FAO-PAM*
Crisi alimentare, l’allarme FAO. Condizioni climatiche estreme, guerre, aumento dei prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti: 19 hunger hotspots sull’orlo di carestia e morte
Un rapporto congiunto delle Nazioni Unite prevede che il numero di persone nel mondo che affrontano un’insicurezza alimentare acuta continuerà a crescere vertiginosamente, poiché la crisi alimentare rafforza la sua presa su 19 “hunger hotspots” (punti caldi della fame) – spinta da conflitti crescenti, condizioni meteorologiche estreme e instabilità economica aggravata dalla pandemia e dagli effetti a catena della crisi in Ucraina.
Il rapporto “Hunger Hotspots. FAO- WFP early warnings on acute food insecurity”, pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM), chiede un’azione umanitaria urgente per salvare vite e mezzi di sussistenza, e prevenire la carestia nei Paesi hotspots in cui si prevede un peggioramento dell’insicurezza alimentare acuta da ottobre 2022 a gennaio 2023. Il rapporto presenta raccomandazioni specifiche per Paese sulle priorità per un’azione preventiva: misure di protezione a breve termine da mettere in atto prima che si concretizzino nuove esigenze umanitarie, e risposta alle emergenze: azioni per affrontare i bisogni umanitari esistenti.
“La grave siccità nel Corno d’Africa ha spinto le persone sull’orlo della fame, distruggendo i raccolti e uccidendo il bestiame da cui dipende la loro sopravvivenza. L’insicurezza alimentare acuta sta aumentando rapidamente e si sta diffondendo in tutto il mondo. Le persone nei Paesi più poveri, in particolare, che devono ancora riprendersi dall’impatto della pandemia di Covid-19, stanno soffrendo gli effetti a catena dei conflitti in corso, in termini di prezzi, forniture di cibo e fertilizzanti, nonché dell’emergenza climatica. Senza una risposta umanitaria su vasta scala che abbia al centro un’assistenza agricola urgente e salvavita, nei prossimi mesi la situazione probabilmente peggiorerà in molti Paesi”, ha affermato il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu.
“Questa è la terza volta in dieci anni che la Somalia è minacciata da una carestia devastante. Quella del 2011 è stata causata da due stagioni piovose consecutive fallite e da conflitti. Oggi stiamo assistendo a una tempesta perfetta: una probabile quinta stagione consecutiva delle piogge fallita, che vedrà la siccità protrarsi fino al 2023. Ma le persone stanno anche affrontando l’impennata dei prezzi dei generi alimentari, e opportunità gravemente limitate di guadagnarsi da vivere dopo la pandemia. Abbiamo urgente bisogno di aiutare coloro che sono in grave pericolo di soffrire la fame in Somalia e negli altri hunger hotspots nel mondo”, ha affermato David Beasley, Direttore Esecutivo del PAM.
Il rapporto mette in luce la crisi della fame nel Corno d’Africa, dove si prevede che la siccità più lunga in oltre quarant’anni continuerà – con la quinta stagione delle piogge fallita all’orizzonte – aggiungendosi agli effetti cumulativi e devastanti che dal 2020 hanno colpito le famiglie vulnerabili: deficit continuo di precipitazioni, crisi economiche e conflitti. La scarsità d’acqua ha portato a raccolti inferiori alla media, alla morte del bestiame, e ha costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare la propria terra in cerca di sostentamento, aumentando al contempo il rischio di conflitti intercomunali e basati sulle risorse.
Si prevede che fino a 26 milioni di persone dovranno affrontare livelli di insicurezza alimentare di crisi o peggio (fase 3 IPC e superiori) in Somalia, Etiopia meridionale e orientale e Kenya settentrionale e orientale. Con l’assistenza umanitaria a rischio di essere tagliata a causa della mancanza di fondi, lo spettro di decessi su larga scala per fame incombe in Somalia, con una carestia che potrebbe prendere piede in ottobre nei distretti di Baidoa e Burhakaba, nella regione di Bay. Senza un’adeguata risposta umanitaria, gli analisti prevedono che entro dicembre moriranno ogni giorno fino a quattro bambini o due adulti ogni 10.000 persone. Oggi centinaia di migliaia di esseri umani stanno già affrontando la fame, con livelli sbalorditivi di malnutrizione previsti tra i bambini sotto i 5 anni.
