Parigi, 14 luglio 2002, ore 10.30: celebrazioni per l’anniversario della presa della Bastiglia. Lungo gli Champs-Élysées è in corso il corteo presidenziale. Un giovane uomo fra la folla impugna un fucile, una carabina .22 Long Rifle. Prende la mira e spara al presidente, ma il colpo non centra l’obiettivo. Jacques Chirac è salvo, sembra non esserti accorto di nulla e continua a salutare, mentre diversi cittadini urlano e si scagliano sull’attentatore, il quale, dopo essersi inutilmente puntato una pistola addosso per farla finita, viene arrestato dalla gendarmeria (1).
Non è il remake del film Il giorno dello sciacallo, tratto dall’omonimo romanzo di Frederick Forsyth, bensì pura realtà. L’attentatore, il venticinquenne Maxime Brunerie, sembrerebbe un cane sciolto, autonomo. Ma non è così. Il giovane, studente di economia, era già noto per essere un ex militante della galassia skinhead e del neonazista Parti nationaliste française et européenne, frequentatore della Kop di Boulogne, la curva degli ultrà di destra del Paris Saint Germain, nonché militante di Unité radicale, una federazione di movimenti nazional-rivoluzionari e nazionalbolscevichi (Nouvelle résistance, Jeune résistance, Troisiéme voie, i picchiatori universitari del Gud e l’Union des cercles résistance) che univa i temi del neofascismo radicale con la valorizzazione del regionalismo e con un anticapitalismo così estremo da ricordare quello dalla sinistra radicale.
Alla vigilia dell’attentato, Brunerie arriva a postare sul forum di discussione del sito neonazista inglese, vicino al gruppo Combat 18, le seguenti frasi: “Domenica guardate la televisione, la star sarò io. Morte a ZOG! 88”. L’acronimo è tipico del vocabolario neonazista: ZOG sta per “governo di occupazione sionista”, concetto usato dai neonazisti americani per indicare il governo occulto delle lobby giudaico-massoniche che guiderebbe l’operato di Washington (2), 88 sta per “Heil Hitler” (l’ottava lettera dell’alfabeto è H) e 18 sta per “Adolf Hitler”.
È interessante, però, la strategia entrista di Unité radicale: la federazione, guidata dal dottor Christian Bouchet – dottore di etnologia e specialista e studioso di nuovi movimenti religiosi e di esoterismo, dell’occultista Alaister Crowley e di ‘magia sessuale’, con un passato da satanista e in odore di massoneria, è ex militante dei nazi-maoisti di Lutte de peuple di Yves Bataille e di varie formazioni nazional-rivoluzionarie, ex militante del Grece dal 1985 al 1988 (viene espulso per estremismo), di Troisiéme Voie e leader dei nazionalbolscevichi di Nouvelle résistance e ora deputato del ‘nuovo’ Front national della Le Pen (3) – decise di aderire nel 2000 al Mouvement national républicaine (Mnr) di Bruno Mégret, ex numero due di Jean-Marie Le Pen e leader di questo partito scissosi dal Front national nel 1998, che alcuni, ingenuamente, hanno paragonarono ad Alleanza nazionale (4), per condizionarne la linea dall’interno. Brunerie, infatti, era candidato alle municipali di Parigi del 2001 nel XVIII arrondissement come indipendente nel Mnr, raccogliendo ben 1400 voti. Il ministro dell’Interno gollista Nicolas Sarkozy, a seguito dell’increscioso episodio, scioglierà il gruppo neonazista, ma seguirà un’interessante diaspora.
Facciamo un salto di qualche anno: Nizza, marzo 2009. L’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio è a una conferenza nella città francese indetta dal movimento localista Nissa Rebela, guidato dal giovane Philippe Vardon. Quest’ultimo, nel settembre 2008, aveva ricevuto una salata multa di 16.000 euro e una condanna a quattro mesi di carcere con la condizionale dalla Corte d’appello d’Aix-en-Provence a seguito di un processo che aveva visto le due associazioni antirazziste Mrap e Sos-Racisme costituirsi come parte civile. Vardon, che oltre a dirigere Nissa Rebela, guidava la Jeunesses Identitaires, gruppo che federa molti movimenti giovanili localisti europei, compresi i Giovani Padani, aveva distribuito davanti a un liceo nizzardo dei volantini islamofobi con scritto: “Né velate, né violate – giù le mani da mia sorella”.
