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Home Società Nuove Tecnologie

Demenza digitale

Rivista Paginauno by Rivista Paginauno
20 Aprile 2022
in Nuove Tecnologie, Ultimo Numero
0
Demenza digitale

Photo by stem.T4L on Unsplash

Manfred Spitzer*

  • (Paginauno n. 77, aprile – maggio 2022)

L’impatto negativo dell’utilizzo di smartphone e screen media nella scuola

Voglio dire fin dall’inizio che non sono antidigitale, non sono contro i computer, non sono contro gli smartphone; al contrario, sono splendidi strumenti. La mia professione medica non sarebbe possibile, la scienza in generale non sarebbe possibile, senza la tecnologia digitale. Quindi sono qui come scienziato, come medico, e non sono contrario. Tuttavia, qualsiasi cosa abbia degli effetti comporta anche dei ri­schi e degli effetti collaterali, che non vengono né citati né sottolineati. In particolare gli smartphone, l’ultima incarnazione della tecnologia digitale, non sono mai stati valutati seriamente per quanto riguarda le conseguenze sulla salute, sull’istruzione, sulla società. Queste conseguenze non volute in realtà sono molto gravi, e voglio sottolinearlo fin dall’inizio.

Cominciamo a illustrare alcuni rischi ed effetti collaterali sulla sa­lute, per quanto riguarda il corpo: dalla cattiva postura al sovrappeso, ma anche al diabete, all’ipertensione. Questi ultimi sono due fattori di ri­schio al primo posto come possibile causa di morte, e guardando i numeri la loro incidenza è raddoppiata. C’è un’am­pia evidenza nella letteratura medica, per esempio, di come l’insonnia porti all’aumento dei disturbi legati al diabete e il diabete all’aumento di ictus e infarti nella popolazione: queste cause hanno raddoppiato il numero dei morti.

Lo stesso vale per l’ipertensione e per la miopia. Per mettere a fuoco l’occhio si ‘allunga’; ma se si allunga troppo vede sfocato e richiede una correzione della miopia. Gli occhi dei bambini sono troppo piccoli e si ingran­discono finché non riescono a mettere a fuoco. Se si guarda a distanza ravvicinata, e poiché lo smartphone è molto piccolo viene guardato da vi­cino, l’occhio si ‘allunga’; nei bambini che usano lo smartphone anche dalle tre alle cinque ore al giorno, l’occhio si ‘allunga’ e così diventano miopi e finiscono per avere bisogno degli occhiali.

In Europa il tasso di miopia è normalmente tra l’1 e il 5%, ma tra i giovani è tra il 30 e il 50%; in Cina è all’80%, in Corea del Sud, Paese primo produttore di smartphone, è del 95%. Questa è quella che noi medici chiamiamo ‘pandemia’. Non sto scherzando. Tanto premesso, la miopia comporta il rischio di cecità in età avanzata: è una percentuale piccola, diciamo il 5%. Ma, per fare un esempio, riprendendo il dato della Cina, l’80% di quasi un miliardo e 300 milioni sono circa un miliardo di persone miopi; il 5% significa che ci saranno 50 milioni di ciechi in più tra qualche decennio. Questo solo in Cina. Quindi sto parlando di numeri reali, di malattie reali, che derivano dall’uso degli smartphone che provoca un’alterazione sul nor­male sviluppo dell’occhio. È un fattore preoccu­pante. Cosa possiamo fare?

Lo stesso avviene per l’istruzione, perché anche il normale sviluppo cerebrale è alterato dall’utilizzo degli smartphone. Non c’è un modo giusto di guardare lo schermo di uno smartphone. Se lo si usa per cinque minuti va bene, ma per i bambini e per gli adolescenti è un problema notevole. Per noi adulti non è un problema, possiamo guardarlo a lungo perché i nostri occhi sono già formati; magari possono essere danneggiati, ma solo lievemente, mentre per i bambini, i cui occhi sono in fase di svi­luppo, è un problema grave.

