METAMORFOSI DEL DENARO, Luigi Pandolfi, Manifesto Libri, 108 pagg., 12,00 euro
Pandolfi racconta agevolmente le metamorfosi che la moneta ha avuto nei secoli, focalizzandone la valenza politica e gli impatti sui rapporti di forza sociali. Dopo secoli di ancoraggio all’oro, è da un tempo relativamente ridotto che abbiamo una moneta basata sulla fiducia e vincolata solo al bisogno di crearla: la moneta fiat. Eppure già in pochi decenni la cultura tecnocratica neoliberista è riuscita a costringere gli Stati (soprattutto europei) a una politica monetaria di scarsità perenne per l’economia reale – che può sostenersi solo a debito. Ma all’opposto concede alla finanza un’abbondanza monetaria ancor più insostenibile (leve finanziarie, derivati, OTC, shadow banking e… bolle finanziarie). Secondo Pandolfi, impoverimento e indebitamento che ne conseguono possono essere evitati così: 1) le banche centrali tornino ad avere una gestione pubblica del denaro; 2) le banche commerciali siano distinte dalle banche d’affari; 3) si superi il dogma di una spesa pubblica che deve essere minore delle tasse raccolte. La fondatezza di queste proposte trova evidenza non solo nell’esposizione del testo. L’attuale crisi da coronavirus offre un utile spunto di valutazione dei tabù della Ue, che si ostina a eludere i lumi di una ragione economica che si applichi per il bene comune. (Gian Mario Felicetti)
STATO SOCIALE, POLITICA ECONOMICA E DEMOCRAZIA, AA.VV., Asterios, 288 pagg., 29,00 euro
Neoliberismo e diritti costituzionali, neoliberismo e democrazia. E lo Stato? Filo conduttore dei saggi raccolti è l’analisi di come il neoliberismo abbia trasformato ogni ambito della società, portando il mercato e soprattutto il capitalismo finanziario a dominare, lo Stato a trasformarsi e a ridurre il suo campo di azione rispetto alla governance di istituzioni internazionali, le politiche economiche a smantellare il welfare, precarizzare il lavoro, abdicare a una politica industriale e privatizzare. In un circolo vizioso, il processo in atto porta a un declino democratico che rende ancora più difficile contrastare quanto avviene. Ma non è una dinamica irreversibile: lo Stato deve tornare con forza a porre dei limiti al mercato. È all’utilità sociale che va adeguato il calcolo economico perché la logica del profitto è incompatibile con l’equità e la giustizia sociale: “È qui che risiede la distinzione cruciale tra i privati e l’operatore pubblico: la valutazione di ciò che è buono o meno per la collettività richiede un criterio diverso da quello dei prezzi di mercato”. Quanto mai una lettura utile per scegliere la direzione da prendere ora, in epoca Covid-19. (Milton Rogas)
Il totalitarismo «liberale», Alessandro Pascale, La Città del Sole, 508 pagg., 25,00 euro
Il Novecento è stato descritto come il “secolo dei totalitarismi”, ma sempre identificati con modelli antiliberali come i fascismi o i socialismi marxisti. Pascale, in questo libro essenziale, rovescia le carte in tavola e trasforma il significato e l’uso politico della categoria teorica del totalitarismo, elaborato nel 1923 dal liberale Giovanni Amendola, usato in chiave anticomunista, accomunando e unificando il bolscevismo ‘totalitario’ di Lenin col presunto-simmetrico fenomeno fascista, da poco al potere, dicendoci che il totalitarismo oggi esiste ed è liberaldemocratico. L’autore nella prima parte spiega che l’Occidente, fra il XX-XXI secolo, è piombato in un regime invisibile ma capace di consolidare un dominio semi-totalitario sulla società civile tramite controllo dei mass-media, i consumi, dell’informazione, intreccio fra politica ed economia, il tutto per perpetrare il dominio della classe dominante; nella seconda scandaglia la narrazione atta a demonizzare i socialismi reali novecenteschi, facendo un bilancio storico del socialismo reale indicando la realtà di una rifondazione di tale idee, senza la distorsione della narrazione liberale capace di fare egemonia, per creare una contro-egemonia marxista. (Matteo Luca Andriola)