Dall’impolitico al politico, dalle astratte analisi filosofiche a una concreta strategia politico-culturale capace di condizionare le agende politiche dei principali partiti populisti: questa, in sintesi, la parabola del Grece, il think tank che dal 1968 anima la nouvelle droite, un gruppo di pensiero capace di elaborare una strategia rivoluzionaria per la destra radicale, quella metapolitica.
Ma cos’è la metapolitica? Per Jean-Claude Valla, esponente di spicco del gruppo, è “quell’insieme di valori che non rientrano nel campo della politica nel senso tradizionale del termine, ma che hanno un’incidenza diretta sulla stabilità del consenso sociale gestito dalla politica” (1).
Per poter portare avanti questa strategia i membri del Grece decisero di concedersi un lungo periodo di riflessione, durante il quale avrebbero abbandonato la politica militante a favore di una strategia culturale ad ampio raggio, preludio all’egemonia politica, che si sarebbe potuta ottenere solo condizionando la mentalità collettiva delle masse. Ciò portò il gruppo grecista ad accaparrarsi Antonio Gramsci, vedendo in lui il teorico dell’egemonia culturale. La nouvelle droite definisce questa strategia, per l’appunto, “gramscismo di destra” (2). Per ottenere l’egemonia culturale su tutta la società civile, e aumentare così il consenso, alcuni esponenti del Grece, sfruttando anche l’amicizia fra de Benoist e il giornalista Louis Pauwels, riuscirono a farsi assumere nel 1977 nella redazione del settimanale Le Figaro-Magazine, allegato al quotidiano gollista Le Figaro, riuscendo a dare al periodico un taglio nietzscheano (il culto del Superuomo), antiliberale, antiegualitario e rivoluzionario-conservatore ispirato ai temi del Grece e a quelli della Rivoluzione conservatrice, un’area culturale tedesca sviluppatasi fra le due guerre mondiali che condizionò in parte il nazismo e che parlò di una ‘terza via’, o ‘sintesi’, fra il socialismo non marxista e il patriottismo.
Su Le Figaro-Magazine i giornalisti neodestri si occuparono di etologia, sociologia, genetica, antropologia culturale ecc. La strategia ‘entrista’, però, durò poco: nell’estate del 1979 scoppiò una vera e propria querelle animata dalla stampa progressista francese, la quale smascherò gli intellettuali grecisti, accusandoli di filonazismo. Il Grece, per difendersi e presentarsi come un fenomeno innocuo, innovativo e diverso dall’estremismo di destra, patrocinò la pubblicazione del libro di Alain de Benoist Les idées à l’endroit (3), e, a cura di Pierre Vial, la raccolta Pour une renaissance culturelle (4).
Dalla crisi della nouvelle droite al suo rinnovamento: la ‘nuova sintesi’
Dal 1979 iniziò per il Grece un decennio ‘rivoluzionario’, fondato sulla totale revisione del suo bagaglio ideologico e sul graduale spostamento ‘a sinistra’. De Benoist iniziò a rompere, almeno ufficialmente, col neofascismo europeo, nonostante il suo passato terrorista nell’OAS, esperienza che si fondava sulla nostalgia della grandeur francese in Algeria e sul razzismo (5). Il filosofo abbandonò questo approccio per il cosiddetto ‘differenzialismo etnopluralista’ e per il ‘culto della differenza’, sposando l’antimondialismo/antiglobalizzazione, fenomeno che impoverirebbe il Terzo Mondo, innescando sia l’immigrazione che il melting-pot imposto dall’occidentalismo e dall’american way of life. Il Grece abbandonò anche il culto acritico verso la scienza e il progresso illimitato (positivista e progressista, senza però tornare a un bieco reazionarismo) e l’idea secondo cui il nemico principale fosse il comunismo, ormai in crisi. Il nemico, da quel momento, divennero gli Stati Uniti, che esportavano la loro democrazia col commercio, con la globalizzazione e con le armi, dando all’Europa l’aspetto di una Disneyland senza identità (6). Critiche simili a quelle della sinistra radicale neomarxista.
