Giovanna Cracco, Raffaella Berardi, Michele Biella, Erika Bussetti, Gian Mario Felicetti, Beatrice Fossati, Elisabetta Groppo, Alessandro Rettori, Elisa Simoncelli
Cosa si sono detti nelle riunioni riservate la Troika, i ministri delle Finanze europei e la Grecia? Cosa significa negoziare con l’Unione europea? Cosa significa sottoscrivere un prestito con la Ue e l’FMI? E che posto ha nelle trattative la sovranità democratica? E la situazione sociale di un Paese? Abbiamo tradotto tutti gli euroleaks e ricostruito i passaggi di quei cruciali sei mesi del 2015, perché ci parlano anche di oggi e per capire come, nelle chiuse ‘stanze del potere’, vengono prese le decisioni che cambiano la vita dei cittadini
INTRODUZIONE
Il 14 marzo scorso Varoufakis pubblica in rete gli euroleaks: sono gli audio trafugati – le riunioni erano classificate “riservate” – degli Eurogruppo, della Troika e dell’Euro Working Group a cui Varoufakis ha partecipato (1), in qualità di ministro delle Finanze greco, nei sei mesi in cui ha ricoperto tale ruolo, tra gennaio e luglio 2015. Agli audio sono affiancate le trascrizione e i report tecnici che hanno accompagnato la trattativa. Sono documenti importanti, perché per la prima volta è possibile entrare nelle ‘stanze del potere’ e rendersi conto di come vengono prese decisioni che incidono direttamente sulla vita dei cittadini, in questo caso quelli greci; il fatto poi che le riunioni fossero riservate, ci pone davanti il dialogo privo di ipocrisie degli attori in campo, sia tecnici che politici: elimina la narrazione e la propaganda politica riservate all’opinione pubblica. Per rendere più accessibile la grande mole di documentazione, tra l’altro in inglese, e permettere al lettore di crearsi una propria opinione sugli avvenimenti, Paginauno ha deciso di trattare gli euroleaks come segue: 1. inserirli in una rapida cronologia di quel che accadde in quei sei mesi di crisi greca; 2. fare una sintesi priva di interpretazione di ogni leak, sia esso riunione o documento; 3. aggiungere, separato, un commento al leak, questo sì interpretativo; 4. inserire il link alla fonte primaria del leak, per chi vuole ascoltarlo/leggerlo integralmente.
Gli euroleaks parlano da soli. Ma alcune considerazioni complessive, a seguire il filo del negoziato per ricostruire trama e ordito e disegno del tessuto che viene intrecciato, sono d’obbligo.
Non è qui possibile, se non dilungandosi eccessivamente, ricostruire l’intera storia della crisi ellenica dal 2010 che, con i dovuti distinguo, si inscrive in quella dei debiti sovrani e dei PIIGS; confidiamo che il lettore ne conosca i punti salienti e possa dunque inserire i sei mesi del 2015 negli avvenimenti complessivi. Ma il punto è che, indipendentemente dalle ragioni per le quali la Grecia si è trovata in quella situazione finanziaria, ciò che di più rilevante mostrano gli euroleaks è l’approccio dell’Unione europea nei confronti di un Paese membro. Quel che innanzitutto si evidenzia è la rigidità delle posizioni dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, della Commissione Ue e della BCE: il secondo prestito concesso alla Grecia nel 2012, oggetto principale dei leaks, è legato a condizionalità macroeconomiche che devono essere rispettate, indipendentemente dalla posizione del nuovo governo ellenico appena eletto. A nulla vale presentare proposte alternative, dettate sia da una diversa posizione politica – quella di Syriza – sia dalla drammatica situazione del Paese – impoverimento, disoccupazione, recessione – nel tentativo di far riprendere l’economia mantenendo un’attenzione all’aspetto sociale, di modo che la Grecia possa risollevarsi. Per l’Unione europea non si tratta di avere obiettivi fiscali ed economici da raggiungere, anche cambiando strada, ma di imporre politiche neoliberiste (tagli al welfare, a pensioni, a sanità, precarizzazione del lavoro, aumento dell’IVA, privatizzazione del patrimonio pubblico greco) indipendentemente dalle loro conseguenze sulla popolazione; indipendentemente, perfino, dalla loro efficacia, che nel 2015 già si era mostrata fallimentare, nel rilanciare l’economia ellenica. È la spirale deflazionistica del debito: dal 2010 la Grecia si ritrova a fare tagli e contrarre nuovi prestiti – saranno tre in totale – per ripagare i prestiti stessi, nonostante abbia già fatto un default parziale nel 2012.
Questa dinamica porta a due riflessioni.
La prima. In questa Unione europea la democrazia è sospesa. Non solo perché, sottraendo al governo del Paese le decisioni sulle politiche economiche, è di fatto la Troika a governare, ma perché nulla cambia se il voto dei cittadini va a un nuovo governo con differenti posizioni politiche rispetto al precedente che ha sottoscritto il prestito con la Troika.
La seconda, strettamente collegata alla prima: la corda dell’impiccato è la mancanza di sovranità monetaria e di una banca centrale che dialoghi con la politica – la BCE è un unicum tra le banche centrali, non essendo per regolamento prestatrice di ultima istanza dei Paesi dell’Eurozona se non trasformandosi in Troika (è l’ideologia ordoliberista alla base della costruzione europea). Privata dell’accesso al mercato, privata di una banca centrale ‘normale’, la Grecia è letteralmente senza denaro; è uno Stato che non può emettere obbligazioni sovrane per reperire le risorse di cui necessita, può solo drenare soldi dai cittadini, svendere il patrimonio pubblico e chiedere soldi alla Troika. È qualcosa che Varoufakis ha costantemente presente, nel suo ostinato tentativo di trovare una soluzione per permettere al Paese di tornare a finanziarsi autonomamente sul mercato. Ed è qualcosa che hanno ben presente anche l’Unione europea e la BCE, e che utilizzano come arma di pressione e ricatto per imporre al Paese le politiche macroeconomiche neoliberiste – bloccando addirittura la liquidità alla banche greche e il rimborso dovuto dei profitti SMP, come si evidenzia in dettaglio negli euroleaks.
Vale anche un’altra considerazione: l’esecutivo Tsipras non aveva alcuna intenzione di uscire dall’euro. Non siamo davanti a una forza politica ‘rivoluzionaria’ ma a un partito con posizioni socialdemocratiche. In questa direzione andava il compromesso che Varoufakis cercava con la Troika e l’Eurogruppo, e in cui si inscriveva anche il referendum svoltosi a luglio 2015, come gli euroleaks mostrano. Trovare quel compromesso è stato impossibile.
Gli euroleaks non sono solo un importante documento storico. L’attuale crisi causata dal Covid 19 sta cambiando alcuni meccanismi europei, ma solo apparentemente (2). Per questa ragione diviene ancora più fondamentale conoscerli e diffonderli, cogliere la possibilità che ci offrono di entrare e vedere cosa accade in quelle stanze, in quelle riunioni riservate dove poche persone, non elette, decidono sulla nostra vita di cittadini.
LEGENDA
Istituzioni
Nome che da febbraio 2015 ha sostituito l’appellativo “Troika” – divenuto inviso all’opinione pubblica – mutandone nulla nella sostanza: è quindi sempre la triade composta da Fondo monetario internazionale (FMI), Banca centrale europea (BCE) e Commissione europea (CE).
Eurogruppo
Organo informale che riunisce i ministri delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona; partecipano alle riunioni anche il commissario per gli Affari economici e finanziari della Commissione Ue (da novembre 2014 a novembre 2019, il francese Moscovici) e il presidente della BCE (da novembre 2011 a ottobre 2019, l’italiano Draghi). Elegge il proprio Presidente tra i ministri che lo compongono (da gennaio 2013 a gennaio 2018, l’olandese Dijsselbloem).
Euro Working Group (EWG)
Organismo preparatorio formato da rappresentanti degli Stati membri dell’Eurozona facenti parte del Comitato economico e finanziario, da rappresentanti della Commissione Ue e da rappresentanti della BCE. Assiste sia l’Eurogruppo che il suo Presidente nella preparazione delle discussioni tra i ministri. I membri dell’Euro Working Group fanno anche parte del consiglio di amministrazione del Meccanismo europeo di stabilità (MES).
Prestiti alla Grecia
La Grecia ha sottoscritto tre programmi/prestiti, per un totale di oltre 288 miliardi erogati, pari a più del 150% del Pil greco (dati relazione Corte dei Conti Ue 2017, aggiornati alla conclusione dell’ultimo prestito).
Il primo: aprile 2010, denominato “Greek Loan Facility” (GLF), stanziato dall’FMI e dagli Stati membri dell’Eurozona sotto forma di prestiti bilaterali coordinati dalla Commissione Ue, pari a 110 miliardi, chiuso in anticipo a marzo 2012 (scadenza originale giugno 2013); ha erogato 73,6 miliardi (20,7 miliardi dall’FMI e 52,9 dai Paesi dell’Eurozona).
Il secondo: marzo 2012. Precondizione per il rilascio è stata una parziale ristrutturazione del debito greco, con la partecipazione dei privati, pari a 107 miliardi – la Grecia ha dunque fatto default parziale. Stanziato dall’FMI e dal Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF), il secondo prestito, pari a 172,6 miliardi, aveva scadenza originale dicembre 2014 ed è stato prorogato per due volte fino a giugno 2015; ha erogato 153,4 miliardi (11,6 miliardi dall’FMI e 141,8 dall’EFSF).
Il terzo: luglio 2015, prestito ponte di 7,16 miliardi stanziato dal MES, a cui si è aggiunto ad agosto 2015 un altro prestito MES pari a 86 miliardi, scadenza agosto 2018; ha erogato 61,9 miliardi.
Funzionalità procedure prestiti
Sottoscritto il Memorandum of Understanding (MoU) (3), l’erogazione delle rate del prestito concesso è vincolata a riesami trimestrali che verificano l’attuazione delle riforme programmate e il raggiungimento degli obiettivi fissati; se il riesame non viene concluso con successo la rata del finanziamento non viene erogata.
EUROLEAKS
19 dicembre 2014
Proroga al 28 febbraio 2015 del secondo programma/prestito (EFSF) in scadenza a dicembre 2014.
25 gennaio 2015
Elezioni politiche in Grecia: Syriza risulta primo partito con il 36,34%.
27 gennaio
Formazione del nuovo governo greco: Aléxis Tsipras è Primo ministro e Yanis Varoufakis ministro delle Finanze.
4 febbraio
La BCE sospende la deroga che consentiva alla Banca centrale ellenica di accettare, da parte delle banche greche, titoli di Stato nazionali come garanzia sui prestiti.
11 febbraio. Eurogruppo, Bruxelles
Il leak contiene solo il testo del discorso pronunciato all’Eurogruppo dal ministro delle Finanze greco. Varoufakis sottolinea la volontà di collaborare ma puntualizza un cambio di direzione: la situazione sociale ed economica della Grecia è drammatica e occorre tenerne conto, il nuovo governo è stato eletto per segnare questo cambiamento. Evidenzia che occorre ristabilire una fiducia. Entra poi nel merito, proponendo la sottoscrizione di un nuovo accordo anziché il rispetto del Memorandum of Understanding (MoU) relativo al secondo prestito e ancora da concludere: sono stati imposti obiettivi fiscali irrealistici e autolesionisti, afferma, e la Grecia non potrà crescere se rimane sulla strada dell’austerity. Il deficit di bilancio si è ridotto in cinque anni come in nessun altro Paese Ue e si registra un avanzo primario: non intendono metterlo a repentaglio ma occorre trattare sulle riforme. Il 70% di quelle contenute nel MoU sono in linea con il programma del governo e saranno attuate: riscossione delle imposte, gestione delle finanze pubbliche, riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, miglioramento del clima imprenditoriale, pianificazione territoriale ecc. Altre invece occorre modificarle. Privatizzazioni: devono andare a favore della crescita e dei cittadini greci, e per questo il governo intende mantenere voce in capitolo nei rapporti di lavoro e ambiente; sarà creata una Banca di sviluppo che incorporerà i beni dello Stato e ogni privatizzazione sarà valutata entrando nel merito (peraltro vendere in un momento in cui i prezzi sono bassi non conviene a nessuno, evidenzia). Banche: propone di mobilitare i rimanenti 8 miliardi del fondo HFSF (4) per rafforzare il sistema bancario e ha un programma per ripulirle gli istituti dagli NPL (5); evidenzia come con la decisione della BCE del 4 febbraio le banche greche restino comunque garantite, perché si affidano all’assistenza della liquidità d’emergenza della Banca centrale (ELA) (6), tuttavia si aspetta che un accordo con l’Eurogruppo su un programma ponte permetta al Consiglio direttivo della BCE di rinnovare la deroga, ora sospesa, per l’idoneità dei titoli greci alle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema. Dipendenti pubblici: i reinserimenti delle persone ingiustamente licenziate che il governo ha dichiarato di voler fare sono un numero irrisorio rispetto alle 15.000 assunzioni già concordate per il 2015. Pensioni: i tagli che il governo ha dichiarato di non voler fare riguardano le pensioni al di sotto della soglia di povertà. Salario minimo: sarà ripristinato gradualmente fino al livello del 2012: se ciò ridurrà la competitività del settore privato, si agirà con altre tipologie di imposte o riforme. Infine, la situazione finanziaria. La Grecia deve rimborsare 5,2 miliardi all’FMI entro giugno e tra luglio e agosto scadono 6,7 miliardi di bond SMP: tutto questo crea una forte pressione sui conti pubblici. Chiede quindi che, come da accordi del novembre 2012, la BCE versi alla Grecia quanto le deve per le obbligazioni SMP (7), ossia 1,9 miliardi, girandoli direttamente all’FMI. Propone inoltre di lavorare con urgenza a un meccanismo di finanziamento ponte per garantire la liquidità: un accordo che, consentendo alla Grecia di emettere titoli di Stato a copertura del rimborso dei titoli SMP, non aumenti l’ammontare del debito ma ne modifichi la composizione. Conclude affermando che il governo greco è pronto a chiedere, al successivo Eurogruppo del 16 febbraio, una proroga del programma in scadenza, ma a patto che l’estensione sia il punto di partenza per un negoziato verso un accordo diverso.
