EASTER PARADE, Richard Yates, Minimum fax, 283 pagg., 11,50 euro
Sarah e Emily sono due sorelle che attraversano la vita dall’infanzia alla maturità. Bella, prosperosa, perfettamente integrata, secondo i dettami della società americana, la prima si sposa, va a vivere in un bel villino e dà alla luce tre figli. Irrequieta, perennemente a disagio in un mondo di cui fatica a sopportare la superficialità e l’omologazione, è la seconda. Per entrambe l’esistenza è un continuo scontro, in cerca di una correlazione possibile tra le loro illusioni e le risposte della realtà. Al termine del percorso, lungo il quale l’autore racconta dell’America, il risultato sarà l’infelicità. In questo romanzo, Yates ripropone la tematica cara a Flaubert tradotta nel linguaggio della società complessa del Novecento. E per farlo, a suo avviso, non c’è modo migliore se non entrando nel cuore del focolare domestico; in quel ricettacolo di traumi e paure su cui si forma la personalità di ogni individuo. Se per Tolstoj tutte le famiglie felici si assomigliano, per lo scrittore americano le famiglie felici non esistono affatto. E in questa saga familiare, Yates dimostra di conoscere talmente bene la realtà che rappresenta in ogni suo romanzo, da permetterci di dire che Emily – la sorella più piccola – c’est lui. (Gio Sandri)
OSTAGGI A TEATRO, Angelo Gaccione, Ferrari Editore, 202 pagg., 15,00 euro
C’è una costante che attraversa i personaggi dei testi teatrali qui raccolti. È qualcosa di poco definibile, che va oltre la quotidiana difficoltà di rispettare il patto di buon proseguimento con gli altri. In ognuna delle quattordici opere presenti nel volume – che si tratti di un rapporto affettivo giunto al termine, dell’amore sconfinato per l’arte o di una solitudine conquistata a fatica – il confronto inevitabile e definitivo è sempre con la vita e con quel capestro che spesso in modo troppo sbrigativo definiamo il mondo di oggi. Si potrebbe parlare di una sorta di trascendenza mai espressa per intero, eppure profondamente intuibile da chiunque abbia provato almeno una volta nella vita il disagio di essere fuori posto pur sentendosi nel giusto, di vedere nel prossimo un nemico a sua volta incolpevole. Sulle storie raccontate aleggia il ghigno di una forza superiore che assomiglia molto all’aria che respiriamo. Malgrado ciò, nessuno di questi personaggi cede mai alla debolezza di vivere da vinto. Al contrario, ognuno di questi viene colto nel momento di una scelta estrema che rappresenta un’affermazione di identità, la rivolta contro la dittatura del buon senso, anche quando il prezzo da pagare è la perdita della felicità a ogni costo. (Gio Sandri)
MARTA NELLA CORRENTE, Elena Rausa, Neri Pozza, 272 pagg., 16,00 euro
Se è possibile, o anche solo pensabile, scrivere ancora di campi di concentramento e di Resistenza, se si può aggiungere qualcosa a quello che i testimoni diretti hanno già raccontato, è un interrogativo che resta senza risposta. Sceglie di farlo, in ogni caso, Elena Rausa, in questo suo primo romanzo, ma l’impressione è che a guidare la penna non sia l’ambizione di aggiungere qualcosa a quel capitolo della nostra Storia, quanto il desiderio di parlare di sopravvissuti, e del prezzo che si debba pagare per la sopravvivenza a un evento così drammatico come la morte di
una persona amata, quando sopravvivere ha il sapore di un tradimento. Tradire la memoria, l’assenza e il dolore, perché la vita, parafrasando De Andrè, ha la vita come solo argomento. Così una psicologa con i capelli bianchi, con i suoi non detti e i suoi numeri tatuati – e poi cancellati – sul braccio, si perde e si ritrova negli occhi e nei silenzi, altrettanto ostinati, di una bambina rimasta orfana; mentre un uomo convinto di essersi già giocato – male – tutte le carte, si vede offerta un’inattesa, feroce possibilità di riparare a errori e peccati di omissione, e di riafferrare, in coda, un senso. (Gio Sandri)