De Benoist, pur di rinnovare il Grece, iniziò a interessarsi a dottrine nate a sinistra, come l’ecologismo, la decrescita e il comunitarismo, sintetizzandole con suggestioni identitarie di destra. Il filosofo arrivò a queste teorie dopo aver intavolato un dialogo proficuo con diversi intellettuali della ‘nuova sinistra’, come Alain Caillé e Serge Latouche, animatori del Mauss (Movimento antiutilitario delle scienze sociali) e ideologi della decrescita felice. De Benoist, inoltre, iniziò a vedere con un certo interesse la nascita dei Verdi, precedentemente snobbati, a collaborare con Telos, rivista della sinistra critica statunitense di Noam Chomsky, e ad animare dal 1988 Krisis, periodico aperto a personalità di sinistra.
L’intento era quello di permettere agli intellettuali del Grece di ottenere nuovi spazi per introdurre suggestioni antimoderne nelle analisi degli interlocutori e ottenere, in questo modo, una graduale egemonia culturale al di là dei vecchi schemi – il minimo comune denominatore era l’antiliberalismo. Gli intellettuali della nouvelle droite, d’altra parte – e la cosa ricorda molto la metodologia fascista di unire nazionalismo e socialismo – hanno sempre puntato al superamento delle etichette ‘destra’ e ‘sinistra’, ritenute inadeguate per interpretare il presente, attraverso una nuova sintesi fra valori di destra (l’identità, la comunità, l’appartenenza e il radicamento ‘sangue e suolo’ alla propria terra) e di sinistra (il solidarismo, l’ecologismo e l’anticapitalismo); una sintesi capace di creare una ‘terza via’ simultaneamente rivoluzionaria e conservatrice, per dare all’Europa quelle basi valoriali per la propria rinascita.
Tale dialogo, tuttavia, sconcertò la vecchia guardia neodestra, che vedeva nell’estrema destra l’unico possibile interlocutore. Dopotutto il gruppo era pur sempre una nuova destra. Alcuni di loro (Giorgio Locchi, Jean-Claude Valla, Jean Mabire e Guillaume Faye) abbandonarono gradualmente il Grece fra il 1984 e il 1987, avvicinandosi al Front national, pur continuando a mantenere vivi i rapporti con la casa madre. Uno di questi intellettuali ‘dissidenti’, il medievista Pierre Vial, diede vita a un progetto politico-culturale fondamentale per l’evoluzione del movimento identitario europeo: il gruppo Terre et peuple.
Dal movimento identitario franco-belga al network regionalista Terre et peuple
Il movimento identitario è una corrente culturale di estrema destra nata fra gli anni ‘80-90 del XX secolo in Francia e in Belgio, che affonda le sue radici nel romanticismo tedesco (Fichte e Herder), nell’ala völkisch e pangermanica della Rivoluzione conservatrice (Spengler, Moeller van den Bruck ecc.) e nella nouvelle droite. I suoi più importanti esponenti sono il belga Robert Steukers, il fiammingo Luc Pauwels, il franco-tedesco Pierre Krebs, i francesi Alain de Benoist, Guillaume Faye, Pierre Vial e Jean Mabire: tutti intellettuali nella nuova destra europea. Tali riflessioni si saldano con quelle di pensatori regionalisti come Guy Héraud, collaboratore dell’Intereg bavarese e della rivista grecista Nouvelle École (7).
Una delle caratteristiche di questa corrente è quella di individuare l’appartenenza del singolo individuo in una comunità organica radicata nella propria ‘patria carnale’, la Regione, e non in uno Stato-nazione ‘artificiale’, tenuto insieme da un contratto sociale. Il nazionalismo classico, nato con la Rivoluzione francese, andava quindi superato (8). Il primo intellettuale che nell’estrema destra riprese questi temi, più in sintonia col pangermanesimo völkisch, fu Jean Mabire, un ex collaborazionista di Vichy, poi, nel dopoguerra, militante autonomista normanno, ex direttore di Le Viking, collaboratore a Europe-Action e al Grece (9). Il movimento tuttavia deve moltissimo a Guillaume Faye.
