Radici e legami del partito padano con l’estrema destra austrotedesca di Haider
Come abbiamo visto nello scorso numero di Paginauno, dietro al progetto politico del populismo alpino di Jörg Haider, ex governatore della Carinzia e leader indiscusso del Fpö,radici e legami del partito padano con l’estrema destra austrotedesca di Haider vi è l’influsso delle tesi etnocentriche e differenzialiste elaborate in Francia dalla nouvelle droite. I punti di riferimento ideologico del politico austriaco erano Andreas Mölzer e Jürgen Hatzenbichler, i quali, provenienti dai circoli austriaci della locale nuova destra, si misero al servizio di Haider per dare al programma elettorale del Fpö un certo spessore culturale, pescando direttamente nel pangermanesimo e nella Rivoluzione conservatrice (1). Ma il partito dell’ormai defunto Haider – che qualche anno prima di morire aveva dato vita al Bzö, cioè ad Alleanza per il futuro dell’Austria, un partito conservatore populista più ‘moderato’ rispetto a quello precedente, che, successivamente, è degenerato in aperto neonazismo – come moltissimi partiti populisti o semplicemente di estrema destra, intrattiene rapporti con moltissimi partiti affini. Uno di questi partiti lo conosciamo tutti molto bene, è la Lega Nord (2).
Non analizzerò dettagliatamente i rapporti, tutti esistenti e tutti documentati, fra nuova destra europea, la galassia neonazista, l’estrema destra ‘rosso-bruna’ nazionalcomunitarista e il ‘nuovo’ partito 2.0 di Mr. Maroni, quello pragmatico, quello del 75% di tasse al Nord, che vedremo in altra sede, ma le relazioni intrattenute fra il partito dell’austriaco Haider e quello, quando ancora “ce l’aveva duro”, di Umberto Bossi. Vedremo le somiglianze ideologiche fra questi due partiti.
Contro il mondialismo, contro l’Europa delle banche, per l’Europa delle Patrie
È dalla metà degli anni Novanta che il partito del Senatur e quello di Jörg Haider intrattengono cordiali ‘rapporti diplomatici’. Il 3 ottobre 1999 il Fpö riuscì a ottenere il 27% dei consensi, divenendo il secondo partito politico austriaco. La cosa, visti i trascorsi palesemente neonazisti dei Freiheitlichen austriaci, come già visto nel precedente articolo, destò grande preoccupazione in quasi tutto il mondo politico europeo. Il 16 ottobre, a Vicenza, il leader dell’ultradestra austriaca si incontrò col leader populista italiano (‘padano’) Umberto Bossi, cementando definitivamente l’alleanza politica fra la Lega Nord e il Freiheitliche Partei Österreich (il Partito della libertà dell’Austria). Entrambi sono micronazionalisti, entrambi sono per il federalismo etnico, entrambi sono critici verso l’Unione europea, dominata dalle banche, dalle lobby finanziarie e dai grossi potentati economici, entrambi sono contro l’immigrazione, specie quella extraeuropea, che cancella le identità locali europee, ed entrambi sono per il ripristino di forme di democrazia diretta, leaderistica e plebiscitaria all’interno della ‘piccola patria’. Secondo l’organo leghista La Padania, le similitudini fra il movimento autonomista padano e quello austriaco sono anche di tipo geopolitico, visto che ambo i soggetti appartengono alla Mitteleuropa: “Nella Mitteleuropa ci sono le radici vere dell’Europa, in quanto in quest’area i popoli sono uniti da un modo d’essere e da una cultura comuni che si oppongono all’annientamento della società operato dalla globalizzazione, voluta dai grandi finanzieri” (3).
Questa visione complottistica dell’antimondialismo, che contesta la globalizzazione in maniera completamente diversa dalle critiche fatte dal movimento no global o dai teorici neomarxisti e della sinistra radicale, in nome del ritorno a una piccola patria autarchica, dove l’omogeneità etnoculturale è alla base della cittadinanza, è la ‘sottile linea nera’ che collega i populismi di destra, apparentemente non nostalgici, con le estreme destre neofasciste e neonaziste di tutta Europa.
