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Home Cultura Cinema

Zona franca – numero 69

Andrea Cocci by Andrea Cocci
13 Ottobre 2020
in Cinema
0
Zona franca – numero 69
  • (Paginauno n. 69, ottobre – novembre 2020)

La vita agra, regia di Carlo Lizzani, 1964

Nasci piromane… e muori vigile del fuoco. Questo soggetto è stato usato svariate volte nel cinema e nella letteratura. Ma: quanti sono riusciti a trasporlo con tanta ironia e malinconia come Carlo Lizzani che, traendo la storia dall’omonimo romanzo di Luciano Bianciardi (supervisore alla sceneggiatura) diresse un Tognazzi da volergli bene per sempre?! A quasi sessant’anni dall’uscita di questo gioiello (annoverato tra le 100 opere italiane da salvare [come se in un futuro prossimo dovessimo per forza buttare tutte le altre nel cesso!]) abbiamo un’opera fresca e attuale… anche se su ‘attuale’ c’avrei da ridire: oggigiorno, quanti si mobiliterebbero effettivamente per far saltare in aria il Padrone e la sua ipocrita ditta? Un film onesto che rispecchia la triste realtà di come negli anni le cose siano degenerate (una su tutte, la scomparsa dell’ormai obsoleta coscienza di classe [qualcuno che ha meno di quarant’anni, per caso si ricorda cos’è?]), che ci stava avvisando di come sarebbe andata a finire la storia se non fossimo stati attenti a non lasciarci sedurre dal fascino del denaro, della vita comoda, del potere e del nulla cosmico. Luciano Bianciardi e Carlo Lizzani: due dei tanti (ma non troppi) che c’avevano visto lungo… e ci avevano avvisato. E noi? Fuf-fa!

AHs: Freak Show (serie TV), 2014

È come se il caro vecchio David Lynch, nostalgico di The elephantman, avesse deciso di girarne una sorta di remake corale, provando a raccontare una storia lineare (seppur costellata di flashback) ambientata in un circo di freaks, velata di malinconia, perversione e sadismo. Ahs: Freakshow in sintesi è questo. Un film di 13h animato di personaggi bizzarri e affascinanti (dei quali, ahimè, vengono sviscerati al dettaglio soltanto una manciata), di situazioni grottesche, malate e oniriche proprie del surrealismo… Sì, continuo a usare aggettivi sensazionalistici per trattenere un orgasmo. Ho goduto come un balordo, di più rispetto alla prima volta che lo vidi tre anni fa (cioè due me stesso fa). Ahs è una serie antologica ancora oggi in produzione. Ogni serie è ambientata in un luogo diverso con personaggi diversi e vicende scollegate tra loro (tolto qualche crossoverino, comunque comprensibile anche se non si sono viste le altre stagioni, visionabili in ordine sparso). C’è un piccolo, clamoroso, affiatatissimo cast di base (spiccano Jessica Lange e Kathy Bates, tutte e due stato di grazia) e le storie raccontate sono sempre avvincenti, epiche, malate. Una pietra miliare del piccolo schermo. Un cult della storia della televisione. Unico e inimitabile.

OUTRAGE, regia di Takeshi Kitano, 2010

A 20 anni venni folgorato da Hana-Bi; di una poesia inesprimibile. Poi Dolls. Nei confronti di Kitano nacque subito un amore feticistico malsano. Comprai tutti i dvd senza indugiare. Tolti Getting Any e Zatoichi, il mare, il silenzio, l’attesa della morte e l’amore sono i cardini fondamentali della sua Opera. Anche con lo Yakuza movie sembrava cavarsela niente male (recuperate Brother). Visto Zatoichi, uscii dal cinema felice ma perplesso… sentivo che qualcosa era cambiato. Avevo fatto una mega scorpacciata di Beat Takeshi (solo Violent Cop, Brother e Sonatine, li avrò visti almeno dieci volte l’uno), così decisi di disintossicarmi. Passano gli anni, Kitano continua a fare film mentre io mi rifiuto di seguire la sua carriera (sto ancora digerendo). Un giorno mi decido e m’aggiorno. Trovo questo Outrage. Wow, è tornato a parlare di yakuza. Dopo tutti ‘sti anni chissà come sarà maturato, quali innovazioni avrà adottato per ampliare la sua personale poetica… Parte il film. L’inizio è kitanoso. Sento quel brivido beatakeshiàno scorrermi nel corpo… e aspetto. Aspetto. La gente inizia a menarsi, a tagliarsi i mignoli, a insultarsi in un crescendo di rabbia e furia omicida… e la poesia non arriva. Cazzo è successo?!?! Tecnicamente immacolato… ma non lascia niente.

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