Milano, 22 marzo 2012, udienza Appello
Alla penultima udienza del processo di appello Santa Rita si sono espressi gli avvocati dei tre principali imputati – i dottori Brega Massone, Fabio Presicci e Marco Pansera – condannati in primo grado per truffa, falso e lesioni dolose.
I primi a parlare, Luigi Fornari e Oreste Dominioni, legali di Brega, hanno impostato la difesa su due aspetti tra loro collegati. Fornari ha innanzitutto prodotto alcune note a firma del dottor Martelli Massimo, primario di chirurgia toracica del Forlanini di Roma, relative allo stesso caso su cui si è espressa la consulenza Tentori-D’Ambrosi (la “zeppa all’intero impianto accusatorio”, come l’aveva definita il procuratore generale Fontana nella prima udienza d’appello, salvo poi esprimersi in maniera diametralmente opposta nella sua arringa). Analizzate le cartelle cliniche, anche il dottor Martelli arriva alle medesime conclusioni raggiunte da Tentori e D’Ambrosi e, ancora prima, dai due consulenti della difesa (i professori Franco Giampaglia e Ludwig Lampl) nel processo di primo grado: l’intervento chirurgico era indicato, è stato eseguito in modo corretto e nessuna lesione ne è conseguita per la paziente.
A oggi, dunque, in merito al caso specifico sono ben cinque i medici specialisti (quattro chirurghi toracici e un medico legale) a sostenere la correttezza dell’operato del chirurgo Brega Massone e a negare validità alle consulenze della procura, sulla cui base il tribunale ha emesso sentenza di condanna. È un caso solo, ma è anche l’unico sul quale si è espressa una perizia super partes (la Tentori-D’Ambrosi); se la Corte ne disporrà una complessiva, sapremo finalmente se e quanti casi simili sono presenti tra l’ottantina per i quali Brega Massone è stato condannato in primo grado per lesioni dolose aggravate.
In seconda battuta Fornari ha affrontato l’aspetto delle linee guida e della bibliografia scientifica, producendo ampia documentazione nazionale e internazionale a riprova della correttezza delle scelte terapeutiche operate dal dottor Brega Massone.
Infine, dopo aver smontato l’impianto accusatorio nella parte medico-scientifica, il legale ha analizzato le questioni del dolo e del movente economico, affermando che entrambe poggiano su elementi insussistenti. Le intercettazioni telefoniche, infatti, colonna portante dei due aspetti, non riportano una sola frase relativa ai casi clinici contestati nel processo, come affermato anche dal procuratore generale Fontana – salvo concludere che sono comunque un “tassello del mosaico” e che mettono in evidenza la natura avida del dottor Brega. A questo infatti sono servite le intercettazioni nell’impianto accusatorio, come riconosce oramai anche l’accusa: ben lontane dal fornire alcuna prova di reato, sono state usate per tracciare una disamina psicologica (negativa) dell’imputato attraverso chiare forzature interpretative, come già evidenziato nel libro inchiesta che analizza le diverse telefonate nella loro interezza.
L’avvocato Dominioni si è invece concentrato sull’aspetto giuridico delle consulenze scientifiche, analizzando prima le caratteristiche che devono soddisfare per poter avere accesso in un’aula di tribunale e, di rimessa, utilizzando tali valutazioni per pesare le consulenze di accusa e difesa nel processo di primo grado.
Innanzitutto, a monte, afferma il legale, il consulente deve essere una specialista. Il chiaro riferimento è al dottor Squicciarini, consulente principale dell’accusa, un medico di base con una laurea in chirurgia generale (non toracica) e che non entra in una sala operatoria almeno dal 1997.
In secondo luogo una consulenza deve mettere a disposizione del tribunale tutta la conoscenza scientifica rilevante, con le contraddizioni e i limiti che sempre contiene – la medicina non è apodittica – affinché i giudici possano entrare in possesso di tutti gli elementi per poter giudicare. E qui il chiaro riferimento di Dominioni è al secondo consulente della procura, il professor Sartori, cattedratico di chirurgia toracica, il quale, come ampiamente documentato nel libro inchiesta, ha presentato una consulenza che si può senza dubbio definire ‘scarna’ (poche righe relative a ciascun caso clinico, e addirittura in tre l’unica valutazione espressa è: “Idem come sopra”), caratterizzata da giudizi perentori (“la solita bulimia chirurgica”) e commenti indignati (“incomprensibile”, “sconcertante!”).
