Stuart Parkinson (SGR), Linsey Cottrell (CEOBS)*
Se il settore militare fosse uno Stato avrebbe la quarta maggiore impronta di carbonio al mondo: lo afferma lo studio di SGR e CEOBS, che sottolinea come la stima non includa le emissioni dovute alle guerre in corso nel pianeta
Riepilogo
Stimare le emissioni totali di gas serra delle forze armate globali è reso intrinsecamente difficile dalla mancanza di rapporti e dalle significative lacune nei dati a disposizione. In questo studio, descriviamo una metodologia innovativa per fornire stime aggiornate a livello mondiale e regionale. In particolare, abbiamo scoperto che l’impronta di carbonio totale del comparto militare è pari a circa il 5,5% delle emissioni globali di gas serra. Se le forze armate del mondo fossero un Paese, avrebbero la quarta più grande impronta di carbonio al mondo, superiore a quella della Russia. Ciò sottolinea l’urgente necessità di intraprendere un’azione concertata sia per misurare con precisione le emissioni militari, sia per ridurre la relativa impronta di carbonio; soprattutto perché è molto probabile che esse aumenteranno a causa della guerra in Ucraina [e a Gaza, n.d.r.].
1. Perché è importante stimare le emissioni militari globali?
Affrontare la crisi climatica richiede l’azione di tutti i settori industriali ed economici, al fine di ridurre notevolmente il loro impatto sul nostro pianeta. Il settore militare globale, compresa la sua catena di approvvigionamento, è un elemento importante della spesa pubblica e un enorme consumatore di combustibili fossili. Pertanto è essenziale che le emissioni militari di gas a effetto serra (GHG) siano riportate in modo affidabile, e soggette a obiettivi di riduzione; ma non è ciò che avviene attualmente.
In tutto il mondo, i dati sulle emissioni militari GHG sono spesso di bassa qualità – incompleti, nascosti all’interno di categorie civili, o non raccolti affatto. La causa principale di questa situazione viene dalla preoccupazione dei governi di potenziali restrizioni alle attività militari. Attualmente, ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), i Paesi sono obbligati a fornire un inventario delle loro emissioni di gas serra, e tale obbligo varia a seconda del contributo storico del Paese alla crisi climatica (1). Le linee guida del gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) affermano che gli inventari presentati all’UNFCCC devono includere le emissioni di alcune attività militari; nel 2015, invece, l’Accordo di Parigi (2) ha reso volontario il reporting delle emissioni militari. Ciò significa che ci sono lacune significative nei set di dati presentati all’UNFCCC, e nessun dato accurato sulla reale portata del problema. Senza un minimo obbligo di rendicontazione, la maggior parte dei Paesi, compresi quelli con ingenti spese e personale militare, non richiede alle proprie forze armate di fornire alcun rapporto significativo sulle emissioni GHG.
La comunità scientifica sul clima ha ampiamente trascurato questi aspetti: per esempio, l’ultimo (il sesto) rapporto di valutazione dell’IPCC (3) parla a malapena del settore militare. Questo approccio, a sua volta, ha portato i governi a trascurare il comparto quando negoziano obiettivi di riduzione delle emissioni nell’ambito dell’UNFCCC.
Nel tentativo di illustrare la portata del problema, sia a livello nazionale che globale, in questo studio utilizziamo i dati disponibili sulle emissioni militari di un piccolo numero di nazioni, per stimare i totali mondiali e le principali regioni geopolitiche. Ci auguriamo che ciò stimolerà più ricerca – e soprattutto azione – focalizzata sulla riduzione di queste emissioni.
2. Dati di alto livello sulle emissioni nazionali di gas serra e le forze armate
Circa il 60% di tutte le emissioni globali di gas serra proviene da appena dieci Paesi (4). Si tratta di Cina, Stati Uniti, India, Indonesia, Russia, Brasile, Giappone, Iran, Canada e Arabia Saudita. Tutti, a eccezione dell’Indonesia, sono tra i primi venti Stati in termini di spesa militare – si veda l’Appendice 1 (tavola A1a e A1b). In effetti, anche le successive dieci nazioni con le maggiori emissioni di GHG si collocano tra le nazioni con grandi budget militari e/o un gran numero di personale militare attivo.