Questi, nel 1981, pubblicò il libro Le système à tuer les peuple, base dell’etnismo localista (10). In questo saggio molto caustico Faye, all’epoca ancora membro del Grece (si allontanò nel 1987 dopo l’inizio del dialogo fra de Benoist e il Mauss), si scagliò contro il sistema mondialista, la globalizzazione americana, che cancella le differenze fra i popoli creando un amalgama snazionalizzato e sradicato: è una critica all’immigrazione di popolamento e al melting-pot. Appena abbandonato il Grece, personalità come Valla e Mabire, che avevano aderito al Front national di Le Pen, cercarono di introdurre con la rivista Le Choc du mois tali tesi localiste, le quali, però, non attecchirono in un partito di stampo nazionalista.
Il movimento identitario, infatti, mette l’accento sulla difesa delle identità locali, degli idiomi, dei dialetti e del folklore, cercando di creare una visione etnocentrica della rappresentanza comunitaria, sposando, per l’appunto, il federalismo etnico. Guillaume Luyt, esponente di spicco del Bloc Identitaire, sostiene: “Al nazionalismo, l’ideologia della nazione, noi preferiamo il patriottismo, l’attaccamento carnale alla nostra terra. Patriottismo che osiamo affermare triplice: regionale (patria carnale), francese (patria storica), europeo (patria della civiltà)” (11). Per i militanti identitari è dunque possibile sentirsi orgogliosamente nazionalisti e, allo stesso tempo, difendere la propria identità locale – regionale, provinciale e comunale – e l’identità continentale europea da ogni contaminazione, come l’americanismo e l’immigrazione extraeuropea. Ma proseguiamo con ordine la nostra storia.
Vial, cofondatore del Grece e discepolo del fascista Dominique Venner, suicidatosi di recente per la sua totale opposizione e avversione al matrimonio fra persone dello stesso sesso (12), abbandonò, come già detto, il gruppo per profonde divergenze strategiche avvicinandosi al Front national. Il ‘verbo’ comunitarista, differenzialista, europeista e pagano, tuttavia, non riuscì a far breccia nella destra lepenista, se si eccettua il Parti de forces nouvelles, simile alla corrente missina di Rauti (13). Vial, in continuità alle scelte degli anni ‘70, crea nel 1995 Terre et peuple, un’associazione culturale connotata in senso federalista, pagano, identitario, ‘socialista identitario’ e völkisch, come il Grece. Rompe col Front national e si avvicina nel 1998 al Mouvement nationalistes républicaine (Mnr) di Bruno Mégret (14).
Il nuovo gruppo metapolitico, che si fonda suoi valori della ‘vecchia’ nouvelle droite, quella degli anni ‘70 per intenderci, si pone come obiettivo ambizioso quello di preparare “intellettualmente, politicamente e fisicamente” l’élite militante bianca in Europa, partendo dalla Francia e dal Belgio, “per la guerra etnica che verrà”, proponendo la rinascita di questo “nuovo nazionalismo” etnico, che affonda le sue radici nel paganesimo (15). Il ripristino di tale religiosità e di tale patriottismo, secondo la nouvelle droite, comporterebbe l’abbattimento della cultura egualitaria dalle sue radici, che sono nel cristianesimo. Cambia però la strategia: mentre il Grece dialoga trasversalmente, non privilegiando i rapporti né con la destra radicale né con la sinistra antimondialista per poter così condizionare tutta l’opinione pubblica, avendo un approccio prettamente metapolitico, Terre et peuple, come facevano i grecisti negli anni ‘70, si mette al servizio dell’estrema destra, prima del Mnr e poi, dal 2003, anche del Bloc Identitaire.
I due organismi metapolitici intrattengono tuttavia eccellenti rapporti culturali: le riviste del Grece recensiscono i saggi di Vial, e su Terre & peuple magazine compaiono periodicamente interviste a Alain de Benoist (16). Le idee dei due gruppi sono pressoché identiche. Sia il Grece che Terre et peuple organizzano seminari, convegni e le annuali Università d’Estate. Fra gli invitati troviamo esponenti di entrambi i movimenti e personalità ‘non conformi’ come Guillaume Faye e Gabriele Adinolfi, ideologo di CasaPound con un passato in Terza Posizione e nei Nar, fino al 2006 responsabile delle Università d’Estate di Sinergie europee e collaboratore a Orion, la rivista di Maurizio Murelli. Vial, inoltre, apre Terre & peuple magazine a tutte le personalità ‘dissidenti’ della nouvelle droite, come Mabire, in seguito presidente onorario, e Valla, entrambi scomparsi di recente. Altri personaggi d’area che collaborano con Vial sono Pierre Krebs, leader del Thule-Seminar, ideologo della Neue Rechte e interlocutore del Npd, il politologo identitario Jean-Patrick Arteault e Robert Steukers, ex ideologo della nouvelle droite franco-belga e animatore di Synergies européennes, il network neodestro rosso-bruno europeo che si ispira al nazional-bolscevismo del russo Aleksandr Dughin e al tradizionalismo evoliano, ispiratore del mensile milanese rosso-bruno Orion, organo di Sinergie europee.
