, a volte all’interno dello stesso paragrafo, interrompono il flusso della narrazione e tengono costantemente in gioco il lettore, che si trova tra le mani tessere di un puzzle che deve comporre da solo, se non si accontenta di scoprire cosa è accaduto. Del resto, non c’è mistero, da questo punto di vista, nessuna suspense: siamo da subito informati di tutti i ‘colpi di scena’, che pertanto non sono più tali: il tradimento, il fatto che Sandy sia diventata suora di clausura, la morte di un’altra allieva del gruppo, la goffa Mary.
Il mistero che ci spinge ad andare oltre non è legato a cosa accadrà, dal momento che tutto è già accaduto, ma alla questione ben più complessa del perché è accaduto. Perché Sandy ha tradito, perché si è fatta suora? La questione è particolarmente cruciale, dal momento che per gran parte del libro siamo nella mente di Sandy. Anche se il punto di vista non è mai in prima persona, abbiamo l’impressione che la necessità di ricostruire le vicende sia la sua, e che suoi siano anche l’ordine e le priorità tra gli eventi da narrare. Il metodo da lei scelto è, dalla sua stessa voce, quello più economico, non può che essere questo.
Che cosa intenda Sandy, e di conseguenza Muriel Spark, per economico viene chiarito nel momento in cui Sandy si rende conto che il professore di arte, Teddy Lloyd, l’oggetto della ‘rinuncia’ di Miss Brodie, a sua volta innamorato di lei, non fa che riprodurla in ognuno dei ritratti che ci tiene a eseguire delle ‘ragazze Brodie’. “Sandy rimase affascinata dall’economia del metodo di Teddy Lloyd, così come quattro anni prima era rimasta affascinata dalle varianti di Miss Brodie alla sua storia d’amore, quando aveva sovrapposto al suo primo innamorato del tempo di guerra le qualità del professore di disegno e del maestro di canto, da poco entrati nella sua orbita. Il metodo di presentazione di Teddy Lloyd era molto simile, estremamente economico, e da allora Sandy restò sempre dell’idea che, dovendo scegliere tra varie linee d’azione, la più economica era la migliore. Fu proprio a questo principio che Sandy si ispirò quando giunse il momento di tradire Miss Brodie”.
Come si può dedurre da questo passaggio, il metodo economico si fonda su sovrapposizione e sostituzione. Il professor Lloyd sovrappone il volto della donna che ama al volto delle ragazze che, essendo state scelte da lei, portano più decisamente la sua impronta, e va ben oltre, cercando di sostituirla nel suo letto con almeno due di loro, riuscendoci solo con una, Sandy. Si potrebbe affermare, con una certa dose di cinismo, che, non potendo avere l’originale, si accontenti di una copia, ma Lloyd non si limita a questo: come nei suoi ritratti riesce a imprimere in ognuno dei volti diversi i tratti di Miss Brodie, così possiamo immaginare che il suo sguardo trasfiguri Sandy, facendo emergere la Miss Brodie che è in lei, allo stesso modo in cui Miss Brodie riusciva a vedere nei suoi attuali corteggiatori l’aura del suo perduto primo amore.
La scelta del verbo trasfigurare non è casuale, come vedremo. Sandy tradisce Miss Brodie nell’autunno del 1937, rivelando a Miss Mackay il penchant per il fascismo della sua ex insegnante, regalandole così il pretesto che cercava per licenziarla. Durante quell’estate, Sandy era diventata l’amante di Teddy Lloyd, il quale continuava a dipingere ritratti inesorabilmente somiglianti a Miss Brodie. Non vi sono elementi che portino a pensare che Sandy fosse gelosa, però, e nemmeno che mostrino che Sandy avesse mai davvero desiderato Lloyd. Invece leggiamo: “Quanto più Sandy constatava che lui era sempre innamorato di Jean Brodie, tanto più si sentiva incuriosita dalla mente che amava quella donna”.