3. Cenni di metodologia
Sebbene i dati sulle emissioni militari siano generalmente molto limitati, alcuni sono stati raccolti per gli Stati Uniti, il Regno Unito e qualche Paese dell’Ue. A volte le informazioni vengono riportate direttamente da un’agenzia militare e talvolta le emissioni sono state calcolate da ricercatori indipendenti, sulla base dei dati sull’utilizzo di energia/carburante pubblicati dalle agenzie militari. In questo studio, estrapoliamo da questi set di dati per fornire stime globali, un’azione che ha i suoi limiti poiché esistono molte variazioni tra i Paesi, tra cui:
- differenze nella struttura militare, compreso il tipo e la quantità di equipaggiamento e il numero del personale;
- tassi di mobilitazione, attività operative e di formazione;
- accuratezza e divulgazione delle spese militari;
- intensità di carbonio delle economie nazionali (5).
Abbiamo preso in considerazione diversi punti di partenza per la stima delle emissioni militari globali: le due che sembravano più promettenti erano le emissioni per unità di valuta – basate sulle spese militari nazionali – e le emissioni pro capite – basate sul numero di personale in servizio attivo all’interno delle forze armate nazionali. A causa delle fluttuazioni significative dei dati finanziari (ad es. tassi di cambio delle valute, tassi di inflazione e tassi di crescita del Pil) e della limitata disponibilità di informazioni in alcuni Paesi chiave (ad es. Cina, Arabia Saudita, Corea del Nord e Vietnam), l’opzione basata sulla valuta è stata respinta a favore di quella del personale.
Questo approccio utilizza i seguenti quattro set di dati chiave:
- emissioni operative di gas serra (ambiti 1 e 2 [6]) per persona attiva nelle basi militari, note anche come “emissioni stazionarie” (es);
- numero di militari attivi (p);
- rapporto delle emissioni operative di gas serra tra attività militari mobili (uso di aeromobili, navi, veicoli terrestri e veicoli spaziali) e attività stazionarie (rms);
- moltiplicatore della catena di approvvigionamento, il rapporto tra l’impronta di carbonio (la somma delle emissioni degli ambiti 1, 2 e della componente a monte dell’ambito 3) e la somma delle emissioni degli ambiti 1 e 2 (s).
L’impronta di carbonio militare per una data nazione o regione (Fn) viene quindi stimata moltiplicando questi dati insieme […]. E l’impronta di carbonio militare globale (Fg) è la somma di tutte le impronte nazionali (o regionali).
3.1 Dataset 1. Emissioni stazionarie pro capite (es)
Per Regno Unito, Stati Uniti e Germania sono stati trovati dati annuali credibili relativi alle emissioni militari stazionarie; per fornire le cifre pro capite, il dato è stato diviso per il numero di personale militare attivo nei rispettivi Paesi (Tabella 1).

I dati del Regno Unito erano disponibili per oltre dieci anni, e hanno mostrato livelli di consumo energetico pro capite molto consistenti nell’intero periodo, con una riduzione delle emissioni derivante quasi interamente da una riduzione dell’intensità di carbonio nella fornitura nazionale di energia elettrica. Poiché quest’ultima è diminuita notevolmente nel corso del periodo, per la tabella 1 abbiamo utilizzato solo i dati degli anni più recenti.
Confrontando i numeri tra i Paesi, vediamo che il Regno Unito e la Germania hanno livelli di emissioni unitarie simili, mentre il dato per gli Stati Uniti è nettamente più alto. Ci sono una serie di potenziali ragioni per somiglianze e differenze. Per esempio, densità di popolazione più elevate nelle nazioni europee tendono a ridurre gli spazi lavorativi e abitativi, diminuendo significativamente il consumo di energia pro capite; anche l’intensità delle emissioni di gas serra della produzione di energia elettrica è un fattore significativo, con il Regno Unito che registra dati inferiori alla Germania e agli Stati Uniti. Questi ultimi hanno anche gran parte delle loro basi militari all’estero, il che probabilmente comporta l’applicazione di standard ambientali e di efficienza energetica meno severi. È probabile che anche l’intensità dell’attività militare sia un fattore, con i livelli degli Stati Uniti che tendono a essere più alti di quelli del Regno Unito, a loro volta superiori a quelli della Germania. Infine, è significativo anche il livello di sviluppo industriale di un Paese, e se le basi operano in condizioni climatiche estreme.