Ci sono tante altre malattie che possono insorgere dall’uso degli smartphone, ma per esigenze di tempo mi limito a dirvi che io sono uno psichiatra e in psichiatria si studiano la dipendenza, l’aggressione, l’ansia, la depressione, la diminuzione dell’empatia, la diminuzione del grado di soddisfazione nella vita.

In Gran Bretagna è stato fatto uno studio in cui si evidenzia che le ragazze che passano più di tre ore su Facebook a tredici anni, hanno il doppio dei rischi di essere depresse a diciotto anni. Una ricerca americana ha rilevato, per esempio, che il tasso di suicidi negli ultimi sette anni tra le ragazze giovani è raddoppiato: un raddoppio del tasso di suicidi in un Paese così popolato significa migliaia di persone in più che muoiono. Negli uomini è aumentato del 30%, tra le ragazze è cresciuto del 100%. Sempre negli Stati Uniti, sono stati esaminati 500.000 giovani e si è riscontrato che maggiore è il numero di ore che passano di fronte agli schermi, maggiori sono i comportamenti suicidi. Si tratta di uno studio pubblicato un anno e mezzo fa. C’è dunque una correlazione diretta, sicuramente c’è qualcosa che non funziona.

Sono dati che non leggiamo sui giornali. Sulla stampa tutti dicono che il digitale è il futuro, perché abbiamo la lobby più potente del mondo, con tasche e portafo­gli molto grandi, che ci racconta continuamente quanto è splendido questo progresso di digitalizzazione. Ebbene, nella sola Germania, la lobby del ta­bacco costa ogni anno 140.000 morti, il che vuol dire 7 milioni di morti nei prossimi cinquant’anni. La lobby digitale è molto più potente e provoca molti più morti. Se non crediamo a queste cifre atteniamoci all’evidenza medica: quelli che seguono sono dati che proven­gono tutti dalla letteratura medica.

Passiamo ad analizzare i rischi e gli effetti collaterali sull’istruzione: abbiamo una diminuzione dell’istruzione, ovvero un calo dell’attenzione, dell’apprendimento, della conoscenza e una maggiore demenza. Il mio primo libro apparso in Italia si intitola Demenza digitale, ma l’espressione scelta non è mia e i dati riportati non sono miei. Partiamo dalla di­minuzione dell’attenzione. Sono stati fatti molti studi in merito: in quello più ampio sono stati presi in esame 7.000 adolescenti cinesi e si è visto che tanto maggiore era il tempo passato allo smartphone, che è il dispo­sitivo digitale più utilizzato, tanto maggiore era la probabilità di soffrire di iperattività e disturbi dell’apprendimento (ADHD).

Che cosa succede se squilla il cellulare? Uno studio di circa dieci anni fa evidenzia una diminuzione dell’attenzione e della memoria: se si misura l’attenzione nel momento in cui il telefono squilla, ovvero proprio mentre sta squillando, già si vede una diminuzione dell’attenzione. Questo è palese ed è stato rilevato dieci anni fa. Più recentemente, nel 2017, si è studiato cosa succede quando il telefono è semplicemente presente, inat­tivo: ebbene, c’è un condizionamento diverso a seconda che il telefono stia sul tavolo, nello zaino o nella stanza a fianco. Si è fatto un test compute­rizzato sulle capacità di concentrazione, un test di memoria e un test standard sul quoziente intellettivo: sono esami che si fanno da decenni. Ebbene, cosa succede in questi casi? Se il telefono è sul tavolo, diminuisce la ca­pacità di memoria e di pensiero…

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*Audizione del professor Manfred Spitzer presso la 7ª Commissione permanente del Senato (Istruzione pubblica, Beni culturali), nell’ambito della “Indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”, 11 giugno 2019. Manfred Spitzer dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm (Germania); autore di numerosi saggi fra cui Demenza digitale, Solitudine digitale, Connessi e isolati e Emergenza smartphone, è uno dei più rinomati studiosi tedeschi di neuroscienze

Tags: capitalismo digitalescuolasmartphone
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