Robotica, IA, guida autonoma, cyber security, informatica quantistica, tecnologia spaziale: gli investimenti della Cina dual use, civile e militare, per emergere come potenza mondiale
Nell’ultimo decennio, la crescita della Cina ha continuato a rallentare. Nel 2018, il Pil è aumentato a un tasso del 6,6%, il ritmo più debole dal 1990. Il Paese rischia di trovarsi invischiato nella “trappola del reddito medio”, l’arresto della crescita che si verifica nei Paesi in via di sviluppo quando il reddito raggiunge un livello soddisfacente per la maggior parte dei cittadini. La teoria della middle income trap, elaborata per la prima volta dagli economisti Indermit Gill e Homi Kharas (1), descrive la situazione in cui si trovano molte economie di nuova industrializzazione, le quali hanno perso il vantaggio competitivo nell’esportazione di beni (il prezzo basso) a causa dell’aumento dei salari, ma non sono in grado di tenere il passo con le economie più sviluppate nei settori ad alto valore aggiunto a causa di investimenti limitati, crescita lenta dell’industria secondaria, poca diversificazione industriale e cattive condizioni del mercato del lavoro.
Di conseguenza, Paesi come il Sudafrica e il Brasile non hanno lasciato, per decenni, quella che la Banca mondiale definisce la “fascia di reddito medio” (prodotto nazionale lordo pro capite compreso tra 1.000 e 12.000 dollari a prezzi costanti), perché l’aumento dei salari ha eroso il loro vantaggio comparato, rendendoli incapaci di competere con la produttività e l’innovazione delle economie avanzate.
La leadership cinese è dunque obbligata oggi al miglioramento sostanziale della sua base industriale ed economica per mantenere livelli di crescita superiori al 6% fino al 2021, co-me promesso, e conservare benessere e legittimità. In questo scenario, il potenziamento dei settori high tech è considerato da Pechino un mezzo critico per sostenere e migliorare il tasso di sviluppo. La necessità di creare un sistema di “innovazione indigena” per consentire il “ringiovanimento nazionale” è una sottolineatura comune alle ultime generazioni di leader del Partito Comunista Cinese (PCC), e la dimensione tecnologica è parte integrante della traiettoria futura della Cina come potenza emergente con ambizioni globali (2).
Made in China 2025
A questo scopo il Primo ministro Li Keqiangha ha presentato, il 5 marzo 2015, il progetto Internet Plus, che si concentra sull’applicazione di internet (e in generale delle nuove tecnologie IT) ai settori tradizionali del mercato cinese, e in seguito, il maggio successivo, Made in China 2025 (MIC 2025), un importante piano strategico per il potenziamento dei dieci settori chiave nella corsa verso la leadership tecnologica: nuovi veicoli energetici, ICT di nuova generazione, biotecnologie, nuovi materiali, aerospaziale, ingegneria oceanica e navi ad alta tecnologia, ferrovie, robotica, attrezzature elettriche e macchine agricole.
Queste iniziative (che sono parte di una complessa architettura di politiche volte a generare uno “sviluppo orientato all’innovazione”, obiettivo che è emerso come una chiara priorità sotto la leadership di Xi Jinping), costituiscono la risposta al ritardo delle capacità cinesi rispetto ai leader globali e hanno lo scopo di spingere l’economia verso una produzione di beni e servizi a più alto valore aggiunto. Sostenute da una politica industriale forte, finanziamenti massicci e sovvenzioni per centinaia di miliardi di dollari, sia le aziende statali che quelle private mirano dunque a costruire le basi tecnologiche del “China Dream” in vista di due importanti centenari: per l’anniversario del partito nel 2021, la Cina mira a diventare una nazione “moderatamente prospera”, mentre per quello della Repubblica Popolare Cinese nel 2049, aspira a qualificarsi come una “superpotenza nella produzione globale, nel cyber e nell’innovazione scientifica e tecnologica” (3).