Sebbene queste cifre coprano solo tre nazioni, collettivamente rappresentano il 45% della spesa militare globale, il 14% delle emissioni mondiali di gas serra e il 9% di tutto il personale militare attivo. Quindi, li consideriamo un ragionevole punto di partenza.
Nell’applicare questi numeri ad altri Stati, assumiamo che i dati statunitensi siano tipici per un esercito con un settore stazionario ad alta intensità di emissioni, e quelli del Regno Unito e della Germania per un esercito all’estremità inferiore della scala. La Tabella 2 mostra i numeri estrapolati per le regioni geopolitiche del mondo.

In primo luogo, assumiamo che gli Stati Uniti siano tipici del Nord America e che il Regno Unito e la Germania rappresentino l’Europa; consideriamo Russia e Eurasia paragonabili al Nord America, poiché le loro economie tendono a essere industrializzate e ad alta intensità di carbonio, e perché un’ampia percentuale di basi militari si trova in aree soggette a condizioni climatiche estreme; la regione Asia e Oceania la stimiamo a metà strada tra i dati nordamericani ed europei, in quanto i Paesi più militarizzati della zona hanno un livello di sviluppo economico medio-alto, o un’economia ad alta intensità di carbonio, o entrambe le cose, e contemporaneamente riteniamo improbabile che raggiungano il livello degli Stati Uniti, data la rete globale di basi militari statunitensi, comprese molte in climi estremi; seguiamo una linea di ragionamento simile per il Medio Oriente e il Nord Africa, anche se le principali nazioni militari in questa regione tendono a essere a un livello di sviluppo economico inferiore, ma hanno un’economia a più alta intensità di carbonio; consideriamo l’America Latina ampiamente paragonabile all’Europa; per l’Africa subsahariana, riteniamo che i bassi livelli di sviluppo economico indichino basse emissioni pro capite, quindi ipotizziamo che siano la metà del livello europeo.
3.2 Dataset 2. Numeri del personale militare (p)
La distribuzione stimata del personale militare nelle principali regioni geopolitiche del mondo è riportata nella Tabella 3. Questi dati sono compilati annualmente dall’International Institute for Strategic Studies (IISS) a partire dai dati nazionali (7).

3.3 Datase 3. Rapporto tra emissioni mobili ed emissioni stazionarie (rms)
Le emissioni di gas serra operative derivanti dalle attività militari mobili dipendono da una serie di fattori: principalmente la quantità, le specifiche (in particolare l’efficienza del carburante e l’autonomia), l’età e la frequenza di utilizzo dei veicoli militari. Questi fattori sono influenzati anche dal ‘dominio’ in cui operano i veicoli militari – terra, mare, aria o spazio – e dalle strutture di forza adottate da un determinato esercito. Le complessità rendono difficile l’estrapolazione dai dati; riuscire a calcolare, per esempio, il rapporto tra il numero di veicoli utilizzati in un dato ramo dell’esercito e il totale delle emissioni mobili di gas serra. Dai dati disponibili, è chiaro che le forze armate con una grande forza aerea o una marina “blue water”, per esempio, tendono ad avere emissioni più elevate, ma oltre a ciò le estrapolazioni diventano difficili.

Quel che abbiamo notato è che il livello delle emissioni stazionarie può essere un utile punto di partenza per stimare le emissioni mobili, quindi è un modello che abbiamo adottato. La Tabella 4 fornisce alcuni dati sui rapporti tra emissioni mobili ed emissioni stazionarie per Germania, Unione europea, Stati Uniti e Regno Unito. Queste cifre sono state calcolate utilizzando i dati delle agenzie militari.
Il rapporto più basso per la Germania è dovuto al possedere forze aeree e navali più piccole rispetto a quelle terrestri, e al livello inferiore di operazioni militari all’estero; il Regno Unito si colloca all’estremità superiore a causa della grandezza della forza aerea e della marina e all’elevato livello di operazioni militari all’estero, soprattutto se confrontato con il numero relativamente ridotto di personale militare attivo; l’Ue – in media – si trova all’estremità inferiore della scala tedesca, mentre gli Stati Uniti sono all’estremità superiore, ma non così in alto come il Regno Unito a causa dell’elevato livello di emissioni stazionarie pro capite.
