Mark Fisher, il capitalismo, l’hauntologia e gli universi musicali paralleli che resistono
Ci sono tre autori decisamente cupi e in qualche modo veritieri che mi sono tornati per le mani ultimamente. Jameson e Žižek hanno commentato il libro del filosofo Mark Fisher Capitalist Realism: Is There No Alternative? (2009, Zero Books). I due hanno ampiamente ragione quando descrivono la vittoria del capitalismo come “la fine del futuro”. Una volta morte tutte le ideologie è facile per il capitalismo presentarsi come l’unica realtà ontologica possibile, neutrale e in qualche modo razionale. Le nuove generazioni, cresciute senza ideologia, si trovano di fronte a un dato di fatto che nessuno ha voglia di contestare. Il mondo è così perché è così, non si discute né si immagina qualcosa di diverso. Berlusconi è stato la prova generale di Trump. Non è solo il partito che viene gestito come un’azienda. È tutto l’orizzonte politico dello Stato che viene gestito come tale. Il mondo diventa una sorta di ontologia aziendale, in cui il ben apparire è il parametro della relazione umana e il numero di merci acquistabili e acquistate determina l’essere valutati come buoni cittadini in quanto buoni consumatori. Giustamente, da insegnante, Fisher ha il polso della situazione quando guarda i suoi allievi: “Gli studenti britannici oggi sembrano essere disimpegnati politicamente […] Ma questo, voglio argomentare, non è apatia, né cinismo, ma impotenza riflessiva. Sanno che le cose vanno male, ma più di questo, sanno che non possono fare nulla al riguardo. Ma quella ‘conoscenza’, quella riflessività, non è un’osservazione passiva di uno stato di cose già esistente. È una profezia che si autoavvera”. L’impotenza riflessiva descrive un fenomeno in cui le persone riconoscono la natura difettosa di un sistema come il capitalismo o il sistema educativo, ma credono che non ci siano mezzi per apportare cambiamenti; è un imperativo del realismo capitalista, il senso che non ci sia alternativa.
Fisher aggiunge che questa condizione di impotenza riflessiva “costituisce una visione del mondo non dichiarata tra i giovani britannici e ha la sua correlazione in patologie diffuse” che includono depressione, ansia o altri problemi di salute mentale. Il filosofo si concentra specificamente, tuttavia, su quella che ritiene essere una depressione edonistica, nella quale la costante distrazione e stimolazione (TV, PlayStation e marijuana) sono l’unica soluzione alla disperazione…
Continua a leggere acquistando il numero 85
copia digitale PDF: 3,00 euro
copia cartacea: 12,00 euro