Domenico Corrado
Idrocarburi pesanti e zinco nel terreno, e 9 milioni di extra costo a carico dei cittadini
Puntando sul tema dell’alimentazione, con lo slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, la città di Milano si è aggiudicata l’organizzazione dell’Esposizione Universale, che si terrà dal 1° maggio al 31 ottobre del 2015 presso il nuovo polo espositivo di Rho-Pero. Dopo ‘l’esperienza’ del 1906 (1), la città meneghina ritorna sotto i riflettori del mondo con un progetto che ha il fine di promuovere, alla luce dei nuovi scenari globali, il diritto a un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra, e un confronto culturale di ampio respiro su tutte quelle tematiche legate alle tecnologie alimentari applicate al miglioramento delle caratteristiche nutritive dei prodotti e alla loro conservazione e distribuzione, alla ricerca e alla prevenzione delle grandi malattie sociali della nostra epoca, e al cibo come espressione di cultura e veicolo di socializzazione, con al centro del dibattito la difesa della biodiversità e il rispetto dell’ambiente in quanto ecosistema dell’agricoltura, e infine l’educazione a una corretta alimentazione come strumento per favorire nuovi stili di vita e per valorizzare la conoscenza delle tradizioni alimentari come elementi culturali ed etnici.
Un Expo che vedrà Milano trasformarsi nella capitale mondiale del cibo e in un’agorà in cui discutere le tematiche della fame del mondo e del rispetto e della tutela dell’ambiente come principio guida imprescindibile allo sviluppo economico mondiale futuro, in concomitanza con la chiusura della Millenium Campaign, una campagna dell’Onu che punta, entro il 2015, a debellare il fenomeno della povertà estrema nel mondo.
In sintonia con le tematiche che verranno affrontate durante Expo 2015, il progetto, elaborato dalla precedente amministrazione comunale di centrodestra guidata dal sindaco Letizia Moratti con cui Milano ha conquistato il consenso del Bie (2), in origine prevedeva la creazione di un grande orto botanico planetario di circa un milione di metri quadrati situato presso i nuovi padiglioni espositivi di Rho-Pero, in cui doveva sorgere un canale navigabile con serre e terreni nei quali dovevano essere riprodotti tutti i climi del mondo e le loro tipicità alimentari: dalla tundra al paesaggio mediterraneo, dalle foreste tropicali al deserto.
Un progetto che ha visto impegnata una consulta di architetti e di creativi come Stefano Boeri, Richard Burdett, Jacques Herzog, William McDonough e Joan Busquets, e personaggi come Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che in buona fede aveva invitato il mondo a visitare Milano per vivere il grande parco agricolo e alimentare, visto come uno strumento per attirare visitatori e come laboratorio finalizzato alla produzione di conoscenza nel campo dell’agricoltura e dell’alimentazione.
Dei nobili progetti nei quali l’agricoltura doveva essere messa al centro, come è noto, non è rimasto nulla, perché l’idea del grande orto botanico planetario con cui l’amministrazione Moratti ha cercato di costruire e promuovere l’immagine di un Expo verde – che non è mai esistito – non era altro che un escamotage per conquistare il consenso del Bie e per nascondere le sorti che subirà quell’area dopo la fine della manifestazione: “Una imponente cementificazione, prospettata al Bie, avrebbe causato un’immediata e sonora bocciatura della candidatura italiana. E così, a Parigi viene inviato un dossier dai toni bucolici: lo spazio tra Milano e Rho sarebbe stato riempito di verde, grandi distese di alberi e piante avrebbero formato l’avveniristico orto botanico planetario” (3).
Perché degli intenti dell’altisonante slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e della volontà di preservare l’ambiente in quanto ecosistema dell’agricoltura, a oggi, rimangono solamente due certezze: quella del cemento e quella dello sperpero di denaro pubblico, come nel caso dei costi della bonifica dell’area in sui sorgerà Expo, che dovevano gravare interamente su Fondazione Fiera Milano e sul gruppo Cabassi, in quanto proprietari dei terreni, e che sono invece finiti sulle spalle dei contribuenti, come denunciato in una lettera aperta inviata il 14 gennaio 2013 dagli attivisti del Centro Sociale Sos Fornace di Rho all’amministratore delegato di Expo 2015 s.p.a – la società a partecipazione pubblica che gestisce l’organizzazione dell’evento – Giuseppe Sala, in merito ai lavori per la rimozione delle interferenze sulla piastra del sito vinto dalla società Cmc di Ravenna e ai relativi costi operativi.