In aggiunta, alle consulenze dell’accusa non è stata allegata bibliografia scientifica a supporto di quanto affermato – diversamente dalle consulenze presentate dalla difesa – e sia Squicciarini che Sartori hanno espresso le proprie valutazioni senza aver visionato la completezza dei dati rilevanti, ossia senza aver visionato le immagini degli esami clinici effettuati (RX, TAC, PET) – diversamente, ancora una volta, dai consulenti della difesa.
A fronte di tutto questo, ha concluso l’avvocato Dominioni, il tribunale ha (incredibilmente) ritenuto attendibili i consulenti della procura e squalificato totalmente quelli della difesa, con un giudizio tranchant che rasenta un’accusa di ‘falso doloso’. Recita infatti la sentenza: i consulenti “sono apparsi sin dalle prime battute animati esclusivamente dallo scopo di ‘giustificare’ il comportamento dell’imputato Brega Massone, e di difenderlo a ogni costo e aprioristicamente”.
Al contrario, sono le consulenze tecniche della procura a essere inattendibili, ha affermato Dominioni, per tutte le carenze giuridiche e tecniche evidenziate; chiudendo quindi l’arringa con la richiesta alla Corte di disporre una perizia super partes, che possa valutare adeguatamente l’operato del chirurgo.
L’impressione complessiva è che Fornari e Dominioni abbiano ‘chiuso il cerchio’ sulle consulenze tecniche, asse portante del processo: il primo ha sostenuto la correttezza delle scelte terapeutiche del dottor Brega, il secondo ha demolito le consulenze della procura che l’avevano negata. Tra i due passaggi, vengono ovviamente a decadere anche il dolo e il movente, che si ritrovano privi di sussistenza e senso logico.
Dominioni ha presentato anche richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere per il dottor Brega, motivando come non sussistano più i presupposti per la detenzione. E qui occorre ricordare che il medico è in galera ormai da quaranta mesi: più di tre anni di carcerazione preventiva. Interpellato dalla Corte, il procuratore generale si è riservato di esprimere il proprio parere lunedì 26 marzo, durante l’ultima udienza che vedrà la sua replica alle difese degli imputati. La Corte si esprimerà sulla richiesta di scarcerazione (o arresti domiciliari) unitamente al giudizio di appello.
La difesa del dottor Fabio Presicci si è soffermata principalmente sugli aspetti della sentenza di primo grado che riguardano la presunta responsabilità del secondo aiuto di Brega Massone nel disegno criminoso, mentre gli avvocati del dottor Marco Pansera si sono concentrati sulla questione giuridica lesione/malattia, un aspetto importante all’interno del processo e approfondito anche nel libro inchiesta. In breve, il codice penale prevede che vi sia lesione solo se ne deriva una malattia, e diversi precedenti giuridici portati a supporto nella sua analisi dall’avvocato Bucellati affermano come l’accertazione della malattia debba precedere l’accertazione del reato. L’impianto accusatorio e la sentenza hanno invece bypassato quel che a tutti gli effetti appare uno scoglio legale – i pazienti non sono stati visitati per verificare se avessero subito o meno un danno (che il codice configura come ‘malattia’) conseguente all’operazione chirurgica – affermando che poiché gli interventi erano privi di finalità terapeutica, l’intervento stesso è da configurarsi come lesione.
L’avvocato Giacomo Gualtieri ha infine analizzato alcuni casi clinici nel dettaglio, evidenziando macroscopiche contraddizioni all’interno della stessa sentenza e tra quanto scritto in cartella clinica e quanto affermato dai consulenti della procura – sottolineando ancora una volta come la mancata visione delle immagini (RX, TAC, PET) abbia gravemente e con tutta evidenza compromesso le valutazioni mediche.
Analisi che vale la pena ascoltare nella loro interezza, per la loro imbarazzante evidenza; è possibile farlo sul sito di radioradicale, che sta seguendo le udienze del processo.
Una cosa è certa: sarà molto interessante sentire che cosa avrà da replicare lunedì, nell’udienza conclusiva, il procuratore generale Fontana, a tutte le forzature giuridiche, le prove documentali, le straordinarie illogicità e le palesi contraddizioni evidenziate, carte alla mano, dagli avvocati di tutti gli imputati, anche quelli condannati in primo grado per i ‘soli’ reati di truffa e falso.