Non a caso Haider è stato osannato da politici come Pino Rauti, ex leader defunto del Movimento sociale fiamma tricolore, come Roberto Fiore, ex animatore del movimento nazionalrivoluzionario Terza Posizione e ora leader indiscusso di Forza Nuova, dagli ambienti più nostalgici e ‘militanti’ della vecchia Alleanza nazionale, cioè la ‘destra sociale’ di Alemanno, ecc., e dalla cosiddetta galassia nazionalbolscevica, o ‘rosso-bruna’, italiana, che gravita attorno a Synergies Européennes, un think tank animato nel 1993 da Robert Steukers, ex leader della nouvelle droite franco-belga distaccatosi da de Benoist su posizioni molto più estremiste e nazionalrivoluzionarie, e ripropone le tesi europeiste dell’ex SS belga Jean Thiriart, leader di Jeune Europe, movimento transnazionale di destra (4).
Questo movimento, in Italia, gravita attorno al progetto Sinergie Europee, alle riviste Orion, Aurora ed Eurasia (quest’ultima una sorta di LiMes di estrema destra), e a persone come gli editori-librai Maurizio Murelli e Marco Battarra, direttori della Società Editrice Barbarossa e titolari della libreria milanese Spazio Ritter, a scrittori come il fondamentalista islamico Claudio Mutti, ex di Jeune Europe, Carlo Terracciano, vicino alla nuova destra italiana (scriveva per l’organo Elementi e Diorama letterario) e discepolo, in seguito, di Freda, indagato per la strage di Piazza Fontana, e Gabriele Adinolfi. L’area ‘rosso-bruna’, grazie all’eurodeputato Mario Borghezio, ex militante di Jeune Europe, Ordine Nuovo e amico di Freda (5), ha intrattenuto ‘cordiali’ rapporti con certi ambienti radicali del partito padano nei primissimi anni Novanta (6), dato che collaborò alla rivista neonazista Orion – come recentemente ha ammesso Murelli all’Unità (7), il quale propose all’amico Mario di aderire a Torino alla Lega per diffondere meglio le idee nazionaleuropeiste, xenofobe, complottistiche e antimondialiste del gruppo – e ha cercato di infiltrarsi, visto che sono filopalestinesi e favorevoli al ‘socialismo nazionale’, nelle manifestazioni animate dai centri sociali e da Rifondazione comunista (8). Di questa galassia parleremo in altri articoli futuri.
Tutti questi ambienti videro in Haider un punto di riferimento. Tutti espressero una forte simpatia per il leader populista. Tutti, è il caso di dirlo, hanno coltivato rapporti più o meno organici coi circoli culturali della nuova destra e tutti criticano il mondialismo.
Tornando alla Lega Nord, che analizzeremo meglio in altra sede, questa intrattenne eccellenti rapporti col leader austriaco nel Nord-Est italiano, zona dove il partito autonomista padano prende moltissimi voti, zona confinante con la Carinzia e con la Slovenia. Entrambi i movimenti, che potremmo tranquillamente classificare come appartenenti alla famiglia dei populismi alpini, si identificano con una comune identità locale ‘mitteleuropea’, una vera e propria fortezza da preservare contro ogni forma di invasione allogena (9). Cambia la zona, ma il nemico è sempre lo stesso: l’immigrato. Nell’alpina Carinzia l’immigrato è lo sloveno, che desidera il bilinguismo, che desidera parità come tutti coloro che vivono in questa regione dell’Austria, oppure il ceco, lo slovacco, l’ungherese (non dimentichiamoci che l’Impero Asburgico era, dalla metà del XIX secolo, l’Impero Austro-Ungarico… Haider e i suoi, insomma, discriminavano, e discriminano, coloro che avevano parità nel vecchio impero) e il polacco, cioè tutti coloro che vivono nell’area danubiana, che sono mitteleuropei come gli austriaci. Si vede che esistono mitteleuropei di serie A e di serie B…
Per il leghista, invece, che non ha mai smesso di accanirsi contro un meridione ‘parassitario’ e ‘terrone’ che ha cancellato la ‘pura identità nordica e celtica’, il nemico allogeno è l’albanese, il magrebino, lo slavo, il profugo che fugge dalla povertà e dalla guerra. La Lega, e qui la sua contiguità con le idee della nouvelle droite francese è palese, fa sua l’idea etnopluralista, elaborata, come già visto, dai circoli di Amburgo della Neue Rechte nazionalrivoluzionaria gravitanti attorno alla rivista Junges Forum di Henning Eichberg. Secondo il leghista Borghezio, l’etnopluralismo è “una concezione essenzialmente antiautoritaria e antiuniversalista; è la risposta più efficace e coerente al progetto di omologazione e di assimilazione a modelli culturali e comportamenti unificanti che la società dei consumi porta con sé” (10). La lotta al mondialismo animata dai populismi etnici, a cui appartengono partiti di destra come Lega Nord, Freiheitliche Partei Österreich, Vlaams Belang, Front national, Bloc Identitaire, Mouvement Nation, Parti de force nouvelle, l’Unione di centro in Svizzera, il Npd, la Dvu e il Republikaner Partei in Germania ecc., è una lotta non contro le ingiustizie perpetrate dalla globalizzazione, cioè il tipo di lotta attuata dalla sinistra radicale no global, ma contro la cancellazione delle ‘naturali differenze’ etnoculturali.
