Domenico Corrado
Il 17 dicembre 2012, con sedici voti a favore e tre contrari (1), il Consiglio comunale di Lainate guidato dal sindaco Alberto Landonio approvava il Dgr 1156/2010 sull’Accordo di Programma del 29 dicembre 2010, promosso dalla Regione Lombardia nell’ambito della programmazione del “Piano di riperimentazione, riqualificazione e reindustrializzazione dell’area ex Fiat Alfa Romeo di Arese”, mettendo la parola fine al controverso iter che porterà alla trasformazione dell’ex area industriale in un’area residenziale e commerciale, nella quale verranno costruiti cinquemila nuovi alloggi di lusso e il più grande centro commerciale d’Europa, e dove troverà asilo anche un parcheggio di 75 mila mq pensato per ospitare i visitatori che raggiungeranno Milano in vista dell’Expo 2015.
La ratifica dell’accordo è avvenuta durante una seduta consiliare blindata, e in un clima di forte opposizione politica guidata dal centro sociale Sos Fornace di Rho, dal Comitato No Expo, dal Comitato Difesa Territorio Lainate e dall’associazione Arese Futuro (2), che nell’arco di questi anni hanno denunciato ripetutamente le contraddizioni e l’inadeguatezza di questo progetto, sia dal punto di vista dello sviluppo economico, sia dell’impatto ambientale per i territori interessati: “L’Accordo di Programma comporterà un ridimensionamento delle attività commerciali e il conseguente impoverimento del tessuto economico, culturale e sociale dei centri urbani interessati, e la distruzione di aree agricole e dorsali verdi di importanza sovraregionale, in conseguenza di una viabilità accessoria che incrementerà il traffico veicolare e l’inquinamento ambientale a causa del traffico indirizzato verso la grande area commerciale” (3).
La vicenda della riqualificazione dell’ex area Alfa Romeo ha una lunga storia costellata di tentativi falliti, buone intenzioni e infinite modifiche. Una storia che ha conosciuto un’impennata all’indomani della vittoria di Milano a città ospitante dell’Esposizione Universale del 2015, e che è stata gestita privilegiando l’interesse particolare in cui ha dominato la logica del grande evento (4), la logica Expo, in cui i territori interessati diventano preda di appetiti politico-imprenditoriali di una casta impegnata a ‘spartirsi la torta’ ai danni di una cittadinanza esclusa politicamente da ogni reale confronto decisionale. Un sistema non impermeabile ai tentativi di infiltrazioni mafiose, come dimostrato dalle recenti indagini della procura meneghina in merito alle iniziative della ‘ndrangheta per entrare nelle gare d’appalto dei lavori di Expo (5), in cui non c’è spazio per il dialogo e il confronto, e dove domina la politica unilaterale della celerità e ‘dell’andiamo avanti’: quella politica arrogante che nasconde il suo cinismo sotto la maschera più rassicurante della razionalità e dell’efficienza.
Perché nella logica del grande evento il confronto democratico passa in secondo piano, e per chi dissente rimane aperta solamente la porta dell’emarginazione o dell’esclusione politica. E quindi non appare strano, o quanto meno insolito, che dal ‘destino’ della riqualificazione sia stato escluso il Comune di Rho, reo di avere bocciato, nell’ottobre del 2010, il primo accordo di programma proposto dalla Regione Lombardia; o che il Comune dove sorge la maggior parte dell’area e che conoscerà i principali cambiamenti socioeconomici e urbanistici, Arese, sia governato da un commissario prefettizio (6) che gestisce e amministra gli affari della città caricandosi di oneri e di responsabilità che, ad avviso di chi scrive, sarebbero dovuti gravare sulle spalle del futuro sindaco, in quanto espressione democratica del voto dei cittadini.
Il primo Accordo di Programma fu promosso con il Dgr del 21 novembre 2007 n. 8/5865 e coinvolgeva, oltre alla Regione Lombardia promotrice del progetto, la Provincia di Milano, i Comuni di Arese, Garbagnate Milanese, Lainate e Rho, e l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a, l’ABP s.r.l, il gruppo immobiliare Aglar s.r.l e il Gruppo Fiat. Con la modifica del suddetto, attraverso il Dgr del 15 luglio 2009 n. 8/9836, il Comune di Garbagnate Milanese decideva di ‘autoescludersi’ dal tavolo decisionale, dopo avere appurato che con la modifica i finanziamenti pubblici a favore della costruzione del PE4, il grande centro commerciale che doveva sorgere nei pressi della Strada Varesina, sul territorio garbagnatese, erano stati dirottati verso altri obiettivi.