È possibile che entrambi vedano nell’altro l’immagine della stessa donna amata? Il fatto che, lasciandolo, alla fine dell’estate, Sandy “si complimentò con Teddy Lloyd per l’economia del suo metodo” e “Teddy Lloyd si complimentò per l’economia del suo”, parrebbe confermarlo. Sebbene non vi sia mai un’espressione diretta di pulsioni sessuali di Sandy verso la sua ex insegnante, diversi elementi concorrono a far nascere il sospetto che la sua attrazione per lei vada al di là della semplice fascinazione.
E quando Sandy afferma rabbiosamente, di Miss Brodie: “Questa donna è lesbica e non sa di esserlo”, non è difficile pensare che invece stia parlando di se stessa, se pensiamo al tenore delle sue fantasie e al suo interesse che non è eccessivo definire morboso per la vita sessuale e sentimentale di Miss Brodie – interesse che ha condiviso con la migliore amica Jenny, finché lei, crescendo, ha cominciato a pensare ad altro, lasciandola sola con la sua ossessione. Un altro indizio a favore dell’omosessualità inconsapevole di Sandy potrebbe essere il lungo passaggio dedicato a un personaggio marginale e altrimenti superfluo, una donna poliziotto che, per aver interrogato Jenny in merito al suo incontro con un esibizionista, popola le fantasie di Sandy per mesi, spingendola a chiedere di continuo all’amica di raccontare la sua apparizione, l’aspetto, persino la pronuncia della donna, trascurando invece quasi del tutto la figura del maniaco.
Seguendo il metodo economico della sostituzione, possiamo spingerci a pensare che, come Miss Brodie ha sostituito Teddy Lloyd con un surrogato meno affascinante, il professore di canto Lowther, Sandy sostituisca l’oggetto proibito del suo desiderio con l’uomo che invece ha avuto accesso a quel corpo e quell’anima. La delusione, rendendosi conto di non poter avere né essere Miss Brodie, unita a una seconda delusione derivante dall’essersi resa conto della fallibilità, e la conseguente pericolosità, di quest’ultima – poche righe prima del racconto del tradimento, non a caso, Sandy apprende che, nel suo incosciente attivismo, Miss Brodie aveva mandato un’altra compagna a morire in Spagna, per un fronte, quello franchista, verso cui lei stessa l’aveva diretta, “facendola ragionare” – possono essere le ragioni che l’hanno condotta verso la via più economica e vantaggiosa per tutti, cioè la deposizione di Miss Brodie stessa, la fine del suo fulgore.
Da sole però queste ragioni non bastano a spiegare la successiva conversione di Sandy al cattolicesimo, spinta fino al punto di scegliere la via del convento di clausura. In parte, anche questo costituisce un tradimento di Miss Brodie, la quale frequentava tutte le chiese tranne quella cattolica, “una Chiesa fondata sulla superstizione” buona solo per “chi non voleva ragionare con la propria testa”, ma in questa scelta estrema si può vedere allo stesso tempo una ribellione contro il calvinismo scozzese verso cui Sandy aveva cominciato a interessarsi attorno ai quindici anni, per scoprire un Dio sadico che prova piacere “nell’istillare in alcuni un illusorio senso di gioia e salvezza in modo che poi la sorpresa risultasse tanto più atroce”. Non è difficile intravedere in questo “illusorio senso di gioia e salvezza”, Miss Brodie che promette alle ragazze che diventeranno la crème de la crème, quell’esaltazione unica nella quale le ha fatte vivere per anni, solo scegliendole.