Commento
L’Eurogruppo si trova di fronte un governo neoeletto che mette in discussione il MoU concordato, non concluso, già prorogato e di lì a scadere. La cronaca di quei giorni racconta di una Ue che preme affinché Atene si impegni al rispetto degli accordi precedenti e nega l’ipotesi, già circolata, di un prestito ponte. Varoufakis chiarisce la posizione greca: fine dell’austerity, riforme improntate alla crescita, attenzione alla realtà sociale e situazione finanziaria da rivedere: il Paese non può sostenere i rimborsi dei prestiti in calendario senza un accordo ponte fino ad agosto che contempli la possibilità di emettere titoli di Stato a fronte degli SMP in scadenza e, nota dolente, chiede che la BCE versi alla Grecia gli extra-profitti già maturati ma tenuti in sospeso. Negoziare ha senso se si intraprende una strada diversa, nel rispetto del cambiamento politico che i cittadini greci hanno espresso nelle elezioni di gennaio.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/feb11eurogroup-yv
16 febbraio. Eurogruppo, Bruxelles
Il leak contiene quattro documenti. La Bozza Junker-Moscovici del 15 febbraio, nella quale l’Eurogruppo sottolinea che il governo greco ha ribadito l’impegno a rispettare gli obblighi finanziari nei confronti di tutti i creditori, e tale impegno è la base per la proroga del MoU esistente sotto forma di un programma intermedio come transizione verso un nuovo accordo di prestito. La Bozza Dijsselbloem-Dichiarazione dell’Eurogruppo sulla Grecia del 16 febbraio, definita “preliminare e confidenziale”, nella quale si legge che il governo greco chiede una proroga tecnica di sei mesi, l’Eurogruppo è d’accordo. CE, BCE e FMI comunicano che parallelamente sarebbe prudente estendere per sei mesi anche il programma del fondo HFSF per il sostegno al sistema bancario greco: l’Eurogruppo è d’accordo, sottolinea tuttavia che tali fondi possono essere utilizzati solo su valutazione delle Istituzioni e di una decisione dello stesso Eurogruppo. Infine è ribadito che l’impegno a fornire alla Grecia un sostegno finanziario adeguato fino a quando il Paese non avrà riacquistato il pieno accesso al mercato è condizionato al rispetto degli impegni assunti all’interno dell’accordo. Il Discorso di Varoufakis all’Eurogruppo del 16 febbraio, nel quale fa il punto. La Grecia si impegna a rispettare gli accordi di prestito, a non fare azioni che minaccino la stabilità finanziaria, a non fare tagli al valore nominale del debito greco. Ma c’è bisogno di un accordo a breve termine (da 3 a 6 mesi) e di principio secondo cui in questo periodo il Paese sarà finanziato in modo minimo solo per rispondere ai flussi di cassa a breve (per esempio incassare 1,9 miliardi di extra-profitti SMP dalla BCE da girare direttamente all’FMI, una ELA flessibile, un aumento del tetto delle emissioni di titoli a compensare gli SMP in scadenza in mano alla BCE). La difficoltà a dichiarare un impegno al MoU attuale, sottolinea, dipende dal fatto che così strutturato il programma non è ritenuto favorevole alla crescita ed è dunque impossibile da portare a termine con successo: il governo greco non vuole fare una promessa che non può mantenere. Teme che se si lavora all’interno della logica dell’attuale MoU non potrà che esserci un’ulteriore spinta verso la spirale debitoria deflazionistica e il governo perderebbe il sostegno popolare. È inoltre preoccupato per gli NPL che bloccano i prestiti a famiglie e imprese e vuole trovare al più presto una soluzione, anche tramite il fondo HFSF; è ansioso di sistemare la questione delle penali delle imposte arretrate che ammontano a 70 miliardi, non volendo premiare gli inadempimenti strategici di chi ha la disponibilità finanziaria a pagare ma salvaguardare chi non ce l’ha. Non sottoscrive l’obiettivo di 5 miliardi di incasso per le privatizzazioni perché sa che non è realizzabile. In merito ai pignoramenti immobiliari dei mutui in sofferenza, afferma che per motivi etici le case familiari non dovrebbero essere messe all’asta nel bel mezzo di una depressione economica, e che non avrebbe nemmeno senso gettare in strada centinaia di migliaia di famiglie in un momento in cui non ci sono acquirenti: si distruggerebbe quel che resta del mercato immobiliare, non generando capitale per le banche e alimentando la già orribile crisi umanitaria. Chiede che l’Eurogruppo si impegni a non domandare, nella fase di proroga del programma, misure recessive come tagli alle pensioni o aumenti IVA. Si dichiara infine pronto a presentare una richiesta di proroga del prestito fino ad agosto per poter scrivere un nuovo accordo, concordando una serie di ragionevoli condizionalità per la durata del periodo. La Dichiarazione di Varoufakis alla Conferenza stampa dell’Eurogruppo del 16 febbraio, nella quale dichiara che Istituzioni e Grecia non sono riuscite a sottoscrivere un comunicato comune perché persiste un sostanziale disaccordo sul portare a termine il programma esistente o scriverne uno nuovo. A seguito di questa impasse Dijsselbloem e Tsipras mercoledì (11 febbraio) avevano concordato un comunicato congiunto per far sì che le due parti esplorassero “un terreno comune tra il programma attuale e i piani del nuovo governo per un nuovo accordo con l’Europa”. Prima della riunione dell’Eurogruppo Moscovici (CE) ha presentato a Varoufakis una bozza di comunicato che Varoufakis ha firmato, e sulla base di tale accordo ha chiesto la proroga del contratto di prestito; tuttavia, pochi minuti prima della riunione, il documento è stato sostituito dal Presidente dell’Eurogruppo (Dijsselbloem) con un testo che ha riportato la situazione a mercoledì (11 febbraio), quando il governo greco è stato costretto a firmare una proroga non dell’accordo di prestito ma del programma, ricevendo in cambio solo due nebulose parole: “some flexibility” (un po’ di flessibilità, n.d.a.). In queste circostanze, conclude Varoufakis, si è rivelato impossibile firmare il comunicato stampa comune.
Commento
Primi attriti resi pubblici in conferenza stampa da Varoufakis. Al centro c’è sempre il MoU precedente, da rispettare se il programma viene prorogato, per la Ue, da modificare perché ritenuto recessivo e insostenibile sotto il profilo finanziario, economico e sociale, per il nuovo governo greco. Fanno da sfondo passi avanti e indietro e giochi delle parti tra Commissione Ue ed Eurogruppo. Alla fine la Grecia richiede l’estensione di sei mesi del programma, ma le questioni della liquidità e della sostenibilità del debito ellenico sono messe alla porta.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/feb16eurogroup-draft-statements
20 febbraio. Eurogruppo, Bruxelles
Dichiarazione stampa Eurogruppo: “L’Eurogruppo prende atto, nel quadro dell’accordo esistente, della richiesta delle autorità greche di un’estensione del Master Financial Assistance Facility Agreement (MFFA) […] scopo della proroga è il completamento positivo del riesame sulla base delle condizioni dell’attuale accordo, utilizzando al meglio la flessibilità data, che sarà considerata congiuntamente con le autorità greche e le Istituzioni. Le autorità greche presenteranno un primo elenco di misure di riforma, basate sull’attuale accordo, entro la fine di lunedì 23 febbraio. Le Istituzioni forniranno un primo punto di vista se questo è sufficientemente completo da costituire un valido punto di partenza per una conclusione positiva del riesame. Tale elenco sarà ulteriormente specificato e poi concordato con le Istituzioni entro la fine di aprile. Solo l’approvazione della conclusione del riesame dell’accordo esteso da parte delle Istituzioni consentirà a sua volta l’eventuale esborso della quota in sospeso dell’attuale programma EFSF e il trasferimento degli utili dell’SMP 2014. Entrambi sono nuovamente soggetti all’approvazione dell’Eurogruppo. […] l’Eurogruppo concorda sul fatto che i fondi, finora disponibili nel buffer dell’HFSF, dovrebbero essere detenuti dall’EFSF, liberi da diritti di terzi per la durata dell’estensione del MFFA. I fondi continuano a essere disponibili per la durata dell’estensione del MFFA e possono essere utilizzati solo per i costi di ricapitalizzazione e di risoluzione delle crisi bancarie. Saranno sbloccati solo su richiesta della BCE/SSM. […] Le autorità greche ribadiscono il loro inequivocabile impegno a onorare pienamente e tempestivamente i loro obblighi finanziari nei confronti di tutti i creditori. Le autorità greche si sono inoltre impegnate a garantire gli appropriati avanzi di bilancio primari o i proventi di finanziamento necessari per garantire la sostenibilità del debito, in linea con la dichiarazione dell’Eurogruppo del novembre 2012. Le Istituzioni, per l’obiettivo di avanzo primario del 2015, terranno conto delle circostanze economiche del 2015. […] Le autorità greche si impegnano ad astenersi da qualsiasi rollback di misure e cambiamenti unilaterali alle politiche e alle riforme strutturali che avrebbero un impatto negativo sugli obiettivi di bilancio, sulla ripresa economica o sulla stabilità finanziaria, come valutato dalle Istituzioni”.
Commento
Di fatto un accordo che lascia poco spazio di manovra. L’Eurogruppo non si sposta dai propri capisaldi: la rata in sospeso del prestito EFSF e gli extra-profitti SMP sono vincolati agli step positivi di riesame dell’attuazione del ‘nuovo’ MoU; il fondo HFSF può essere utilizzato solo per la ricapitalizzazione delle banche ed è soggetto alle decisioni della BCE – Varoufakis ne aveva chiesto l’uso anche per risolvere il problema degli NPL, e l’esecutivo greco non ha voce in capitolo sulle decisioni di un fondo che utilizza denaro pubblico, debito che sarà la Grecia a dover ripagare –; nessun passo indietro sulle riforme attuate dai governi precedenti (rollback); garanzia di avanzi primari nel bilancio pubblico; impegno a rimborsare puntualmente le rate dei prestiti. La Grecia ha nulla più di una “flessibilità data” in cui potersi destreggiare. Da questa base partono le trattative.