Borghezio, durante l’assemblea, alla presenza di numerosi giovani col cranio rasato, senza alcuna remora presenta al pubblico la sua nuova rivista, Idee per l’Europa dei popoli, sulla cui copertina campeggia una lapide bretone con sopra una croce celtica. L’eurodeputato dice: «Io non ho paura di mettere in copertina sulla nostra rivista la croce celtica, perché è il simbolo della nostra tradizione. Qualcuno dice che è un simbolo fascista, nazista, ma io me ne frego. Non è vero». Borghezio arringa i giovani identitari sostenendo che per contrastare l’immigrazione bisogna sentirsi “Padroni a casa nostra!” (letteralmente “Maîtres chez nous”). Non sa di esser seguito da una telecamera di Canal+ che immortala i consigli che il politico torinese dà ai camerati nizzardi: «Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, ecc. ecc. ma, sotto sotto, siamo sempre gli stessi». Il video, che apparirà nell’inchiesta Europe: ascenseur pour les fachos, sulla crescita esponenziale delle destre radicali in Europa a seguito della crisi economico-finanziaria, farà il giro del web (5).
Che c’entra il fallito attentato di Maxime Brunerie nel 2002 col fasciolocalista Philippe Vardon, amico di Mario Borghezio? Entrambi militavano in Unité radicale, ed entrambi, vista la base localista dei due movimenti di estrema destra, vengono influenzati direttamente dal Grece di Alain de Benoist, da Synergies européennes di Robert Steukers e da Terre et peuple di Pierre Vial, cioè dai tre principali network francesi appartenenti alla galassia della nuovelle droite francese.
I movimenti che facevano parte di Unité radicale, date le loro idee che univano il neonazismo, l’anticapitalismo solidarista (cioè corporativo) e il regionalismo völkisch, erano uno dei principali referenti francesi del network neodestrista ‘rosso-bruno’ Synergies européennes, ‘dissidenza’ radicale dentro la nouvelle droite nata nel 1994, che si era distanziata dal Grece nel momento in cui Alain de Benoist, dopo alcuni incontri a Mosca col filosofo nazional-bolscevico russo Aleksandr Dughin, ora teorico della politica estera panslavista della Russia di Putin, preferì interrompere tali contatti in quanto dannosi per l’immagine già ambigua del Grece.
Steukers invece, il discepolo belga, rimase affascinato da quello che vide a Mosca: contro il ‘corrotto’, ‘liberale’ e ‘filoyankee’ Boris El’cin era nato il Fronte di salvezza nazionale, un’alleanza ‘al di là della destra e della sinistra’, una ‘nuova sintesi’ antiliberale, antiatlantista e patriottica fra il Pcfr di Gennadij Zjuganov, cioè l’estrema sinistra veterostalinista, e l’estrema destra patriottica, cioè i numerosi gruppi neozaristi, cristiano-ortodossi, i fondamentalisti islamici e il Fronte nazionalbolscevico di Limonov e di Dughin. Sembrava, agli occhi di Steukers, la concretizzazione delle nuove sintesi predicata da anni dal maestro de Benoist.
Non era così. De Benoist, infatti, sconfessò poco dopo l’incontro con Dughin – nel 1993 in Francia la stampa progressista scatenò una campagna contro la “strategia nazional-comunista di Alain de Benoist”, anche per diversi contatti con giornalisti del Pcf – e così Steukers ruppe col maestro per anni. L’area nazionalcomunista, con Steukers, poté abbeverarsi direttamente alle fonti neodestriste sperimentando nuove strategie politico-culturali. È così che nel 1994 Steukers, assieme a diversi dissidenti neodestristi da tutta Europa e personalità provenienti dalla destra radicale, animeranno Synergies européennes, un network nato per riprendere il filo dell’elaborazione teorica e culturale della prima nouvelle droite (quella degli anni Settanta, legata alle vecchie analisi reazionarie), riportando il piano dell’elaborazione metapolitica in rapporto con l’agire concreto, dando all’estrema destra antimondialista una nuova strategia culturale (non come il Grece, che preferisce non fare politica direttamente).