3.4 Dataset 4. Moltiplicatore della catena di approvvigionamento (s)
I dati finali si riferiscono alle emissioni di gas serra delle supply-chain militari, e consentono di stimare le emissioni durante il ciclo di vita o l’impronta di carbonio delle attività militari.
Le forze armate hanno catene di approvvigionamento estese e complesse, che comprendono gran parte dell’impronta di carbonio di un esercito; generalmente le loro emissioni superano di gran lunga le emissioni operative della stessa organizzazione (ambito 1 e 2), con stime che variano a seconda del settore. Anche qui i dati sono scarsi, sebbene alcuni, in particolare sull’impronta di carbonio, siano stati pubblicati dalle società di tecnologia militare Thales (8) e Fincantieri (9).
Un’analisi del 2020 della supply-chain per la spesa militare del Regno Unito ha stimato in 3,6 il rapporto tra l’impronta di carbonio e le emissioni operative totali, utilizzando i dati di un modello economico input-output ambientale (10). Tuttavia, ulteriori indagini hanno rilevato che la stima si basava solo sul 62% delle emissioni operative, a causa della sottostima delle emissioni militari nell’inventario nazionale dei gas serra (11); la correzione dell’errore ha portato il dato a 5,8.

Un ulteriore modo per stimare questo rapporto è utilizzare i dati aziendali sulle emissioni di gas serra delle catene di approvvigionamento globali. Queste statistiche sono raccolte in indagini periodiche dal Carbon Disclosure Project (CDP); nella Tabella 5 sono riportati alcuni numeri tipici per i settori che hanno punti in comune con quello militare, e come si può vedere, la nostra stima di 5,8 sembra credibile se confrontata con questi dati.
4. Stime per le emissioni militari globali di gas serra
Utilizzando questi quattro set di dati combinati secondo i calcoli indicati al punto 3., siamo in grado di calcolare le stime per le emissioni operative di gas serra (ambiti 1 e 2) e l’impronta di carbonio del settore militare.
La Tabella 6 fornisce le stime superiori e inferiori dei due tipi di emissioni, per ciascuna delle sette regioni geopolitiche e per il mondo nel suo complesso. La stima superiore utilizza un rapporto tra emissioni mobili e stazionarie di 2,6 (dato del Regno Unito), mentre quella inferiore utilizza 0,7 (dato della Germania). Riteniamo che questo intervallo comprenda la probabile incertezza tra le quattro variabili utilizzate per calcolare le emissioni militari. La stima più alta si basa quindi su una situazione in cui un dato esercito enfatizza lo sviluppo e il dispiegamento di sistemi d’arma ad alta intensità energetica, magari a scapito del numero delle truppe; la stima più bassa si basa su situazioni in cui le forze armate sono più concentrate sul piano del personale, oppure hanno livelli relativamente bassi di dispiegamento a lunga distanza o coinvolgimento in zone di conflitto.

L’intervallo globale per le emissioni militari operative di gas serra è compreso tra circa 300 e 600 milioni di tonnellate (Mt) di CO2, ovvero tra lo 0,6% e l’1,2% delle emissioni globali totali di gas serra (12).
La stima dell’impronta di carbonio militare globale è approssimativamente compresa tra 1.600 e 3.500 MtCO2 , ovvero tra il 3,3% e il 7% delle emissioni globali totali di gas serra. Si tratta di ampie gamme di stime, che sottolineano la scarsità di dati disponibili per questo settore.
Riteniamo non credibili i dati inferiore di questi intervalli, perché presuppongono che tutte le forze armate del mondo si avvicinino all’estremità della scala a più alta intensità di personale, e non è plausibile data la generale attenzione rivolta alla tecnologia militare ad alta intensità energetica. Quindi la nostra migliore stima per le emissioni operative di gas serra delle forze armate è di 500 MtCO2 – equivalente all’1% delle emissioni di gas serra globali – e di 2.750 MtCO2 per l’impronta di carbonio, pari al 5,5% del totale mondiale.