In una certa misura, la Cina con MIC 2025 segue lo stesso modello che ha funzionato per il Giappone, la Corea del Sud, Singapore e Taiwan, che hanno superato con successo la produzione a bassa tecnologia e ad alta intensità di manodopera che limitava le loro prospettive di crescita. Il “modello di sviluppo dell’Asia Orientale” è caratterizzato da politiche industriali mirate a settori strategici e da un governo forte che allinea efficacemente gli interessi delle imprese (statali e private) con gli obiettivi nazionali. Prendendo come esempio le nazioni della Tigre Asiatica, MIC 2025 mira a spostare in Cina parti più sofisticate della catena del valore globale e della ricerca e sviluppo di alto livello (4).
Nel 2018, il ministero cinese dell’Industria, Informazione e Tecnologia (MIIT) ha elencato come punti focali principali dell’implementazione di MIC 2025 l’identificazione di aree di specializzazione locale e di diverse National Demonstration Zones; la creazione di cluster industriali di livello mondiale per le applicazioni internet e i settori emergenti; l’innovazione nelle tecnologie generali di base; e la creazione di centri di innovazione produttiva. L’attuazione del piano strategico è sostenuta da un’ampia gamma di strumenti finanziari, che vanno dai regimi di compensazione assicurativa agli incentivi fiscali, dal finanziamento agevolato delle PMI al finanziamento diretto delle zone dimostrative e dei progetti pilota. Anche le banche statali come la China Construction Bank (CCB), la Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) e la China Development Bank (CDB) hanno erogato alle imprese massicci finanziamenti per gli investimenti in nuove tecnologie: già a novembre 2016, la CDB aveva impegnato circa 300 miliardi di renminbi (39 miliardi di euro) in prestiti per i successivi cinque an-ni per l’attuazione di MIC 2025 (5).
L’irritazione occidentale
Nei Paesi industrializzati occidentali, l’ambizione cinese ha causato notevole irritazione. Imprese ed esperti hanno affermato che la Cina, nei suoi sforzi per diventare una superpotenza tecnologica mondiale, stava usando pratiche commerciali sleali (e in qualche caso stava addirittura rubando la tecnologia occidentale). Inoltre MIC 2025 ha alimentato la preoccupazione che i concorrenti stranieri sarebbero stati estromessi dal lucrativo mercato cinese, mentre la Cina sarebbe diventa più competitiva non solo nei settori innovativi della propria economia nazionale, ma anche all’estero, erodendo quote di mercato alle imprese europee e americane.
L’innovazione tecnologica, infatti, è diventata centrale anche per i governi delle economie più avanzate: entro il 2020, il mercato dei dispositivi del cosiddetto Internet of Things (IoT) (6) potrebbe raggiungere i 24 miliardi di dollari, mentre il mercato globale della robotica e dei sistemi che utilizzano l’intelligenza artificiale (IA) dovrebbe toccare addirittura i 153 miliardi di dollari (7). Pechino ha risposto a queste preoccupazioni attenuando i riferimenti al progetto e interrompendo la copertura mediatica degli sviluppi del piano strategico. Lo stesso nome “MIC 2025” e parole chiave come “tasso di autosufficienza”, considerati indicativi degli sforzi della Cina per abbandonare i prodotti e la tecnologia stranieri, sono stati in gran parte eliminati dai documenti politici ufficiali.
Si tratta tuttavia di una mossa tattica: Pechino non ha affatto abbandonato l’obiettivo economico – e strategico – di recuperare il ritardo rispetto ai Paesi industrializzati occidentali e di acquisire un vantaggio competitivo nel settore dell’alta tecnologia e delle tecnologie e-mergenti. A quattro anni dal suo lancio ufficiale, MIC 2025 non solo è destinato a rimanere, ma rappresenta l’ordine di marcia ufficiale del PCC, e le economie avanzate di tutto il mondo dovranno affrontare questa offensiva strategica.
