Erika Bussetti
I numeri della campagna vaccinale nel mondo, di Covax e degli interessi di Big Pharma: dentro un data journalism la logica economicistica che governa le decisioni
Mentre dall’Africa arriva l’ennesima variante del SARS-CoV-2, torna in primo piano la questione della campagna vaccinale globale: a che punto siamo? Sotto la luce dei riflettori i governi del cosiddetto Primo mondo – a capitalismo avanzato – dichiarano che tutta la popolazione del pianeta deve essere vaccinata e sottolineano la propria partecipazione al programma di donazione Covax dell’OMS; lasciata la conferenza stampa, boicottano lo stesso Covax e supportano i profitti di Big Pharma.
Una premessa è d’obbligo: non si intende in questa indagine sostenere la visione secondo cui 7 miliardi di persone dovrebbero essere vaccinate, e ancora meno quella che ritiene che il vaccino sia “l’unico strumento che ci salverà” dal Covid-19: quel che preme evidenziare è l’ipocrisia che pervade la narrazione dominante e la logica economicistica che detta la linea all’approccio pandemico.
Vediamo i numeri.
Vaccinazioni nei Paesi ricchi e poveri: numeri a confronto
Per la nostra analisi siamo partiti da un dato che fotografa la situazione mondiale: al 2 dicembre 2021, il 55% della popolazione globale ha ricevuto almeno una dose di vaccino (Grafico 1, p. 29, alla voce World).
Non è una percentuale da poco, ma se entriamo più nel dettaglio vediamo che appena il 6% (Grafico 1, alla voce Low income) delle persone nei Paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose e che la principale esclusa dall’accesso al vaccino è l’Africa (Grafico 2, p. 30).
È la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che a fine settembre scorso afferma che solo quindici Paesi africani, meno di un terzo delle 54 nazioni del continente, hanno raggiunto l’obiettivo, richiesto dalla stessa OMS, di vaccinare completamente il 10% della popolazione entro fine settembre 2021 (Grafico 3, p. 30) (1).
Il nocciolo della questione, evidenziato da Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa, è che “molti dei Paesi [tra i più vaccinati, come Seychelles, Capo Verde e Marocco] si trovano nelle fasce medio-alte o ad alto reddito e si sono procurati i vaccini direttamente dai produttori […] Per i Paesi a basso reddito che dipendono principalmente dalle donazioni, la situazione è più grave” (2). Per avviare i programmi di vaccinazione, la maggior parte degli Stati africani ha infatti dovuto fare affidamento su forme di donazione, e la più ingente è stata Covax.
Annunciato al vertice del G7 nel Regno Unito a giugno 2020 e guidato da CEPI, Gavi e OMS insieme al principale partner di consegna UNICEF, Covax (3) è nato per accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini Covid-19 e per garantire un accesso equo a tutti i Paesi del mondo – vedremo a breve quanto equo –; sulla carta, i Paesi più ricchi sovvenzionano i costi per le nazioni più povere.
Quando ad aprile 2021 è venuto a mancare il principale rifornimento da parte del Serum Institute of India (uno dei più grandi produttori di vaccini al mondo, che ha interrotto le esportazioni per rispondere ai propri bisogni nazionali), il piano Covax si è ritrovato al palo. I Paesi più ricchi avevano infatti firmato accordi con i produttori già a luglio 2020, quando i vaccini erano ancora in fase di sviluppo e sperimentazione: la priorità di fornitura che ne è conseguita ha reso quindi difficile garantire le dosi a Covax e all’Unione Africana. Lo si evince a colpo d’occhio da uno studio di Nature (4), su dati della società di data science Airfinity, del 24 agosto 2020 (Grafico 4, p. 31): la Gran Bretagna ha pre-ordinato un numero di dosi sufficiente a vaccinare fino a cinque volte i propri cittadini (cinque volte!); seguono Stati Uniti, Unione europea e Giappone, con contratti già sottoscritti per una quantità di dosi doppia (o quasi) rispetto alla popolazione.
A fine 2020 i Paesi del G7, che rappresentano appena il 13% degli abitanti del pianeta, hanno acquistato oltre un terzo della fornitura di vaccini disponibili. Un dato che ha portato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ad affermare, a gennaio scorso, che le nazioni più ricche stavano “divorando” la fornitura globale di vaccini: “Anche se parlano di accesso equo, alcuni Paesi e aziende continuano a dare la priorità alle offerte bilaterali, guidando la politica dei prezzi e cercando di saltare all’inizio della coda” (5).