Steukers, che crea sezioni in tutta Europa, collegate dal bollettino Nouvelles des Synergies Européennes, ha contatti con militanti nazional-rivoluzionari italiani vicinissimi a Dughin, come il prof. Claudio Mutti, frediano, ex nazi-maoista proveniente da Giovane Europa di Jean Thiriart – dove militò Borghezio – e collaboratore di Lotta di popolo, Carlo Terracciano, ex discepolo di Franco Freda con un passato nella nuova destra e leader del movimentino Nuova Azione, Marco Battarra, librario milanese e neodirettore della rivista antimondialista Orion (6), l’editore Maurizio Murelli – fondatore della rivista – e la consorte Alessandra Colla, filosofa, animatori della società editrice Barbarossa situata a Cusano Milanino (MI), una delle più importanti dell’ambiente di destra, fatto che ha consentito al gruppo di partecipare a diverse iniziative culturali della regione Lombardia di Formigoni, nell’ambito di quelle promosse dall’assessorato alla Cultura di Marzio Tremaglia di An, animatori di Sinergie europee, sezione italiana del network (7).
Dopo i fatti del 2002 una parte della destra nazional-rivoluzionaria d’oltralpe, per potersi rimettere in gioco senza subire ulteriori persecuzioni giudiziarie da parte delle autorità dell’Esagono, capisce che non può più puntare sulla ripresa di vecchi temi neofascisti. Il Fronte europeo di liberazione (promosso nel 1989 dagli italiani, a cui apparteneva Unité radicale), si era sciolto e Synergies européennes perdeva la componente più importante, quella degli italiani, meglio organizzati, visto che per il gruppo franco-belga, specie dopo l’uscita de L’Archéofuturisme di Guillaume Faye, l’islam diventa il male assoluto, mentre per gli italiani il male è l’America e il capitalismo sionista (8). Ma anche gli italiani si divideranno: una parte animerà, conclusa l’esperienza di Sinergie europee, la rivista Eurasia; l’altra, vicina a Gabriele Adinolfi e a Rainaldo Graziani, figlio di Clemente, cofondatore di Ordine nuovo, si rifascitizzerà e sarà fondamentale per la genesi di CasaPound.
In Francia invece, i puri e duri rianimeranno Troisiéme Voie (ispirandosi sia a Terza posizione di Adinolfi e Fiore che agli skinhead, gemellandosi poi con CasaPound), mentre l’ala più pragmatica, guidata dai giovani Fabrice Robert, Guillaume Luyt e Philippe Vardon, ricordando il flirt con il regionalismo dell’ala rosso-bruna di Unité radicale e di Steukers (che deve molto a de Benoist e al Grece), inizia ad animare un network localista, Les Identitaires, a cui si affiancheranno una galassia di piccole liste locali regionaliste che si ispirano alle leghe regionaliste italiane alla base dell’odierna Lega Nord. Nell’aprile 2003 tale area, nel frattempo avvicinatasi all’archeofuturismo di Faye e al localismo völkisch del network etnoregionalista Terre et peuple di Pierre Vial, ex presidente del Grece (9 ), decide di federarsi in un’unica formazione: nasce il Bloc identitaire-Mouvement social européenne il cui stemma è il cinghiale, animale sacro per gli antichi celti, uno dei miti anche per i leghisti.