Uno dei libri cardini di quest’area particolare della destra radicale è Le système à tuer les peuples (Il sistema per uccidere i popoli), di Guillaume Faye, ex esponente di spicco della nouvelle droite francese, allontanatosi da Alain de Benoist alla fine degli anni Ottanta per avvicinarsi prima al Front national, poi al Bloc Identitaires. Secondo Faye il ‘Sistema’, cioè l’American way of life, è il mezzo utilizzato dall’America per, appunto, “uccidere i popoli”, omologandoli al modello omologante ‘stelle e strisce’ che, dal 1945, ha reso l’Europa e il mondo intero una sorta di colonia yankee (11). L’arma per frenare il tutto, secondo il ‘rosso-bruno’ Steukers è il regionalismo etnico, mezzo per disintegrare gli Stati-nazione moderni, una “leva a una contestazione globale del sistema giacobino, direttamente ispirato dai Lumi” (12). Faye, non dimentichiamolo, collaborò nel 1998-1999, durante la crisi del Kosovo, assieme a Alain de Benoist, come editorialista dell’organo leghista La Padania, e uno dei documenti del partito bossiano era intitolato Multiculturalismo, società multirazziale e mondialismo: il sistema per uccidere i popoli, e riprendeva palesemente le tesi elaborate in seno al Grece da Guillaume Faye (13).
Il mondialismo americano, per il populismo di estrema destra, non è il naturale frutto insito nella natura del capitalismo, come invece dicono i marxisti, ma è un complotto anglo-americano, animato da delle lobby occulte per omogeneizzare i popoli attraverso il meticciato, il melting pot e l’immigrazione extraeuropea (14).
Il vecchio partito di Haider aveva come ideologo, proveniente dalla nuova destra culturale e dal pensatoio Aktion für Politik, Andreas Mölzer, ideologo dell’idea etnica völkisch. Anche la Lega Nord ne ha uno simile, ovvero Gilberto Oneto, proveniente dalla nuova destra italiana negli anni Settanta, ministro delle Identità Padane nel Governo Padano eletto nella seconda metà degli anni Novanta (sì, il parlamento ‘burla’ votato solamente dai simpatizzanti e tesserati del Carroccio… ecco chi gestisce, in questo governo, il concetto di identità etnica), esponente dell’Associazione Terra Insubre di Varese, associazione identitaria neoceltica collegata alla nouvelle droite, che applica le sue tesi al contesto padano (15), animatore della Libera Compagna Padana, direttore dei Quaderni Padani, rivista che analizzeremo meglio in altra sede, e anello di congiunzione, assieme a Borghezio e ad altre personalità molto interessanti, fra la Lega Nord e le numerose associazioni etnoidentitarie a lei vicine, il Grece di Alain de Benoist, i circoli neodestri italiani di Marco Tarchi, l’Associazione EstOvest di Eduardo Zarelli, animatore della casa editrice bolognese Arianna Edizioni, collaboratore a Quaderni Padani, La Padania, Diorama letterario e Xfare+Verde, organo dell’associazione ambientalista neofascista Fare Verde, personalità ‘non conformi’ come Franco Cardini e Massimo Fini, riviste neonaziste come L’Uomo libero e il ‘movimentismo di destra’ (CasaPound). Il tutto per predicare tesi reazionarie, localiste, antimondialiste ed etnocentriche.
La soluzione è sempre la stessa: l’Europa Imperiale e federale delle Patrie etniche regionali. Alla fine del 1999, per esempio, Alain de Benoist venne invitato a un convegno organizzato dall’Associazione Culturale Terra Insubre di Varese, col patrocinio della Regione Lombardia di Roberto Formigoni, dal tema Fine della nazione: idee per l’Europa delle Regioni, diretto da Gilberto Oneto, alla presenza di Marco Tarchi e Massimo Fini.