https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2015/02/20/eurogroup-statement-greece
24 febbraio. Eurogruppo+Troika, conference call
Sintesi
Come da accordi, il governo greco ha presentato la sua proposta il 23 febbraio sulle riforme da concordare entro aprile 2015. Contiene: aliquote IVA (evitare un impatto negativo sulla giustizia sociale); spesa pubblica (razionalizzare senza toccare spese per salari e pensionistiche; avere una spesa sanitaria che possa garantire l’accesso universale); sistema pensionistico (eliminare gli eccessivi prepensionamenti anche attraverso un reddito di base garantito tra 50 e 65 anni); corruzione; arretrati fiscali (calibrare il regime di rateizzazione per valutare chi ha incapacità a pagare e chi attua invece inadempienza strategica); banche e NPL (usare il fondo HFSF per la stabilità del settore; evitare pignoramenti/aste della residenza principale, anche per ridurre l’impatto fiscale che si avrebbe a causa di un maggior numero di senzatetto – le vendite massicce provocano anche un calo dei prezzi nel mercato immobiliare con conseguente effetto negativo sul portafoglio banche –; nuove misure a sostegno di famiglie non in grado di pagare i mutui); privatizzazioni (revisione di quelle non ancora avviate per massimizzare i benefici per lo Stato, esame separato e nel merito di ogni singola privatizzazione); lavoro (impiego minimo temporaneo per i disoccupati, rinnovo contrattazione collettiva, aumento progressivo dei salari minimi); concorrenza; indipendenza istituzionale ELSTAT (8); crisi umanitaria (si registra un aumento della povertà assoluta a cui si deve rispondere con buoni pasto, emissione smart card per accesso sanità ecc.; valutazione di un reddito minimo garantito al fine di estenderlo a livello nazionale). L’Eurogruppo ne discute. Moscovici (CE) ritiene la proposta sufficientemente completa per essere un punto di partenza ma priva dei dettagli che possano consentire di valutare ogni singola misura. Sottolinea che non sostituisce il MoU e che il governo greco non deve modificare le riforme già attuate: ogni iniziativa politica deve essere prima discussa con le Istituzioni. Evidenzia che ci vuole tempo perché si vedano i risultati delle riforme e focalizza alcune questioni: l’ELSTAT deve essere indipendente; le privatizzazioni devono continuare rapidamente; modifiche legislative apportata al settore bancario devono essere confermate, così come quelle relative alla rateizzazione delle imposte, per far sì che i contribuenti inizino a pagare. Draghi (BCE) nota che le proposte greche differiscono dagli impegni del programma precedente in diversi settori, ma l’elenco è completo e può essere un punto di partenza. Sottolinea come non sia messo in discussione il MoU, e nel caso le attuali proposte vogliano farlo sarà valutato in fase di riesame, durante il quale le Istituzioni sostituiranno le misure non accettate. Chiede che il governo greco renda chiaro e palese che non ci sarà alcun rinvio sugli impegni di riforme presi nel programma precedente, visto gli annunci pubblici in senso contrario. Evidenzia che non ci sarà alcuna moratoria sulle vendite all’asta delle case pignorate né alcuna iniziativa per la riduzione del debito pubblico greco. Anche Lagarde (FMI) è preoccupata dall’atteggiamento del governo greco, che crea aspettative di cambiamenti rispetto al programma stabilito. Esorta Varoufakis a ridurre il “rumore” mediatico e a dire chiaramente che c’è un solo programma. Chiede infine quale sia la situazione della liquidità. Schäuble (Germania) ribadisce che è stata concessa una proroga al MoU e non un cambiamento. Aggiunge che se saranno rilasciati nuovi fondi per l’HFSF, ciò avverrà solo su richiesta della BCE e del Meccanismo di vigilanza unico (SSM): deve essere chiaro perché è un aspetto che può creare problemi al Parlamento tedesco. In merito alle riforme, evidenzia come non sia stata ancora adeguatamente affrontato il tema dei licenziamenti collettivi. Varoufakis (Grecia) prende atto delle osservazioni e afferma di voler collaborare con le Istituzioni e discutere con loro ogni misura prima di metterla in atto. Evidenzia: la volontà di autonomia dell’ELSTAT; il fatto che la rateizzazione delle imposte deve essere rivista tenendo conto della situazione sociale, così come la messa in vendita delle case pignorate – evidenziando anche come, data la situazione del mercato immobiliare (prezzi bassi) ciò non vada nemmeno a favore delle banche –; le privatizzazioni saranno portate avanti combinando l’interesse pubblico con la necessità. Assicura che c’è un solo programma, ma che in tre Eurogruppi si è discusso dell’importanza di combinare il MoU con le priorità del nuovo governo greco, e spera di andare in quella direzione. Afferma infine che non è al momento nella posizione di chiarire la situazione della liquidità dello Stato ellenico, di certo non è affatto buona.
Commento
La Grecia presenta la sua proposta, la Troika e la Ue dichiarano che è un buon punto di partenza ma di fatto richiamano il Paese al rispetto del MoU e a evitare rollback: esiste un solo programma, è stato prorogato e non modificato, e Varoufakis deve astenersi dal creare mediaticamente aspettative di cambiamento. Il disastro sociale che vive la Grecia, con una povertà sempre più drammatica, non è tema che interessi la Troika, preoccupata di tutelare il sistema bancario – le case pignorate devono essere messe all’asta e i fondi HFSF sono sotto il diretto controllo della BCE – e di vedersi rimborsati i prestiti: non ci sarà alcuna ristrutturazione del debito pubblico greco, ribadisce Draghi. Nemmeno l’alto di tasso di disoccupazione è un problema, si deve anzi affrontare la questione dei licenziamenti collettivi. L’attenzione di Schäuble alle dinamiche parlamentari tedesche evidenzia quanto gli interessi nazionali incidano sulle decisioni dell’Unione europea.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/feb24eurogroup
25 febbraio
Tra l’Eurogruppo del 24 febbraio e quello del 24 aprile il governo greco presenta le sue proposte in dettaglio. Il Greek MoF Reform Proposal (15 marzo), nel contesto dell’accordo del 20 febbraio, evidenzia come il primo obiettivo sia sbloccare il finanziamento a breve termine che permetterà alla Grecia di far fronte ai propri obblighi, e insieme accordarsi con la BCE per poter riprendere l’emissione di bond sovrani, titoli che le banche greche possano scontare presso la Banca centrale per avere liquidità. Contiene inoltre proposte dettagliate di riforme per l’anno 2015, relative a: sostenibilità di bilancio, fiscalità, privatizzazioni, pubblica amministrazione, sviluppo economico e concorrenza, settore bancario, settore energetico, mercato del lavoro, sicurezza sociale e sanità, pensioni. Il Greek MoF Position Paper (15 marzo), relativo alla negoziazione in corso e al periodo successivo alla sua conclusione, programmata per giugno 2015, contiene l’elenco delle proposte di riforme strutturali e fiscali del Greek MoF Reform Proposal in forma più stringata e una sintesi conclusiva sulle posizioni della trattativa in corso: le riforme del MoU precedente ancora da attuare, le relative valutazioni, in accordo o disaccordo, del governo greco, le contro-proposte del governo greco. Il Greek MoF Debt Sustainability Analysis (15 aprile) è un’analisi sulla sostenibilità del debito pubblico greco e il Greek MoF Fiscal Primary Surplus Target Proposal (15 aprile) studia l’avanzo primario fiscale dei conti pubblici ellenici.
https://euroleaks.diem25.org/extras/greek-finance-ministry-s-proposals-march-april-2015
27 febbraio
Seconda proroga, fino al 30 giugno, del secondo programma/prestito (EFSF).
17 marzo. Euro Working Group, conference call
Sintesi
Il leak è preceduto da questa nota: “Verso la fine di febbraio, Pierre Moscovici e Yanis (Varoufakis, n.d.a.) avevano stretto un accordo sul processo di lavoro. I quadri della Troika non sarebbero più arrivati ad Atene, non sarebbero entrati nei ministeri e non avrebbero più imposto politiche ai ministri. Tutte le trattative politiche si sarebbero svolte a Bruxelles (il termine Gruppo di Bruxelles è stato coniato a questo scopo) e solo i tecnici della Troika si sarebbero recati ad Atene per consultare le loro controparti nei ministeri. Tuttavia, subito dopo il loro arrivo ad Atene, i rappresentanti della Troika hanno chiesto il ritorno al modo di operare precedente: l’accesso ai ministri in modo da poter far loro pressione […]”.
Buti (CE) apre la riunione con la richiesta di velocizzare i tempi, perché la situazione sarà critica ai primi di aprile. Secondo Costello (CE) la frequenza, l’intensità e il dettaglio delle interazioni ad Atene non è come in passato, e a meno che non si acceleri non ci sarà una conclusione positiva entro aprile. Sottolinea la mancanza di sintonia sulla portata delle negoziazioni: l’EWG necessita di un approccio globale per valutare le proposte greche, mentre i colleghi ellenici sembrano volere una discussione più ristretta ad alcune questioni chiave. L’EWG ha bisogno anche di accertare le intenzioni politiche del governo, sia sugli impegni presi in precedenza sia sulle nuove misure, e lamenta una “pletora” di annunci che rendono difficile capirle. Infine commenta il disegno di legge in discussione il giorno successivo al Parlamento greco, contenente alcune misure umanitarie (accesso all’elettricità, all’alloggio e al cibo): lo preoccupa l’incidenza sui costi del bilancio e la possibilità che durante la discussione in Aula siano inseriti degli emendamenti relativi alla contrattazione collettiva e agli appalti pubblici, così come è già stato toccato l’ambito del coordinatore anticorruzione. Cœuré(BCE) teme azioni unilaterali da parte della Grecia e aggiunge che il disegno di legge umanitario è estremamente generoso per il numero di persone e il livello di reddito che andrebbe a coprire. Afferma che la liquidità delle banche ha iniziato a stabilizzarsi ma gli sviluppi futuri dipendono dalla percezione generale del progresso della discussione e dal fabbisogno dello Stato: la BCE non si è opposta finora a un aumento della liquidità di emergenza (ELA) che tramite le banche viene fornita al settore privato ma non al bilancio pubblico – operazione vietata dai Trattati. Per questo la BCE continuerà a monitorare che la quantità di titoli di Stato detenuta dalle banche greche non superi la soglia stabilita. Thomsen (FMI) afferma che non si stanno facendo progressi, i tecnici sono stati trattati male ad Atene e non c’è volontà di collaborazione. Il rappresentante greco (non è indicato il nome, n.d.a.) afferma che le squadre tecniche hanno violato i termini dell’accordo: dovevano limitarsi a recuperare informazioni. Il Primo ministro greco Tsipras ha dunque spostato il processo di ricerca di una soluzione a un livello esclusivamente politico, quindi non ritiene che questa teleconferenza possa essere di qualche utilità. Conclude affermando di non essere autorizzato a dire altro. Thomas (non è indicato il cognome quindi non è possibile risalire all’istituzione che rappresenta, n.d.a.) pone una indicazione generale circa la comunicazione pubblica, ricordando che è importante dire che loro (i tecnici delle Istituzioni, n.d.a.) sono sempre stati disposti a collaborare, quindi non sono loro a fermare la cooperazione. Wieser (presidente EWG) concorda con quanto detto dai colleghi e ricorda gli estremi dell’accordo del 20 febbraio: l’estensione è stata concessa per portare a buon esito il riesame, sulla base delle condizioni dell’attuale accordo, facendo il miglior uso della flessibilità data, che sarà definita congiuntamente con autorità greche e Istituzioni. Aggiunge che l’accordo prosegue dicendo che solo l’approvazione finale del riesame in corso permetterà l’esborso della quota in sospeso dell’attuale programma EFSF e il trasferimento degli utili SMP 2014, ed entrambi i passaggi sono soggetti all’approvazione dell’Eurogruppo. Mentre da parte greca sembra ci siano continui tentativi di rollback.
