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Home Cultura Cinema

Zona franca – numero 85

Andrea Cocci by Andrea Cocci
21 Febbraio 2024
in Cinema
0
Zona franca – numero 85
  • (Paginauno n. 85, febbraio – marzo 2024)

E Johnny prese il fucile, Dalton Trumbo, 1971

Pellicola capace di stuprare. Sei in cerca di un film antimilitarista allucinato paranoide claustrofobico che finisce pure peggio della merda? Meglio di questo non c’è. Oltre le vette di ogni malessere. Ed è giusto così: la guerra è nammerda senza senso. Serve solo agli scopi di esseri senz’anima che le fanno scoppiare e però poi col cazzo che vi prenderanno mai parte. Né loro né i parenti. Perché la guerra è roba da poveri; serve a spingere i poveri a eliminare gli altri poveri… eppure esiste ancora chi crede a patriottismo, eroismo, esportazione di democrazia e altre cerebrolesità escogitate da minorati disumani che non saprebbero nemmeno smontare e rimontare una pistola. L’apoteosi di tutti i deterrenti per i vari ‘giovani, aitanti, promettenti soldatini dal cervello slavato’ sparsi per il globo. Prendi un maschio alfa nazionalista guerrafondaio, drogato di anfetamina, steroidi e complessi di inferiorità vari; lo leghi a una sedia e lo sottoponi a ‘ste 2h – senza dovergli necessariamente fare il Trattamento Ludovico completo (quello con sensori collegati al cervello e psicofarmaci sparati a goccioloni negli occhi) –; finita la visione, il tizio, tempo una settimana e corre a iscriversi a pilates e a corsi per estetista e parrucchiera. …sto mica a scherzà.

Berretti verdi, John Wayne, 1968

John Wayne si chiamava Marion. John un par di palle. Di 12mila film interpretati se ne salveranno massimo massimo una decina. Eppure fu uno dei primissimi Divi Cinematografici costruiti per diventare delle Icone Viventi atte a indottrinare le masse per farle ‘pensare’ (ahahhah!!!) in un certo modo… ‘un certo modo’ abbastanza fascistello. A 61 anni il nostro amato cowboy fascio repubblicano [12mila film da pistolero senza aver mai imparato ad andare a cavallo: sempre usata la controfigura!] decide di passare dietro la macchina da presa per donarci questo ‘capolavoro’ di propaganda. 2h30 di gag involontarie; il film voleva/doveva essere ‘serio’, ma in fottuta realtà, come direbbe un ragazzo di oggi: È strà Cringe. Definizione di Cringe: qualcosa d’imbarazzante, talmente disagevole che anche se è capitato a qualcun altro sei tu a sentirti peggio di quanto possa sentirsi la persona stessa, che magari non si è nemmeno accorta di aver detto o fatto qualcosa da scavarsi una mega fossa. Infatti riuscire a finirlo è stata dura; in certi punti ero nei panni di Wayne che crede, è convinto di comportarsi da eroe dispensatore di epiche frasi da maglietta, quando invece appare subito e palesemente per quel che è. Talmente Cringe da risultare ‘esperienziale’.

Il cacciatore, Michael Cimino, 1978

“Il cacciatore è un film contro la guerra in Vietnam, contro il sogno americano, contro l’americanizzazione del mondo, contro il capitalismo…”. No!!! Tutti contro. Sempre contro qualcosa. Questo è un atteggiamento ostile… belligerante… praticamente la versione passivo-aggressiva per essere cripto guerrafondai. Per cui, vaffanculo i ‘contro’. Semmai a favore di altre opzioni: perché essere ‘contro la guerra’ anziché ‘a favore della pace’? Cazzo, cambia tutto. Questo è un film sull’amicizia. I protagonisti principali sono un branco di cazzoni quasi trentenni (all’anagrafe) ma neo adolescenti nel cervello che, a parte qualche tensione, si vogliono bene. Stanno insieme, scherzano, ridono, giocano. Ma a causa di questa infantilità finiscono col fare la cazzata di arruolarsi e fottersi l’esistenza per sempre. Perché il film aveva questo scopo: mostrare che nemmeno i veterani sono sopravvissuti alla merda che può succederti in guerra. Il minutaggio dedicato alla ‘fase guerra’ è ridottissimo rispetto a quello in cui ci viene mostrato il pre e sopratutto il post Vietnam. Solo pochi ci fanno caso. Direte: embè? Cazzo, cambia tutto. Provate a guardarlo o riguardarlo sotto quest’ottica. Vivrete un altro film… che comunque lo si guardi, per me, rimane un capolavoro unico.

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