Con l’Accordo quadro siglato il 2 agosto 2012 si era definito che i costi della bonifica venissero sostenuti da Expo 2015 s.p.a, che si sarebbe poi rivalsa su Arexpo, la società a partecipazione pubblica che ha acquistato i terreni dell’area espositiva; quest’ultima poi, a sua volta, si sarebbe rivalsa sui proprietari originari dell’area, la Fondazione Fiera Milano e la Belgioiosa s.r.l del gruppo Cabassi, per un tetto massimo di 6 milioni di euro, sulla base di una perizia effettuata da Expo 2015 s.p.a. e Metropolitana Milanese. Se non che, tre mesi dopo la stipulazione dell’accordo, la Cooperativa Cmc di Ravenna chiedeva a Expo s.p.a 30 milioni di euro di extra costi, di cui 15 milioni per il trasporto e l’eliminazione dei terreni inquinati di cui non si conosceva ancora la reale quantità.
La gara d’appalto era stata vinta nell’ottobre 2011 con un’offerta di 58 milioni di euro, equivalente a un ribasso del 42% rispetto ai 90 milioni di valore iniziale della gara, e prevedeva la rimozione delle interferenze dalla piastra del futuro sito espositivo e lo smaltimento del terreno degli scavi dell’area, la cui esecuzione era stata progettata nello Studio di impatto ambientale (Sia) e nella Valutazione di impatto ambientale (Via), entrambi redatti nel settembre 2011.
Ma quando fu lanciata la gara d’appalto, nell’agosto 2011, le certificazioni definitive riguardo la qualità dei terreni non erano ancora note, in quanto furono presentate solamente in dicembre, e quindi non si conosceva, nonostante fossero stati già effettuati dei carotaggi preliminari nei terreni, né il quantitativo di terreno da eliminare né l’entità degli inquinanti, sebbene fosse presumibile la presenza di idrocarburi pesanti e zinco in quanto in quell’area, precedentemente, era in funzione una raffineria: “Le analisi fatte dall’azienda Cometa interessano una zona pari al 40% dell’intera area, che doveva ancora essere indagata, dato il diniego delle proprietà nonostante i terreni fossero già stati acquistati da Arexpo. Sono stati effettuati 84 scavi a trincea di profondità pari a 3,0 metri, 5 carotaggi spinti alla profondità di 6,0 metri e prelevati 186 campioni di terreno da sottoporre ad analisi chimiche. Nel corso delle attività di campo funzionari degli enti di controllo (Arpa e Provincia) hanno presenziato alle operazioni di indagine provvedendo al prelievo di aliquote di terreno per la proprie analisi di verifica presso i laboratori pubblici (Arpa Milano) (4).
E nel marzo 2012, dopo i prelievi indipendenti effettuati dall’Arpa (l’agenzia regionale per la protezione ambientale), emergeva quello che in molti avevano temuto e che l’amministrazione comunale e la società Expo 2015 s.p.a hanno sempre cercato di nascondere: secondo gli studi circa il 10% dei terreni del sito espositivo risulterebbero essere inquinati di idrocarburi pesanti e zinco, e quindi da bonificare. Le aree inquinate sarebbero otto: Parcheggi Fiera in Milano, Cascina Triulza, Deposito Impresa Pessina, Area “triangolare”, Case Mobili, Area Poste e via Cristina da Belgioioso, Area Immobiliare cinque e Area Impeco (5).
Niente più collinetta mediterranea, quindi. Infatti, originariamente, il terreno prelevato dagli scavi doveva servire alla creazione di una collina artificiale di 22 metri di altezza, giustificata come promontorio e luogo per riprodurre l’ecosistema temperato del Mediterraneo, in vista della creazione dell’orto botanico di cui abbiamo parlato sopra. Ma quando alle autorità è apparso chiaro che non era più possibile nascondere la vera entità dell’inquinamento ambientale, come era prevedibile, il progetto della collinetta è stato abbandonato, e il costo della bonifica ha registrato una lievitazione, arrivando a 15 milioni, l’extracosto richiesto dalla Cmc di Ravenna nel novembre 2012.