Commento
Per i tecnici dell’EWG l’accordo del Gruppo di Buxelles stretto tra Varoufakis e Moscovici è un problema: rallenta il lavoro – ed entro aprile si deve concludere – e non consente più alla Troika di esercitare uno stretto controllo sulla politica greca, con il rischio che si discosti dal MoU. Le questioni umanitarie non scaldano l’animo dei tecnici, che si limitano a valutarle dal punto di vista dei costi finanziari. La BCE fa pressione con l’arma che le è propria: la liquidità. Il sistema bancario greco sta in piedi grazie all’ELA, e la sua stabilità dipende dall’avanzamento positivo del riesame sul MoU; tramite l’ELA inoltre la BCE sta sostenendo il settore privato del Paese, economico e finanziario, non il bilancio pubblico dello Stato. Il governo ellenico ribadisce che la negoziazione non è tecnica ma politica, e come tale va trattata.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/mar17ewg
1° aprile. Euro Working Group, conference call
Sintesi
Buti (CE) chiede maggiore collaborazione da parte dei tecnici del governo per definire nel dettaglio e a un ritmo più celere le misure da applicare, o non sarà possibile raggiungere un accordo entro aprile. Indica la necessità di una revisione dell’imposta sui redditi, di una modernizzazione del codice anticorruzione, di misure antievasione e che migliorino la riscossione dell’IVA, della creazione di un’amministrazione delle imposte indipendente e della rimozione delle barriere alla competizione. Aggiunge che va affrontato il problema degli NPL delle banche greche: da un lato non serve un’estensione generalizzata della moratoria sul pignoramento della prima casa ma, anzi, va permesso alle banche di rivalersi su chi ha un reddito elevato e non paga i propri debiti minacciando il sequestro dei beni; dall’altro va istituita una rete di protezione sociale. Nota una volontà di rollback sul programma precedente da parte del governo greco nell’ambito delle pensioni (accesso al pensionamento anticipato) e delle privatizzazioni (ridimensionamento) e vuole chiarimenti circa le intenzioni su salario minimo e contrattazione collettiva. Fa presente l’urgenza di affrontare il tema della liquidità: è inutile continuare a discutere degli extra-profitti SMP e occorre concentrarsi su come la Grecia possa rimborsare i prestiti in scadenza ad aprile, ricordando che si è formalmente impegnata a farlo, e pagare stipendi e pensioni. Una legge che permetta l’accesso alle risorse degli enti governativi sarebbe un buon segnale. Cœuré (BCE), soddisfatto per l’ampiezza delle discussioni che si tengono a Bruxelles, ribadisce l’insoddisfazione per la poca condivisione durante gli incontri tecnici. Il governo ha legiferato in direzione diversa rispetto a quanto stabilito (mercato del lavoro, politiche fiscali e una rateizzazione delle imposte troppo generosa che copre anche famiglie che non hanno problemi a pagare). La BCE è preoccupata per l’aumento del flusso del credito in uscita e per la moratoria sui sequestri degli immobili troppo estesa, situazioni che possono minare la solidità delle banche: non è contraria ad aumentare l’ELA alla banca centrale greca (già passata dai 45 miliardi di dicembre a 107 miliardi) ma le banche devono essere tutelate. Chiede che l’HFSF mantenga la sua autonomia dallo Stato. Affronta infine il tema della riattivazione della deroga sull’ammissibilità dei titoli di Stato greci a garanzia dei prestiti richiesti dalle banche greche alla banca centrale (gli viene chiesto da un interlocutore non precisato se tale riattivazione avrebbe un effetto positivo sulla liquidità a disposizione del governo). Ci sono due questioni distinte, risponde Cœuré: la quantità di titoli di Stato consentita dalla politica monetaria; il quadro di monitoraggio dell’EBA (9) in merito alla quantità di titoli di Stato detenuti dalle banche greche e dalla BCE, al fine di assicurare che non vi sia alcun finanziamento allo Stato ellenico. Inoltre va limitato l’acquisto di bond greci da parte delle banche per ragioni di liquidità. Ci vorrebbero quindi due decisioni separate – una del consiglio direttivo della BCE e l’altra del consiglio di vigilanza – perché qualcosa possa sbloccarsi, ma serve la prospettiva di una conclusione positiva del riesame per l’intero accordo. Theocarakis (Grecia) sostiene che ridurre ulteriormente le pensioni già basse non sia una riforma accettabile e stanno modificando nel complesso il sistema: puntano ad aumentare le risorse per le pensioni anche regolando la contrattazione collettiva e facendo emergere il lavoro nero (un terzo degli occupati). Le privatizzazioni continuano e prevedono 1,5 miliardi di entrate. Il pignoramento delle prime case in un momento di prezzi bassi riduce il valore del portafoglio immobiliare delle banche. Situazione liquidità: nel 2015 la Grecia ha già effettuato pagamenti per 7 miliardi senza ricevere nulla dei prestiti programmati, sono a corto di risorse ed è molto difficile andare oltre il 9 aprile (data in cui scade un rimborso all’FMI per 458 milioni, n.d.a.): pensare quindi che il riesame finale del programma possa precedere un accordo sulla liquidità è irrealistico. Risponde infine a un interlocutore non precisato che ha proposto di trovare la liquidità prendendola dagli enti extra-bilancio, dalle autorità regionali o vendendo azioni delle società pubbliche: la Grecia non ha una legislazione che preveda l’utilizzo di denaro extra-bilancio e non intendono legiferare per assorbire da vari enti le ultime gocce di liquidità rimaste, afferma Theocarakis, e sarebbe comunque insufficiente per ripagare l’FMI e coprire stipendi e pensioni.
Commento
I tecnici EWG lamentano ancora poca collaborazione e il fatto che il governo greco stia attuando rollback e riforme non in linea con il MoU, e premono sulla necessità di trovare la liquidità necessaria a ripagare i creditori in ogni modo possibile, senza perdersi nella discussione sugli extra-profitti SMP – che pure spettano alla Grecia e che permetterebbero di avere a disposizione una parte della liquidità mancante. Ribadiscono quanto, al di là dell’ELA, ogni cambiamento di politica monetaria sia vincolato a un riesame positivo dell’accordo in essere, chiudendo quindi a qualsiasi via d’uscita alternativa. Da parte greca, vista la crisi dei conti pubblici dovuta anche ai 7 miliardi di pagamenti già effettuati in appena tre mesi, si evidenzia l’urgenza di anteporre la questione liquidità alla conclusione del programma, e si rivendica l’attenzione alla drammatica situazione sociale. Data l’irremovibilità della Troika la strada verso un accordo si fa impervia.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/apr1ewg
24 aprile. Eurogruppo+Troika, Riga
Sintesi
Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) apre ricordando che c’è fretta di raggiungere un accordo. Moscovici (CE) esprime perplessità su quanto fatto dal governo ellenico fino a quel momento perché su determinati aspetti (contratti collettivi, privatizzazioni, pensioni) si evidenziano ancora carenze e lentezze. La preoccupazione è condivisa da Draghi (BCE) che lamenta l’incertezza sulla conclusione del riesame e ciò crea dubbi sulla solvibilità della Grecia. Anche la liquidità del sistema bancario è fragile: l’ELA è stata aumentata fino a 111 miliardi ma la BCE continuerà a fornire liquidità alle banche solo se restano solvibili, e più il tasso d’interesse sui titoli sovrani cresce (è al livello più alto dal 2012) più scendono le loro garanzie. Thomsen (FMI) aggiunge che il bilancio greco è in pareggio nella migliore delle ipotesi mentre si voleva l’1,5% di avanzo, e che le riforme greche si stanno muovendo nella direzione sbagliata. Per Regling (amministratore delegato EFSF+direttore generale MES) c’è un problema liquidità perché le proposte greche sono indirizzate alla protezione di famiglie e imprese indebitate e non lavorano sul budget delle banche, e perché i titoli greci hanno rating tripla C e quindi sono a rischio default. Varoufakis (Grecia) afferma che stanno facendo più di quanto richiesto, per esempio la tassazione: si vuole creare un organo indipendente simile all’IRS a-mericana. Le privatizzazioni non sono state fermate, si sta lavorando non sui prezzi ma per fissare quote di investimenti privati in un’ottica di sviluppo. Il mercato del lavoro soffre di un eccessivo grado di informalità, da cui la risposta dei contratti collettivi. Gli NPL si stanno affrontando. In merito al bilancio, partire da una percentuale desiderata di debito/Pil e individuare a ritroso il surplus primario per ogni anno è un metodo che crea aspettative irrealistiche: il consolidamento fiscale deve essere compatibile con il tasso di crescita. Conclude che non è facendo pressione sulla liquidità che si può raggiungere una soluzione, anzi, può portare alla rottura delle negoziazioni. Kažimír (Slovacchia) afferma che il sistema pensioni non è sostenibile, e che se la Grecia non vuole accettare le condizioni per avere ‘aiuto’ forse vanno discusse le conseguenze. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) ricorda che il programma definito il 20 e il 24 febbraio può essere flessibile a patto che si raggiungano gli obiettivi e al momento sono stati fatti pochi progressi. Inoltre il processo è frammentario: va avanti un po’ a Bruxelles e un po’ ad Atene. È necessario lavorare solo ad Atene senza fare distinzione tra discussione e lavoro tecnico. Moscovici (CE) ribadisce che il tempo sfugge: la Grecia avrà problemi di liquidità fra due settimane e Varoufakis non ha fornito le informazioni necessarie. Mramor (Slovenia) ricorda che il suo Paese è particolarmente esposto sull’economia ellenica e ha difficoltà a convincere gli sloveni che si debba aiutare ulteriormente la Grecia: forse è il momento di discutere un piano B. Padoan (Italia) sottolinea che il programma del 24 febbraio sta cedendo. La liquidità concessa alla Grecia è enorme ma sta finendo e va cambiato sia il processo che il contenuto. Šadžius (Lituania) trova che la Grecia viva al di sopra delle proprie possibilità: aumentare il salario minimo è una follia nel momento in cui si ha il 30% di disoccupazione più il 30% di occupazione irregolare. Varoufakis (Grecia) replica che la Grecia farà quello che serve per non cadere nel disavanzo primario e finora ha visto una gigantesca riduzione del deficit strutturale. Circa la procedura, le modalità attuali – concordate peraltro con la Commissione europea – devono restare perché se la Troika torna ad Atene si accentuerebbe l’avversione del popolo greco al processo negoziale. Contrariamente a quanto affermato, la Grecia vive entro le proprie possibilità: nell’ultimo anno si è registrato un surplus primario, seppur contenuto. La mancanza di liquidità non ha a che fare con il bilancio primario ma con una serie di pagamenti programmati all’FMI. Riguardo alle pensioni, annullarne le riduzioni non è tornare indietro tenendo conto della crisi dell’economia greca. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) dissente. Non deve esserci nessun rollback rispetto alle misure concordate. Per quanto riguarda la procedura, quella di un tempo funzionava, quella attuale no, quindi va cambiata: ci si aspetta collaborazione da parte greca su questa richiesta. Conclude affermando che la preoccupazione per lo stato attuale e la sensazione di urgenza saranno espresse alla stampa.
Commento
Il tempo sfugge, la liquidità manca e non si vede un accordo all’orizzonte perché la Grecia non cede sulle modifiche che vuole apportare al MoU, né sul piano degli obiettivi di bilancio né sugli aspetti sociali delle riforme. L’intervento di Draghi, che ricorda il legame dell’ELA con la solvibilità delle banche greche e quindi dei titoli di Stato ellenici, sa di velata minaccia affinché la Grecia si decida ad accettare il programma. Gli interessi nazionali premono: la Slovenia deve fare i conti con il consenso interno e insieme alla Slovacchia inizia a parlare di Grexit. Lo stesso comunicato stampa dell’Eurogruppo diventa uno strumento di pressione: esprimere preoccupazione e urgenza peggiora la già debole posizione della Grecia sui mercati: i suoi titoli segnano rating tripla C e il rischio default è dietro l’angolo. Equivale a dare il via alla speculazione finanziaria.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/apr24eurogroup
11 maggio. Eurogruppo+Troika, Bruxelles
Sintesi
Il governo greco ha appena presentato un dettagliato programma “anti-MoU”: “A Policy Framework for Greece’s Fiscal Consolidation, Recovey and Growth”. Il primo intervento della riunione (non identificato nel leak) è verosimilmente di Moscovici (CE), che riconosce i progressi compiuti nella trattativa sebbene manchi ancora un accordo tecnico. L’attenzione è su riforma IVA, privatizzazioni (alcune gare non sono andate avanti), apertura dei mercati di gas e altri beni, mercato del lavoro (contrattazione collettiva e salario minimo). Nel secondo intervento, anche questo non identificato, verosimilmente Cœuré (BCE) introduce la questione dell’estrema fragilità della liquidità delle banche greche: il sistema al momento riceve 114 miliardi (pari al 64% del Pil). Tale liquidità continuerà a essere estesa dalla BCE tramite l’ELA, finché le banche greche saranno solvibili e avranno sufficiente collaterale (che sottolinea essere limitato), purché il governo non ne diventi dipendente. Occorre raggiungere un accordo per risollevare la fiducia dei mercati e nei depositi bancari, ed è positiva in tal senso la conferma che il giorno successivo sarà versata la rata dovuta all’FMI. Per quanto riguarda il riesame, riconosce alcuni passi avanti, sebbene l’accordo rimanga lontano. Tra i punti critici: il programma di privatizzazioni, gli NPL e le riforme di IVA, pensioni, mercato del lavoro, welfare (considerato fondamentale per l’equità complessiva delle riforme strutturali). L’opinione sul riesame è condivisa anche da Thomsen (FMI), che si concentra sulle riforme di IVA, pubblica amministrazione, lavoro, pensioni (considerate ancora troppo generose): afferma che in questi ambiti il governo greco sta facendo marcia indietro, o dichiara di volerlo fare, rispetto alle riforme implementate dal 2010 in poi, senza fornire alternative. Wieser (presidente EWG) si limita a rimarcare che c’è ancora molto da fare e i tempi sono stretti: il programma scade il 30 giugno e bisogna iniziare a negoziare sul serio. Interviene quindi Varoufakis (Grecia), rispondendo alle questioni sollevate. Ribadisce innanzitutto che la linea del governo non cambia: i ministri greci parlano con gli altri ministri, non con i tecnici delle Istituzioni. Elenca poi le concessioni fatte, che sono l’unica ragione dei passi avanti nelle trattative: si va verso un accordo sugli NPL e sull’indipendenza dell’autorità fiscale; si sta trattando sulla riforma IVA; c’è una proposta di legge per aumentare responsabilità e trasparenza di ELSTAT. Pensioni: oltre a tagliare bisogna anche rendere sostenibile il sistema, intervenendo sul lavoro nero (circa un terzo del totale). Per quanto riguarda la liquidità, ricorda che la Grecia non ha accesso al mercato da lungo tempo eppure ha rispettato tutti gli impegni con i creditori internazionali, per un ammontare pari al 14% del Pil (in termini annualizzati) nel solo 2015. Per farlo il governo ha dovuto sospendere i pagamenti ai creditori interni e drenare risorse dal sistema pubblico (sanità, università ecc.) e dagli enti locali; ha attinto a ogni riserva di liquidità, al punto che eventi imprevisti potrebbero mettere a repentaglio i servizi essenziali. Ricorda dunque che era stato assicurato al governo greco l’accesso alla liquidità necessaria a svolgere le funzioni essenziali finché i negoziati avessero fatto passi avanti: il negoziato è progredito ma la liquidità non è stata garantita. Chiede dunque che il comunicato finale di questo Eurogruppo riconosca le concessioni alle riforme fatte dal governo greco, in modo da consentire alle istituzioni competenti di estendere la liquidità al livello necessario. Dichiara che nonostante la mancanza di liquidità il governo greco firmerà solo un accordo che contenga obiettivi che reputa raggiungibili: diversamente sarebbe un atto di disonestà verso i partner, i creditori e il popolo greco. Sarebbe ripetere, afferma, gli errori e i misfatti commessi dai governi ellenici del passato.