I convegni, seminari e Università d’Estate di Terre et peuple attirano ogni anno in Francia giovani militanti nazional-rivoluzionari da tutta Europa, in maniera del tutto simile a ciò che faceva il Grece negli anni ‘70; Terre et peuple, inoltre, che esalta il passato gallo-celtico dei francesi, organizza visite guidate presso siti archeologici e zone caratteristiche, per far ricordare ai giovani militanti l’orgoglio delle proprie radici etniche e l’appartenenza alla stirpe indo-europea.
La sua struttura è federale: ogni regione ha una propria locale sezione, non solo in Francia ma anche nel Belgio vallone, come Terre et peuple–Wallonie, diretta dal grecista Georges Hupin, gruppo che ruota attorno alla rivista Renaissance Européenne, che diffonde in Vallonia sia le tesi di Vial che quelle di Steukers – una sinergia che evidenzia la totale complementarietà fra le varie anime della nouvelle droite. Renaissance Européenne, dal 1998, è organo di ufficiale anche dell’Association des Amis de la Renaissance Européenne, sezione vallone del Grece di Alain de Benoist. Insomma, tre esperienze completamente distinte in Francia, ma unite in Belgio (17). Oltre ai padani di Terra Insubre, troviamo delle sezioni di Terre et peuple anche nella penisola iberica, caratterizzata da una diversità etno-linguistica: i castigliani di Tierra y Pueplo (18), i catalani di Terra i Pople Catalunya (19) e i lusitani di Terra e Povo.
Questo network identitario ha in Francia e in Belgio degli sbocchi politici diretti, dal Mnr di Mégret al Bloc Identitaire, un movimento francese nato nel 2003 che si ispira alla Lega Nord e a CasaPound (20), il Mouvement Nation in Belgio (principale movimento identitario, di matrice nazional-rivoluzionaria, presente nel Belgio francofono) e Génération Identitaire, gruppo giovanile nato nel novembre 2012 che usa il web per indire manifestazioni, sit-in e picchetti contro l’immigrazione extraeuropea e islamica, a tutela dell’identità continentale (il ‘razzismo antibianco’) o contro gli omosessuali, grazie a Facebook, YouTube, Myspace, Twitter e ai numerosi blog sparsi in tutta Europa, Italia compresa.
Questa rete, che analizzeremo in un altro articolo, vede nei teorici della nuovelle droite dei fondamentali referenti ideologici: lo dimostrano un’intervista rilasciata dal segretario del Bloc Identitaire Fabrice Robert al sito inglese Digital Crusader, dove Alain de Benoist e Guillaume Faye vengono citati come principali ispiratori ideologici del network regionalista (21), o l’incontro tenutosi il 29 maggio 2010 a Nantes fra il maître à penser della nuovelle droite e il gruppo Jeune Bretagne – i giovani militanti bretoni del Bloc Identitaire – dal tema La décroissance? Une rupture fondamentale avec l’esprit du temps (22), dove a parlare di decrescita e di ecologia, guarda caso, non sono Serge Latouche o Alain Caillé, entrambi di sinistra, ma de Benoist.
A Terre et peuple – che ha fra i suoi referenti anche la nouvelle droite populaire, un altro partito confederato nell’Unione de la droite national assieme al Mnr e al Parti de la France, tutti concorrenti a quello della Le Pen – è collegata anche la Convention Identitaire, un’assemblea annuale di tutti i movimenti identitari francesi. Fra gli ospiti fissi, oltre alle varie sezioni europee del movimento, fra cui i delegati padanisti di Terra Insubre, gruppo diretto dall’ex missino di Varese Andrea Miscetti, ci sono l’europarlamentare Andreas Mölzer, teorico del rinnovamento neodestro del Fpö di Jörg Haider, l’ecologista profondo Laurent Ozon, ora ai vertici del Front national (23), e Mario Borghezio, più volte promotore di incontri che hanno coinvolto Alain de Benoist e i Giovani padani, uno dei quali è stato documentato con una certa apprensione anche dal Corriere della Sera (24).