Le tecnologie dual use
Un ulteriore motivo per cui i Paesi sviluppati, e gli Stati Uniti in particolare, sono molto preoccupati dagli obiettivi tecnologici cinesi riguarda il fatto che Pechino ha avviato un importante processo di integrazione civile-militare (Civil-military Innovation o CMI, in cinese “fusione civile-militare”), investendo massicciamente nella ricerca e nell’integrazione delle tecnologie emergenti dual use (cioè sviluppate per un uso civile, ma suscettibili di applicazioni in campo militare), per permettere all’Esercito di liberazione del popolo (People Liberation Army, PLA) di superare le capacità belliche convenzionali e raggiungere il dominio sul campo di battaglia in tutti i settori.
Le politiche di CMI hanno ricevuto particolare attenzione sotto la guida di Xi Jinping, durante la quale in Cina sono state ridotte le barriere di ingresso per le imprese del settore privato nella base industriale tecnologica della difesa (DTIB), sebbene al momento attuale il settore sia ancora fortemente dominato dalle imprese statali (SOE, State Owned Enterprises). Ebbene, le tecnologie su cui punta MIC 2025 sono a oggi principalmente civili nella loro applicazione, ma la loro importanza per l’industria bellica sta rapidamente crescendo. Il governo cinese ha definito un “approccio intergovernativo completo”, che si attua in un processo fortemente organizzato dall’alto verso il basso in cui Pechino gioca un ruolo centrale, per colmare il divario con l’Occidente in settori quali la robotica, l’intelligenza artificiale, i sistemi non presidiati e completamente automatizzati, l’informatica quantistica, la tecnologia spaziale e le armi ipersoniche. Perseguendo MIC 2025, dunque, la Cina diventerebbe nello stesso tempo una superpotenza scientifica e tecnologica globale e una nuova superpotenza bellica (8).
Lo spazio
Il programma spaziale cinese è tradizionalmente fonte di preoccupazione per le comunità occidentali, in particolare a causa della natura intrinsecamente dual use di molte tecnologie e della stretta collaborazione tra il PLA, le organizzazioni affiliate e l’industria statale, che consente alla Ci-na di ‘mascherare’ attività militari sotto forma di attività spaziali civili. Quello aerospaziale è uno dei dieci settori chiave inclusi nel MIC 2025 ed è anche affrontato nel 13° Piano quinquennale di progetti speciali di integrazione civile-militare, pubblicato nell’agosto 2017 dalla Commissione militare centrale e dal Consiglio di Stato (9).
La Cina lancia regolarmente satelliti e veicoli spaziali, il che le consente di perfezionare processi e applicazioni che potrebbero essere utilizzati anche contro gli avversari in caso di conflitto. Un esempio è la serie di satelliti da ricognizione Yaogan, lanciati dall’aprile del 2006 e destinati a esperimenti scientifici, osservazione della terra e delle coltivazioni, osservazione dei disastri naturali e, ovviamente, controllo militare. Oppure il sistema di posizionamento satellitare BeiDou, che sta espandendo rapidamente la sua copertura, inizialmente regionale, alle rotte della Belt and Road Initiative (BRI) e mira a coprire tutto il mondo entro il 2020 (10). Nel giugno 2016, in un altro esempio della natura dual use del suo programma spaziale, la Cina ha lanciato la navicella Aolong-1, che avrebbe il compito di pulire i detriti orbitali con il suo braccio robotico: si sospetta tuttavia che questa navicella nasconda anche armi antisatellite (11).