Le prospettive che de Benoist pensa per l’Europa del domani sono quelle di dar vita a una federazione di piccole patrie, ognuna delle quali corrispondente al popolo che vi vive, in cui vige il ‘comunitarismo’ e la ‘solidarietà’ interclassista fra gli appartenenti di una stessa etnia. Il movimento liberalnazionalista di Haider, in maniera del tutto simile alla Lega Nord, predica una profonda eurofobia. Non è una contraddizione con le idee geopolitiche imperiali predicate dai circoli della nuova destra culturale francese o dai comunistaristi nazional-europei vicini a Synergies Européennes, che hanno contatti col populismo etnico. Mentre l’Unione europea predica una cittadinanza cosmopolita, fondata sull’accettazione dei valori universali di Liberté, Egalité e Fraternité, nell’Europa delle Patrie Regionali vige lo ius sangui: si è cittadini se si è nati in quella patria e se si discende da abitanti autoctoni.
L’Europa desiderata da partiti come quelli animati negli anni Novanta da Haider – ma anche dai suoi eredi populisti – si fonda sull’etnonazionalismo völkisch, cioè sul legame mistico fra ‘sangue e suolo’ che nasce dal Romanticismo tedesco e dai circoli conservatori della Konservative Revolution, desiderosi di unire tutti i tedeschi d’Europa in un’unica patria.
Le idee etniche völkisch, vengono predicate da Andreas Mölzer non solo sulla stampa nazional-liberale, ma anche su quella di centro-destra, ‘modernizzate’, ovviamente, col credo neodestro con l’aggiunta del federalismo: questa immensa patria tedesca sarà federale come il Reich germanico ottoniano, e non omologata e totalitaria come il Reich nazista. Questa miscela di etnocentrismo ed europeismo etnico viene tutt’ora diffusa sulla stampa liberale austriaca (Die Presse e Neue Kronen Zeitung) e tedesca ma anche italiana: uno degli opinionisti di punta de Il Giornale è Maurizio Cabona, ex militante della nuova destra, ora vicinissimo alla Fiamma tricolore, che traduce dal francese gli articoli di Alain de Benoist per il pubblico berlusconiano (16). Il neofascista Stefano Vaj, quest’ultimo collaboratore della rivista neonazista L’Uomo libero, della neodestra Nouvelle École e amico di Faye, oltre a scrivere editoriali etnici su La Padania, Il Federalista, Terra Insubre ecc., collabora anche alla moderatissima e borghese Gazzetta Ticinese, mentre Gilberto Oneto scrive anche su Libero, attaccando il Risorgimento ‘massonico’.
Altre similitudini fra Lega Nord e Fpö si possono trovare riguardo al rapporto col tremendo passato nazifascista. Come visto nello scorso articolo, una delle riviste che in Germania diffonde le tesi della nuova destra al vasto pubblico è il tabloid Junge Freiheit. Il settimanale ha visto molto positivamente il fenomeno leghista e ha sostenuto a spada tratta Haider quando tutta l’Europa democratica e antifascista lo attaccava. Sulla rivista, che pubblica diversi articoli culturali, appaiono periodicamente le tesi revisioniste dello storico berlinese Ernst Nolte e del negazionista David Irving.
Mentre quest’ultimo nega l’esistenza delle camere a gas – e personalmente, visto che sono laureato in Storia contemporanea, lo considero uno sbracchino di serie Z – il primo è un rinomato docente di ottant’anni circa vicinissimo alla destra conservatrice tedesca. Non nega l’Olocausto, ma lo ridimensiona: secondo Nolte esso è avvenuto come reazione, eccessiva ma comprensibile, alle barbarie e all’espansionismo sovietico (17). Tesi, ovviamente, osannata da tutta la destra conservatrice e neofascista europea, dato che Nolte, in Italia, era il guru di Alleanza nazionale.
Una delle armi culturali della nuova destra, in nome di questa Kulturkampf antiliberale, non consiste nel negare l’Olocausto. Esso, perpetrato da un regime totalitario, è da condannare per il totalitarismo, è figlio della modernità, che cancella le differenze. Ma il nazifascismo, nella logica di Alain de Benoist & Co., viene equiparato non solo al bolscevismo (18) ma anche alla democrazia liberale, che, col mondialismo, perpetra il cosiddetto etnocidio, cioè l’omicidio delle etnie nel mondo, a volte con la forza (come gli indiani d’America), a volte in maniera subdola (con l’immigrazione, che genera meticciato). Questo è alla base del rapporto fra nuova destra e storia del Novecento.