Che Borghezio abbia sempre avuto simpatie per la destra radicale europea è cosa nota: ha militato da ragazzo in Giovane Europa, in Ordine nuovo e ha collaborato con l’organo di Sinergie europee, Orion. Il Bloc Identitaire vede in Borghezio un collegamento diretto fra il movimento identitario europeo, palesemente neonazista, e la Lega Nord, ed esalta nel proprio sito sia la quest’ultima che il Fpö: entrambi i partiti sono un modello per i vari movimenti identitari, perché sono stati capaci di accedere al governo dei rispettivi Paesi e nei vari enti locali (25).
Vi sono tuttavia delle differenze: nella Lega Nord tali correnti etno-nazionaliste sono componenti minoritarie, un lato oscuro e profondo che i vertici cercano, come avveniva fino a qualche anno fa con la destra sociale di Alleanza nazionale, di tenere nascosto, ma che viene agitato nei comizi infuocati a Pontida (si vedano i discorsi di Gentilini, Borghezio, Flavio Tosi e molti altri). Questi circoli culturali, forti fra i Giovani padani – cosa allarmante, visto che saranno loro i futuri dirigenti, deputati e senatori del partito populista di Bossi e Maroni – vedono in Borghezio un riferimento politico. Nel Bloc Identitaire e nei piccoli partitini localisti, invece, questo lato oscuro è la norma.
(1) J.C. Valla, Une communauté de travail et de pensée, in P. Vial (dir.), Pour une renaissance culturelle. Le GRECE prend la parole, Paris, Copernic, 1979, p. 36
(2) Cfr. AA.VV., Pour un gramscisme de droite (XVI convegno nazionale del Grece, Versailles, 29 novembre 1981), Paris, Grece/Le Labyrinthe, aprile 1982, p.80
(3) Cfr. A. de Benoist, Les idées à l’endroit, Paris, Albin Michel, 1979; ed. it. Le idee a posto, Napoli, Akropolis, 1983
(4) Cfr. P. Vial (dir.), Pour une renaissance culturelle. Le GRECE prend la parole, Paris, Copernic, 1979
(5) In un’intervista Pino Rauti sostenne: «Stringevamo [i dirigenti di Ordine nuovo. n.d.a.] contatti con l’OAS e aiutavamo Soustelle nascosto in Alto Adige. Incontravamo Alain de Benoist clandestino perché condannato per un attentato dinamitardo». C. Valentini, Una volta che mi stavano fucilando, in L’Espresso, 10 febbraio 1995, cit. in U. M. Tassinari, Fascisteria. Storia, mitografia e personaggi della destra radicale in Italia, Milano, Sperling & Kupfer, 2008, p. 53
(6) Cfr. AA.VV., Le Défi de Disneyland (XX convegno nazionale del Grece, 16 marzo 1986), Paris, Sepp/Le Labyrinthe, marzo 1987, p. 95
(7) Cfr. M.L. Andriola, La nuova destra austrotedesca: la Baviera della Csu, l’Intereg, la Fuev e il federalismo etnico, Paginauno n. 33/2013
(8) Cfr. M.L. Andriola, Le ‘nuove destre’ culturali europee. Comunità, identità, regionalismo e neopaganesimo, in Paginauno n. 30/2012
(9) Cfr. J. Mabire, Le nationalisme, in Europe-Action n. 40, aprile 1966, p. 12
(10) G. Faye, Le système à tuer les peuple, Paris, Copernic, 1981; ed. it. Il sistema per uccidere i popoli, Introduzione di R. Steukers e S. Vaj, Milano, Società Editrice Barbarossa, 1997
(11) G. Luyt, Oui nous ne sommes pas (plus) nationalistes…, in Blog identitaires, 3 avril 2006
(12) Cfr. M.L. Andriola, Il suicidio di Dominique Venner: rivolta contro il mondo moderno o intolleranza omo-xenofoba?, in Paginauno n. 34/2013
(13) Cfr. P. Gauchon, La Droite en mouvement, Vastra, 1981; J. Algazy, L’Extrême-droite en France de 1965 à 1984, éd. L’Harmattan, 1989; F. Charpier, Génération Occident, éd. du Seuil, 2005