Sicurezza informatica
Come ha dichiarato il presidente Xi nell’aprile 2018, la cyber security è il settore high tech con il maggior “dinamismo e potenziale “ per la Cina (12). Le capacità informatiche sono una priorità per il governo cinese e parte integrante degli sforzi militari di modernizzazione e informatizzazione. Nel dicembre 2017, la Cina ha presentato il primo centro di innovazione civile-militare per la sicurezza informatica a Mianyang, nella provincia del Sichuan, creato dalla più grande società cinese di sicurezza informatica, il 360 Enterprise Security Group, che si concentrerà sulla costruzione di sistemi di difesa informatica per usi militari (13). Grazie all’alto livello di attenzione e al sostegno del governo centrale, le capacità cinesi nella cyber security sono migliorate, sebbene non abbiano ancora raggiunto l’eccellenza di quelle USA; ciononostante, una serie di recenti intrusioni nelle reti governative americane e nei server di aziende private segnala che gli operatori cinesi hanno notevoli capacità di penetrare le reti e rubare informazioni, e ciò costituirebbe secondo gli osservatori un metodo comune utilizzato per acquisire tecnologie militari e dual use.
L’informatica quantistica
Anche l’informatica quantistica, suscettibile di importanti usi militari, è oggetto di un aumentato interesse (e di finanziamenti crescenti) da parte di Pechino. Come spiega Max Nikias (Presidente della University of Souther California) nel suo articolo This is the most important tech contest since the space race, and America is losing, pubblicato dal Washington Post (14), i nuovi bit quantistici o “qubit” creano la possibilità di elaborare i dati molto più velocemente di quanto non accada ora, il che permette di comunicare più rapidamente, più accuratamente e in mo-do più sicuro. La tecnologia quantistica sta “rivoluzionando tutto, dalla rottura del codice, alla sicurezza informatica, alla modellazione del clima e sta aprendo nuove frontiere nella medicina e nella scienza dei materiali. Chiunque ottenga per primo questa tecnologia sarà anche in grado di paralizzare le difese tradizionali e le reti elettriche e di manipolare l’economia globale”.
In questo momento, Pechino è in pole position. Dopo la presentazione di MIC 2025, la Cina ha creato una serie di istituzioni dedicate per perseguire l’obiettivo della leadership nelle tecnologie quantistiche: l’Accademia cinese delle scienze (CAS) ha istituito il Quantum Information and Quantum Science and Technology Innovation Research Institute nell’estate del 2017, ed è in corso di costruzione il Laboratorio nazionale per la scienza dell’informazione quantistica, che dovrebbe essere completato entro il 2020 (15). Inoltre importanti strutture accademiche, come la China’s University of Science and Technology, hanno creato laboratori e centri di sviluppo dedicati alla ricerca quantistica come l’Aviation Industry Corporation of China (AVIC) e la China Shipbuilding Industry Corporation (CSIC). Anche l’Academy of Military Science (AMS) e la National University of Defense Technology (NUDT) – organizzazioni che dipendono dal PLA – hanno intensificato i loro sforzi di ricerca quantistica, e giganti privati come Baidu e Alibaba hanno creato centri di ricerca e progetti comuni con la China Academy of Sciences (CAS) e altre istituzioni collegate al governo per la ricerca sulle tecnologie quantistiche.
Gli sforzi di Pechino stanno dando i loro frutti: è stata creata una rete di comunicazione quantistica che si estende da Pechino a Shanghai e che si prevede di espandere a livello nazionale, e la Cina è stata il primo Paese a lanciare con successo un satellite quantistico nello spazio nell’agosto del 2016 (16).
Intelligenza Artificiale
In termini tecnici, l’IA è un ramo dell’informatica che si occupa della programmazione e della progettazione di sistemi hardware e software che consentono di ottenere macchine con caratteristiche considerate tipicamente umane quali, per esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e le capacità decisionali. Queste tecnologie vanno dal machine learning (meccanismi che permettono a una macchina ‘intelligente’ di migliorare le proprie capacità e prestazioni nel tempo) al deep learning (l’apprendimento da parte del computer di dati grazie all’utilizzo di algoritmi di calcolo statistico), dalle reti neurali artificiali (che cercano di mimare il funzionamento delle reti neurali biologiche) agli agenti intelligenti (entità capaci di percepire l’ambiente circostante con l’utilizzo di sensori e di mettere in atto specifiche azioni per mezzo di attuatori), dagli smart object alla realtà virtuale, eccetera. Pechino spera di raggiungere la posizione di leader globale in IA entro il 2030, un mercato del valore di 11.000 miliardi di renminbi (1.430 miliardi di euro) (17).