E i populismi? Secondo l’Archivio storico della Resistenza in Austria, Andreas Mölzer, appena Haider vinse le elezioni nel 1999, non solo venne inserito nello staff del leader, facendo l’ideologo e l’opinionista sulla stampa neodestra (Das Aula, a cui collabora de Benoist) nazional-liberale e moderata, ma si contraddistinse per posizioni revisioniste che rasentavano il negazionismo. Si cercò di creare un’egemonia culturale neodestra limitando i finanziamenti ad artisti e intellettuali di sinistra o, secondo i loro canoni, ‘non conformi’ alla cultura nazionale. Diminuirono, in maniera maggiore rispetto a ciò che venne fatto nelle regioni italiane amministrate da uomini del centro-destra di provenienza leghista o postfascista (An/Pdl), i finanziamenti a istituti di ricerca ‘di sinistra’, come l’Archivio storico della Resistenza (19). Ma la Lega ha fatto di più: nella Verona di Flavio Tosi, quello della ‘pulizia etnica’ contro i campi nomadi, è stato affidato il locale istituto della Storia della Resistenza ad Andrea Miglioranzi, musicista skinhead del gruppo nazirock Gesta Bellica, militante nel Veneto Fronte Skinhead e nella Fiamma tricolore, e a Lucia Cametti, di An. Insomma, due persone moderatamente bipartisan, molto amate dagli estimatori della Resistenza, come ha riportato il quotidiano Repubblica (20).
Nella prossima puntata vedremo l’espansione delle idee etnoregionaliste in un’altra regione mitteleuropea e alpina: la Baviera. Faremo un breve viaggio istruttivo nelle associazioni culturali dei profughi tedeschi e all’interno di ‘moderatissimi’ think tank finanziati dagli altrettanto ‘moderatissimi’ cristiano-sociali di Stoiber dove dietro, come al solito, ci sarà lo zampino di estrema destra, populismo e della nuova destra di Alain de Benoist…
(1) Cfr. M. L. Andriola, La nuova destra austrotedesca: dai nazionalrivoluzionari al populismo alpino di Haider, Paginauno n. 31/2013
(2) Tra l’altro, i direttori di questa rivista, Giovanna Cracco e Walter G. Pozzi, e due collaboratori, Giuseppe Ciarallo e Massimo Vaggi, hanno partecipato alla collettanea di racconti Sorci verdi. Storie di ordinario leghismo (Alegre edizioni, 2011), che analizza proprio la Lega Nord utilizzando il registro narrativo
(3) La Padania, 19 ottobre 1999
(4) Cfr. www.euro-synergies.hautetfort.com. Steukers fondò nel 1981, dopo numerosi contatti col Grece, l’Eroe, cioè Études, recherches et orientations européennes, un think tank neodestro caratterizzato da fortissime simpatie verso l’estrema destra nazionaleuropeista di Thiriart. Gli organi di Eroe erano le riviste Orientations e Vouloir, quest’ultima tendenzialmente neonazista. Nella primavera del 1993, dopo un viaggio in Russia con Alain de Benoist per dialogare con gli antimondialisti russi (di destra e di ‘sinistra’), Steukers ruppe col Grece, animando Synergies Européennes, avvicinandosi ad Aleksandr Dughin, sociologo e pensatore nazional-bolscevico russo di estrema destra vicinissimo all’enturage di Putin e animatore, assieme a Limonov, del Fronte nazional-bolscevico e direttore di Elementy. Dughin, amico di de Benoist, propone la sintesi fra ‘opposti estremismi’, sia politica che ideologica (cioè fra i nostalgici dello stalinismo e i nazionalisti di destra), in veste antiamericana, per liberare il continente eurasiatico dal capitalismo ‘giudaico-massonico’ alleandosi con tutte le dittature antiamericane, dalla Corea del Nord, all’Iran teocratico, fino alla Serbia di Milosevic, e creare un vasto Impero Eurasiatico alleato con l’Europa Occidentale. Cfr. A. Dughin, Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia, Nuove Idee, 2004
(5) Cfr. http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2435&biografia=Mario+Borghezio
