Hooligans, Philip Davis, 1995
Grazie a voi lettori, io posso scrivere qui. Grazie a voi che leggete, io posso scrivere qui e grazie a voi e a me, dopo tutti ‘sti anni sono riuscito a misurare il mio tasso di imbecillità adolescente. Quanto alla misurazione della deficienza post… mi serve ancora tempo. Sì. Spesso scrivo ro-ba tipo sto film l’ho sempre snobbato, non l’ho mai visto… però poi… C’avete fatto caso? Magari voi sì. Io no. Se mi seguite da un po’ avrete notato che è una costante, questa sorta di ‘consapevolezza a puntate’ che si rinnova di numero in numero. Grazie a questo giro è arrivata la lucidità. Trainspotting, cinematograficamente nonché a livello sociale, fu un film importante (vi sia piaciuto o no). Uscì nel ‘96. Un anno prima usciva questo Hoolingans, che appunto, ho sempre snobbato; mi sono dato dell’imbecille perché è altrettanto importante, e lo dico a distanza di 28 anni dall’uscita. Nemmeno la critica dell’epoca se lo inculò di striscio. Lasciate stare il titolo; è la storia di uno sbirro tosto, privo di identità, che cerca di essere qualcuno al di fuori del suo ruolo, e che si illuderà di esserlo diventato… grazie al calcio! Grazie alle mazzate tra tifosi. Sbirro/crisi di identità/calcio/risse/picchio dunque sono = IO SONO QUESTO! Ripeto: un film importante. Si trova su yutùbbb.
Clerks III, Kevin Smith, 2022
Che tuffo al quore. Sì, con la ‘q’; ‘sittanta amarezza è stata capace di distorcere perfino la geometria del grafema ‘c’, facendolo rigirare su se stesso in senso orario, per poi colare verso il basso lasciando una scia di saudade. … ncì avevate mai pensato, eh? Cuore inteso come organo di un corpo; quore è come dovremmo scrivere tal parola quando il sentimento e il contesto in cui viene esperito è struggente/straziante. Che Smith iniziò a incupirsi dal già recensito Tusk era ovvio; pensavo fosse una parentesina in una carriera fondata sulla commedia. … e dopo l’infarto del 2018… altra oscurità ancora. Clerks (I) fu il folgorante esordio di questo talentuoso ragazzo, drogato di fumetti e di stand up comedy (non a caso uno dei suoi protagonisti di cognome fa Hicks come il grande comico Bill), venivamo trasportati nell’universo ‘lavorativo’/esistenziale di due commessi di provincia alle prese con clienti assurdi, spacciatori d’erba e partite di hockey giocate sul tetto del negozio. Clerks (II) fu l’epico, brillante seguito delle avventure dei due. Clerks (III) è l’amarissimo epilogo di questa storica, intramontabile trilogia cult della commedia americana. Bello… e spiazzante. Poche risate a denti serrati; predominano lacrime e nostalgia. Cazzo… non me lo dovevi fare, Kev..
Il gabinetto del dottor Caligari, Robert Wiene, 1920
Siccome starai vivendo una concatenazione di eventi prestabiliti che t’ostini a chiamare “questaelamiavìta” (anche se senti che non t’appartiene), misti all’inconveniente d’essere circondato da zombi allucinati che ripetono ossessivamente Sì, sì a tutto, succede che la sera, quando torni a casa, ti senti peggio di come potrebbe sentirsi un sopravvissuto a un’apocalisse di morti antropofagi, anzi, sei a tutti gli effetti uno di quei sopravvissuti sfigati, e mettici anche la consapevolezza che il giorno dopo ti tocca tornare dov’eri il giorno prima e il giorno prima ancora, pagato a briciole per contribuire a tenere ‘vivo’ questo show della morte in corso da un po’, po’ troppo, un po’ tipo ebbastacheduecoglioniabbiamocapitoperòmovàsta, nome che pare una scuola maccheronica di yoga-via-Skpye ma che in realtà è solo qualcosa che dovrebbe spingerti a praticare yoga, per trascendere te, il tuo ego e l’ego eggregora di quelli che ti tocca salutare con la manina, col sorriso tirato e il culo stirato, Buongiorno, salve, come va?, tutto a posto?, bene, dai?!, e mettici pure di che cazzo ne so io?, mica sono l’esperto della tv, mica so quante dosi ti ci vogliono prima di fonderti con l’Immortalità, sicché lascia l’immortalità a chi l’ha raggiunta con la Bellezza… tipo ‘sto capolavoro.