A questo scopo, oltre a finanziare le istituzioni già esistenti che si occupano di IA, il governo ha e-messo bandi di gara per nuovi progetti finanziati dallo Stato, ha promosso cluster di innovazione e centri di ricerca (come il parco industriale di IA di Pechino) e programmi di formazione di talenti in IA, come quello lanciato dal ministero dell’Istruzione nell’aprile 2018. I risultati non sono mancati: già nel 2017 alle imprese cinesi andava il 48% dei finanziamenti totali mondiali per l’avviamento di progetti di IA, e fra il 2013 e il 2018 la Cina ha attirato il 60% dei finanziamenti globali in IA; inoltre, i giganti tecnologici cinesi come Alibaba, Tencent e Baidu utilizzano già l’IA in un’ampia gamma di servizi (18).
I progressi di Pechino in questo settore sono stati resi possibili anche dalla disponibilità di grandi quantità di dati e da leggi sulla privacy molto permissive, che rappresentano una miniera d’oro per gli istituti di ricerca e le imprese: nel 2018, la Cina aveva 1,4 miliardi di utenti di telefonia mobile, mentre gli Stati Uniti si fermavano a circa 427 milioni (19). Oggi nelle grandi città cinesi è possibile, grazie ai programmi di riconoscimento facciale, fare la spesa nel supermercato senza dovere pagare alla cassa (l’importo viene addebitato automaticamente); la stessa tecnologia, incorporata all’interno di occhiali, permette ai poliziotti che sorvegliano le aree ad alta intensità di transito (stazioni, aeroporti ecc.) di essere immediatamente avvisati quando i sensori riconoscono un individuo ricercato dalle autorità. In futuro, l’intelligenza artificiale sarà incorporata nelle tecnologie belliche cinesi di qualunque tipo, dagli aerei da combattimento senza equipaggio ai droni, dagli arsenali missilistici alla cyber security (20).
Automazione
Strettamente collegato all’obiettivo della Cina di diventare un leader globale nell’IA è quello di raggiungere una posizione dominante nei veicoli automatizzati. Secondo i piani di Pechino, le auto parzialmente autonome (con assistenza alla guida) rappresenteranno il 50% delle vendite della Cina entro il 2020 e le auto altamente autonome rappresenteranno il 15% delle vendite entro il 2025. Entro il 2030, infine, si prevede che i veicoli completamente autonomi rappresenteranno il 10% delle vendite (21). Si stima che i mercati cinesi dei veicoli autonomi e dei veicoli che utilizzano sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) varranno entro il 2020 200 miliardi di renmimbi (28,9 miliardi di dollari).
La spinta per favorire lo sviluppo dell’automazione è sostenuta in gran parte dagli stessi programmi che il governo ha stabilito per l’IA, principalmente a causa della dipendenza dei sistemi automatizzati dall’IA e dai big data. In previsione del raggiungimento degli obiettivi fissati, il MIIT sta elaborando un disegno di legge per regolamentare la guida autonoma, cui seguiranno politiche a livello provinciale e comunale (22). In collaborazione con le imprese del settore privato leader nello sviluppo di queste tecnologie, la Commissione municipale dei trasporti di Pechino ha inoltre annunciato l’istituzione di zone di prova e-sclusive per veicoli autonomi nella capitale e in altri centri comunali.
Anche l’industria cinese dei veicoli aerei senza pilota (UAV) si è sviluppata rapidamente negli ultimi anni, espandendosi sia in ambito civile che militare. La Cina rappresenta il 70% della produzione di droni commerciali e più di 70 Paesi hanno acquisito droni cinesi di varie classi e tipi. La Cina ha superato gli Stati Uniti nel deposito dei brevetti sui droni nel 2012, e nel 2017 ha registrato il maggior numero di brevetti depositati di qualsiasi altro Paese al mondo. L’industria civile si concentra sul mercato in espansione dei droni per hobby, sull’uso dei droni in agricoltura, nella pianificazione urbana, per la logistica e persino per i soccorsi in caso di calamità. In ambito militare, invece, le varianti cinesi dei droni statunitensi MQ-1 Predator hanno giocato, negli ultimi dieci anni, un ruolo sempre più cruciale nel monitoraggio avanzato e nello sviluppo della capacità di puntamento.