Il Bloc è diretto da Fabrice Robert, ex bassista del gruppo Rock identitaire Fraction Hexagone (il cantante è il citato leader di Nissa Rebela Philippe Vardon, ex Unité radicale), ex consigliere comunale del Front national a La Courneuve, ex dirigente di Troisiéme Voie e di Unité radicale e direttore dell’agenzia d’informazione militante Novopress.info, ispirato a Noreporter, quella di Adinolfi. Il Bloc lotta per la salvaguardia dell’identità regionale, nazionale ed europea. Il suo obiettivo è creare una grande Europa dei popoli, visto che, spiega Robert, “siamo prima di tutto un popolo europeo di razza bianca, di cultura greca e latina e di religione cristiana”.
La loro è una posizione che implica il rifiuto di coloro che non condividono questo “destino in comune”, spiega André-Yves Beck, portavoce di Jacques Bompard, sindaco di Orange e leader della League du Midi (2,69% dei voti alle regionali nella regione francese Provenza-Alpi-Costa Azzurra), anch’essa confederata nel Bloc. Il gruppo, nonostante abbia come referente Terre et peuple, ha avuto contatti con il Grece e con Alain de Benoist: il 29 maggio 2010, a Nantes, il maître à penser della nuovelle droite e Jeune Bretagne – i giovani militanti bretoni del Bloc identitaire – si sono incontrati per parlare di La décroissance? Une rupture fondamentale avec l’esprit du temps, dove a parlare di decrescita e di ecologia, guarda caso, non sono Serge Latouche o Alain Caillé, di sinistra, ma l’ideologo della nouvelle droite (10).
Gli identitari, vicinissimi all’ala nera della Lega Nord, sono allo stesso tempo ecologisti, regionalisti e anticapitalisti: “Ci battiamo per non diventare un homo oeconomicus” urla a gran voce Françoise, naturopata militante della Ligue du Midi, rifacendosi così alle tesi antiutilitarie di Charles Champetier, ex militante di Troisiéme Voie e ora presidente del Grece, pupillo di de Benoist e autore del saggio Homo consumans, edito in Italia dai tipi dell’Arianna editrice, la casa editrice neodestrista vicina all’ecologismo radicale e al bioregionalismo comunitarista. Gli identitari, però, di fronte a questo “pericolo dell’uniformizzazione”, posizione simile a quella della sinistra no global, non attuano un’autentica lotta rivoluzionaria e anticapitalista contro i giganti dell’industria agroalimentare. Anzi.
Essa viene difesa solo se è “locale”. Infatti, quando l’8 marzo 2009 i giovani militanti identitari si sono ritrovati al ristorante Quick di Villeurbanne, nella regione Rhône-Alpes, è stato innanzitutto per esprimere la loro rabbia contro il servizio dei menù halal e puntare sullo spirito anti-musulmano, non per contestare gli squilibri del sistema. “Lo Stato non svolge più il suo ruolo per proteggere i cittadini – condanna Bruno Vendoire, responsabile della comunicazione del Bi – a noi non bastano i discorsi, noi passiamo all’azione”. Insomma, squadrismo identitario.
Il Bloc identitaire – in barba alle tesi filoarabe e filopalestinesi dei terzaposizionisti di Troisieme Voie e dei nazionalbolscevichi di Nouvelle résistance, tutt’oggi in auge in tale area – è quindi islamofobo, come la Lega Nord, loro modello. Secondo Robert, “l’obiettivo è di impiantare localmente un gruppo di eletti per far radicare il nostro peso politico a immagine della Lega Nord”. Anche se al giorno d’oggi i loro risultati elettorali sono insignificanti – dato che l’ostilità verso la Troika neoliberista viene fatta convergere col voto di protesta al Front national della Le Pen, pragmatico, presentabile e ‘non fascista’ (11) – il Bloc ha provocato forti reazioni grazie a numerosi colpi mediatici. Il primo marzo 2010 ha cambiato il significato della giornata senza immigrati con uno slogan choc: “24 ore senza di loro, perché non farlo tutto l’anno!”. “I cinque pilastri dell’islam non sono compatibili con il modo di vita francese” afferma, laconico, l’identitario André-Yves Beck. Vivono l’arrivo di una cultura extra-europea e magrebina come una fatalità imposta dalla globalizzazione, ed è questo a renderli no global, ovviamente di destra. I militanti si mobilitano per difendere la supremazia dei “maschi bianchi”, come avvenuto nell’ottobre del 2009, organizzando sit-in contro la politica di assunzione dell’azienda Areva. Il loro grido di battaglia? “I nostri prima degli altri”.
