Immunità di legge, Il Pedante e P.P. Dal Monte, Imprimatur, 202 pagg., 16,00 euro
Pubblicato nel 2018, Immunità di legge ragiona sul Decreto Lorenzin che ha reso obbligatorie dieci vaccinazioni infantili. Con i dovuti distinguo, ora che si torna a parlare di vaccini e obbligatorietà, tre sono gli spunti di riflessione utili. 1. Le categorie mediatiche “i medici” e “la scienza” – inesistenti come realtà omogenee prive di pluralità di pensiero – create per consegnare una Verità indiscutibile e dunque delegittimare le voci critiche (basti ricordare l’accusa di no-vax al prof. Crisanti). 2. L’assunzione de “la scienza”, da parte della politica, come sinonimo di certezza su cui modulare la politica stessa, quando la scienza non è certo questo se non per ipotesi di base acquisite da tempo e confermate da numerosi esperimenti. 3. Il problema del metodo scientifico: complessità e ripetibilità, con il criterio di asseverazione che ormai poggia sulla fenomenologia (la pubblicazione su riviste scientifiche) e non più sull’esperimento stesso. Dopodiché, in merito all’approvazione di vaccini anti-Covid che hanno visto fasi sperimentali ridotte all’osso, non va nemmeno dimenticato che l’EMA è finanziata per oltre l’80% dall’industria farmaceutica, mentre l’OMS principalmente da fondi privati – su cui svetta Bill Gates – che vincolano le proprie donazioni a progetti specifici. (G. Cracco)
Genere e capitale, Silvia Federici, Derive Approdi, 132 pagg., 12,00 euro
È possibile una lettura femminista di Marx? E, se così fosse, come porsi di fronte alle teorie del filosofo? A partire da questi due quesiti, Silvia Federici propone la rilettura del corpus teorico marxiano, spingendo la sua riflessione oltre le linee dello stesso Marx, interrogando i silenzi in relazione alle differenze di genere e razza nella definizione del modo di produzione capitalistico e della lotta di classe. Il problema centrale riguarda il rapporto teorico-politico che persiste tra il marxismo e il femminismo, riflettendo sulla definizione di “lavoro”; l’intento è quello di delineare un femminismo anticapitalista, determinato a mettere la vita al centro della politica sociale, per articolare il discorso femminista “fuori dalla casa”. Il percorso affronta l’attualità di un problema presente nella nostra società, nonché il pregiudizio sul ruolo/utilità della figura femminile riservato alla sfera sessuale e procreativa: le basi del sessismo e del razzismo sono, allora, la diretta espressione di differenti mercati del lavoro, dove è lo stesso potere a far comprendere le proprie esigenze. Nel volume, Silvia Federici elabora e indaga nuovi strumenti politici e concettuali, capaci di cogliere le sfide del presente in cui viviamo, sia sul piano teorico che su quello politico. (P. Puggioni)
L’altra Brexit, Bepi Pezzulli, Milano Finanza, 178 pagg.
Nella narrazione sulla Brexit è difficile trovare analisi che tengano conto di tutti gli aspetti: culturali, politici, geopolitici ed economici – finanza ed economia reale. Troppo alta la posta in palio – un Paese che decide di lasciare la Ue – perché le visioni contrarie all’uscita non si trasformino in propaganda che paventa ogni sorta di imminente catastrofe incombente sulla ‘folle’ Gran Bretagna che ha deciso di ballare da sola. Il testo di Pezzulli, per quanto focalizzato solo sulla questione finanziaria – con un rapido passaggio geopolitico – è un contraltare a tutto questo, e dunque utile. Si legge così che il Piano di sviluppo della City, mirato a fare del Miglio Quadrato l’epicentro occidentale della finanza cinese e islamica, data 2012, e ha percorso con determinazione le tappe che si era prefissato, soprattutto nella collaborazione con la Cina; la quotazione a Londra della Aramco è invece andata male, ma l’attenzione alla finanza Sharia-compliant produce emissioni di titoli, investimenti e corsi di laurea specialistica. Dal Deal sottoscritto la vigilia di Natale il comparto finanziario è stato escluso: Hard Brexit, di fatto – salvo gli inevitabili mesi di misure transitorie. L’impressione è che la City non pianga: non è sull’euro né sull’Europa il suo sguardo futuro. Vedremo. (G. Cracco)