La Cina è diventata anche uno dei principali esportatori di Unmanned Combat Aerial Vehicle (UCAV), cioè di droni armati, rifornendo Paesi ai quali è vietato acquistare i modelli statunitensi o che non possono permettersi il loro prezzo: le vendite di UCAV cinesi a Paesi che li utilizzano in combattimento, come la Nigeria, consentono alla Cina di acquisire una preziosa esperienza sul campo. Pechino continua anche a sviluppare veicoli subacquei senza equipaggio (UUV, Unmanned Underwayer Vehicle), che non solo risultano molto più economici degli equivalenti con e-quipaggio convenzionale, ma che costituiscono una soluzione temporanea ai bassi livelli di preparazione al combattimento subacqueo del personale militare cinese.
Robotica
Oltre all’IA e all’automazione, uno dei settori prioritari secondo Pechino per trasformare e aggiornare l’industria manifatturiera cinese è la robotica. Il governo mira ad aumentare la quota di mercato globale dei robot di fabbricazione cinese a oltre il 50% entro il 2020, con un aumento del 19% rispetto al 2016. Per questo, il CCP supporta le aziende che implementano l’automazione robotica in settori chiave, come la produzione e la logistica. Per esempio, nel 2018 il Consiglio di Stato ha annunciato che nel corso dell’anno avrebbe tagliato oltre 60 miliardi di renminbi (7,8 miliardi di euro ai cambi attuali) di tasse per le piccole imprese, le microimprese e le imprese ad alta tecnologia, al fine di ridurre i costi operativi e stimolare l’innovazione (23).
Come è avvenuto nel caso dell’IA, il MIIT ha anche approvato un piano per la costruzione di un centro nazionale di robotica che “si concentrerà sull’eliminazione dei più comuni colli di bottiglia, come le tecnologie di interazione uomo-macchina e il controllo conforme”. Il delta del fiume Yangtze (Shanghai, Kunshan, Changzhou, Xuzhou e Nanjing) e il delta del fiume delle Perle (Shenzhen) sono le principali regioni di innovazione e sviluppo della robotica, insieme a 40 parchi industriali dedicati in tutto il Paese, che beneficiano di risorse governative.
Il mercato cinese dei robot specializzati comprende anche i robot utilizzati per scopi militari o per operazioni di ricerca e salvataggio, per esempio AnBot, (24) un Robocop sviluppato dalla China’s National Defense University che possiede sensori simili a occhi e orecchie umane, può pattugliare le strade autonomamente, rispondere a domande, usare il riconoscimento facciale, lanciare allarmi in caso di necessità e perfino stordire i malintenzionati con scariche elettriche. L’introduzione della robotica sul campo di battaglia, attraverso l’utilizzo di macchine-soldato, permetterà al PLA di specializzarsi nella guerra di alto livello, tagliando i costi e aumentando la velocità di risposta, a patto di riuscire a sviluppare le capacità di connessione tra diverse unità robotiche (per ridurre il rischio di vulnerabilità del singolo elemento) e di dotare i dispositivi di tecnologie di IA affinché siano in grado di ‘pensare’ in modo indipendente e di adattarsi più velocemente agli eventi degli esseri umani (25).
