La tecnica e il sociale non vanno confusi: la tecnica è lo strumentale e lo strumentale funziona in modo diverso dalla vita. Renato Curcio aggiunge un altro tassello al suo percorso di ricerca
Incontro-dibattito sul libro Intelligenze artificiali e intelligenze sociali di Renato Curcio (Sensibili alle foglie, 2024), presso il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, Milano, 29 settembre 2024
Questo libro è il seguito di un percorso di ricerca che faccio dal 2015, quindi da un po’ di anni, sul rapporto tra il vivente e lo strumentale, cioè tra le tecnologie nel senso generale del termine – le macchine – e l’umano, come momenti di un tipo di società, quella capitalistica, che sempre più li incrocia e li ibrida. Dopo il periodo della digitalizzazione, quindi di un capitalismo che era passato dal macchinismo industriale a una più complessa tecnologia digitale – che già aveva cambiato moltissime modalità di lavorare ma anche di entrare in relazione – con l’intelligenza artificiale si è fatto un passo ulteriore. Un passo che è stato guardato, da una parte con la curiosità che spesso caratterizza la grande stampa, una curiosità legata alla pubblicità, per cui si parla molto di una certa tecnologia perché questo la promuove – ed è il caso di dispositivi come ChatGPT, che a un certo punto viene immesso nel mercato e nel consumo un po’ come era stato fatto, a suo tempo, coi social network, mitizzandone le potenzialità, le caratteristiche, le prospettive ecc. –; d’altro canto è tuttavia anche vero che, al di là delle mitizzazioni propagandistiche, queste tecnologie progressivamente non solo hanno cambiato, e stanno cambiando, il nostro modo di vivere, ma lo stanno facendo molto velocemente e profondamente, mentre non cambia la nostra capacità di entrare in relazione consapevole con questi strumenti. Questo libro, quindi, parla e si interessa dell’intelligenza artificiale in relazione all’immaginario, ossia in relazione a uno dei problemi di fondo del cambiamento sociale, perché nessun cambiamento sociale si è mai prodotto senza che si generasse un immaginario istituente.
Gramsci è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per il suo grande contributo relativo al concetto di egemonia: sostanzialmente in che modo le classi sociali – e soprattutto quelle che hanno il potere, quindi che si collocano in una situazione di forza rispetto alle altre – costruiscono la cattura dell’immaginario dei cittadini, con quali strumenti li portano a sé; in breve, come esercitano il loro dominio. Noi viviamo in Occidente, dove il concetto di egemonia è fondamentale per aiutarci a comprendere cosa succede. Per rimanere nel dopoguerra, il dominio è stato ed è costruito su una cattura dell’immaginario strumentata con la scuola, con i quotidiani, con la radio, con la televisione, con tutta una serie di strumenti che costruiscono delle narrazioni sugli eventi. Negli anni Sessanta, un grandissimo sociologo americano, Charles Wright Mills, e un grande giornalista americano che lavorava anche con Mills, Walter Lippmann, hanno scritto interessanti lavori sulla costruzione degli pseudo-ambienti come narrazioni del potere: tutti i poteri creano delle realtà sostitutive agli eventi, perché tanto i cittadini non li possono osservare direttamente. Noi vediamo l’Ucraina o la Palestina attraverso gli occhi di Repubblica, del Corriere della sera, della Stampa o di qualche blog, di qualche manifesto, di un canale radio o televisivo… li vediamo insomma sempre attraverso dei media, che ce li presentano in un certo modo; salvo forse alcuni di noi, non abbiamo alcuna contezza di questi mondi, non li abbiamo mai incontrati, non abbiamo probabilmente mai nemmeno conosciuto qualcuno che proviene da questi mondi, o li abbiamo conosciuti distrattamente perché abbiamo letto un libro o ci siamo un po’ informati. La costruzione di pseudo-ambienti è quindi la tecnica fondamentale con la quale viene creato progressivamente un immaginario istituito, con la quale la società istituisce un modo di apprendere e di vedere le cose. È il motivo per cui oggi, in tutta l’Europa, l’immaginario istituito rispetto a quel che sta accadendo nell’area palestinese è che bisogna difendere Israele da un’aggressione: è indubbio che questo sia uno pseudo-ambiente informativo. Questi processi sono stati studiati da Gramsci, come citavo prima – ma possiamo ricordare anche molti altri, come la Scuola di Francoforte – tuttavia con l’intelligenza artificiale è intervenuta una nuova tecnologia la cui caratteristica è molto diversa: oggi non è più vero, e men che meno lo sarà in tendenza, che i media tradizionali svolgano una funzione significativa. McLuhan lo possiamo proprio mettere in biblioteca. Il suo “il media è il messaggio” è stato un grandissimo contributo ma oggi non è più vero, se non nella misura in cui il media è diventato un media personalizzato, non più un media per tutti ma un media per ciascuno.
Ma prima di parlare delle tecnologie vediamo quali sono le aziende che producono l’intelligenza artificiale, qual è la loro storia…
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