Deve essere chiaro che per produrre questi dati abbiamo fatto una serie di ipotesi, e inoltre non abbiamo incluso alcune fonti chiave di emissioni di gas serra: il che significa che le nostre cifre sono prudenti. Tali fattori includono:
- partiamo dal presupposto che i dati rilasciati dalle forze armate per le loro emissioni di gas serra operative e/o per il consumo di energia siano affidabili e includano tutte le principali fonti;
- non abbiamo inserito le emissioni di gas serra derivanti dagli impatti della guerra, come incendi, danni alle infrastrutture e agli ecosistemi, ricostruzione postbellica e assistenza sanitaria per i sopravvissuti; stime parziali per alcune di queste fonti – che potenzialmente potrebbero essere molto grandi – sono fornite in un recente rapporto di Perspectives Climate Group (13);
- non abbiamo incluso un fattore di forzatura radiativa per le emissioni di gas serra dell’aviazione, per tenere conto degli effetti di riscaldamento aggiuntivi causati dai gas di scarico non CO2 nella stratosfera; attualmente, alle emissioni di gas serra dell’aviazione viene applicato un fattore di 1,9 per tenere conto di questi effetti (14);
- sospettiamo che tenere conto di tutti questi altri effetti, in particolare quelli direttamente correlati ai combattimenti di guerra, potrebbe aumentare la cifra totale significativamente oltre il 5,5%; chiamiamo questo livello totale e generale “l’impronta di carbonio militare globale”.
Tuttavia, questi fattori aggiuntivi sono ancora meno conosciuti rispetto alle principali categorie di emissioni discusse in questo documento. Per cercare di migliorare i dati, è stato recentemente sviluppato “Un quadro di riferimento per la rendicontazione delle emissioni di gas serra in ambito militare” (15), che militari e ricercatori possono applicare sul campo. Tuttavia, le difficoltà pratiche nel raccogliere alcuni dei dati relativi alla guerra, e la mancanza di strumenti di misurazione concordati, faranno sì che rimarranno probabilmente lacune significative per un certo periodo di tempo.
Si ricorda infine che i dati utilizzati per tutte le nostre stime sono anteriori al 2020, e quindi non risentono dei cambiamenti indotti dalla pandemia Covid-19, né di eventuali incrementi di spese militari, di personale o di materiale dovuti alla guerra in Ucraina.
5. Ulteriori analisi
Per comprenderne meglio la portata e il significato più ampio, è utile un rapido confronto delle nostre stime sulle emissioni militari globali di gas serra con altri settori, con i dati a livello nazionale e con i dati militari ufficialmente comunicati all’UNFCCC. Quindi, in questa sezione esaminiamo diversi esempi.
Sebbene gli Stati Parte dell’accordo di Parigi siano tenuti a preparare, comunicare e mantenere i successivi Contributi Nazionali Determinati (NDC) all’UNFCCC, e a stabilire le azioni da intraprendere per ridurre le loro emissioni di gas serra in tutte le categorie principali, la rendicontazione delle emissioni non è semplice o del tutto completa. Poiché i requisiti di comunicazione delle emissioni di gas serra differiscono per le nazioni nelle diverse fasi del loro sviluppo economico (16), l’UNFCCC non fornisce una stima accurata delle emissioni globali totali in un dato anno (17), complicando così qualsiasi confronto che potrebbe essere esplorato.
Le emissioni comunicate all’UNFCCC rientrano in cinque categorie principali: energia; processi industriali e uso dei prodotti; agricoltura; utilizzo di suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura; rifiuti. A causa dell’incertezza e della mancanza di trasparenza nella rendicontazione internazionale di tutte le emissioni di gas serra, si incontrano limitazioni nel confrontare le emissioni tra settori e Stati.
Tuttavia, una ripartizione delle emissioni globali per settore per il 2016 è stata prodotta da Climate Watch (18). Queste cifre possono essere confrontate con i nostri dati sulle emissioni operative delle forze armate, pari all’1%: i settori che hanno una portata simile includono l’aviazione (1,9%), il trasporto marittimo (1,7%), l’industria alimentare e l’industria del tabacco (1%). Occorre tenere presente però che, per esempio, alcune delle emissioni militari sono attualmente classificate negli ambiti dell’aviazione e del trasporto marittimo, il che significa che se si utilizzano le classificazioni dell’aviazione civile e del trasporto marittimo civile, questi settori sarebbero più vicini per dimensioni a quello militare.