Conclusioni
Oggi, la Cina stabilisce il ritmo di molte tecnologie emergenti mentre il resto del mondo cerca di tenere il passo. Ha fatto grandi progressi in settori come l’IT di nuova generazione (aziende co-me Huawei e ZTE sono destinate a conquistare una posizione dominante a livello mondiale nell’introduzione delle reti 5G), le ferrovie ad alta velocità e le trasmissioni di energia elettrica ad altissima tensione. Nel Paese sono spuntati più di 530 parchi industriali di produzione intelligente: molti si concentrano su big data (21%), nuovi materiali (17%) e cloud computing (13%). Recentemente, le tecnologie eco-friendly hanno ricevuto un’attenzione particolare nei documenti politici, a sostegno della visione del presidente Xi Jinping di creare una “civiltà ecologica” che prospera sullo sviluppo sostenibile. La Cina si è inoltre assicurata una posizione di forza in settori quali l’intelligenza artificiale, le nuove energie e i veicoli intelligenti.
Tuttavia, la dipendenza da componenti esteri è ancora un importante collo di bottiglia per le ambizioni tecnologiche nazionali. Il settore high tech cinese presenta notevoli debolezze nella padronanza di alcune tecnologie fondamentali, per esempio nei settori dei nuovi materiali, dei semiconduttori e dei componenti chiave per macchine utensili e, come hanno recentemente illustrato le misure commerciali degli Stati Uniti contro imprese come ZTE e Huawei, le aziende cinesi si sono trovate talvolta a dover gestire l’impossibilità di accedere a chip o altri componenti high tech provenienti dall’estero (26).
I pianificatori di Pechino si stanno impegnando su diversi livelli per eliminare queste strozzature. In primo luogo, il Paese investe molto nella ricerca (nel 2018, la Cina ha speso circa 300 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, quasi il 2,2% del Pil); in secondo luogo, il governo sta spingendo per coordinare a un livello più centrale l’attuazione del MIC 2025 e delle relative politiche industriali (a ogni regione è stato assegnato il compito di concentrarsi su un particolare aspetto dello sviluppo tecnologico). Inoltre, a differenza dei precedenti piani nazionali di politica economica, MIC 2025 attribuisce maggiore importanza alle imprese private, all’imprenditorialità e ai meccanismi di mercato, migliorando al tempo stesso la competitività delle imprese statali che sono ancora considerate fondamentali per la spinta all’innovazione.
Tutto ciò, insieme alle tre fonti ‘classiche’ di vantaggio competitivo della Cina – il suo enorme mercato interno, il potere centralizzato e il sostegno governativo, e il processo di globalizzazione che continua a trasformare i mercati di tutto il mondo (27) – potrebbe essere sufficiente per garantire al Paese l’ascesa ai vertici nel gioco della tecnologia globale. Se a questo si aggiunge il risvolto militare, siamo di fronte a forti cambiamenti nell’equilibrio mondiale.
1) Cfr. https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/097491011100300302
2) Cfr. Elsa B. Kania, Made in China 2025, Explained, The Diplomat, 1 febbraio 2019, https://thediplomat.com/2019/02/made-in-china-2025-explained/
3) Cfr. https://www.merics.org/sites/default/files/2019-07/MPOC_8_MadeinChina_2025_final_3.pdf
4) Ibidem
5) Ibidem
6) Per Internet of Things o Internet delle cose si intende l’estensione di internet al mondo degli smart object, oggetti ‘intelligenti’ che si contraddistinguono per alcune proprietà o funzionalità, fra cui la connettività, la geolocalizzazione, la capacità di elaborare dati e la capacità di interagire con l’ambiente esterno. Per esempio sveglie che suonano in anticipo al mattino in caso di traffico, scarpe da corsa che permettono di gareggiare con individui dall’altra parte del pianeta, vasetti di farmaci che avvisano i familiari quando il paziente si dimentica di assumere la medicina, e così via
7) Cfr. Meia Nouwens e Helena Legarda, Emerging technology dominance: what China’s pursuit of advanced dual-use technologies means for the future of Europe’s economy and defence innovation, dicembre 2018 https://www.merics.org/sites/default/files/2018-12/181218_Emerging_technology_dominance_MERICS_IISS.pdf
8) Cfr. Meia Nouwens e Helena Legarda, art. cit.