Tuttavia, nonostante il dissenso di uno degli attori in scena, gli obiettivi stabiliti dal programma rimanevano immutati. Il progetto prevedeva il rilancio della vocazione industriale dell’area da “utilizzare per una parte preponderante per attività industriale, terziarie e ricettive in grado di creare nuovi posti di lavoro favorendo lo sviluppo economico e sociale dell’ambito territoriale, promuovendo la crescita competitiva dell’area, attraverso interventi di rilancio di attività compatibili con l’evoluzione del settore produttivo” (7), la costruzione di una piccola quota di residenze di qualità, il rilancio dell’area museale e della pista di collaudo delle automobili a fini ricreativi e culturali, e una serie di opere finalizzate a migliorare la qualità ambientale dell’area: dalla preservazione del “verde pubblico” alla razionalizzazione del sistema infrastrutturale e del traffico veicolare attraverso la creazione di una metrotranvia, fino alla valorizzazione degli impianti tecnologici esistenti come la centrale termoelettrica e il depuratore delle acque.
Condividendo gli obiettivi del progetto, il 9 febbraio 2010, la giunta provinciale di Milano approvava l’Accordo di Programma, seguita, il giorno successivo, dalla giunta regionale lombarda, che rimandava all’approvazione degli altri Comuni interessati l’atto conclusivo dell’iter politico.
Il 14 settembre 2010 veniva ufficialmente sottoscritto l’accordo e portato all’attenzione e all’approvazione dei Comuni di Arese, Lainate e Rho.
Durante la seduta del 12 ottobre 2010 i consigli comunali di Arese e Lainate ratificarono l’accordo, mentre il consiglio comunale di Rho, guidato dall’ex sindaco di centrodestra Roberto Zucchetti, bocciava il progetto ponendo un freno al piano di riqualificazione e costringendo la Regione Lombardia a rielaborare un nuovo accordo. I motivi della bocciatura possono essere riassunti, paradossalmente, dalle parole di Francesco Mileti, uno dei consiglieri contrari al piano (8), eletto nelle fila di Forza Italia, partito che appoggiava, nel governo cittadino, la maggioranza Zucchetti: «Quando la politica abdica e lascia il tutto agli affaristi diventa difficile mettere in piedi delle politiche pubbliche credibili. Allora voi mi direte: ma che cosa c’entra con l’accordo dell’Alfa. C’entra. […] Ora che cosa resta come scenario del futuro dell’Alfa? Resta lo scenario immobiliare. Tramonta definitivamente l’idea del polo del futuro, del polo della mobilità sostenibile, fortemente voluto dal presidente Formigoni, che definì questo progetto concreto e fattibile. L’unico, ahimè, dato certo di questo progetto è rappresentato dall’apertura dell’ennesimo centro commerciale sul nostro territorio regionale» (9).
Sulla carta, infatti, il progetto rimandato al mittente dal consiglio comunale rhodense risultava ambizioso e aveva come prerogativa centrale il rilancio della vocazione industriale di un’area che ha fatto la storia dell’automobile italiana. Nella realtà, come si evince indirettamente anche dall’intervento dell’ex sindaco Roberto Zucchetti, l’intenzione di puntare sul rilancio industriale non fu mai presa concretamente in considerazione, perché, fin dall’inizio, le prospettive di sviluppo economico erano state concentrate sul grande centro commerciale, in quanto un serio piano di reindustrializzazione richiede, oltre a una progettualità innovativa e vincente, ingenti capitali pubblici e privati e una espressa volontà politica: «Questa sera sono risuonate molte voci, in questo consiglio comunale, e questo verbale lo leggeranno anche i consiglieri e i sindaci di Lainate e di Arese. Abbiamo sparato contro la residenza, abbiamo sparato contro il commerciale, cioè abbiamo detto che non ci piacciono le uniche cose che oggi si riescono a fare. Allora signori, il nudo realismo è che i progetti di reindustrializzazione, che sono stati tentati seriamente, perché non siamo amministrati da pagliacci, siamo amministrati da gente seria, sono stati tentati e sono falliti» (10).
