Insegnare a vivere, Edgar Morin, Raffaello Cortina Editore, 115 pagg., 11,00 euro
Ultimo saggio della trilogia dedicata all’educazione, Insegnare a vivere è un vero e proprio manifesto per il superamento dell’attuale sistema scolastico e l’affermazione di un modello d’insegnamento più evoluto e completo. Morin denuncia soprattutto l’iper-specializzazione e la separazione dei saperi che porta a dare un’enfasi particolare alle materie tecno-economiche. L’educazione attuale viene spesso ridotta all’acquisizione di competenze socio-professionali a scapito di quelle competenze esistenziali che potrebbero generale un circolo virtuoso in grado di rigenerare la cultura. È proprio al concetto di “circolazione” che si riaggancia Morin, ipotizzando una messa in comune dei saperi che favorisca collegamenti e alleanze, così da incoraggiare la capacità di riflettere e di interrogarsi su di sé e sul mondo in un’ottica sistemica e organica che possa stimolare la comprensione, superando la parzialità del pensiero settario e gerarchico. L’essere umano, infatti, comprende in sé tanto la dimensione biologica quanto quella individuale e sociale, ed è solo dalla riflessione sull’interconnessione di queste dimensioni che si può addivenire a quel progresso etico che permetterebbe di proseguire nella strada dell’ominizzazione. (M. Farina)
Economia dell’imperduto, Anne Carson,Utopia Editore, 192 pagg., 18,00 euro
Opera della poetessa e studiosa Anne Carson, Economia dell’imperduto è un saggio che si interroga sul rapporto tra poesia ed economia in un contesto sociale che tende a rapportare il valore dell’esistente al prezzo a esso attribuito. Per compiere questa complessa riflessione, l’autrice si affida all’analisi dei versi di Simonide di Ceo, vissuto in Grecia tra il sesto e il quinto secolo a.C., e di Paul Celan, poeta rumeno di origine ebraica vissuto nel ventesimo secolo. Simonide fu uno dei primi intellettuali ad accettare di ricevere un compenso in cambio della composizione di un’opera, mentre Celan, sopravvissuto all’Olocausto, visse la fase storica di affermazione di un sistema capitalistico di reificazione. Cosa si perde nella parola quando essa da dono diventa merce? È su questo che si interroga la Carson analizzando con cura meticolosa le composizioni dei due autori e mettendole a confronto. Al di là del valore attribuito da qualsiasi strumento convenzionale, è sull’essenzialità della parola che bisogna concentrarsi ovvero sul suo spreco. Nell’imperduto che emerge dal lavoro di sottrazione, di pulizia e di scavo condotto in questo originalissimo testo risplende il valore profondo dell’opera poetica. (M. Farina)
Storia della paternità, Jacques Dupuis, Edizioni Paginauno, 270 pagg., 24,00 euro
L’uomo è sempre stato padre? Qual è l’origine dei tabù dei nostri giorni? Dupuis, storico, geografo, etnologo e antropologo, ci racconta la nascita della presa di coscienza della paternità. Attraverso testimonianze letterarie, archeologiche ed etnologiche, Dupuis delinea l’esistenza di una Età aurea della condizione femminile in cui la Donna, ritenuta unica genitrice, era investita della massima considerazione in tutte le sfere del vivere sociale. Con la scoperta del ruolo attivo svolto dall’uomo nella procreazione e con l’avvento della Età degli Eroi, conseguente all’epoca delle guerre, ha inizio la rivoluzione patrilineare. La coscienza della paternità dà all’atto sessuale una nuova connotazione morale: alla completa libertà sessuale, caratteristica dell’epoca precedente, subentra il timore di quei tabù, quali l’incesto, la prostituzione, l’omosessualità, che tuttora esistono nelle società contemporanee. Forte dello studio delle mitologie antiche e delle testimonianze fornitegli dall’etnologia, Dupuis data la scoperta della paternità attorno al V millennio. Questa datazione gli consente di elaborare una cronologia della nascita e dell’evoluzione del gruppo sociale definito ‘famiglia’; Dupuis si pone quindi in contrasto con le tematiche dell’antropologia fissista, propugnatrice del concetto di flusso cronologico. (Gio Sandri)