La fine del mondo, regia di Edgar Wright, 2013
Divoro Cinema da quando avevo 4 anni. Ho visto migliaia di film (sia mainstream che underground) di tutti i generi (e non generi) possibili. Conosco centinaia di registi molto diversi tra loro, alcuni simili; altri ancora, invece, sono veri e propri cloni (che possono essere eccellenti o mediocri). Uno come Edgar Wright… dove te lo colloco? Sinceramente penso sia uno dei più grandi autori degli ultimi anni. È riuscito a fare un paio di cosette che non ho mai visto fare a nessuno (per lo meno, non in quel modo): 1. Epicizzare qualsiasi cosa 2. Passare da un genere cinematografico a un altro (completamente diverso) in un solo movimento di telecamera, senza perdere un briciolo di ritmo e credibilità shiftando drasticamente l’umore e le aspettative dello spettatore in maniera epocale. … Eh??? Avete mai visto uno sfigato, che per buona parte della storia ha fatto e detto solo cazzate da immaturo, che nel giro di un secondo diventa l’esatto opposto senza apparire ridicolo/senza strappare la risatina alleggerente? Wright sterza dal comico demenziale al dramma struggente con uno schiocco di dita… ed è come se partisse un film nel film che è un film a se stante ma che è comunque parte integrante del precedente. …??? Lo so: quanto a ‘comprensibilità’, Lynch mi fa ‘na … Comunque: capolavoro.
Natural Born Killers, regia di Oliver Stone, 1994
L’Amore!!! Dopo quasi 30 anni NBKè ancora qui, fresco, senza un graffio né una ruga; uno dei capolavori di Oliver Stone (che brilla tra i miei 10 registi preferiti di sempre). Cult senza tempo; dovrebbero rivederlo sopratutto quei registi che oggigiorno vogliono girare il loro film ‘fico&maledetto’ usando a oltranza la CGI come fosse cacio sui maccheroni e buttando qua e là scene di violenza per ‘shockare’ senza altro alcuno scopo oltre lo shockare fine a se stesso. NBKnasce da una sceneggiatura scritta da un giovane Tarantino in pieno stato di grazia, e narra di due serial killer carismatici che uccidono random per gli USA arrivando a diventare vere e proprie icone della cultura pop, e poi diventa un dramma carcerario a sfondo ‘rivolta’. Un ‘doppio film’ sperimentale, innovativo, dal ritmo travolgente, che ancora oggi trotta come un puledro sotto steroidi lisergici. I protagonisti sono tanti, tutti indimenticabili: Harrelson è il suo personaggio, la Lewis sembra davvero una scappata di casa che dovrebbe essere internata per sempre, Robert Downey J.R. così bravo, divertente e disperato non si era mai visto e Tommy Lee jones, odioso e sadico oltre l’inverosimile, sembra uscito da un fumetto dell’orrore scritto da Mengele. Un pezzo di Storia.
Upgrade, regia di Leigh Whannell, 2018
Avessi scritto ‘sta recensione tipo 5 anni fa (mica 50, 5!), avrei cominciato col canonico, iconico, abusatronico: “In un futuro dove tutto è controllato dalla tecnologia…”, invece tocca iniziare con: “… E ‘sti cazzi ncè li metti?!?! Quel ‘futuro’ è oggi: androidi biologici (Noi) che realizzano tecnologie che prendono il sopravvento sulla percezione della realtà distorcendola. … altro che ‘futuro’. Upgrade è del 2018 e parla(va) del ‘futuro’ e di una specifica tecnologia che quest’estate – mentre il 95% della gente, dopo mesi di disagio blindato stava ancora a pensà a mette’ la mascherina, igienizzarsi la … ed evitare l’assembramento (orge parlamentari escluse) – il Sig. Elon Musk (quello che, non contento di poter far danni solo sulla Terra, ha deciso di andà a roppe li cojoni pure su Marte!) ha presentato alla stampa. Sì: l’ha impiantata in un maiale (che è, appunto, l’upgrade dell’essere umano). Tra una decina d’anni, la realtà distopica di Upgrade sarà la nostra banale, routinaria quotidianità. E non ci faremo nemmeno caso. Veniamo da un passato fallimentare, che ci ha portati a un presente inutile, nel quale stiamo a fare quelli che pensano al futuro… ignari che stavolta… per noi… non ci sarà. … ma quanto è fico mette i puntini di sospensione pe’ creà pathos?!