Il comunicato che subito dopo esce dall’Eurogruppo, richiamando gli accordi del 20 febbraio, dichiara: “Quando le istituzioni raggiungeranno un accordo sulle conclusioni del riesame l’Eurogruppo deciderà circa il possibile versamento dei fondi in sospeso previsti da questo accordo”.
Commento
Sanità, università, enti locali: la Grecia sta togliendo denaro dal welfare per rimborsare le rate dei prestiti. Sta mettendo a rischio i servizi essenziali dello Stato. Ad avanzamento dei negoziati la liquidità minima doveva essere garantita. Il governo ha presentato una proposta “anti-Mou” che contiene concessioni, facendo fare passi avanti alla trattativa, ma la liquidità non è arrivata né arriverà fino alla conclusione del riesame, come da comunicato stampa dell’Eurogruppo. I punti critici sono ancora gli stessi: privatizzazioni, NPL, pensioni, lavoro. Più che un negoziato appare sempre più un ricatto, l’arma in mano all’Unione europea è la liquidità. Varoufakis mostra di esserne consapevole, nella domanda che si pone: “Se abbiamo così poca liquidità, perché non colmiamo più rapidamente il divario sulle questioni in sospeso?” Perché il governo greco non firmerà un accordo che contiene obiettivi irraggiungibili e che non ritiene giusto, si risponde. Meno di due mesi alla scadenza.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/may11eurogroup
Comunicato finale https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2015/05/11/eurogroup-statement-greece
5 giugno
Esce sul Financial Times la proposta greca di ristrutturazione del debito. Il documento contempla: la richiesta di un prestito al MES per 27 miliardi, con cui riacquistare e ritirare le obbligazioni SMP ancora detenute dalla BCE girando i relativi 9 miliardi di extra-profitti a pagamento di parte del debito FMI; la trasformazione del credito dei Paesi dell’Eurozona (Greek Loan Facility, il primo finanziamento) in un prestito perpetuo (pagamento solo degli interessi) oppure a 100 anni oppure in obbligazioni indicizzate al Pil; il dimezzamento del rimborso del capitale del secondo prestito EFSF, con il pagamento per intero degli interessi. Solo l’FMI si mostra disponibile a discuterne, valutando necessaria una ristrutturazione del debito senza la quale ritiene che il debito greco sia di fatto insostenibile.
11 giugno
Il governo ellenico presenta un secondo “anti-MoU” intitolato “Ending the Greek Crisis”, che incorpora nelle proposte di riforme i nuovi obiettivi fiscali (avanzi primari) concessi dal Primo ministro Tsipras durante le trattative con l’Unione europea e la Troika.
https://euroleaks.diem25.org/extras/11-june-greek-anti-mou-mk2/
18 giugno. Eurogruppo, Lussemburgo
Sintesi
Varoufakis (Grecia) elenca le contro-proposte presentate: privatizzazioni programmate fino al 2025, fiscalità, NPL, procedure civili e penali ecc. In aggiunta, la Grecia sta lavorando con l’OCSE a riforme incentrate su lotta alla corruzione, liberalizzazione di alcuni settori, snellimento della burocrazia e taglio dei costi dei prepensionamenti. Il governo greco è accusato di fare marcia indietro su riforme già attuate, ma bisogna fare una distinzione tra riforme che riducono costi inutili e interventi che vanno a peggiorare la situazione per le fasce più deboli. Una contrattazione collettiva del lavoro è necessaria per contrastare gli abusi di cui sono vittima, per esempio, i giovani, che raggiunti i 25 anni vengono licenziati. Oppure le pensioni, che sono già state tagliate del 40-45% ma contemporaneamente il Pil è crollato per via della crisi, e quindi il rapporto pensioni/Pil è cambiato per questo; dunque tagliare ulteriormente le pensioni significa mettere a repentaglio l’unico sostentamento per un milione di famiglie (su 10 milioni di abitanti). Le Istituzioni chiedono di ridurre ancora i costi delle pensioni dell’1% del Pil ma per farlo bisogna toccare l’EKAS, il contributo di solidarietà per le pensioni minime. Ricorda poi che negli ultimi cinque mesi la Grecia ha rimborsato 8 miliardi ai creditori nonostante non abbia accesso al mercato, e intende continuare a farlo: ma semplici tagli invece di riforme strutturali in un’economia come quella greca promuovono la recessione. È ragionevole il timore che si possa scivolare di nuovo in un deficit primario, afferma, e probabilmente è il motivo per cui le Istituzioni spingono per l’aumento dell’IVA e i tagli alle pensioni, tuttavia sarebbe bene concentrarsi sulla questione centrale delle eccedenze primarie: il debito pubblico della Grecia deve essere riconsiderato e costituisce un ostacolo agli investimenti e alla ripresa. In particolare, i 27 miliardi in obbligazioni SMP ancora detenute dalla BCE impediscono alla Grecia di trarre vantaggio dal Qe (10). Da qui la richiesta di un prestito ponte al MES di 27 miliardi con cui riacquistare dalla BCE i bond SMP e poter girare i relativi 9 miliardi di extra-utili in un conto deposito a garanzia per ripagare a medio termine l’FMI. La condizionalità del prestito potrebbe riguardare un programma di riforme che sarà parte del precedente programma, nell’ottica di completarlo, e potrà assicurare il nuovo accordo del MES che entrerà in funzione immediatamente dopo. Conclude sottolineando come ci siano anche trattative in corso con la Bei (Banca europea degli investimenti) per un piano di investimenti. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) ricorda che il 20 febbraio è stato fatto un accordo e alcune misure adottate nel frattempo dal governo greco non vi rientrano. Noonan (Irlanda) concorda e aggiunge che va riconosciuta la possibilità che il negoziato non porterà ad alcun accordo, prendendo le misure necessarie per questa eventualità. Con la Grecia non si arriva da nessuna parte, afferma Van Overtveldt (Belgio). Cœuré (BCE) porta la discussione sulle necessità finanziarie del Paese ellenico da lì a sei/dodici mesi. La CE ha parlato di 7,2 miliardi e la BCE ha evidenziato flussi in uscita preoccupanti. In più la situazione economica è peggiorata molto negli ultimi due mesi diventando più difficile del previsto, al punto che le banche greche potranno aprire l’indomani (venerdì, n.d.a.) perché sarà loro garantita la liquidità d’emergenza (ELA), ma forse non lunedì: tutto dipende dal consiglio direttivo della BCE, che si basa sulla solvibilità delle garanzie collaterali offerte dalle banche greche stesse, ossia sulla solvibilità del governo greco. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) chiude sottolineando che per quanto la situazione greca sia preoccupante, il ruolo dell’Eurogruppo è quello di fare il punto e non di prendere decisioni, che spettano invece alle Istituzioni. Ritiene si debba comunicare alla stampa che sono stati fatti pochi progressi nelle negoziazioni e che non c’è ancora un accordo in vista, nonostante le significative concessioni fatte dalle Istituzioni nell’ambito del MoU. Ma che in qualsiasi scenario l’Eurozona ne uscirà forte. Varoufakis (Grecia) ribatte che porre l’onere del mancato accordo solo sulla parte greca, e non anche a carico delle Istituzioni e dell’Eurozona, è falso; sottolinea che se le trattative si concludono è perché la controparte, e non la Grecia, ha dichiarato di non avere un mandato per discutere ulteriormente obiettivi fiscali e la situazione del debito greco, e si dichiara perplesso sul fatto che non ci sia alcun confronto né commento sulle proposte che ha portato. Conclude affermando che se trapelerà all’esterno che un rappresentante della BCE si è chiesto se le banche greche apriranno lunedì, ciò sarebbe interpretato dal governo greco come un atto ostile che minerà l’integrità dei futuri incontri.
Commento
Varoufakis insiste sulle conseguenze sociali delle riforme e sul fatto che quello che la Troika chiede è controproducente per gli obiettivi fissati dalla Troika stessa, in quanto fare tagli in un’economia in crisi produce ulteriore recessione. Lo stesso vale per la liquidità: si continua a fare pressione minacciando anche la sospensione dell’ELA e la conseguente chiusura delle banche invece di iniziare a discutere sulla insostenibilità del debito greco, partendo dalle obbligazioni SMP, e si ostacola una possibile soluzione che consentirebbe alla Grecia di giovarsi del Qe della BCE. L’Unione europea non si smuove, l’accordo è quello del 20 febbraio e l’Eurogruppo si chiama fuori dalle decisioni mandando avanti la Troika. Nuovamente la comunicazione con la stampa diviene uno strumento con cui mettere all’angolo la Grecia e, questa volta, anche proteggere l’euro, rassicurando i mercati che “l’Eurozona ne uscirà comunque forte”. La Grexit prende sempre più piede come eventualità.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun18eurogroup
22 giugno. Eurogruppo+Troika, Bruxelles
Sintesi
Lagarde (FMI) apre l’intervento rimarcando che il documento del governo greco è arrivato in tre versioni a distanza di 10 ore, l’ultima poco prima della riunione, pertanto non c’è stato il tempo di analizzarlo e valutarlo. Sembra contenga passi in avanti in diverse direzioni, ma a suo avviso la proposta manca di specificità e appare poco favorevole alla crescita, ma sospende il giudizio e propone di rianalizzarlo insieme il pomeriggio stesso. Varoufakis (Grecia) spiega che l’accordo del 20 febbraio è il principio guida e ci sono voluti tre Eurogruppo per giungervi: lo scopo era di stabilire un terreno comune tra il MoU esistente e le nuove idee che il governo greco è stato eletto a perseguire. Elenca dunque le misure di intervento proposte nel documento: obiettivi fiscali (avanzo primario), riforma IVA, pensioni, tagli alla difesa per 200 milioni, contratti collettivi di lavoro, liberalizzazioni, privatizzazioni (evidenzia che dei 50 miliardi che si erano ipotizzati nei programmi precedenti è stato raggiunto appena l’1,5%: quindi 1,4 miliardi per il 2015, 3,7 miliardi per il 2016 e 1,2 miliardi per il 2017 sono numeri credibili in un mercato in cui i prezzi sono crollati). In merito all’approccio poco favorevole alla crescita, rimarca che la Grecia ha accettato numeri fiscali recessivi: introdurre misure per il 2,8% in un’economia che non è mai uscita dalle recessione è, per definizione, un approccio non favorevole alla crescita. Tuttavia queste misure sono state accettate, per poter portare a termine l’accordo e concludere il riesame del programma. Ma perché ciò accada l’accordo deve essere accompagnato da un annuncio che rafforzi la fiducia degli investitori, dei cittadini e dei consumatori: la Grecia deve poter tornare sul mercato ed entrare nel Qe. Pertanto accanto al MoU rivisto vuole portare al Parlamento greco un’intesa sulle obbligazioni SMP: il prestito del MES permetterebbe riacquisto e ritiro dei 27 miliardi di obbligazioni SMP e dei relativi extra-profitti pari a 9 miliardi, che potrebbero essere rilasciati con il procedere dei riesami di modo che l’attuazione del MoU sia monitorata correttamente. Apre inoltre a un secondo accordo che preveda che anche la partecipazione della Grecia al Qe sia condizionata ai riesami dell’attuazione del MoU. Schäuble (Germania) chiude rispetto alla proposta di Varoufakis: un nuovo accordo di prestito tra la Grecia e il MES, da utilizzare per il riacquisto delle obbligazioni SMP dalla BCE, non è nemmeno da discutere. Noolan (Irlanda) è dello stesso avviso ed è inoltre preoccupato per la liquidità delle banche greche e per l’assistenza straordinaria fornita dalla BCE attraverso l’ELA: ritiene che si debba valutare la possibilità di bloccare la libera circolazione dei capitali nel Paese ellenico, per fornire una rete di sicurezza in caso di mancato accordo. Regling (amministratore delegato EFSF+direttore generale MES) replica che il MES non ha uno strumento atto a rilevare le attività che garantisce la BCE, quel che può fare è concedere un prestito con condizionalità, come descritto nel suo stesso trattato; ma sebbene il MES sia un’emittente di grande successo sul mercato, non ritiene possibile rendere disponibili 27 miliardi in un mese. Varoufakis (Grecia) chiarisce che non ha proposto uno scambio ma esattamente un prestito del MES, in linea con il suo statuto, che il governo greco userà per riacquistare e ritirare le obbligazioni SMP, e legato alle stesse condizionalità su cui stanno ora negoziando. Sottolinea inoltre che se si giungerà a un’intesa non ci sarà alcun bisogno di imporre un controllo sui capitali, peraltro di difficile attuazione considerando la geografia del territorio greco. Nel suo intervento finale Lagarde (FMI) puntualizza che l’aide-memoire è stato messo insieme dalle tre Istituzioni (FMI, BCE e CE) ed è certamente un allentamento rispetto a ciò che era stato inserito nel MoU, ma non è insolito che accada nelle fasi di riesame: ci si può dover adattare alla nuova realtà, afferma, quando la situazione, le prospettive e la squadra cambiano. Ma per progredire verso un riesame soddisfacente è necessario compiere passi difficili e riforme strutturali significative. Ritiene probabile la possibilità di una riprofilatura del debito greco, ma esclude una ristrutturazione se ci si atterrà all’aide-memoire. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) chiude la riunione invitando a mettersi immediatamente al lavoro per poter raggiungere un accordo finale entro la settimana. Sulle esigenze di finanziamento si dovrà tornare, sottolinea, ma evidenzia che se il governo greco propone come condizione preliminare una profonda ristrutturazione o un taglio del debito, probabilmente l’accordo salterà.