Insomma, padanicamente parlando, “Padroni a casa nostra!”. I legami con la nouvelle droite vengono enfatizzati non solo dai dialoghi con Alain de Benoist, dall’accettazione dell’antiutilitarismo di Charles Champetier o dal legame con ex grecisti come Robert Steukers, Guillaume Faye e con Terre et peuple di Pierre Vial, ma, secondo il dott. Jean-Yves Camus, politologo all’Iris (Istituto di relazioni internazionali e strategiche), dall’accettazione del “razzismo culturalista” o “differenzialismo” elaborato dal Grece negli anni Settanta, secondo cui la cultura costituisce una seconda natura, come ci spiega Taguieff, dato che “il nuovo razzismo dottrinale si fonda sul principio dell’incommensurabilità radicale delle forme culturali differenti” (12).
Le culture finiscono così col ricoprire il ruolo giocato prima dalle razze. Un discorso che si è potuto sviluppare in un’Europa incerta, malata dal punto di vista economico, spaventata dalla mondializzazione e dal declino della sua posizione centrale, un declino che l’Europa stessa rischia di provocare (o che ha già provocato da tempo?). Per tutti i militanti identitari, francesi e non, compresa l’ala più dura della Lega, l’Europa è prima di tutto una civilizzazione, una storia comune, una Weltanschauung.
Al contrario, denigrano la costruzione tecnocratica dell’Unione europea e vorrebbero quindi un’Europa federale, un’Europa dei popoli composta da nazioni etniche, regioni e province storiche. Per portare avanti questo progetto ambizioso i vari movimenti etnoregionalisti progettano di creare una scuola per formare i futuri quadri dell’estrema destra populista e identitaria (un’iniziativa sostenuta alla Convention Identitaire – un congresso annuale delle associazioni e dei movimenti etnoregionalisti d’Europa promosso da Terre et peuple e dal Bloc – dell’ottobre 2009 dal Bloc identitaire, dall’ala pura e dura della Lega Nord, specie da Mario Borghezio, e dal Vlaams Belang nelle Fiandre [13]). Il Bloc, ancora nella sua fase di strutturazione, fa sua la formula neodestrista né a destra, né a sinistra, come afferma Richard Roudier, capolista della Ligue du Midi (0,71% alle regionali del 2010) nella regione francese della Languedoc Roussillon.
Il Bloc, a livello pratico, oltre a organizzare le Maison Identitaire, una versione identitaria delle vecchie Case del popolo socialcomuniste (anche questo è indicativo: la nuovelle droite insegnava negli anni Settanta che per ottenere una solida egemonia culturale – e per farlo citava Gramsci – bisognava appropriarsi dei linguaggi e dei simboli dell’avversario), dato che è composto da “francesi fieri delle loro origini”, ispirandosi ai Volontari verdi di Max Bastoni, organizza ronde cittadine nei Ter (Trasporti rapidi regionali), nei licei o ancora nel centro città e sit-in contro gli immigrati, specie se di origine africana o magrebina, o organizza, provocatoriamente, la distribuzione ai poveri delle città della ‘minestre identitarie’, ovviamente a base di carne di maiale, per creare una vera e propria guerra fra poveri, diventati poi gli aperitivi vino e salsiccia che piacciono anche ai rivali del Front national e che servono a provocare i musulmani. Insomma, la preferenza nazionale.