(14) Per un’analisi del fenomeno Terre et peuple rimando all’articolo Terre & peuple: Quand les Gaulois sont dans la peine…, ora in http://reflexes.samizdat.net, 7 février 2009 e S. François, Réflexions sur le mouvement “Identitaire” [1/2], in http://tempspresents.wordpress.com, 3 et 5 mars 2009
(15) Cfr. http://www.terreetpeuple.com
(16) Cfr. “Perspectives du christianisme en Europe”. Entretien avec Alain de Benoist, in Terre & peuple, n. 9, autunno 2001 e Entretien avec Alain de Benoist, in Dossier: La marée communautariste: opportunité ou danger, in Terre & peuple, n. 18, inverno 2003
(17) Cfr. M. Abramowics, Les nouveaux croises de la renaissance européenne, in Résistances, n. 5, Hiver 1998, pp. 6-7
(18) Cfr. http://tierraypueblo.blogspot.it/p/libros.html. Cliccando le Enlances Recomendados si notano i link di numerose associazioni di estrema destra, molte delle quali collegate alla nouvelle droite, al Grece e a Synergies Européennes, alcune di area leghista, come Terra Insubre di Varese
(19) Cfr. http://www.catalunya.terraetpeuple.eu
(20) Cfr. J.Y. Camus, Le Bloc identitaire, nouveau venu dans la famille de l’extrême droite, in http://blogs.rue89.com/jean-yves-camus/2009/10/19/le-bloc-identitaire-nouveau-venu-dans-la-famille-de-lextreme-droite
(21) The Strategic Provocation of Bloc Identitaire and an Interview with Fabrice Robert, in http://www.digitalcrusades.com/2012/03/29/permanent-media-war-strategic-communications-of-bloc-identitaire-an-interview-with-fabrice-robert/
(22) Cfr. http://www.bloc-identitaire.com/actualite/1336/decroissance-rupture-fondamentaleavec-esprit-temps
(23) Laurent Ozon è molto amico con Charles Champetier, il giovane presidente del Grece e pupilo di Alain de Benoist. Collabora alla stampa neodestra, a quella ecologista e a quella populista europea, compresa quella italiana (Diorama letterario e La Padania). È leader di Maison Commune, un gruppo francese eco-localista. Agli inizi, dopo aver animato liste localiste per le amministrative, si avvicina al Bloc Identitaire ma, dal 2011, viene cooptato ai vertici del Front national nel ruolo strategico di consigliere politico personale di Marine Le Pen, occupandosi di ecologia, comunità e identità locali, tematiche fino a quel momento snobbate dal Front national, partito in ascesa e desideroso di sfondare a sinistra. Si noti che Marine Le Pen ha ricevuto anche le lodi di Alain de Benoist, un tempo molto critico verso Jean-Marie Le Pen (fra i due non correva assolutamente buon sangue: il leader del Grece era, per l’anziano Le Pen, un “traditore comunista” perché dialogava col Mauss, mentre per de Benoist Le Pen era un “reazionario”. Cfr. http://droites-extremes.blog.lemonde.fr/2011/01/26/alain-de-benoist-en-soutien-critique-a-marine-le-pen/). Ozon, e la cosa ricorda il tentativo neodestro di intavolare un dialogo con la sinistra antimondialista, prima di essere cooptato ai vertici del Front national, ha partecipato ai lavori congressuali di apertura di Europe Ecologiste–Les Verts, lista ambientalista animata dal leader dei Verdi Daniel Cohn-Bendit e dal noglobal José Bové, leader della Confédération paysanne, il sindacato di estrema sinistra dei contadini francesi, a favore della decrescita
(24) Cfr. F. Cavalera, De Benoist dà lezione ai padani: Berlusconi è un populista. Il filosofo ai giovani leghisti: difendete le identità, in Corriere della Sera, 9 settembre 2002
(25) Cfr. http://www.bloc-identitaire.com/courant-identitaire/identitaires-en-europe