Sick of myself di Kristoffer Borgli: il narcisismo ai tempi del capitalismo avanzato
Il mito di Narciso, descritto nelle Metamorfosi di Ovidio, è arcinoto: giovane di bellissimo aspetto, praticamente irresistibile, dopo aver respinto una lunga schiera di pretendenti, tra cui la ninfa dei boschi Eco, la quale muore di crepacuore a causa del rifiuto, viene condannato dalla dea Artemide a innamorarsi del proprio riflesso in un corso d’acqua; impossibilitato a soddisfare quell’amore, nel tentativo di abbracciare la sua stessa immagine, Narciso muore annegato, dando vita all’omonimo fiore. Meno conosciuta è l’etimologia del termine – dal greco narkào, stordire, poiché il profumo dei narcisi sarebbe appunto così intenso da stordire chiunque lo annusi. E di un vero e proprio stordimento generale ci parla Christopher Lasch nel suo saggio La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive, pietra miliare degli studi sociologici dedicati al tema, pubblicato per la prima volta nel 1979 e ancora tremendamente attuale, anzi, più attuale che mai, vista la diffusione capillare che, nel corso degli anni, tale forma psicologica ha avuto a ogni livello della società – diffusione esacerbata, tra le altre cose, dall’avvento dei social-network. Tema affrontato finalmente anche dal cinema con Sick of myself (2022) di Kristoffer Borgli, commedia nera dall’impianto estremamente grottesco, che del lavoro analitico di Lasch sembra costituire la rielaborazione in chiave narrativa.
Signe (Kristine Kujath Thorp) e Thomas (Eirik Sæther) sono una coppia di Oslo, artista in corsa verso il successo lui, barista lei. Ma, più che l’amore a legarli, sembra essere un esasperato spirito di competitività per accaparrarsi l’attenzione degli altri; il che si evince fin dalle scene iniziali del film, che li vedono sedere al tavolo di un ristorante di lusso e ordinare una bottiglia di vino del valore di 2.300 euro, emblema degli status symbol che, alimentando un perenne senso di insoddisfazione, sono tra le principali cause dell’origine e del predominio della personalità narcisistica nelle società a capitalismo avanzato. Non per niente, una delle battute più significative pronunciate da Signe in questo contesto è la seguente: “Mi stanno guardando tutti”. Non si tratta solo di un’osservazione pragmatica legata al fatto che l’obiettivo della coppia è rubare quella bottiglia di vino, ma una chiara allusione simbolica a quanto la ragazza desidera più ardentemente, appunto essere guardata da tutti. E vale la pena riportare qui uno dei cardini dell’indagine di Lasch, ovvero la differenza tra l’attuale narcisismo e il vecchio individualismo americano, così com’era andato formandosi all’epoca dei pionieri…
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