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Home Cultura Cinema

Zona franca – numero 82

Andrea Cocci by Andrea Cocci
24 Aprile 2023
in Cinema
0
Zona franca – numero 82
  • (Paginauno n. 82, aprile – maggio 2023)

Non essere cattivo, Claudio Caligari, 2015

Nel Belpaese spesso si cerca di fare film allll’amerecaaaàna, finendo poi per produrre cagate imitative senza sugo. Il perché è molto semplice: sebbene siamo LA perfetta colonia americana (culturalmente, nonché militarmente [quante basi americane ci sono in Italia? Quante basi italiane ci sono in America? Zitto e abbassa lo sguardo; è così]), non siamo stati, non siamo e mai saremo americani. Avoja a magnà food porn e usare nel linguaggio quotidiano più vocaboli anglofoni che italioti. Non è nel nostro spirito; non è scritto nemmeno nel fantomatico dna spazzatura. La spazzatura siamo noi; con o senza dna! Però, come per ogni cosa presente in questa porzione di realtà olografica duale, v’è anche la specula di tale concetto: gli americani non sono mai stati, non sono e mai saranno italiani. ‘Sto film lo dimostra. L’intensa, drammatica storia di amicizia qui raccontata, un regista americano non riuscirebbe MAI a realizzarla così; con la medesima identica sceneggiatura sottomano darebbe vita ad altro. E questo ‘altro’, quasi di sicuro, sarebbe stata la classica storia di gangster ‘fichi’ in cerca di redenzione. Da recuperare, come anche Amore Tossico, L’odore della notte e i vari documentari. Il regista morì poco dopo averlo ultimato. Addio, Claudio Caligari; grazie.

Accattone,Pier Paolo Pasolini, 1961

Eccolo, il Grande Recensore che scoprì l’acqua fredda! Te piace vince facilissimo, eh?, Andrè? In effetti sì. Ma tranquilli: c’è un grande ‘perché’ a questa recensione. Eddai, non prenderci per il culo: chi è che non l’ha mai visto? Ce lo imposero persino alle medie?! Magari a voi. A me no. E nemmeno a tante persone a me care. E ci sono rimasto. Aaaah, ma io ho letto tutte le poesie di PPP, poi i romanzi, e Petrolio l’ho letto 2 volte…Sì! Vabbè. Ripeto; fate l’esperimento: chiedete a tutti i vostri amici: Hai mai visto Accattone? Rimarrete sbalorditi dalle facce vaghe… e giustamente colpevoli! Durante l’adolescenza l’avrò visto… 20? 30? L’ultima volta fu nel 2003. Ieri Prime me lo propone. Che faccio, mi tiro indietro? Ecco una sorta di ‘referto’ per lasciarvi intendere cosa mi ha lasciato OGGI, 2023. Noi, con le nostre belle case pulite, ordinate, riscaldate. Noi, coi nostri bei vestiti stirati, firmati. Noi, coi nostri meravigliosi smartphone grazie ai quali facciamo cose straordinarie (e sopratutto indispensabili!!!). Noi, che riusciamo a essere sempre e dovunque connessi, in contatto con le persone che desideriamo. Noi che svolgiamo lavori rispettabili… Ma: chi sono i veri pezzenti disperati? I borgatari presentati nel film… o Noi? Accattone dà una risposta inequivocabile.

Hi Score Girl, Yoshiki Yamakawa, 2018

Sono un romanticone. E me dovreste pure fa’ un monumento: riuscire a esserlo adesso, o è ‘follia’ o n’altra forma di malattia. Però anche ‘sti cazzi, propongo questo profondo anime naif, leggero più della versione ufficiale dell’11/9. Anni ‘90 (che già, per me che rifiuto il presente con tutto me stesso, è la prima coccola). Tre ragazzini delle medie: lui, giocatore malato ossessivo compulsivo di videogame e figlio di madre single, lei una bellissima aristocratica al confine con l’autismo autistico (non parla mai), che ha un talento disumano per i videogame, e poi l’altra lei (versione bionda, però parlante, dell’autistica) che si innamora di lui e pur di stargli affianco, partendo totalmente da zero inizia a giocare pure essa a ‘sti cazzo di videogame, fino a divenire una furia della natura disumana. Insomma: una storia d’amore tenera, basata sulla manifestazione dei sentimenti attraverso sfide continue (virtuali, e non; il ragazzo anche nella realtà prenderà letteralmente una vranga di mazzate dalla ragazzetta semi-muta). Serie passata praticamente inosservata. Per quelli della mia generazione (secondo me) è un autentico gioiello che va ammirato. Risate e lacrime, il tutto con tantissima… Sì. La parola d’ordine è leggerezza. … quella che è il contrario di superficialità.

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