Nonostante la fiducia dimostrata da Zucchetti nei confronti della ‘gente seria’, dopo la bocciatura dell’Accordo di Programma il Comune di Rho venne escluso dal tavolo delle decisioni, e nella sua maggioranza si creò una spaccatura che portò alla fine anticipata del mandato. Ma la fiducia si sa, se è risposta nei confronti di chi ha aspettative diverse dalle tue, spesso crea grandi abbagli o enormi malintesi. E infatti con il nuovo Accordo di Programma promosso dalla Regione Lombardia cadeva il velo del malinteso, e si palesava la vera natura della riqualificazione.
Il 22 dicembre 2010 i soggetti interessati si riunivano per discutere i termini del nuovo progetto, e il 29 dicembre, a pochi giorni da capodanno, quando a torto o a ragione la guardia dei cittadini è più bassa, attraverso delibera di giunta Regionale passava il Dgr 1156/2010 relativo al nuovo piano di riperimentazione, riqualificazione e reindustrializzazione dell’area ex Fiat Alfa Romeo di Arese.
Con il nuovo accordo tramontava definitivamente l’idea del rilancio industriale dell’area, e come unica alternativa, rimaneva “la realizzazione di una Grande Struttura di Vendita (G.S.V.), di alcune strutture produttive, e di un’area residenziale e ludica per il tempo libero” (11); inoltre, senza motivo, e senza considerare il vincolo della Sovraintendenza dei beni culturali, dal progetto svaniva il museo dell’automobile; per quanto riguarda invece le opere finalizzate a migliorare la qualità ambientale dell’area, spariva ogni traccia di un progetto di trasporto pubblico, elettrico o quanto meno su rotaia, ventilato nell’accordo precedente con la promessa della costruzione di una metrotranvia, vanificando le aspettative di chi attendeva delle soluzioni al problema del traffico veicolare e dell’inquinamento.
Volendo sintetizzare, possiamo fare nostra la critica del consigliere Francesco Mileti e constatare che alla luce dei cambiamenti apportati con il Dgr 1156/2010, il primo Accordo di Programma veniva completamente stravolto, e dell’ambizioso progetto di reindustrializzazione rimaneva solamente lo scenario immobiliare e la costruzione del grande centro commerciale, senza dimenticare il parcheggio di 75 mila mq pensato per ospitare i visitatori che raggiungeranno Milano in vista dell’Expo 2015, e la ‘tangenzialina’ che attraversa Arese fino al cimitero, e il peduncolo che la allaccia a Viale Sempione.
Insomma, un programma all’insegna del cemento e della cementificazione, che interesserà un’area di 1.670.000 mq, e che come è stato denunciato dal Coordinamento Difesa Territorio Alfa Romeo ha il volto della ‘resa’ e l’odore della speculazione.
Sorge infatti spontaneo chiedersi quale utilità pubblica abbia costruire un nuovo quartiere residenziale di lusso per migliaia di persone in un periodo di grande crisi del mercato immobiliare ed edilizio, che vede il valore degli immobili cadere a picco e il numero dei mutui insoluti aumentare esponenzialmente, e perché all’innovativo progetto di riconversione industriale incentrato sull’insediamento di realtà economiche legate allo sviluppo di nuove tecnologie, alla creazione di produzioni innovative e rispettose dell’ambiente, proposto dal Coordinamento Difesa Territorio Alfa Romeo, alla fine, si sia ceduto alla logica del consumismo e del cemento con la costruzione del più grande centro commerciale d’Europa, che secondo le autorità contribuirà a creare duemila nuovi posti di lavoro.
Perché il nuovo centro commerciale, la Grande Struttura di Vendita, non piace proprio ai commercianti dei territori interessati, che a più riprese hanno denunciato l’impoverimento economico e sociale che ne deriverà, e il prospettarsi della chiusura delle piccola attività economiche con la relativa perdita di occupazione.
Comunque sia, il 29 dicembre 2010 la Regione Lombardia, facendo leva sul leitmotiv della celerità e dell’inderogabilità dell’interesse pubblico, riusciva a mettere una seria ipoteca sul progetto, rimandando alla votazione della Provincia di Milano e dei Comuni di Lainate e di Arese l’iter conclusivo dell’approvazione dell’Accordo di Programma.
