Papilloma Virus, interessi e biopotere. La logica del profitto dietro le campagne globali di vaccinazione: gli abusi in India, la manipolazione della comunicazione, la strumentalizzazione della paura, il fenomeno della “cancerizzazione”
Open day e una capillare operazione informativa che toccherà social media, scuole e punti di ritrovo per i giovani e i giovanissimi: così è strutturata è la campagna di vaccinazione contro l’Human Papilloma Virus (HPV) contenuta nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-25 (PNPV), promosso dal Ministero della Salute (1). In Italia, nelle ragazze under 15, la copertura vaccinale per l’HPV – raccomandata ma non obbligatoria – è lontana dai parametri fissati nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che vorrebbero il 90% delle adolescenti completamente vaccinate entro il 2030. Al 31 dicembre 2021, infatti, appena il 32,22% delle giovani nate nel 2009 (ultima coorte oggetto di chiamata attiva) era vaccinata con ciclo completo, un dato in forte calo – quasi la metà – rispetto al 63,25% della prima coorte, corrispondente alla classe del 1997 (2).
L’impostazione di una campagna ad hoc riporta alla memoria la recente emergenza Covid-19 e le Astra-Night, le serate di vaccinazioni AstraZeneca dedicate agli over 18, strutturate con musica e talvolta dj fino a mezzanotte per rendere gli hub vaccinali un luogo attrattivo per i giovani: ‘serate da tutto esaurito’ che possono essere usate come evento interpretativo di una modalità sanitaria che utilizza la semplificazione come modus operandi. Accanto, il claim della campagna di comunicazione 2022 sulla vaccinazione anti-HPV del Ministero della Salute recita: “Proteggi il loro futuro” (3); quello della campagna vaccinale 2022 contro il Covid-19 e l’influenza stagionale dichiara: “Proteggiamoci, anche per i momenti più belli” (4). Se nel primo caso l’immagine ritrae ragazzi sorridenti che si vaccinano per mantenere la spensieratezza, nel secondo a sorridere è una famiglia che può stringersi intorno agli anziani nonni grazie al fatto che tutti si sono vaccinati.
A fronte di queste illustrazioni di serenità da dover tutelare, la comunicazione, tanto per il Covid-19 quanto per l’HPV, fa uso di una retorica di stampo bellico: quella da combattere è una battaglia contro un virus ed è da vincere in fretta. La scelta di trasmettere un messaggio di terrore nei confronti di una malattia è frutto di decisioni politiche che si traducono in operazioni di dominio delle coscienze. Il tentativo di preservare il corpo da un eventuale stato patologico attraverso analisi, probabilità ed eliminazione del rischio, segue un movimento lineare che davanti a un problema vede un unico rimedio. Lo sviluppo tecnico-scientifico copre pertanto la complessità sociale ed economica che ogni realtà porta con sé, offrendo sempre nuove soluzioni da non mettere in discussione perché pensate per la ‘nostra vita’, per la ‘nostra salute’. Non stupisce dunque che i vaccini, oltre a essere presentati come strumento medico importante, nel PNPV 2023-25 assumano anche “un grande valore dal punto di vista umano, etico e sociale” (5); una puntualizzazione che tralascia il fatto che sono i prodotti di un mercato miliardario.
A tal proposito è interessante ricordare che nel 2006 la Pharmaceutical Executive aveva selezionato il Gardasil – primo vaccino anti-HPV – come “marchio dell’anno” (6) e tra le motivazioni si legge: “[Il Gardasil] ha creato un mercato dal nulla” (7). Se inseriti in un contesto commerciale, anche i vaccini devono infatti rispettare le regole di un sistema che per la sua stessa natura capitalistica non ha tra le priorità la cura delle persone – intese non solo come corpo fisico ma anche come corpo pensante – bensì il profitto. Meccanismi che si rendono evidenti sia nelle società a economia avanzata che nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
Entriamo nel dettaglio utilizzando la lente esemplificativa del Papilloma Virus.
Human Papilloma Virus: che cos’è
Il Papilloma Virus è un virus a DNA molto comune, tanto che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) stima che fino all’80% della popolazione femminile sessualmente attiva contragga l’infezione almeno una volta nel corso della vita, con un picco di prevalenza nelle giovani donne fino ai 25 anni (8). Esistono circa 120 tipi di HPV, e quelli responsabili delle infezioni genitali si distinguono in “a basso rischio” e “ad alto rischio”: sono questi ultimi, che corrispondono a tredici ceppi (9), che in specifiche condizioni, e in presenza di un sistema immunitario depresso, sono potenzialmente cancerogeni. La maggior parte delle infezioni è tuttavia transitoria, poiché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno: il 60-90% si risolve in modo spontaneo entro due anni dal contagio, incluse le infezioni da ceppi oncogeni (10). Sono pochissimi i casi in cui l’infezione progredisce verso lo stadio tumorale: appena l’1% secondo l’Ospedale San Raffaele di Milano (11), mentre l’ISS e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) si limitano a parlare di “esito raro” (12)…
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