Nessuna del gruppo delle Brodie è diventata la crème de la crème: due ragazze sono morte, una è diventata un’attrice piuttosto ordinaria; Rose, il cui destino era quello di essere “una grande amante” e vivere “al di sopra della morale” ha scelto invece un tranquillo matrimonio di interesse, le altre si arrabattano tra una carriera non eclatante e una vita privata assolutamente nella norma. Dal punto di vista di Sandy, il Dio di Calvino, nel corpo di Miss Brodie, andava punito, o almeno, come afferma lei stessa, arginato: “Crede di essere la Provvidenza, crede di essere il Dio di Calvino che vede il principio e la fine”. Eppure, dopo aver scelto il Dio cattolico che concede il libero arbitrio ed è disposto al perdono, Sandy non sembra trovare la pace, anzi, e non solo perché tra le file della Chiesa cattolica ha “incontrato un bel po’ di fascisti meno amabili di Miss Brodie”. Il modo in cui si aggrappa alle sbarre del parlatorio, mentre i visitatori la riportano al passato, e le sue parole “Oh, a suo modo era un’innocente”, sembrano sottintendere, se non un pentimento, comunque uno stato di inquietudine.
Sandy, diventata suora, ha scelto il nome di suor Helena della Trasfigurazione (Helena, come Elena di Troia, una delle donne “nel loro fulgore” alle quali Miss Brodie si comparava nei giorni d’oro), e scopriamo che in convento ha guadagnato una certa celebrità – e alcuni privilegi, come quello di ricevere visite – scrivendo un libro dal titolo La trasfigurazione del banale (o meglio del luogo comune, dal momento che il titolo originale è The trasfiguration of commonplace). Non sappiamo nulla del trattato di Sandy, al di là del titolo e del fatto che ha a che fare con la percezione etica, quindi possiamo solo fare delle ipotesi su come la trasfigurazione del luogo comune influisca sul concetto di bene e male, ma di certo non può essere casuale che la parola trasfigurazione ritorni nel nome scelto per sé da Sandy.
“E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” riporta il vangelo di Matteo. Nell’episodio evangelico della Trasfigurazione, Gesù si apparta con tre discepoli prescelti per mostrarsi a loro nello splendore della vita divina che è in lui. Il concetto di trasfigurazione cristiana ha quindi a che fare più con quello di svelamento che di trasformazione, dal momento che Gesù, mostrandosi avvolto nella luce, rivela la sua vera natura. Con questa idea nella mente, tutto il romanzo può essere visto come il tentativo di Sandy di svelare gli avvenimenti come parte di un tutto, di cogliere la luce che li attraversa e li lega. La trasfigurazione del passato è il passaggio necessario per ridimensionare il libero arbitrio e anche per trovare spazio al perdono.
I fatti, trasformati in narrazione, rivelano legami misteriosi. Un episodio apparentemente banale, un piccolo incidente nel laboratorio di scienze che coinvolge una delle ragazze, Mary, facendola correre avanti e indietro spaventata da lingue di fuoco che escono dalle provette, evoca esattamente la sua morte in un incendio, che avverrà anni dopo, conferendogli la luce di un’anticipazione del destino, o un segno della Provvidenza, dal punto di vista di uno scrittore cattolico come lo era Muriel Spark, che si era convertita nel 1954, solo tre anni prima della pubblicazione del suo primo romanzo, e soleva ripetere che solo diventando cattolica era riuscita a vedere l’esistenza umana come un intero, così come un romanziere ha bisogno di fare.
In questo senso Gli anni fulgenti può essere anche visto come un romanzo sulla necessità della narrazione e sui suoi meccanismi. Nel personaggio di Sandy-suor Helena e nel suo bisogno di ricostruire il passato, narrandolo, per riappacificarsi con Miss Brodie e con se stessa, si può cogliere una metafora dello scrittore e del suo bisogno di trasfigurare la sua vita per venirci a patti. Ma lo scrittore è sicuramente anche una Miss Brodie, che gioca a fare Dio, plasmando la vita dei suoi personaggi e facendoli muovere in una realtà emanazione di se stesso, di cui vede “il principio e la fine”.
Gli anni fulgenti di Miss Brodie, Muriel Spark, Adelphi, 1961
(traduzione di Adriana Bottini)