Il confronto della nostra stima dell’impronta di carbonio militare – 2.750 MtCO2, ovvero il 5,5% del totale globale – con altri settori di attività, è più complicato. Un approccio alternativo consiste semplicemente nel fare confronti con altre statistiche facilmente comprensibili: per esempio, nel 2019, le autovetture del mondo hanno emesso complessivamente circa 3.200 MtCO2 durante l’uso (19), quindi la nostra stima per l’ambito militare equivale a circa l’85% delle emissioni globali causate dalle autovetture. Un altro confronto può essere effettuato con i dati a livello nazionale: utilizzando le statistiche sulle impronte di carbonio per Paese del Global Carbon Budget (20), vediamo che se le forze armate globali fossero uno Stato, avrebbero la quarta impronta più grande del mondo, superiore a quella della Russia; solo Cina, Stati Uniti e India avrebbero impronte di carbonio maggiori.
Questi confronti mostrano quanto le emissioni militari di gas serra siano significative. Se poi consideriamo la questione in termini di emissioni che possono direttamente essere influenzate dalla politica o dalle decisioni di spesa del governo centrale, diventa ancora più chiaro che il settore militare, un ambito finora trascurato per la riduzione delle emissioni, merita di diventare un obiettivo prioritario.
Infine, è importante confrontare le nostre stime con i numeri ufficialmente comunicati all’UNFCCC nelle categorie militari. Questi dati sono stati raccolti e presentati in forma accessibile sul sito The Military Emissions Gap (21). Tuttavia, le pratiche di rendicontazioni nazionali seguite sono, in generale, di qualità talmente bassa – con numerose lacune nei dati e, laddove i dati sono riportati, alcuni sono mescolati con fonti civili – che è molto difficile trarre conclusioni utili, oltre a quella ovvia che gli standard di rendicontazione devono urgentemente migliorare.
6. Azione necessaria
La nuova metodologia presentata in questo documento ha prodotto stime aggiornate per le emissioni operative di gas serra del settore militare, misurandole a circa 500 MtCO2 annuali pari all’1% delle emissioni mondiali di gas serra, e a 2.750 MtCO2 per l’impronta di carbonio, pari al 5,5% dell’impronta globale. Se il settore militare globale fosse una nazione, avrebbe la quarta maggiore impronta di carbonio al mondo, superiore a quella della Russia. E va ricordato che le nostre stime sono conservative: non includono le emissioni di gas serra dovute ai combattimenti bellici. Queste cifre indicano chiaramente l’entità del contributo del settore militare alle emissioni totali di gas serra a livello globale.
La metodologia si basa su dati limitati e dimostra l’urgente necessità per tutte le forze armate di comunicare le emissioni utilizzando solide metodologie di raccolta dati che devono essere anche coerenti, non ambigui, trasparenti; e di agire per ridurle. Mostra inoltre la necessità che scienziati del clima e analisti politici conducano una ricerca con maggiori dettagli al fine di comprendere l’entità delle emissioni militari a livello nazionale e internazionale, e per esaminare gli sforzi per ridurle. Ciò dovrebbe includere la considerazione delle emissioni della guerra stessa, così come le grandi e complesse catene di approvvigionamento delle forze armate. Il “Framework for military GHG emission reporting” pubblicato di recente, potrebbe essere un utile punto di partenza (22).
In assenza di dati affidabili sulla stragrande maggioranza delle emissioni militari nazionali di gas serra, l’uso dei numeri del personale militare e gli altri fattori ricavati in questo studio sarebbero un utile punto di partenza per colmare le lacune nei dati. Anche dove le emissioni militari vengono comunicate, all’interno del Paese o attraverso la rendicontazione volontaria all’UNFCCC, potrebbe essere utilizzata la metodologia qui applicata per fornire stime di massima e per aiutare a verificare la completezza e la pertinenza dei dati pubblicamente disponibili. Tale analisi sarà oggetto di un futuro documento di ricerca.
Il controllo esterno dovrebbe contribuire a spingere i governi ad agire per ridurre le emissioni di gas serra dei loro settori militari. Nel 2021, un invito congiunto è stato approvato da 225 organizzazioni e ha stabilito un elenco di impegni (23) necessari ai governi per affrontare le emissioni delle loro forze armate. Con la continua escalation delle spese militari, soprattutto a seguito della guerra in Ucraina, è urgentemente necessario che i governi si impegnino ad affrontare la questione del contributo militare alle emissioni globali di gas serra, un contributo oggi ampiamente ignorato.