Commento
Varoufakis accetta di sottoscrivere obiettivi fiscali che ritiene recessivi pur di concludere un accordo, ma pone come condizione che la Grecia esca dalla trappola della mancanza di liquidità tornando sui mercati e accedendo al Qe: il prestito del MES per il riacquisto delle obbligazioni SMP è la strada. È addirittura pronto a condizionare l’accesso al Qe ai riesami positivi del MoU. L’FMI è l’unico che appare disposto al compromesso. La Germania non ne vuole sapere, l’Irlanda parla di blocco alla circolazione dei capitali per tutelare l’Eurozona da un rischio bancario sistemico dovuto a un mancato accordo, Dijsselbloem rimanda a una discussione futura la questione della sostenibilità del debito greco sottolineando che l’accordo salterà se ne è la premessa, il MES dichiara di non poter trovare 27 miliardi in un mese – quando è almeno dal 5 giugno (documento uscito sul Financial Times) che la Grecia l’ha proposto. Manca solo una settimana al 30 giugno.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun22eurogroup
24 giugno. Eurogruppo+Troika, Bruxelles
Sintesi
Lagarde (FMI) afferma che nel cercare un accordo le tre Istituzioni, BCE, FMI e CE, sono guidate dagli stessi principi e le azioni da mettere in campo devono essere credibili, favorevoli alla crescita, sostenibili sotto il profilo fiscale ed eque. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) teme che l’Eurogruppo possa perdere credibilità se gli incontri non portano a dei progressi e questo potrebbe influire anche sul futuro dell’Eurozona. Pone l’accento sulla necessità di raggiungere un’intesa sul precedente programma per poi poter discutere del successivo. Non gli è chiaro come sia possibile prendere una decisione nell’Eurogruppo previsto per il giorno seguente visto che non sono disponibili né documenti né informazioni. Schäuble (Germania)invita alla cautela perché creare aspettative sbagliate può essere pericoloso. Ribadisce che alle Istituzioni è stato chiesto di trovare un accordo sul programma precedente per poi passare a uno successivo, ed è un passaggio che non prevede alcun prestito aggiuntivo: i creditori sono gli Stati membri, ciascun Paese ha regole nazionali e c’è il MES. Scicluna (Malta)afferma che non comprende come si intende procedere, se la riunione sarà interrotta per lasciare alla Grecia la possibilità di lavorare su un nuovo documento per poi riunirsi nuovamente il giorno dopo. Sottolinea che si deve trovare un accordo entro sabato (27 giugno) per avere il tempo di farlo passare dal Parlamento greco e dai Parlamenti dei Paesi dell’Eurozona. In merito alla sostanza dell’intesa ci si deve attenere a quanto concordato il 20 febbraio. Lagarde (FMI) evidenzia che è in gioco la credibilità di tutti e il mondo intero li sta osservando. Avverte che il pomeriggio seguente è prevista una riunione del Consiglio europeo. Quindi bisogna valutare se ha senso annunciare che al mattino ci sarà un altro Eurogruppo, perché da quella riunione si dovrà uscire in ogni caso con una decisione: non ci si può incontrare una terza volta per non concludere nulla. Moscovici (CE)condivide la preoccupazione sulla credibilità. Lamenta la mancanza di documenti su cui decidere e il fatto che i Paesi dovranno anche avere il tempo di consultare i rispettivi Parlamenti o almeno il Primo ministro. Quello che bisogna capire, sottolinea, è se si cerca un accordo a breve termine che si occupi dei problemi di liquidità e del completamento del precedente MoU, permettendo di effettuare i pagamenti in sospeso, o se si punta a un’intesa più ampia; in quest’ultimo caso, però, non c’è la condizione per poter approvare alcun prestito aggiuntivo. Occorre restare all’interno del quadro disegnato dal documento del 20 febbraio e cercare un’intesa per il breve termine. Noonan (Irlanda) afferma che l’unico documento che ha accettato è quello del 20 febbraio. Dichiara che c’è stata una proposta non diffusa per ragioni legali e sul relativo promemoria la Grecia ha prodotto un contro-documento che sembra essere diventato la base della negoziazione. Sottolinea di non aver visto questo documento se non sul sito del Financial Times e lamenta che non è questo il modo di portare avanti una trattativa. Si aspetta per il giorno dopo una documentazione completa per prendere decisioni che non si basino sui racconti della stampa. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) fa chiarezza sulla documentazione: le tre Istituzioni hanno presentato una proposta, la Grecia ha presentato la sua e si è detta disposta ad accettare quella delle Istituzioni. Restano alcuni nodi su cui trovare un’intesa: BCE, FMI e CE hanno rilevato lacune nel documento greco, suggeriscono nuovi obiettivi fiscali e scadenze e un programma più orientato alla crescita, trovando un equilibrio tra i tagli alle spese e l’aumento delle tasse, considerato eccessivo. Evidenzia che quindi le proposte elleniche si allontanano dall’accordo del 20 febbraio mentre lì occorre restare, e che dunque non si può parlare né di ristrutturazione del debito né di prestiti aggiuntivi. Varoufakis (Grecia) sottolinea che negli ultimi mesi la recessione si è aggravata a causa della mancanza di credito e di un clima d’incertezza. A investitori, consumatori e cittadini greci non è chiaro come il debito possa essere sostenibile con il programma di riforme attuato fino a quel momento. Concorda con i principi elencati da Lagarde e sottolinea che tutti stanno lavorando affinché l’Eurogruppo del giorno seguente porti a casa un accordo reciprocamente vantaggioso. Fa notare che fissare misure parametriche al 2,5% con un’economia in recessione non è certo un modo per spingere la crescita. Non si tratta di una questione ideologica ma empirica, afferma: si peggiora di più la recessione tagliando ancora le pensioni minime o aumentando le imposte sulle imprese? Sul ritrovarsi l’indomani in un altro Eurogruppo, crede sia meglio per tutti fare diverse riunioni ora piuttosto che sottoscrivere un accordo non sostenibile e doversi nuovamente ritrovare a negoziare da lì a sei, otto o dodici mesi.
Commento
L’Eurogruppo lamenta la mancanza di documenti su cui poter decidere, mentre il tempo sta scadendo e l’eventuale accordo dovrà passare anche dal vaglio dei Parlamenti nazionali. Tra le preoccupazioni principali dei ministri non la situazione economica, finanziaria e sociale della Grecia ma perdere credibilità: bisogna trovare un’intesa o l’Eurozona ne risentirà. Tuttavia il continuo rimando al documento del 20 febbraio nega di fatto la possibilità di raggiungere una soluzione che non sia l’accettazione da parte della Grecia del MoU senza modifiche, senza alcun prestito aggiuntivo (la richiesta al MES di 27 miliardi per le obbligazioni SMP) o ristrutturazione del debito. Il negoziato viene rimandato al giorno successivo sotto la pressione di una risposta da dover consegnare al Consiglio europeo.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun24eurogroup
25 giugno. Eurogruppo+Troika, Bruxelles
Sintesi
Lagarde (FMI) sostiene che l’aide-memoire che è sul tavolo rappresenta la massima flessibilità che può essere applicata al MoU, da cui si discosta perché due obiettivi chiave sono stati mancati: l’avanzo primario, inferiore a causa delle minori entrate dell’ultimo anno, e le privatizzazioni, da cui ci si aspettava maggiori incassi. Su entrambi ha inciso anche il clima di incertezza. La proposta greca contiene molte misure che aumentano le imposte e non è stato raggiunto un accordo. Schäuble (Germania) lamenta che si è ben oltre la flessibilità concessa il 20 febbraio, sono stati apportati sette cambiamenti al MoU e non vede come il suo Parlamento possa accettarli. È irremovibile sul fatto che non ci saranno né nuovi prestiti né un nuovo programma. de Guindos (Spagna) ritiene che non riusciranno a trovare un accordo tecnico e prevarrà l’accordo politico che intende mantenere la Grecia nell’Eurozona. Per non danneggiare la credibilità dell’Eurogruppo occorre quindi capire cosa prevarrà a fine giornata. Anche Stubb (Finlandia) teme il passaggio parlamentare ed è preoccupato per il futuro dell’euro: la flessibilità sulla condizionalità indebolirà l’euro, la Grexit causerà turbolenze politiche e sul mercato, ma alcuni pensano che forse a lungo termine rafforzerebbe l’euro. Non sa come se ne possa uscire ma occorre prendere una decisione. Noonan (Irlanda) sottolinea che il documento sulla sostenibilità del debito ha bisogno di più lavoro, ma quando l’agenda è così ampia non spetta all’Eurogruppo fare il lavoro tecnico dettagliato. Draghi (BCE) ritiene che la proposta delle Istituzioni sia una base sufficiente per accordare una proroga ma ha la sensazione che non ci sia la volontà da parte greca di trovare un’intesa in questa riunione; se sarà così, i mercati daranno la loro risposta già in giornata. Varoufakis (Grecia) sottolinea i punti di convergenza delle due proposte ed entra nel merito delle divergenze. IVA: le Istituzioni hanno chiesto di ottenere dalla riforma l’1% di Pil, la proposta greca arriva allo 0,93%. Pensioni: è stato raggiunto l’1% del Pil richiesto, ma attraverso una strada differente: più contributi invece di riduzioni delle pensioni effettive e drastica eliminazione dei pensionamenti anticipati. Privatizzazioni: non sono stati raggiunti gli obiettivi perché l’economia in recessione ha fatto crollare il prezzo dei beni. Avanzo primario: le Istituzioni l’hanno portato dal 4,5 al 3,5% e il governo ellenico l’ha accettato, anche se è privo di logica pensare che un’economia come quella attuale greca possa mantenerlo a medio termine. Evidenzia poi che le riforme proposte dalle Istituzioni rappresentano il 2,5% del Pil e sono difficili da attuare politicamente in un’economia da sette anni in contrazione: significano recessione. Il governo greco le ha comunque accettate, dimostrando flessibilità e superando linee che considerava invalicabili, ma riorientandole in modo redistributivo. Sarà difficile farle passare al Parlamento, quindi chiede che all’accordo sia affiancata una via d’uscita dal ciclo deflazionistico del debito o la situazione continuerà a essere instabile per ogni investitore. Sottolinea che non c’è stata una vera discussione sulla proposta greca, che non chiede nuovi soldi ma suggerisce un’operazione che coinvolga il MES per un piano di rimborso a più lungo termine rispetto alle obbligazioni SMP. Conclude affermando che l’Eurogruppo non può alzare le mani e dichiarare che non sa come andare avanti, si deve trovare il modo per chiudere un accordo. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) invita Istituzioni e governo greco a lavorare ancora per raggiungere un’intesa “senza discostarsi ulteriormente” dal MoU. Sostenibilità del debito ed eventuale terzo finanziamento saranno discussi quando le misure del secondo programma saranno attuate e il riesame in corso concluso. Lagarde (FMI) si rende disponibile a un ulteriore lavoro. Anche Varoufakis (Grecia), che tuttavia chiede cosa significhi “senza discostarsi ulteriormente”: “Accettare o rifiutare il documento delle Istituzioni? È quello che ha detto un collega, ‘prendere o lasciare’?” Ed evidenzia che nel caso deve comunicarlo al suo governo. Stubb (Finlandia) conferma che dal suo punto di vista è “prendere o lasciare” e propone che Varoufakis porti l’aide-memoire al Parlamento greco nel week end: se passa si continua a negoziare, altrimenti si chiude qui. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) concorda con Stubb. Chiede poi 10 minuti di consultazione privata. La riunione riprende e Dijsselbloem rende noto che ci sono proposte dell’ultimo minuto da parte greca che le Istituzioni sono disposte ad analizzare. Riferirà quindi ai capi di Stato, in riunione nel Consiglio europeo, che l’Eurogruppo non ha preso alcuna decisione perché non gli è stato sottoposto alcun accordo. Rimanda a un altro Eurogruppo, possibilmente il sabato mattina seguente (27 giugno), nel quale si farà il punto sull’accordo, se ci sarà, o sugli scenari alternativi.
