In tempi di nevicate paradossali e di altrettanto paradossali sindaci mi sono concesso il lusso di barricarmi in casa con una buona provvista di alimentari, legna, alcolici di vario tipo e soprattutto una scorta sovradimensionata di musica. Ogni rumore si è zittito nello spazio di una notte (che già era ben poca cosa). Ho cominciato a muovermi come stessi camminando su batuffoli d’ovatta anche in casa. Ai lettori di Paginauno offro, stavolta, lo stesso lusso inaudito che mi sono concesso io (anche se ad aprile la neve sarà ormai un ricordo): ben due CD di musica sublime, puro ascolto svincolato dalle parole, e un link a una serie di estratti filmati. Che l’occasione dell’inaspettato silenzio meteorologico sia il prodromo al definitivo silenzio della cattiva politica, con tutto ciò che essa si trascina dietro da troppo tempo?
Io lo spero, auspico, e attivamente spando a piene mani queste brevi note.
Ascolto 1: The Bantam Quartet, Citrus, My Love
Il primo CD è opera di un silenzioso e quieto fisarmonicista statunitense, di casa in un ampio giro di artisti d’avanguardia quali Dave Douglas, John Zorn, Bill Frisell, Don Byron, Laurie Anderson e altri. È anche uno dei pochissimi fisarmonicisti attivi nel jazz e con questo profilo è membro fondatore della formazione internazionale sotto il nome di Accordion Tribe. Musicista decisamente prolifico, conta 21 dischi a suo nome, tutti piuttosto diversi l’uno dall’altro. In questo caso potremmo quasi parlare di una compilation sotto il segno della sospensione – neanche una sospensione del tempo quanto proprio uno stupore pieno di meraviglia.
E, cosa assai inusuale, mette sullo stesso piano l’interesse di Klucevsek per la musica americana delle origini con l’austerità rituale della musica di corte giapponese. Pare inoltre che il nostro abbia voluto comunicarci la disparità tra generi musicali creando una sorta di immaginario giapponese dei dipinti arrotolati dello stile di Ukiyo-e. Tutto questo però passa attraverso la riproduzione su tela dei soggetti che suonano gli strumenti nel suo Bantam Quartet – strumenti che sono tutti peculiari della vecchia Europa: fi sarmonica, violino, contrabbasso e violoncello. Questa specie di gioco o scherzo visivo viene peraltro accentuato dal fatto di dipingere di biondo i capelli del violinista giapponese (la violinista del gruppo, Rowell, è lei stessa una ragazza bionda piuttosto alta). Citrus, My Love insomma, è una vera fatica artistica composta da un innamorato attraverso uno strumento normalmente contrassegnato da una sorta di stigma di poco favore già nell’ambito folklorico, così come a maggior ragione nel jazz.
La sospensione, di cui si è parlato all’inizio, non è facile rinvenirla in tutta la musica contemporanea, ed è quasi più in sintonia con uno stato di meditazione profonda che con un semplice e illusorio effetto di eco o di prolungamento del suono. Per chi conosce il Music fore Ambient di Brian Eno – ebbene quello sia il primo esempio di sospensione che mi viene in mente, corroborato dall’acquatico The Pearl (con Harold Budd). Ma c’è di più: Klucevsek si immerge in paesaggi sonori inusuali per un orecchio occidentale. Tutto il CD è strutturato in tre parti: la composizione in tre movimenti Passage North, la composizione in otto movimenti Citrus, my love, e la composizione Patience & Thyme. Il nostro mette assieme chiari riferimenti al Giappone e una altrettanto spregiudicata capacità di assemblaggio di suggestioni da tutto il mondo. Pura delizia. In alcuni momenti Klucevsek dilata a bella posta – col mantice della sua fisa – una o due note creando un respiro amplissimo. In altri momenti si lascia andare a cluster di note come improvvisi risvegli. Non c’è dubbio che si tratti di un lavoro denso, ma incredibilmente ci si lavora in lieta compagnia – se c’è da lavorare. Altrimenti si ascolta e basta. Niente di meglio per svuotare la mente: basta un po’ d’attenzione in più.
Ascolto 2: John Lurie, Fishing with John
Per la prima volta recensisco una colonna sonora. L’occasione è una serie televisiva statunitense (1), per quanto ne sappia mai passata sui nostri schermi. Stavolta quell’anima sorniona newyorkese a nome John Lurie si cimenta sia nell’ideazione della serie sia nella composizione della relativa colonna sonora. Serie a cui partecipano personaggi come Jim Jarmusch, Matt Dillon, Tom Waits, Willem Dafoe e Dennis Hopper. Giustamente definita come una sorta di Aspettando Godot sotto l’influsso di allucinogeni, la colonna sonora è esattamente ciò che il titolo promette: varie scenette tra gli ospiti e Lurie in un contesto da pescatori, commentate in modo più o meno bizzarro. Le conversazioni sono piuttosto simili a quelle contenuta nel film Coffee and sigarettes del comune amico Jim Jarmush.
La vera mina vagante di questa colonna sonora, fatta anch’essa di materiale decisamente eterogeneo per genere e ispirazione, è Tom Waits. Fuori da casa sua e ospite di altri, basta che canticchi per far deragliare tutto ciò che c’è attorno. Il repertorio: marcette da ubriachi arrochiti eseguite con l’attitudine dei Sette Nani, borborigmi da pentola di fagioli in amore, impazzimenti sinfonici che manco Zappa, ipnotici loop panafricani con contorno di percussioni tribali… insomma una zuppa che più zuppa non si può. Eppure nella disomogeneità Lurie trova modo di infilare parecchie perle sonore che da sole valgono l’intero disco: l’episodio in Giamaica con Waits (River of men) in cui si alternano un ipnotico dialogo in stile africano tra una sorta di contrabbasso e un’armonica a bocca e un canto da pirati in stato alcolico avanzato; l’episodio con Jim Jarmush, dove l’oggetto da pescare è uno squalo blu al largo di Long Island e la colonna sonora è dapprima un ossessivo rhytm and blues che si trasforma in una drammatica cacofonia con inserti di musica concreta contemporanea a la Varése a cui segue un tipico inserto da Lounge Lizard con archi, sax e marimba… godetevelo.
(1) www.strangeandbeautiful.com/goods/videos/index.html
The Bantam Quartet, Citrus, My Love, RecRec/Swiss, 1993
John Lurie, Fishing with John, Strange & Beautiful, 1998