* Estratto dal Report Estimating the Military’s Global Greenhouse Gas Emissions pubblicato da Scientists for Global Responsibility (SGR) e Conflict and Environment Observatory (CEOBS) nel novembre 2022, sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; traduzione a cura di Paginauno
1) I Paesi elencati nell’Appendice 1 (industrializzati ed economie in transizione) sono tenuti a presentare annualmente il National Inventory Reports (NIR), quelli non inclusi nell’Appendice 1 devono presentare un inventario nazionale delle emissioni antropogeniche come parte delle loro comunicazioni nazionali e dei rapporti biennali di aggiornamento
2) UNFCCC (2015) https://unfccc.int/process-and-meetings/the-paris-agreement/the-paris-agreement
3) IPCC (2022) https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/
4) Osservatorio sul clima (2022). Dati per il 2019 https://www.climatewatchdata.org/ghg-emissions?chartType=percentage&end_year=2019&start_year=1990
5) Per esempio, Paesi come il Regno Unito e la Francia hanno minori emissioni di gas serra per unità di elettricità (a causa di livelli più elevati di rinnovabili e nucleare) rispetto a Stati Uniti, Cina, India o Arabia Saudita, che hanno una maggiore dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal carbone e petrolio. Vedi Our World in Data (2022a) https://ourworldindata.org/grapher/carbon-intensity-electricity
6) Per una definizione degli ambiti 1, 2 e 3, si veda il Capitolo 4 di: GHG Protocol (2015) https://ghgprotocol.org/corporate-standard
7) IISS (2020). Il bilancio militare 2020 https://www.iiss.org/publications/the-military-balance/archive
8) Talete (2019). Documento di Registrazione Universale (compresa la Relazione Finanziaria Annuale) 2019 https://www.thalesgroup.com/en/investors
9) Fincantieri (2020). Aspetti ambientali: emissioni di gas serra, 2019
https://www.fincantieri.com/en/sustainability/environmental/environmental-aspects/
10) P.16–17 di: SGR (2020) https://www.sgr.org.uk/publications/environmental-impacts-uk-military-sector. Questo studio è stato condotto da uno degli autori di questo documento, Stuart Parkinson
11) Comunicazione personale con Mike Berners-Lee, Lancaster University, 13 luglio 2022. Per ulteriori discussioni sulla sottostima delle emissioni militari di gas serra all’interno delle statistiche ufficiali del Regno Unito, vedere: SGR (2022) https://www.sgr.org.uk/publications/comparing-official-uk-statistics-military-greenhouse-gas-emissions
12) Sulla base di un totale di emissioni globali di gas serra per il 2019 pari a 49,8 GtCO2. Si veda Our World in Data (2022b) https://ourworldindata.org/emissioni-di-gas-serra
13) Prospettive Climate Group (2022) https://transformdefence.org/publication/military-and-conflict-related-emissions-report/
14) Si veda, per esempio, la guida del Regno Unito per la rendicontazione aziendale sulle emissioni di gas serra: BEIS (2022) https://www.gov.uk/government/collections/government-conversion-factors-for-company-reporting
15) CEOBS (2022) https://ceobs.org/report-a-framework-for-military-greenhouse-gas-emissions-reporting/
16) Cfr. nota 1
17) Tali stime sono invece regolarmente compilate da altre organizzazioni, vedi: UNFCCC (2022) https://unfccc.int/process-and-meetings/transparency-and-reporting/greenhouse-gas-data/frequently-asked-questions#-Do-you-have-estimates-for-global-GHG-emissions-ie-emissions-for-the-whole-world
18) I dati di Climate Watch sono stati riassunti in Our World in Data (2022c) https://ourworldindata.org/ghg-emissions-by-sector
19) Statista (2022) https://www.statista.com/statistics/1107970/carbon-dioxide-emissions-passenger-transport/
20) L’impronta di carbonio nazionale della Russia nel 2019 (basata solo sulle emissioni di CO2) è stata di 1.430 MtCO2. Poiché la CO2 rappresenta il 74% delle emissioni globali di gas serra, questo dato può essere confrontato con l’equivalente impronta militare globale pari a 2.050 MtCO2. Dati da Global Carbon Project (2021) https://www.icos-cp.eu/science-and-impact/global-carbon-budget/2021
21) Il divario delle emissioni militari (2021) https://militaryemissions.org/
22) CEOBS (2022), op. cit.
23) CEOBS (2021) https://ceobs.org/governments-must-commit-to-military-emissions-cuts-at-cop26/