Commento
L’accordo non c’è. Nessun ministro Ue fa un passo avanti. La proposta sul tavolo è la massima flessibilità che la Troika intende concedere, se la Grecia non accetta “i mercati risponderanno”, chiude sibillino Draghi. Compare un “prendere o lasciare” dalla Finlandia che l’Olanda, il cui rappresentante è anche presidente dell’Eurogruppo, fa proprio. A nulla vale che Varoufakis dettagli per l’ennesima volta numeri, dati e ragioni sociali delle modifiche portate dal governo greco al MoU, e ancor meno tornare sulla logica che fa chiedere un prestito al MES contro le obbligazioni SMP: è come parlare al muro. La Grecia rilancia con alcune proposte dell’ultimo minuto e l’ultimatum rientra: altra riunione fra due giorni.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun25eurogroup-part1
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun25eurogroup-part-2
26 giugno
In serata Tsipras annuncia un referendum per il 5 luglio sulla proposta di MoU presentata dalla Troika. La BCE sospende l’innalzamento del massimale globale del sostegno di emergenza alla liquidità a favore delle banche greche (ELA).
27 giugno. Eurogruppo+Troika, Bruxelles
Sintesi
L’Eurogruppo si riunisce dopo la decisione del governo Tsipras di indire il referendum. Prende la parola Varoufakis (Grecia), che si focalizza sulle ragioni che hanno spinto il suo governo a chiedere il parere dei cittadini: 1. la proposta delle Istituzioni non offre una prospettiva di crescita a un Paese in recessione da 21 trimestri consecutivi; 2. il prestito ponte proposto (15,5 miliardi, n.d.a.) relativo alla proroga dell’attuale programma per 5 mesi non tiene conto del fatto che la Grecia nel 2015 ha rimborsato i prestiti senza avere incassato i finanziamenti sospesi, con in più un forte calo delle entrate causate dall’incertezza della trattativa e da una costante minaccia di Grexit; 3. la proposta di utilizzare l’HFSH per rimborsare le obbligazioni SMP in scadenza a luglio/agosto è un rischio: è una risorsa destinata a stabilizzare il sistema bancario e se dovesse servire si dovrebbe rifinanziare il fondo tramite il MES; ma questo richiederebbe un nuovo programma che difficilmente verrebbe accettato dai Parlamenti degli Stati membri; 4. il debito diverrà insostenibile entro fine anno e la Grecia non ha accesso al mercato: è ipotizzabile quindi che l’FMI non erogherà i 3,5 miliardi di prestito rimanenti. Se presentassimo questo MoU al Parlamento il governo cadrebbe, conclude, e si aprirebbe un processo elettorale di almeno 23 giorni. Il governo greco non ha il mandato per accettare o rifiutare tale programma, quindi ha deciso di interpellare il popolo greco. La posizione del governo è che il MoU sia finanziariamente insostenibile, dunque si schiera per il NO. Se vincerà il SÌ lo firmerà, in caso contrario si troverà insieme una soluzione. Sottolinea che non è un referendum sull’euro ma sul MoU. Chiede infine un’estensione di un mese del programma in scadenza per gestire il referendum con più tranquillità. Noonan (Irlanda) sottolinea che la decisione greca di indire un referendum porta alla rottura dei negoziati, mentre credeva che in questa riunione si sarebbe raggiunta un’intesa. I governi e la Ue stanno perdendo il controllo della situazione che ora è nelle mani dei mercati e dell’opinione pubblica: ci sono già code ai bancomat greci e file ai distributori di benzina. Schäuble(Germania) evidenzia che l’esito del referendum non è vincolante per gli Stati membri e che un’estensione del programma senza un accordo non è possibile, quindi bisogna affrontare la situazione così com’è. Stubb (Finlandia) elenca quello che comporta la rottura del dialogo: non estensione del programma, impossibilità della Grecia di pagare l’FMI, corsa agli sportelli delle banche, caos economico e politico, mancato pagamento di pensioni e stipendi, restrizioni alla circolazione dei capitali e interruzione dei pagamenti da parte di Ue e FMI. Il piano B è diventato il piano A e ci si deve concentrare su come proteggere l’euro. Georgiades (Cipro) teme la pressione sulle banche greche e quindi un rischio sistemico. Chiede specifiche azioni affinché sia garantita la stabilità finanziaria delle banche cipriote, dal momento che quasi il 15% dei depositi interni a Cipro sono su filiali di banche elleniche. Draghi (BCE) afferma che si è in piena crisi e non sa dire come la BCE si muoverà: la liquidità dell’ELA può essere garantita solo se le banche sono solvibili e presentano adeguate garanzie collaterali, ed entrambe le condizioni sono ora a rischio. Ritiene che il governo, tra l’incertezza di usare il MES per ricostruire l’HFSF e la certezza di perdere i soldi del fondo, ha deciso per quest’ultima opzione. Lagarde (FMI) rileva come l’alta probabilità che la Grecia non riesca a rimborsare all’FMI la rata in scadenza martedì (30 giugno) porti a valutare un possibile utilizzo del MES. Evidenzia che rimane responsabilità greca il mancato accordo. Varoufakis (Grecia)afferma di essere consapevole che quella di martedì è una scadenza difficile ma il governo non può portare in Parlamento una proposta che ritiene finanziariamente insostenibile e che porterebbe la Grecia sull’orlo del medesimo precipizio tra pochi mesi. Nonostante quanto dichiarato il 20 febbraio, le Istituzioni hanno continuato a pretendere il rispetto del MoU invece di cercare un nuovo accordo. Ritiene un danno permanente alla credibilità dell’Eurogruppo come unione democratica di nazioni il rifiuto di concedere un’estensione di un mese del programma. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) ribadisce che la Grecia ha interrotto i negoziati chiamando un referendum su una proposta che non era ancora definitiva. Afferma che in caso di vittoria del NO non ci sarà modo di riaprirli quindi la proroga di un mese non ha senso, e si domanda con quale credibilità il governo, schierato per il NO, potrà portare avanti le misure necessarie in caso di vittoria del SÌ. Ritiene di dover chiudere la riunione e doverne aprirne un’altra, informale, a 18 membri (ossia senza la Grecia, n.d.a.), nella quale parlare dei passi da intraprendere per proteggere i Paesi dell’Eurozona e l’unione monetaria nel suo complesso.
Commento
L’annuncio del referendum spariglia le carte. L’Eurogruppo la considera una rottura dei negoziati dunque si rifiuta di continuare la trattativa: l’obiettivo ora è proteggere l’Eurozona e valutare gli scenari in caso di vittoria del NO. Varoufakis spiega perché il MoU proposto è inaccettabile e rivendica il referendum: di fatto sposta sul piano politico un negoziato che per mesi la Ue ha preteso fosse solo tecnico, riportando al centro la democrazia e la volontà popolare. Una mossa giocata dal governo greco anche, probabilmente, con l’obiettivo di fare pressione su un Eurogruppo che teme il terreno sconosciuto nel quale si ritroverebbe a camminare nel caso di una Grexit.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun27eurogroup
28 giugno
A seguito del blocco dell’innalzamento del massimale dell’ELA, le autorità greche decidono la chiusura delle banche (resteranno chiuse fino al 17 luglio 2015: in questo periodo i correntisti non potranno ritirare più di 60 euro al giorno). In otto mesi, a partire da ottobre 2014, 42 miliardi di euro di depositi erano stati ritirati dalle banche elleniche, pari al 26% dei depositi del settore privato. Viene bloccata anche la libera circolazione dei capitali, che sarà totalmente ripristinata solo nel luglio 2016.
29 giugno
La Borsa di Atene chiude (riaprirà il 3 agosto 2015).
30 giugno
La Grecia dichiara di non essere in grado di rimborsare una rata di 1,5 miliardi all’FMI.
30 giugno. Eurogruppo, conference call
Sintesi
Wieser (presidente EWG) apre la riunione affermando che la situazione economica della Grecia è cambiata drammaticamente, dal momento che il governo ha annunciato che sarà inadempiente nei confronti di due creditori: perciò una proroga del programma EFSF non è di fatto appropriata, si può solo discutere la richiesta di un prestito al MES. Varoufakis (Grecia) afferma che il governo greco ha appena inviato a Costello (CE) una seconda lettera/proposta, una versione emendata del programma delle Istituzioni proposto il 25 giugno, risultato di una discussione avuta con Juncker (presidente CE): contiene cambiamenti limitati rispetto alla riforma dell’IVA, alle privatizzazioni dell’energia, a pensioni e mercato del lavoro, e chiede di poterne discutere: se ci saranno progressi in questa riunione il governo è pronto a sostenere il SÌ al referendum. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) ribadisce che il negoziato è stato interrotto dalla Grecia con l’annuncio del referendum, e che sul fatto che il programma scada la sera stessa non può esserci cambiamento di posizione. Per il futuro, attende di avere la seconda lettera/proposta – che nessun ministro dell’Eurogruppo dichiara di aver ricevuto – per poterne discutere, e può essere quindi convocata un’altra conference call per l’indomani. Schäuble(Germania) conferma che il programma si chiude quella sera, chein base agli accordi presi con il proprio governo non prenderà alcuna decisione fino all’esito del referendum e che non ci sarà alcun programma futuro che escluda l’FMI. de Guindos (Spagna) afferma che la prima lettera/proposta greca è disponibile e dunque quella la si può valutare: contiene la richiesta di un prestito al MES, un’estensione del programma esistente e una ristrutturazione del debito. Sono richieste complesse che richiedono tempo, e per quanto riguarda l’estensione del programma in corso, è già stata respinta nell’Eurogruppo del 27 giugno. Ritiene che il governo greco, presentandola, sapesse che non poteva essere accettata, e che dunque si tratta di una lettera politica e non tecnica, che intendeva definire la posizione politica del governo rispetto al referendum. Stubb (Finlandia) concorda con la posizione di Shauble e de Guinos. Varoufakis (Grecia) chiede a Dijsselbloem se, avendo tutti a disposizione la seconda lettera/proposta, la situazione cambierebbe: sarebbero ancora dell’opinione che il secondo programma scade quella sera? Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) risponde di sì, per due ragioni. Una tecnica: la procedura prevede che il governo greco debba prima trovare un accordo con le Istituzioni e solo dopo se ne debba discutere all’Eurogruppo. Una politica: è stato indetto un referendum nel quale il governo greco consiglia di votare NO e questa posizione non è stata cambiata.