9) Cfr. Thirteenth Five Year Plan science and technology civil-military integration special development plan, AiSiXiang, 26 settembre 2017, http://www.aisixiang.com/data/106161.html, tradotto
10) Cfr. Pratik Jakhar, How China’s GPS ‘rival’ Beidou is plotting to go global, BBC, 20 settembre 2018, https://www.bbc.com/news/technology-45471959
11) Cfr. Stephen Chen, Is China militarising space? Experts say new junk collector could be used as anti-satellite weapon, South China Morning Post, 12 giugno 2017, https://www.scmp.com/news/china/diplomacy-defence/article/1982526/china-militarising-space-experts-say-new-junk-collector
12) Cfr. Xi Jinping: Independent Innovation to Promote the Construction of a Network Powerhouse, Xinhua, 21 aprile 2018, http://www.xinhuanet.com/politics/2018-04/21/c_1122719810.html
13) Cfr. Jiang Jie, China unveils its first civil-military cybersecurity innovation center, People’s Daily Online, 28 dicembre 2017, http://en.people.cn/n3/2017/1228/c90000-9309428.html
14) Cfr. https://presidentemeritus.usc.edu/files/2018/05/WaPo-quantum-tech-op-ed-5.11.18.pdf
15) Cfr. Susan Decker e Christopher Yasiejko, Forget the Trade War. China wants to win computing arms race, Bloomsberg, 9 aprile 2018, https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-04-08/forget-the-trade-war-china-wants-to-win-the-computing-arms-race
16) L’idea di un satellite quantistico era stata inizialmente proposta dal fisico austriaco Anton Zeilinger all’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Tuttavia, Zeilinger non è riuscito a ottenere dall’ESA i finanziamenti necessari, e si è rivolto alla Cina, che ha messo a sua disposizione i fondi e un team di ricerca guidato da Pan Jianwei della CSA
17) Cfr. Ian Burrows, Made in China 2025: Xi Jinping’s plan to turn China into the AI world leader, ABC News, 5 ottobre 2018, http://www.abc.net.au/news/2018-10-06/china-plans-to-become-ai-world-leader/10332614
18) Cfr. He Wei, Nation aims to boost AI to benefit world, China Daily, 18 settembre 2018, http://www.chinadaily.com.cn/a/201809/18/WS5b9ffaa6a31033b4f46568a0.html
19) Cfr. Ian Burrows, art. cit.
20) Cfr. Meia Nouwens e Helena Legarda, art. cit.
21) Cfr. Michael J. Dunne, China aims to be No.1 globally in EV’s, autonomous cars by 2030, Forbes, 14 dicembre 2016, https://www.forbes.com/sites/michaeldunne/2016/12/14/chinasautomotive-2030-blueprint-no-1-globally-in-evs-autonomouscars/#7418b9981c6e
22) Cfr. Namrita Chow, Chinese government drafts policies for autonomous vehicles, IHS Markit, 25 gennaio 2018, https://ihsmarkit.com/research-analysis/Chinese-government-drafts-policies-autonomous-vehicles.html
23) Cfr. Alexander Chipman Koty, China to cut US$9.5 billion in taxes for small and micro enterprises, high-tech firms, Dezan Shira & Associates China Briefing, 30 aprile 2018, https://www.china-briefing.com/news/china-cut-us9-5-billion-taxes-small-micro-enterprises-high-tech-firms/
24) Cfr. https://futurism.com/meet-anbot-chinas-first-robot-railway-patrol
25) Cfr. Jeff Becker, How to beat Russia and China on the battlefield: military robots, National Interest, 18 marzo 2018, https://nationalinterest.org/blog/the-buzz/how-beat-russia-china-the-battlefield-military-robots-24963
26) Cfr. https://www.merics.org/sites/default/files/2019-07/MPOC_8_MadeinChina_2025_final_3.pdf
27) Cfr. https://academic.oup.com/spp/article-abstract/43/1/62/2503390?redirectedFrom=fulltext