Secondo Unicef, al 3 dicembre i vaccini Covax distribuiti in 144 Stati sono 600 milioni (6): in media, nei Paesi a basso reddito sono state somministrate 8,5 dosi ogni 100 persone, rispetto alle 151 nei Paesi ad alto reddito (Grafico 5, p. 32).
I ricchi pagano, Big Pharma vende
“Guidando la politica dei prezzi”, ha affermato Ghebreyesus. E questo è infatti un punto fondamentale nella dinamica che abbiamo davanti. Citando il Financial Time che ha visionato i documenti, a settembre 2021 Investigative Europe rivela (7) che Pfizer/Biontech ha venduto il proprio vaccino all’Unione europea a 18,2 dollari a dose nel primo contratto sottoscritto a settembre 2020, e a 22,8 nell’accordo dell’anno successivo; Moderna a 22,5 dollari prima e a 25,5 dollari al secondo giro (Grafico 6, p. 33). Finché gli accordi tra governi e aziende farmaceutiche avverranno a porte chiuse (8) e i contratti saranno coperti da riservatezza, sarà ben difficile rendersi conto di quel che veramente accade. Di certo l’impressione è che Big Pharma la faccia da padrona, dettando le proprie condizioni e riuscendo anche a evitare penali e responsabilità di ogni tipo. A questi prezzi, le società farmaceutiche hanno tutta la convenienza a vendere la propria ‘merce’ – di imprese capitalistiche stiamo parlando – ai ricchi Paesi che ne garantiscono il pagamento, anziché a Stati del Terzo mondo con limitate disponibilità economiche.
Abbiamo poi la questione della liberalizzazione dei brevetti sui vaccini. Nonostante le assemblee all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), nessun accordo è stato raggiunto (9). La stessa Banca Mondiale non supporta la rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale presso il WTO, affermando che potrebbe ostacolare l’innovazione nel settore farmaceutico (parole di David Malpass, presidente dell’istituzione [10]); questo nonostante Big Pharma abbia beneficiato di ingenti finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini. Ostacoli alla sua approvazione sono arrivati anche dall’Unione europea, che “invece di agire con urgenza e in nome della solidarietà globale, ha presentato una proposta alternativa e separata, nel tentativo di limitare alcune delle principali misure di salvaguardia e tutela della salute pubblica usate dai Paesi. Non ha avanzato proposte nuove né utili per affrontare e risolvere i limiti posti dalle normative vigenti” ha dichiarato Silvia Mancini, Esperta di salute pubblica di Medici Senza Frontiere.
Canada senza vergogna
Non bastasse quanto già evidenziato, Covax non è nemmeno un programma riservato solo ai Paesi poveri. È vero che la maggior parte delle dosi di vaccino è stata destinata al Terzo mondo, ma alcuni Stati ricchi hanno avuto il coraggio di chiedere dosi a Covax, e le hanno ottenute. Il Canada, per esempio (ma anche Nuova Zelanda e Singapore), ha ricevuto 972.000 vaccini a inizio 2021 (11). “La nostra massima priorità è garantire che i canadesi abbiano accesso ai vaccini”, ha dichiarato alla BBC il ministro canadese allo Sviluppo internazionale Karina Gould (12). Avendo registrato ritardi nella consegna dei primi lotti, il governo canadese ha pensato bene di rivolgersi al programma dell’OMS, sottraendo dosi destinate alla popolazione fragile dei Paesi poveri; lo stesso governo ha poi concluso accordi per 398 milioni di dosi, a fronte di una popolazione nazionale di 38 milioni.
Dosi in eccesso nel Primo mondo
Secondo le stime di Airfinity (13) siamo al punto che, a settembre scorso, Unione europea, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Giappone e Cina erano seduti su oltre 500 milioni di dosi di vaccino in eccesso rispetto alle esigenze delle rispettive popolazioni, dosi potenzialmente disponibili per essere ridistribuite. Di queste, appena 140 milioni sono state destinate a donazioni. Si prevede poi che saranno 1,2 miliardi le dosi in eccesso entro la fine del 2021, di cui solo 140 mila indirizzate a donazioni.