Commento
È il 30 giugno, termine di scadenza del secondo prestito EFSF. La Grecia gioca le sue carte sul filo di lana, dopo la mossa politica del referendum e la dichiarazione di impossibilità a pagare la rata in scadenza dell’FMI: modifica lievemente la proposta e si dichiara aperta a cambiare posizione sul referendum, sostenendo il SÌ se venisse accolta. L’Eurogruppo rifiuta di negoziare: l’intesa è da trovare prima con la Troika e non ha senso discutere vista la posizione a favore del NO già espressa dal governo greco. Si può parlare solo di una eventuale nuova fase che si apre: la richiesta di un terzo prestito, questa volta al MES, e le relative condizionalità. Di fatto il tentativo greco di fare pressione sulla trattativa attraverso il referendum, fallisce.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jun30eurogroup
1 luglio. Eurogruppo+Troika, conference call
Sintesi
Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) apre facendo il punto della riunione. Si discute delle due lettere/proposte presentate dalla Grecia: la prima chiede l’estensione del secondo programma – e si è già oltre perché è scaduto il giorno prima – e l’avvio di colloqui per ottenere un terzo prestito dal MES; la seconda chiede di prorogare la proposta delle Istituzioni del 25 giugno con alcuni cambiamenti. Domanda alle Istituzioni di esprimere la loro opinione in merito e a Varoufakis chiarimenti sul discorso appena tenuto da Tsipras sulla posizione del governo greco rispetto al referendum. Per Moscovici (CE) le circostanze sono cambiate perché la Grecia è insolvente su un pagamento all’FMI e il programma EFSF è scaduto; raccomanda quindi agli Stati membri di riservarsi di decidere quando ci sarà maggior chiarezza. Trova che molte proposte greche manchino di definizione e sono necessarie ulteriori discussioni per approfondirle; alcune si discostano dalla proposta delle Istituzioni (mantenere lo sconto IVA sulle isole, maggior tempo richiesto per la riforma delle pensioni, mercato del lavoro e privatizzazione della società elettrica). Quindi al momento le considera insufficienti per raggiungere gli obiettivi fiscali fissati. In merito a un nuovo programma MES, la CE sarà pronta a valutarlo quando le verrà dato mandato per farlo. Anche per Cœuré (BCE) le proposte di riforma elleniche sono più deboli rispetto a quelle delle Istituzioni ma sono pronti a lavorarci. Tuttavia la situazione è cambiata, a causa del ritardo dell’attuazione delle misure e per gli ulteriori danni all’economia provocati dalle turbolenze degli ultimi giorni. Il tutto fa sì che la Grecia abbia maggiori esigenze di finanziamento, quindi un terzo programma non può contenere solo le riforme del programma precedente non ancora attuate e occorre un lavoro supplementare. Inoltre è importante che la Grecia si impegni a pagare i creditori, come da dichiarazione del 20 febbraio, e la proposta presentata non gli sembra rassicurante su questo punto: vi si legge infatti che il governo greco si impegna a rispettare gli obblighi finanziari in modo da garantire la sostenibilità della crescita economica e la coesione sociale (corsivo del redattore, n.d.a.). Un non meglio precisato interlocutore, verosimilmente ascrivibile all’FMI, concorda con Cœuré. Varoufakis (Grecia) ribatte che i cambiamenti proposti rientrano nella flessibilità stabilita il 20 febbraio ed entra nel merito delle proposte: lo sconto IVA per le isole è in linea con il regime fiscale di tutte le isole europee, e per compensare hanno rivisto la tassazione sugli affitti immobiliari e un piccolo aumento dell’imposta sulle società; è necessario uno slittamento dal 2016 al 2017 per attuare l’anticipo al 100% dei pagamenti fiscali degli imprenditori e un’eliminazione graduale, entro il 2017, dei sussidi sul gasolio per gli agricoltori; servono tempi più lunghi anche per la riforma delle pensioni minime, compresa l’EKAS, e perché la collaborazione con l’OCSE sulla competitività del mercato, la lotta alla corruzione e la riforma degli appalti possano implementarsi. Ribadisce che il referendum è stato indetto perché il governo non aveva il mandato per sottoscrivere il MoU delle Istituzioni e ne accetteranno qualsiasi risultato: se vincerà il SÌ faranno quanto necessario per firmare il MoU, anche cambiando la configurazione del governo greco. In merito al discorso di Tsipras, spiega che il Primo ministro voleva ribadire che la preoccupazione del governo è che qualsiasi azione e pacchetto di riforme siano sostenibili, per portare la Grecia finanziariamente fuori pericolo. Risponde a de Guindos (Spagna) che chiede se Tsipras abbia quindi dichiarato di sostenere il NO e se questo sia un modo per mettere pressione ai creditori: non è inaudito, afferma Varoufakis, che un organo sovrano, sia esso un Parlamento o un popolo che vota, eserciti pressione su un negoziato tra un Paese e l’Eurogruppo: diversi ministri hanno più volte dichiarato durante le riunioni di non essere autorizzati dal proprio Parlamento a discutere di alcune proposte. Il NO del governo greco, sottolinea, è verso un accordo finanziariamente insostenibile a breve e medio termine, che porterebbe la Grecia a un tavolo di riesame ogni mese da qui a novembre, quando si finirebbe per dover aprire un’altra trattativa per un terzo programma; un nuovo programma con il MES sarebbe invece sostenibile. Dijsselbloem (presidente Eurogruppo+Olanda) ribadisce che il secondo programma è chiuso, che non è stato completato e non lo sarà visto che non ci sarà alcun riesame finale positivo. La richiesta al MES sarà presa in considerazione e le proposte del governo greco potranno essere utili in quell’ambito. Il punto è se avviare subito questa negoziazione o attendere il risultato del referendum: tutti – a parte Varoufakis – concordano che occorre aspettare l’esito del referendum.
Commento
Il programma EFSF è scaduto e la Grecia è inadempiente su una rata FMI. Varoufakis tenta comunque di continuare a negoziare ma si trova davanti un rifiuto: tutto resta sospeso nell’attesa del risultato del referendum. Riconosce e rivendica che chiamare i cittadini greci a esprimersi è un atto politico di pressione sulla trattativa, così come i ministri dell’Eurogruppo più volte hanno messo sul tavolo il peso delle decisioni dei rispettivi Parlamenti nazionali. Si tratta di sovranità popolare. Qualcosa che la logica della BCE non contempla, nel momento in cui, appellandosi alla dichiarazione Eurogruppo del 20 febbraio, richiama la Grecia a mettere al primo posto non la crescita economica del Paese e ancora meno l’aspetto sociale, ma il pagamento delle rate dei prestiti internazionali. La Troika va pagata, anche a prezzo della povertà sempre più crescente tra i cittadini ellenici.
https://euroleaks.diem25.org/leaks/jul1eurogroup
5 luglio
Referendum: vince il NO con il 61,3% (affluenza pari al 62,50%).
6 luglio
Varoufakis si dimette. Nella lettera di dimissioni dichiara: “Poco dopo l’annuncio dei risultati del referendum, sono stato messo al corrente di una certa preferenza da parte di alcuni partecipanti all’Eurogruppo, e di ‘partner’ assortiti, per la mia… ‘assenza’ dalle sue riunioni; un’idea che il Primo ministro ha giudicato potenzialmente utile al raggiungimento di un accordo. Per questo motivo lascio oggi il Ministero delle Finanze”.
8 luglio
La Grecia presenta formale richiesta al MES per un terzo programma di prestito.
12 luglio
Vertice Euro Bruxelles (riunione dei Capi di Stato dell’Eurozona+il presidente della CE). La Grecia è messa davanti a un “prendere o lasciare”: o accetta la proposta della Troika e dell’Eurogruppo o c’è la Grexit; nonostante il NO espresso dal referendum Tsipras accetta la proposta. Varoufakis definisce l’accordo sottoscritto “una resa” rispetto a tutte quelle richieste contenute nel MoU precedente che per sei mesi il governo ellenico ha cercato di modificare. Lo pubblica con le proprie annotazioni a margine.
https://euroleaks.diem25.org/extras/jul12-euro-summit-statement
16 luglio
L’Eurogruppo vota a favore del prestito alla Grecia da parte del MES.
17 luglio
Il MES approva un prestito ponte alla Grecia di 7,16 miliardi.
20 luglio
La Grecia rimborsa le rate scadute/in scadenza dei prestiti a FMI e BCE.
OGGI: LA “SORVEGLIANZA RAFFORZATA”
Il 6 agosto 2018 la Grecia ha ricevuto l’ultima rata del prestito MES. I rimborsi sono previsti fino al 2060.
Il 21 agosto 2018 la Commissione Ue ha attivato la procedura di “sorveglianza rafforzata” sul Paese, prorogandola tre volte, l’ultima il 21 febbraio scorso per ulteriori sei mesi.
Tra le motivazioni dell’ultima estensione (11), si legge: “La Commissione ha concluso che la Grecia, pur avendo ripristinato avanzi consistenti e ridotto in modo significativo il disavanzo delle partite correnti, presenta squilibri macroeconomici eccessivi come retaggio della crisi. […] La Grecia continua a essere esposta a rischi in termini di stabilità finanziaria che, se si dovessero concretizzare, potrebbero avere ripercussioni negative sugli altri Stati membri della zona euro. In caso di ricadute negative, queste potrebbero manifestarsi indirettamente incidendo sulla fiducia degli investitori e, di conseguenza, sui costi di rifinanziamento delle banche e degli emittenti sovrani in altri Stati membri della zona euro. Pertanto, nel medio termine la Grecia deve continuare ad adottare misure per affrontare le cause, effettive o potenziali, delle difficoltà e attuare riforme strutturali a sostegno di una ripresa economica solida e sostenibile, al fine di alleviare gli effetti di diversi fattori ereditati dal passato”.
Senza il clamore di un tempo, dunque, la Troika è di fatto sempre lì, in una dinamica di cui non si intravede la fine, a imporre le medesime politiche economiche e a sottrarre sovranità democratica. Mentre nel luglio 2017 la Grecia è tornata a finanziarsi sui mercati emettendo titoli di Stato, anche se il rating è sempre al di sotto dell’investment grade; mentre nel 2019 (12) il rapporto debito pubblico/Pil è stato del 176,6% (era il 175,9% nel 2015), la disoccupazione al 17,3% (al 35,6% quella giovanile) e il 30% della popolazione è oggi a rischio povertà.
1) Agli Euro Working Group, riunioni tecniche, partecipa Theocarakis, Segretario generale della politica fiscale del Ministero delle Finanze greco
2) Cfr. Giovanna Cracco, Covid 19. Cavalcare la tigre. Guardare il dito e non la luna, pag. 6
3) Memorandum of Understanding (MoU): protocollo d’intesa tra due o più partner che definisce le linee di azione di un ‘progetto’; nel caso dei prestiti concessi dall’Unione europea alla Grecia, i relativi MoU contengono i dettagli delle politiche economiche (riforme, investimenti, privatizzazioni, tagli ecc., ossia step legislativi, economici e finanziari) che il governo greco deve attuare
4) Hellenic Financial Stability Fund: fondo creato nel 2010 all’interno del programma del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF, più noto con il nome “Fondo salvastati”, che ha concesso i primi prestiti ai Paesi Ue coinvolti nella “crisi dei debiti sovrani”; è stato successivamente ‘sostituito’ nelle sue funzioni dall’attuale MES); l’HFSF, finanziato con i prestiti concessi dalla Ue alla Grecia, ha l’obiettivo di stabilizzare il sistema bancario greco ricapitalizzando con denaro pubblico le banche private
5) Non performing loans (NPL): crediti bancari la cui riscossione non è certa poiché i soggetti debitori si trovano in stato d’insolvenza a causa di un peggioramento delle condizioni economiche/finanziarie
6) Emergency Liquidity Assistance (ELA): operazioni straordinarie di finanziamento concesse dalla BCE (tramite la banca centrale nazionale del Paese coinvolto) alle banche in crisi temporanea di liquidità; può assumere la forma di erogazione diretta di liquidità o di prestito titoli garantito (PTG)
7) All’interno del programma Securities Markets Programme (SMP) 2010/2012, la BCE ha acquistato obbligazioni greche sul mercato secondario; all’epoca, causa crisi da debito sovrano e speculazione, i titoli quotavano il 30-40% del loro valore nominale. La BCE ha quindi incamerato profitti enormi a ogni cedola interessi e a ogni rimborso di capitale. Nel novembre 2012 un accordo Eurogruppo, Profit-rebate Agreement, ha stabilito che questi forti guadagni dovessero tornare alla Grecia (e a tutti i Paesi coinvolti nel programma SMP). A oggi non è ancora chiaro se siano tornati in tutto o in parte
8) ELSTAT: Hellenic Statistical Authority, equivale all’italiana ISTAT
9) “L’Autorità bancaria europea (EBA, European Banking Authority) opera per assicurare un livello di regolamentazione e di vigilanza prudenziale efficace e uniforme nel settore bancario europeo. Gli obiettivi generali sono assicurare la stabilità finanziaria nell’Ue e garantire l’integrità, l’efficienza e il regolare funzionamento del settore bancario. Ha altresì l’incarico di valutare il rischio e le vulnerabilità presenti nel settore bancario dell’Ue, in particolare attraverso relazioni periodiche di valutazione dei rischi e prove di stress su scala paneuropea. Pur essendo indipendente, è responsabile dinanzi al Parlamento europeo, al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea.” Cfr. sito ufficiale dell’EBA
10) Il Quantitative easing lanciato da Draghi nel 2015 prevedeva che la BCE potesse detenere al massimo il 33% dei titoli sovrani di un Paese con scadenza superiore a due anni: i 27 miliardi SMP già superavano il 33%
12) Dati Eurostat