(6) Cfr. F. Germinario, La Lega vista da destra. Da uno scarso interesse ad un entusiasmo poi rimangiato. Aspre critiche ad un movimento giudicato “piccolo-borghese”, in Almanacco del popolo, gennaio 1994, ora in Aurora, n. 17, maggio 1994
(7) Cfr. M. Sartori, Borghezio: Fascio, Lega e Bastone. Ora è il campione della lotta all’Islam ma un tempo gridava al complotto giudaico-massonico, in l’Unità, 23 ottobre 2002
(8) Marco Battarra, direttore di Orion, ha ammesso di aver votato, nei primissimi anni Novanta, per Rifondazione comunista per il suo odio per gli Usa. Cfr. M. Fraquelli, A destra di Porto Alegre. Perché la Destra è più no global della Sinistra, con una prefazione di G. Galli, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005. La rivista nazionalbolscevica francese Lotte de peuple, vicina al Parti Communautaire National-Européenne, a Synergies Européennes e alla nouvelle droite, propose ai camerati italiani di Orion di infiltrarsi alle manifestazioni filopalestinesi animate da Rifondazione comunista, all’epoca molto forte a sinistra. Cfr. Lotte de peuple, n. 18, novembre 1993
(9) Cfr. L. Rosenzweig, Le populisme alpin, phénomène transnational, in Le Monde, 12 marzo 1999
(10) M. Borghezio, Il nostro etnopluralismo, in AA.VV., Interventi Lega, Edizioni del Nord, 1993
(11) Cfr. G. Faye, Le système à tuer les peuples, Paris, Copernic, 1981; ed. it. Il sistema per uccidere i popoli, Società Editrice Barbarossa, 1997. Si noti che l’editore italiano è quello della rivisita ‘rosso-bruna’ antimondialista Orion, a cui collaborò Borghezio
(12) R. Steukers, Introduzione, a G. Faye, op. cit.
(13) Cfr. B. Luverà, I confini dell’odio. Il nazionalismo etnico e la nuova destra europea, Editori Riuniti, 1999
(14) Cfr. G. Mussa (a cura di), Padania, identità e società multirazziali, in Enti padani locali federali, n. II, 1998
(15) Terra Insubre, nata nel 1995, si ispira e ha contatti diretti con l’associazione etnoidentitaria francese Terre et Peuple, animata dal 1994 da Pierre Vial, Jean-Claude Valla e Jean Mabire, tutti ex esponenti del Grece di de Benoist. Questo think tank, che predica l’etnofederalismo, il nazionalismo europeo, il neopaganesimo ‘gallo-celtico’ e il ‘socialismo identitario’, a cui collaborano Guillaume Faye, Pierre Krebs, Robert Steukers, Gabriele Adinolfi e, saltuariamente, de Benoist, funge da pensatoio per il movimento identitario francese vicino al Bloc Identitaire, un partito federalista di estrema destra che si ispira alla Lega Nord. Da notare che dal 1994, dopo la nascita di Terre et Peuple, sono sorte in tutta Europa circoli identitari, tutti collegati fra loro, tutti al diretto servizio dei populismi etnici e tutti animati da personalità un tempo vicine alla nouvelle droite
(16) Nel 1980 Cabona propose ai membri della nuova destra italiana di fare quello che in Francia i membri del Grece facevano da alcuni anni, e cioè collaborare con la stampa di centrodestra, come facevano de Benoist & Co., col quotidiano Le Figaro e Le Figaro-Magazine. Cfr. M. Cabona, Nuova cultura e mass-media, in Diorama letterario, n. 24-25, marzo-aprile 1980
(17) Cfr. E. Nolte, Der europäiche Bürgerkrieg, 1917-1945; trad. it. Nazionalsocialismo e bolscevismo. La guerra civile europea, 1917-1945, Sansoni
(18) Cfr. A. de Benoist, Comunismo e nazismo. 25 riflessioni sul totalitarismo del XX secolo (1917-1989), Arianna, 2000; ed orig., Communisme et nazisme. 25 réflexions sur le totalitarisme au XXe siècle, 1917—1989, Paris, Le Labyrinthe, 1998
(19) Cfr. B. Luverà, Il Dottor H. Haider e la nuova destra europea, Einaudi, 2000
(20) Cfr. F. Tosatto, Resistenza altro choc a Verona: «Il 25 aprile per i morti di Salò», La Repubblica, 27 luglio 2007