Ma il maiale non serve solo per provocare l’islamico, anche il borghese ben pensante, dato che i militanti identitari hanno indossato maschere di maiale per interrompere un consiglio comunale ad Angers, ovviamente impegnato a deliberare sulla costruzione di una moschea. Insomma, “bisogna far loro capire che siamo a casa nostra!”, come esclama il giovane François, uno studente diciannovenne di Legge a Montpellier, che aderisce al movimento giovanile del Bloc, Génération Identitaire, dopo aver ascoltato un discorso politico che dice di unire l’azione alle parole. Perché, come avviene nella destra radicale, sono i più giovani – oggi meno preparati rispetto a ieri, e soprattutto soggetti ai principali squilibri socio-economici generati dalla crisi – il bersaglio principale della propaganda identitaria, che il Bloc attrae attraverso internet e con la proliferazione di blog, di account twitter o di facebook (14). Insomma, una nouvelle droite politique 2.0 oggi minoritaria non tanto perché è la sinistra francese a esser maggioritaria, ma perché a galoppare e a far man bassa di voti, soprattutto fra i ceti popolari, è il populista Front national di Marine Le Pen.
(1) Cfr. D. Sensi, Borghezio aiuta i neonazisti, in L’Espresso, 13 settembre 2011
(2) La definizione di ZOG viene coniata ne I diari di Turner, libro cult per l’estrema destra americana scritto dal neofascista William Pierce con lo pseudonimo Andrew MacDonald, finendo per svolgere la stessa identica funzione mitopoietica del SIM (Stato imperialista delle multinazionali) delle Brigate rosse. Cfr. U. M. Tassinari, In God we kill. America fra terrorismo e rivoluzione, Jamm, 2002
(3) Bouchet ha militato nel Gruppo di Tebe, un’associazione iniziatica ed esoterica che si riunisce nei locali del Grande Oriente di Francia, la massoneria francese. Cfr. Le vrai visage des sociétés segrètes, in L’evenement du jeudi, 4-10 novembre 1993, pp. 44-55, cit. in Introvigne: dalle messe nere alla Gran Loggia, in Sodalitium, n. 38, 1994, pp. 44-47. Per un profilo biografico e politico di Christian Bouchet vedi J-Y. Camus, Une avant-garde populiste: ‘peuple’ et ‘nation’ dans le discours de Nouvelle Résistance, in Mots, n. 55, giugno 1998; National-bolchevisme: de nouvelles convergences, in REFLXes, n. 40, ottobre 1993; S. François, L’oeuvre de Douguine au sein de la droite radicale française, in http://www.voxnr.com/cc/d_douguine/EFZlkpApluFkfamDmR.shtml, 22 settembre 2008 e Archivio Antifa, La destra estrema in Europa. La galassia neofascista, in Umanità Nova, n. 7, 25 febbraio 2001
(4) Cfr. La scission du Front National: processus, résultats et perspectives, in Mauvais Temps, n. 4, aprile 1999
(5) Il video, sottotitolato in italiano, è su YouTube: www.youtube.com/watch?v=TuqJDOLsrXw
(6) Orion è stata la palestra colta della destra radicale italiana, caratterizzata da una linea nazional-rivoluzionaria con forti richiami alla nuova destra di Alain de Benoist. G. Scaliati, Cfr. Le trame nere. I movimenti di destra in Italia dal dopoguerra a oggi, Frilli Editore, 2005. Negli anni Ottanta Orion era “vicina alle posizioni tradizionaliste-rivoluzionarie di Franco ‘Giorgio’ Freda”, esposte ne La disintegrazione del sistema. P.-A. Taguieff, Sulla Nuova Destra, cit., pp. 65, 66. Il mensile milanese, sostenitore del revisionismo storico e della lotta al mondialismo, ha sviluppato una profonda attenzione per i temi del regionalismo etnico – flirtando col primo leghismo, come poi vedremo – e della difesa dell’ambiente e dell’ecosistema, battendosi contro il nucleare, sposando l’animalismo e prendendo contatti con la Lega antivivisezionista e con certi ambienti della sinistra radicale italiana
