Beyond Plastics*
Plastiche, inquinamento e cambiamento climatico: nel Report di Beyond Plastics perché l’industria della plastica può diventare “il nuovo carbone”
Entro il 2030, la plastica è sulla buona strada per contribuire, più delle centrali a carbone, alle emissioni di gas serra che impattano sul cambiamento climatico. Per cercare di rispondere al calo dei profitti, le compagnie di combustibili fossili stanno aumentando gli investimenti nella produzione di plastica, a un ritmo tale da azzerare le riduzioni di gas serra ottenute dalla recente chiusura del 65% delle centrali a carbone degli Stati Uniti.
Analizzando dati mai studiati prima su dieci fasi di produzione, uso e smaltimento della plastica, si scopre che l’industria della plastica statunitense sta rilasciando ogni anno almeno 232 milioni di tonnellate di gas serra, l’equivalente di 116 centrali elettriche a carbone di medie dimensioni. E questo numero sta crescendo rapidamente: nel 2020, le emissioni di gas serra riportate dall’industria della plastica sono aumentate di 10 milioni di tonnellate rispetto al 2019. Attualmente è in corso la costruzione di altri 12 impianti e ulteriori 15 sono pianificati: complessivamente, queste espansioni potrebbero incrementare l’emissione di gas serra di 40 milioni di tonnellate annuali entro il 2025.
“L’industria dei combustibili fossili sta perdendo soldi dai suoi mercati tradizionali di produzione di energia e di trasporto. Stanno costruendo nuovi impianti di plastica a un ritmo impressionante per poter scaricare i loro prodotti petrolchimici nella plastica. Questo accumulo petrolchimico sta annullando altri sforzi globali per rallentare il cambiamento climatico” ha affermato Judith Enck, ex amministratore regionale dell’EPA (Environmental Protection Agency, l’Agenzia federale per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, n.d.r.) e presidente di Beyond Plastics.
Oltre ad accelerare il cambiamento climatico, la plastica inquina l’acqua, l’aria, il suolo, la fauna e la salute, in particolare nelle comunità a basso reddito e nelle comunità di minoranze. L’industria della plastica statunitense ha dichiarato di aver rilasciato 114 milioni di tonnellate di gas serra nel 2020. Il 90% del suo inquinamento si verifica in sole 18 comunità dove i residenti guadagnano il 28% in meno rispetto alla media delle famiglie statunitensi e hanno il 67% di probabilità in più di essere persone di colore. Oltre ai gas serra, queste strutture emettono nell’aria anche massicce quantità di particolato e altre sostanze chimiche tossiche, minacciando la salute dei residenti.
I numeri sulle emissioni che l’industria riporta rappresentano meno della metà di ciò che effettivamente rilascia, secondo l’analisi di Material Research. La società con sede nel Maine ha esaminato i dati delle agenzie federali, tra cui l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, il Dipartimento del Commercio e il Dipartimento dell’Energia, e ha trovato un grave sottoconteggio degli impatti climatici della plastica. Oltre ai 114 milioni di tonnellate di gas serra che l’industria ha riferito di aver rilasciato nel 2020, Material Research ha identificato altri 118 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra da altre fasi: l’equivalente di anidride carbonica emessa da 59 centrali elettriche a carbone di medie dimensioni.
È importante notare che le stime dello studio sono conservative. “Questo rapporto rappresenta la base, non il tetto, dell’impatto climatico dell’industria della plastica statunitense”, ha sottolineato Jim Vallette, presidente di Material Research e autore del report. “Le agenzie federali non contano ancora molti rilasci perché i regolamenti attuali non richiedono all’industria di segnalarli. Per esempio, nessuna agenzia tiene traccia di quanto gas a effetto serra viene rilasciato quando i rifiuti di plastica vengono bruciati nei forni da cemento, né quando il metano fuoriesce da un impianto di lavorazione del gas, né quando il gas fracked viene esportato dal Texas per produrre plastiche monouso in India”.
“L’entità delle emissioni di gas serra dell’industria della plastica è sconcertante, ma è altrettanto preoccupante che poche persone nel governo [degli Stati Uniti] o nella comunità imprenditoriale ne stiano parlando. Questo deve cambiare rapidamente se vogliamo sperare di rimanere entro l’aumento della temperatura globale di 1,5° C che gli scienziati hanno indicato come fondamentale per evitare gli impatti più devastanti del cambiamento climatico”, ha ribadito Judith Enck.
Il rapporto dettaglia le dieci fasi nelle quali la plastica emette gas serra significativi (GHG), misurati in pesi equivalenti di anidride carbonica a 100 anni.
- L’idrofracking delle materie prime plastiche rilascia metano, un potente inquinante del cambiamento climatico. Entro il 2025, le emissioni di metano potrebbero raggiungere i 45 milioni di tonnellate annuali, che è più GHG di quanto è stato rilasciato da 22 centrali elettriche medie a carbone nel 2020;
- Il trasporto e la lavorazione dei gas fracked emette circa 4,8 milioni di tonnellate di metano ogni anno, e l’espansione prevista aggiungerebbe 4,7 milioni di tonnellate di gas serra annuali. Entro il 2025, più di 9,5 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica di metano potrebbero essere rilasciate in questa fase di produzione, equivalenti alle emissioni di circa cinque centrali elettriche a carbone;
- Gli impianti di cracking del gas metano rilasciano almeno 70 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno. Questi 35 impianti di cracking rilasciano tanto gas serra quanto 35 centrali elettriche a carbone. Due nuovi progetti di cracker sono in fase di completamento a Corpus Christi, Texas, e Beaver County, Pennsylvania. Altri tre sono previsti in Ohio, Louisiana e Texas. La capacità nuova e ampliata di più di una dozzina di impianti esistenti potrebbe aggiungere altri 40 milioni di tonnellate di gas serra all’anno, equivalenti a 20 centrali elettriche a carbone;
- L’altra produzione di materie prime plastiche emette 28 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti a 14 centrali elettriche a carbone. L’espansione pianificata aggiungerebbe 10 milioni di tonnellate di gas serra annuali, equivalenti a cinque centrali elettriche a carbone entro il 2025;
- La produzione di polimeri e additivi emette almeno 14 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti a sette centrali elettriche a carbone;
- Le esportazioni e le importazioni di materie prime plastiche, resine e prodotti emettono almeno 51 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti a più di 25 centrali elettriche a carbone. Più del 41% delle resine plastiche prodotte in Nord America vengono esportate, e Paesi come l’India e la Cina stanno costruendo nuovi cracker per produrre plastica da materie prime estratte negli Stati Uniti;
- L’isolamento in plastica espansa emette annualmente più di 27 milioni di tonnellate di gas serra estremamente potenti, usati come agenti espandenti, equivalenti ad almeno 13 centrali elettriche a carbone;
- Il “riciclaggio chimico”, un termine usato dall’industria della plastica per descrivere la trasformazione dei rifiuti plastici in combustibile, è appena iniziato, ma entro il 2025 la nuova capacità potrebbe causare il rilascio di 18 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti a nove centrali elettriche a carbone;
- Rifiuti urbani. L’incenerimento dei rifiuti plastici emette almeno 15 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti ad almeno sette centrali elettriche a carbone;
- La plastica nell’acqua si degrada in gas serra. Questi rilasci non sono ancora pienamente compresi e non sono tracciati.
* Comunicato stampa (tradotto) dell’associazione Beyond Plastics sul Rapporto The New Coal: Plastics and Climate Change, ottobre 2021. Qui il Rapporto completo in inglese https://www.beyondplastics.org/plastics-and-climate