A livello globale, se non viene intrapresa alcuna azione, si prevede che un massimo storico di 970.000 persone affronteranno una fame catastrofica (fase 5 IPC) e ne moriranno, o rischieranno di soffrirne per condizioni catastrofiche. Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Sud Sudan, Somalia e Yemen rimangono in “massima allerta”, poiché i punti caldi, da soli, rappresentano quasi un milione di persone che affrontano livelli catastrofici di fame (fase 5 IPC “Catastrofe”), con denutrizione e morte all’ordine del giorno; senza un’azione immediata, possono manifestarsi livelli estremi di mortalità e malnutrizione.
Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Kenya, Sahel, Sudan e Siria restano “altamente preoccupanti” per il deterioramento delle condizioni – come nell’edizione di giugno del rapporto trimestrale – ma l’allerta è estesa a Repubblica Centrafricana e Pakistan. Nel frattempo, Guatemala, Honduras e Malawi sono stati aggiunti all’elenco dei Paesi che rimangono hunger hotspots, unendosi a Madagascar, Sri Lanka e Zimbabwe.
Il conflitto violento resta il principale motore della fame acuta e l’analisi indica che nel 2022 la tendenza continua; con particolare preoccupazione per l’Etiopia, dove si prevede, in diverse regioni, un’ulteriore intensificazione del conflitto e della violenza interetnica, portando all’incremento i bisogni umanitari.
Condizioni meteorologiche estreme come inondazioni, tempeste tropicali e siccità rimangono fattori critici in molte parti del globo, e una “nuova normalità” di eventi meteorologici consecutivi ed estremi sta diventando chiara, in particolare negli hotspots. Quest’anno inondazioni devastanti hanno colpito 33 milioni di persone nel solo Pakistan e il Sud Sudan deve affrontare il quarto anno consecutivo di inondazioni estreme. Nel frattempo, in Siria è prevista una terza stagione consecutiva di precipitazioni al di sotto della media, e per la prima volta in vent’anni l’evento climatico La Niña è continuato per tre anni consecutivi, colpendo l’agricoltura e provocando perdite di raccolti e bestiame in molte parti del mondo, tra cui Afghanistan, Africa occidentale e orientale e Siria.
Sul fronte economico, i prezzi globali costantemente elevati di cibo, carburante e fertilizzanti continuano a guidare gli alti prezzi interni e l’instabilità economica. L’aumento dei tassi di inflazione ha costretto i governi delle economie avanzate ad adottare misure di inasprimento monetario che hanno aumentato il costo del credito dei Paesi a basso reddito. Ciò sta limitando la capacità degli Stati fortemente indebitati – il cui numero è aumentato in modo significativo negli ultimi anni – di finanziare l’importazione di beni essenziali.
Di fronte a queste sfide macroeconomiche, molti governi sono costretti a introdurre misure di austerità che incidono sui redditi e sul potere d’acquisto, in particolare tra le famiglie più vulnerabili. Si prevede che queste tendenze aumenteranno nei prossimi mesi, osserva il rapporto, con un ulteriore aumento della povertà e dell’insicurezza alimentare acuta, nonché i rischi di disordini civili causati da crescenti rimostranze socioeconomiche.
L’assistenza umanitaria è fondamentale per salvare vite umane e prevenire la fame, la morte e il totale collasso dei mezzi di sussistenza. Il rapporto evidenzia che l’insicurezza, gli impedimenti amministrativi e burocratici, le restrizioni ai movimenti e le barriere fisiche limitano gravemente l’accesso degli operatori umanitari alle persone che soffrono la fame acuta in undici dei Paesi hotspots, compresi i sei Stati in cui le popolazioni stanno affrontando o sono destinate ad affrontare la fame (fase 5 IPC) o sono a rischio di deterioramento verso condizioni catastrofiche.
L’azione umanitaria è fondamentale per prevenire la fame e la morte
Il rapporto chiede un’azione umanitaria mirata per salvare vite e mezzi di sussistenza nei 19 hotspot della fame, rilevando che in Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen, l’azione umanitaria sarà fondamentale per prevenire ulteriore denutrizione e morte.
* Comunicato stampa congiunto FAO-PAM (tradotto) del 21 settembre 2022 relativo all’uscita del Rapporto Hunger Hotspots. FAO-WFP early warnings on acute food insecurity. October 2022 to January 2023 Outlook, scaricabile qui in lingua inglese https://www.fao.org/3/cc2134en/cc2134en.pdf