Non so immaginare come sia stata la vostra personalissima esperienza musicale di fine 2024. Voglio sperare che ognuno abbia avuto la musica che desiderava perché a me non è andata bene. Nel senso che mi ero coscienziosamente preparato una USB stracolma del meglio per ballare che avevo raccattato tra il mio archivio e il web più recente. L’ho caricata di soppiatto tanto per vedere l’effetto che faceva. La padrona di casa, evidentemente dotata di un orecchio super-selettivo, mi ha chiesto neanche tanto gentilmente di rimettermi in tasca la mia USB. Succedeva infatti che ‘loro’ (nel senso degli organizzatori della festa) avevano programmato di ascoltare la supercompilation per il 2025 stilata dal primo programma della radio olandese. Ora: capisco che quando sei ospite più di tanto non puoi allargarti e bisogna adeguarsi. Capisco anche che trattandosi di una radio generalista dovevano fare il solito programma buono per tutti e tutte le età. Il risultato finale era da aspettarselo: brano più nuovo del 2000, subito sommerso da una catasta di robazza pop nazional-popolare (come melassa pop gli olandesi sono secondi solo ai tedeschi ed è tutto dire) inframezzata da grandi hit del passato con netta prevalenza di Queen e Abba. Ho optato per una ritirata strategica in compagnia di tre adolescenti a cui non fregava nulla della musica e volevano solo sparare una quantità industriale di botti. C’era stata anche una stretta della polizia, poca mercanzia e controlli severi. Roba da ridere: il Belgio è qui a un passo e lì la vendita è liberalizzata. Non si trovano robe pericolose modello la ‘Maradona’ di Forcella, ma in compenso l’arsenale che potete portarvi a casa con relativamente poca spesa può essere non solo dignitoso ma anche esilarante. Da mezzanotte meno un quarto alle tre i simpatici provincialotti dell’Olanda meridionale hanno dato il meglio di loro stessi e io e mia moglie ci siano barricati dietro una porta finestra con una bottiglia di Prosecco, guardandoci la luminaria. Persino lei ha trovato insopportabile la compilation. Per cui abbiamo deciso che il giorno dopo (nel senso di mattino dopo) ci saremmo ritemprati col meglio che avevamo trovato in giro. Così è stato, ed è qui di seguito che trovate elencate le chicche da spararsi a ripetizione in un giorno di orribile pioggia vento e cielo costantemente color ardesia come è stato il primo gennaio qui.
Antonio Vandini. Complete works. Francesco Galligioni, cello (con arco impugnato all’antica da sotto), L’arte dell’arco (con strumenti originali), Dynamic 2020.
Uno dei nomi meno conosciuti del barocco ma non per questo da trascurare. Ve lo dico subito: da ascoltare a ripetizione più e più volte. Don Antonio Vandini era un virtuoso bolognese che, secondo il musicologo britannico e viaggiatore Charles Burney, faceva parlare il suo strumento durante le esecuzioni. Dal 27 settembre 1720 al 4 aprile 1721 Vandini era stato maestro di violoncello presso l’Ospedale della Pietà di Venezia, dove, secondo la solita leggenda suggestiva ma oramai destituita di fondamento, avrebbe conosciuto e fatto amicizia con Vivaldi che avrebbe scritto proprio per lui i suoi concerti per violoncello. Abbiamo invece prove sicure della sua collaborazione col grande Giuseppe Tartini, capo dell’orchestra della Basilica di Sant’Antonio di Padova, con il quale Vandini si recò dal giugno del 1722 al 1726 a Praga in occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione di Carlo VI, e con Francesco Antonio Vallotti, organista della Basilica padovana, che scrisse per lui, dal 1727 fino agli anni Quaranta, numerose parti obbligate per violoncello nella sua produzione sacra. Detto questo per pura informazione e localizzazione spaziotemporale, rimane la musica, che a me è sembrata subito travolgente. Innanzitutto il suono (ottima la resa acustica dell’incisione, peraltro): Vandini si diverte a scrivere per il registro tenorile e l’acuto, obbligando l’esecutore a suonare letteralmente fuori dal manico…
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