Tra contestazioni e proposte alternative, nell’anno e mezzo successivo le cose rimanevano immutate. Il 21 marzo 2012 il commissario prefettizio di Arese, Emilio Chiodi, sottoscriveva l’Accordo di Programma seguito dal sindaco di Lainate, Alberto Landonio, che rimandava al 14 dicembre 2012 l’approvazione da parte del consiglio comunale. Per Arese, visto i poteri straordinari del commissario prefettizio, la vicenda si concludeva anticipatamente il 5 dicembre 2012, il giorno dopo il voto favorevole della giunta provinciale di Milano, con la firma finale a opera del commissario Anna Pavone, succeduta a Emilio Chiodi nel governo della città. Mentre a Lainate, nello stupore di un consiglio comunale attonito, la seduta veniva interrotta dagli attivisti del centro sociale Sos Fornace e del Comitato No Expo, che insieme a cittadini di Arese e di Lainate lì presenti occupavano l’aula denunciando il dissenso verso un piano che porterà solo “desertificazione sociale e lavoro precario” (12).
La seduta veniva rinviata al 17 dicembre, in una Lainate che si presentava militarizzata, diversamente dalla seduta precedente, quando, probabilmente a causa della errata percezione del reale dissenso della cittadinanza da parte delle istituzioni, la città risultava libera dall’assedio delle forze dell’ordine, e in cui non si sono risparmiate le manganellate ai danni di coloro che radunati sotto la sala consiliare attendevano di vedersi garantire il diritto, categoricamente negato, a partecipare a una seduta pubblica di estrema importanza per il futuro dei territori interessati.
In piena notte il voto: con sedici a favore e tre contrari il Comune di Lainate rimandava alla Regione Lombardia l’ultimo atto della vicenda della riqualificazione dell’ex area Alfa Romeo, che avveniva il 21 dicembre 2012 con la firma del decreto da parte del presidente della Regione, Roberto Formigoni, e con la pubblicazione sul bollettino ufficiale della regione. Game over.
(1) Il sindaco di Lainate, Alberto Landonio, salito in carica il 23 giugno 2009, è stato eletto primo cittadino nelle fila della lista civica Lainate nel cuore; i tre consiglieri comunali che il 17 dicembre 2012 hanno votato in modo sfavorevole sono: Marino Borroni e Rino Clerici del Pd e Anna Marazzi della Lega Nord
(2) Le organizzazioni citate fanno parte del “Coordinamento Difesa Territorio Area Alfa”, una realtà politica territoriale che coordina tutte le organizzazioni contrarie al piano di riqualificazione
(3) Comunicato stampa del Coordinamento Difesa Territorio Area Alfa, 28 luglio 2012
(4) Sul tema della logica che domina nell’organizzazione dei grandi eventi si rimanda all’inchiesta di D. Carlucci, G. Caruso, Magna Magna. Come e perché i grandi eventi sono diventati un grande business nazionale. A spese dei contribuenti, Ponte alle Grazie, 2012
(5) Cfr. D. Corrado, La ‘ndrangheta in Lombardia, dal dopoguerra all’Expo 2015, Paginauno n. 31/2013
(6) La città di Arese è governata da un commissario prefettizio dal 27 luglio 2012, da quando l’ex sindaco di centrodestra Pietro Ravelli, eletto solamente due mesi prima nelle elezioni comunali del 6-7 maggio 2012, rinunciava al mandato per una crisi insanabile all’interno della sua maggioranza; il prossimo primo cittadino verrà eletto il 26-27 maggio 2013
(7) Primo obiettivo dell’Accordo di programma Dgr 5865/2007 modificato Dgr 9836/2009
(8) I consiglieri rhodensi che votarono contro il piano sono quindici: Addisi, C. Borhetti, Cavicchioli, Ivani, Maggio, Mileti, Orlandi, Peluffo, Romano, Scarfone, Tagliabue, Valneri, Guglielmo, Falcone, Polerà
(9) Intervento del consigliere Francesco Mileti, seduta consiliare Comune di Rho, 12 ottobre 2010
(10) Intervento del sindaco di Rho, Roberto Zucchetti, seduta consiliare Comune di Rho, 12 ottobre 2010
(11) Primo obiettivo dell’Accordo di programma, Dgr 1156/2010
(12) Comunicato stampa di Sos Fornace, Piano Alfa: la democrazia fermata dai manganelli rimane fuori dal consiglio comunale, 18 dicembre 2012