Wagner e l’accordo Tristano
Una delle letture che mi aveva più affascinato da ragazzo era Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione di Alexandre Koirè. Al tempo ero uno scientista convinto e non potevo immaginare che da lì a pochi anni mi sarei trovato a dover difendere le posizioni dell’analogico (pressappoco) contro la dittatura crescente del digitale (precisione). Ora, non è questo il punto. Perché, se non applicato con un po’ di buon senso, la difesa a spada tratta del mondo analogico diventa pura e semplice resistenza ai cambiamenti, a qualunque cambiamento, a qualunque novità. Tanto che per questo atteggiamento è stato applicato il termine ‘misoneismo’. E questo è uno dei due corni del problema. L’altro corno è invece il tuffo indiscriminato ed entusiasta nel mondo del digitale, l’abbraccio assolutamente inconsapevole di ciò che è nuovo, più per partito preso che per altro. Mi ricorda uno slogan che sentivo da ragazzo: “Non fidarti mai di chi ha più di trent’anni”.
A peggiorare la situazione ci si è messa un’ansia mai esplicitata che sta sotto e intorno ai processi digitalizzati, ovvero l’ansia dello ‘stare al passo dei tempi’. Capirete che se l’unità di misura sono i minuti, ci può anche stare. Ma provate a lavorare in catena di montaggio o nel settore tessile, dove il prezzo del prodotto finale lo fa il tempo di lavorazione. La profezia de La classe operaia va in paradiso, e più ancora quella di Tempi moderni, è già attuale. La vita è diventata una rincorsa sull’onda dei millisecondi, finanche nello sport. Nulla di strano che in questa rincorsa l’umano venga considerato come una sorta di macchina perfezionabile, ma solo fino a un certo punto. Si strombazza già in giro che la realizzazione completa dell’intelligenza artificiale soppianterà del tutto gli umani, insomma uno scenario da Matrix se non peggio. L’umanoide perfetto di questa possibile civiltà futura è il replicante Roy Batty di Blade Runner. Su di lui è stato speso l’epiteto ‘wagneriano’, con una serie di sottintesi e allusioni abbastanza ovvie per quanto farlocche. E qui rientra dalla finestra il tema del pressappoco contrapposto a quello della precisione. Lo dico perché più passa il tempo, più la cialtroneria pervade peggio e come le locuste ogni ambito comunicativo. Andiamo per ordine e vedrete che la musica c’entra eccome.
Il povero Roy Batty di Blade Runner è la replica carta carbone di un essere umano ma, ahimè, è a termine. La sua vita ha una durata molto breve e dato che è una versione enhanced del prototipo originario ha, o crede di avere, dei ricordi, e su questo costruisce la sua conoscenza del mondo; scopre che vivere gli piace e non vuole morire così presto. “Padre dammi più vita” è la sua disperata richiesta a Mr. Tyrrell, il suo creatore…
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