E da qui la denuncia di Sos Fornace e le tre domande secche poste all’amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala: “Perché è stato messo un tetto di 6 milioni di euro ai costi di bonifica rimborsabili a Expo 2015 s.p.a da Arexpo s.p.a e dai proprietari? Perché i lavori di bonifica non sono stati subito inseriti nell’appalto delle interferenze? E chi ha eseguito le perizie commissionate da Metropolitana Milanese sul valore dei costi di bonifica?” (6). Perché di questi 15 milioni di euro solamente 6 potrebbero rientrare nelle casse di Expo 2015 s.p.a.; quindi, al conto finale, mancano 9 milioni di euro di denaro pubblico regalato alla Fondazione Fiera Milano e ai Cabassi, i soggetti su cui doveva gravare, inizialmente, l’intero costo della bonifica.
La risposta alla questione dell’extra costo è arrivata il 5 marzo 2013 a margine dell’incontro con la stampa organizzato in Triennale per la presentazione dell’area tematica del caffè e della partnership con Illy, quando Giuseppe Sala ha dimostrato il suo stupore per una vicenda che per come è stata gestita, fin dall’inizio, non poteva altro che alimentare dubbi e interrogativi che, ufficialmente, emergono solo ora quando i lavori di preparazione del sito sono già in stadio avanzato: “Per noi è stata una sorpresa, generata anche da una prudenza che potremmo definire ‘eccessiva’ richiesta dalle leggi. L’analisi compiuta dalla Regione ha rivelato che un quantitativo di terra che pensavamo di poter tenere sul sito dovrà essere rimosso. È principalmente questo il motivo dell’aumento dei costi” (7). Mentre sul perché venne fissato un tetto massimo di 6 milioni di euro per le bonifiche non è arrivata alcuna risposta, sulla questione dei 9 milioni extra Giuseppe Sala si è espresso affermando che “la copertura totale del costo non era prevista nei contratti firmati dalle parti”. Punto.
Ma la notizia più importante è che le bonifiche richieste dall’Arpa – dopo l’analisi del terreno del marzo 2012 in cui è emersa la contaminazione ambientale del 10% del sito – potranno svolgersi in contemporanea con l’avanzamento dei lavori, senza causare slittamenti sul piano delle tempistiche o su un eventuale rincaro dei costi operativi. Una vicenda che, almeno dal punto di vista ambientale, sembrerebbe terminare nel migliore dei modi, con tutte le aree inquinate messe al vaglio dell’Arpa e con l’impegno a bonificarle, sebbene in questi anni la politica delle promesse non mantenute e la mancanza di puntualità nella realizzazione delle attività di gestione dell’evento siano state la regola piuttosto che l’eccezione, come nel caso del progetto dell’orto botanico planetario e dei tempi che ci sono voluti per individuare tutte le aree interessate dalla bonifica.
Ritardi che lasciano dubbi anche nel nuovo governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha espresso “una forte preoccupazione sul rispetto dei tempi per le realizzazioni di tutte le opere” (8), e che ci fanno ricordare che quando il tempo stringe la trasparenza e la legalità, spesso, lasciano il posto alla politica poco rassicurante dell’emergenza e alla fragile e inconsistente retorica della celerità e del bene comune.
(1) L’Esposizione Universale che si tenne a Milano nel 1906 fu intitolata “La scienza, la città, la vita”, ed ebbe come tema centrale quello dei trasporti
(2) Il Bureau International des Exposition è l’organizzazione internazionale che gestisce le nomine alle organizzazioni delle Esposizioni Universali e Internazionali; attualmente vi aderiscono 161 Paesi
(3) D. Carlucci, G. Caruso, Magna magna, Come e perché i grandi eventi sono diventati un grande business nazionale. A spese dei contribuenti, Ponte alle Grazie, 2012
(4)Comunicato stampa del centro sociale Sos Fornace, Bonifiche area Expo: i cittadini denunciano ma nessuno risponde, 25 gennaio 2012
(5) Cfr. M. Valsecchi, Expo 2015: storia di una bonifica, in Expo 2015 Contact, 28 marzo 2013
(6) Comunicato stampa del centro sociale Sos Fornace, Expo 2015: la bonifica è una truffa da 9 milioni di euro?, 14 gennaio 2013
(7) M. Valsecchi, Expo 2015: Giuseppe Sala spiega lo stato della bonifica e l’extra costo, in Expo 2015 Contact, 6 marzo 2013
(8) G. Anastasio, Expo 2015, l’allarme di Maroni: sui tempi di realizzazione la preoccupazione è forte, Il Giorno, 5 aprile 2013