“Con questi numeri,” ha dichiarato il co-fondatore e CEO di Airfinity, Rasmus Bech Hansen, “credo che il mondo abbia una base migliore per prendere queste decisioni critiche di allocazione ed evitare sprechi di dosi […] I Paesi ad alto reddito possono avere fiducia che ci saranno molti vaccini in arrivo e questo dovrebbe ridurre la necessità di immagazzinare scorte”. In teoria Hansen ha ragione: un database come quello fornito da Airfinity potrebbe portare a questo tipo di considerazioni. In realtà la situazione è totalmente differente. Con lo sguardo puntato a evitare il rallentamento dell’economia nazionale (lockdown), la diminuzione del Pil, la ‘pericolosa’ fuoriuscita dalle catene del valore globale, la crisi sociale causata dal sovraccarico degli ospedali di un sistema sanitario pubblico ridotto all’osso da decenni di politiche neoliberiste, i Paesi ricchi si accaparrano dosi di vaccini incuranti di sottrarle alla popolazione fragile dei Paesi poveri. Uno sguardo oltre che ipocrita – viste le dichiarazioni ufficiali in senso contrario – paradossalmente cieco, poiché viviamo in un mondo globalizzato: l’ultima variante, infatti, arriva dall’Africa.
Dosi in scadenza nel Terzo mondo
“Dobbiamo chiedere ai Paesi, quando condividono le dosi, di condividerle con una durata di conservazione più lunga” ha dichiarato a ottobre Ayoade Alakija, dell’African Union Vaccine Delivery Alliance (14). Qualche giorno prima lo stesso Covax ha affermato alla BBC (15) che molte donazioni sono arrivate in piccole quantità, all’ultimo minuto e con scadenza troppo ravvicinata. Strade dissestate, zone di conflitto, carenza cronica di operatori sanitari e catene di approvvigionamento frammentate, oltre alle lacune nella catena del freddo, sono le difficoltà che si sommano ai ritardi nelle spedizioni. Nel continente sono andate distrutte 450.000 dosi, la maggior parte scadute, secondo le dichiarazioni del luglio scorso di Richard Mihigo, responsabile del Programma per l’immunizzazione e lo sviluppo dei vaccini dell’OMS in Africa (16).
Stando ai dati di Airfinity (17), conteggiando solo le dosi presenti nei Paesi del G7 e dell’Unione europea, 60 milioni sono in scadenza a dicembre 2021 e altre 75 milioni hanno davanti appena due mesi di validità.
E mentre nel Primo mondo si è aperta la campagna per la terza dose e, tra restrizioni e Green Pass, i governi spingono alla vaccinazione l’intera popolazione, bambini compresi, per le persone fragili del Terzo mondo il vaccino è sempre più un miraggio.
1) Cfr. https://www.afro.who.int/news/fifteen-african-countries-hit-10-covid-19-vaccination-goal
2) Cfr. https://www.afro.who.int/pt/node/15106
3) CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) nasce nel 2017 come partnership globale tra organizzazioni pubbliche, private e filantropiche (inclusa la Gates Foundation): obiettivo dichiarato è sviluppare vaccini per fermare future epidemie. GAVI (Global Alliance for Vaccine Immunization) è una partnership pubblico-privato nata nel 2000 voluta e finanziata da Bill Gates: ha lo scopo dichiarato di diffondere programmi di immunizzazione nei Paesi del Terzo mondo
4) Cfr. https://www.nature.com/articles/d41586-020-02450-x
6) Cfr. https://www.unicef.org/supply/covid-19-vaccine-market-dashboard
7) Cfr. https://www.investigate-europe. eu/it/2021/vaccini-negoziati-segreti-europa-battuta-da-big-pharma/
8) Cfr. Erika Bussetti, Big Pharma e Commisione europea. Rapporto sullo stato delle lobby, Paginauno n. 73/2021
9) Cfr. https://www.wto.org/english/news_e/news21_e/trip_05nov21a_e.htm
11) Cfr. https://www.unicef.org/supply/covid-19-vaccine-market-dashboard
12) Cfr. https://www.bbc.com/news/world-us-canada-55932997
14) Cfr. https://www.bbc.com/news/56100076
15) Cfr. https://www.bbc.com/news/world-55795297
17) Cfr. Covid-19 vaccine expiry forecast for 2021 and 2022. Airfinity analysis and forecasts on expiry of doses, Airfinity, 20 settembre 2021