Cosa sarà reale nel mondo di ChatGPT? Per i tecnici di OpenAI, GPT-4 produce più false informazioni e manipolazione di GPT-3 ed è un problema comune a tutti gli LLM che saranno integrati nei motori di ricerca e nei browser; ci attendono l’“uomo disincarnato” di McLuhan e la “megamacchina” di Mumford
“Ricevendo continuamente tecnologie ci poniamo nei loro confronti come altrettanti servomeccanismi. È per questo che per poterle usare dobbiamo servire questi oggetti, queste estensioni di noi stessi, come fossero dei.” Marshall McLuhan, Understanding media. The Extensions of Man
Nel giro di breve tempo, la sfera digitale cambierà: l’intelligenza artificiale che abbiamo conosciuto sotto la forma di ChatGPT sta per essere incorporata nei motori di ricerca, nei browser e nei programmi di largo utilizzo come il pacchetto Office di Microsoft. È facile prevedere che, progressivamente, i ‘modelli linguistici di grandi dimensioni’ (Large Language Model, LLM) (1) – ciò che tecnicamente sono i chatbot AI – saranno inseriti in tutte le applicazioni digitali.
Se questa tecnologia fosse rimasta circoscritta a utilizzi specifici, l’analisi del suo impatto avrebbe riguardato ambiti particolari, come quello del copyright, o la definizione del concetto di ‘creatività’, o le conseguenze occupazionali in un settore del mercato del lavoro ecc.; ma la sua incorporazione nell’intera area digitale investe ciascuno di noi. Quella con i chatbot AI sarà un’interazione uomo-macchina continua. Diventerà un’abitudine quotidiana. Una ‘relazione’ quotidiana. Produrrà un cambiamento che avrà ripercussioni sociali e politiche talmente estese, e a un tale livello di profondità, da poterle probabilmente definire antropologiche; andranno a colpire, intrecciandosi e interagendo fra loro, la sfera della disinformazione, quella della fiducia e la dinamica della dipendenza, fino a configurarsi in qualcosa che possiamo chiamare la ‘sparizione della realtà’. Perché gli LLM “inventano fatti”, favoriscono la propaganda, manipolano e traggono in inganno. “La profusione di informazioni false da parte di LLM – a causa di disinformazione intenzionale, pregiudizi della società o allucinazioni – può potenzialmente mettere in dubbio l’intero ambiente informativo, minacciando la nostra capacità di distinguere i fatti dalla finzione”: ad affermarlo non è uno studio critico verso la nuova tecnologia ma la stessa OpenAI, società creatrice di ChatGPT, in un documento tecnico rilasciato insieme alla quarta versione del modello linguistico.
Andiamo con ordine.
Il mondo dei chatbot AI
Microsoft ha già accoppiato GPT-4 – il programma successivo al GPT-3 che abbiamo conosciuto – a Bing, e lo sta testando: l’unione “modificherà completamente ciò che le persone possono aspettarsi dalla ricerca sul web”, ha dichiarato il 7 febbraio Satya Nadella, CEO di Microsoft, al Wall Street Journal: “Avremo non solo le informazioni costantemente aggiornate che normalmente ci aspettiamo da un motore di ricerca, ma potremo anche chattare su queste informazioni, così come su quelle di archivio. Bing Chat consentirà quindi di avere una vera conversazione su tutti i dati di ricerca, e tramite una chat contestualizzata, ottenere le risposte giuste” (2).
Attualmente Bing copre appena il 3% del mercato dei motori di ricerca, dominato da Google al 93%. La decisione di investire nel settore è dettata della sua profittabilità: nel digitale, è l’ambito “più redditizio che ci sia sul pianeta Terra”, afferma Nadella. Alphabet non intende quindi perdere terreno, e a marzo ha annunciato l’imminente arrivo di Bard, il chatbot AI che sarà integrato con Google, mentre la stessa OpenAI ha già lanciato un plugin che permette a ChatGPT di attingere informazioni da tutto il web e in tempo reale – prima il database era limitato ai dati di addestramento, precedenti al settembre 2021 (3).
Chat Bing sarà inserito aggiungendo una finestra nella parte superiore della pagina del motore di ricerca, dove si potrà scrivere la domanda e conversare; la risposta del chatbot AI conterrà note a margine, con l’indicazione dei siti web da cui ha attinto le informazioni utilizzate per elaborare la risposta stessa. Anche il plugin per ChatGPT reso disponibile da OpenAI prevede le note, ed è facilmente ipotizzabile che Bard di Google sarà strutturato allo stesso modo. Tuttavia, è ingenuo credere che le persone cliccheranno su quelle note, per andare a verificare la risposta del chatbot o per approfondire: per i meccanismi di fiducia e dipendenza che vedremo, la gran parte sarà soddisfatta dalla rapidità e facilità con cui ha ottenuto ciò che cercava, e si affiderà totalmente a quel che il modello linguistico ha prodotto. Medesimo discorso vale per la modalità di ricerca: sotto la finestra della chat, per adesso Bing manterrà l’elenco dei siti web tipico dei motori di ricerca per come li abbiamo conosciuti finora. Forse l’elenco resterà – anche in Google –, forse nel tempo sparirà. Ma è certo che sarà utilizzato sempre meno.
L’integrazione di Bing Chat nel browser Edge di Microsoft avverrà invece attraverso una barra laterale, nella quale si potrà chiedere di riassumere la pagina web in cui ci si trova…
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