(7) Secondo Valerio Marchi, “Nuova Azione, a livello internazionale, si muove […] sotto la sigla Fronte Europeo di Liberazione. Ricco di una vasta rete di contatti sia in Italia che all’estero, il gruppo di Orion esprime una linea nazional-rivoluzionaria o, meglio ancora, ‘nazional-comunista’, con forti richiami ai temi della nuova destra di Alain de Benoist, con cui è in stretti rapporti. I temi fondamentali del gruppo sono infatti la lotta al ‘mondialismo’, inteso come dominio della finanza internazionale dominata dalla consueta cricca giudaico-massonica, a cui contrapporre non il modello dell’Europa ‘bianca e cristiana’, ma un’unione di intenti con le forze nazional-comuniste, tradizionaliste e integraliste dell’ex impero sovietico e della sfera islamica [per creare l’Eurasia, n.d.a.]. I rapporti internazionali più significativi di Nuova Azione si rispecchiano nei partecipanti alla tavola rotonda sulle Prospettive geopolitiche eurasiatiche (Mosca, ottobre 1992). Nella redazione di Den, ex quindicinale dell’unione degli scrittori sovietici, divenuto dopo la svolta una delle più importanti testate dell’area del Fronte di Salvezza Nazionale [coalizione antieltsiniana che comprendeva l’estrema destra e l’estrema sinistra, n.d.a.], schierato su posizioni tradizionaliste e filoislamiche, si riuniscono Samil Sultanov di Den, Sergej Baburin (capogruppo al Parlamento del gruppo Rossija e fondatore del partito ultra-patriottico Rinascita), Aleksandr Dughin (presidente della associazione storicoreligiosa Arktogaia, traduttore russo di Guénon ed Evola), Nikolaj Klokotov (generale dell’esercito) e Alain de Benoist, leader storico della nuova destra, direttore di Krisis e di Nouvelle École. In altre parole, nuova destra franco-belga in Europa occidentale, nazional-comunisti russi e filoislamici ad Oriente”. V. Marchi, Blood and Honour. Rapporto internazionale sulla destra skinheads, Koinè Edizioni, 1993, pp. 140, 141
(8) Cfr. G. Faye, L’Archéofuturisme, Paris, L’ Æncre, 1998; ed. it. Archeofuturismo, società editrice Barbarossa, 2000
(9) Cfr. M.L. Andriola, Il Mouvement Identitaire francese: dal gramscismo di destra a Terre et peuple in Paginauno, n. 35/2013 e S. François, Réflexions sur le mouvement “Identitaire” [1/2], in http://tempspresents.wordpress.com, 3 e 5 marzo 2009
(10) Cfr. http://www.bloc-identitaire.com/actualite/1336/decroissance-rupture-fondamentale-avec-esprit-temps
(11) La distanza fra il vecchio neofascismo di Jean-Marie Le Pen e il neopopulismo di Marine viene enfatizzata da quest’ultima in un’intervista rilasciata a L’Express il primo ottobre 2013: “Mi ribello a essere definita di estrema destra, con quel termine si finisce per mettere nello stesso sacco Breivik, Alba dorata e noi che non c’entriamo niente con tutto ciò”. Concetto rilanciato pochi giorni dopo dai microfoni di Bfmtv: “Sto pensando di rivolgermi ai tribunali perché venga sancito che questo termine è peggiorativo e viene utilizzato con intenti politici per denigrare il Fn. In questo modo si conduce una guerra semantica contro il nostro partito”. G. Caldiron, Diversamente frontisti, in Europa, 8 ottobre 2013
(12) P.-A. Taguieff, Face au racisme. 2. Analyses, hhypotèses, perspectives, La Decouvert, 1991, cit. in G. Caldiron, La destra plurale. Dalla preferenza nazionale alla tolleranza zero, Manifestolibri, 2001, p. 174
(13) Cfr. http://blogs.rue89.com/jean-yves-camus/2009/10/19/le-bloc-identitaire-nouveauvenu-dans-la-famille-de-lextreme-droite
(14) Cfr. http://www.giornalettismo.com/archives/576623/generation-identitaire-la-minidestra-francese/