International Labour Organization (ILO)*
I lavoratori essenziali. Ritenuti indispensabili durante la pandemia Covid, il rapporto dell’ILO fotografa le loro condizioni di lavoro: salari più bassi, contratti precari, orari sfiancanti, meno protezione sociale
INTRODUZIONE
I lavoratori chiave possono essere individuati in otto gruppi professionali: lavoratori dei sistemi alimentari; operatori sanitari; lavoratori al dettaglio; addetti alla sicurezza; lavoratori manuali; addetti alle pulizie e servizi igienico-sanitari; addetti ai trasporti; tecnici e impiegati dei settori. Nei 90 Paesi con dati disponibili, i lavoratori essenziali costituiscono il 52% della forza lavoro, sebbene la quota sia inferiore nei Paesi ad alto reddito (34%), dove le attività economiche sono più diversificate (Grafico ES1, pag. 31). Le donne rappresentano il 38% di tutti i lavoratori chiave a livello globale, una percentuale inferiore alla loro quota di lavoro non chiave (42%); costituiscono inoltre i due terzi degli operatori sanitari e più della metà dei lavoratori del commercio al dettaglio, ma sono ampiamente sotto-rappresentate nella sicurezza e nei trasporti. I Paesi ad alto reddito fanno molto affidamento sui migranti internazionali per svolgere servizi chiave in occupazioni come l’agricoltura, la pulizia e l’igiene. […]
1. CHI SONO I LAVORATORI ESSENZIALI?
1.1. Definizione di lavoratori essenziali
In questo Report, la definizione di lavoratori chiave proviene dagli elenchi pubblicati dai Paesi di tutto il mondo all’inizio della pandemia Covid-19. In totale, 126 Stati hanno pubblicato elenchi nel marzo-aprile 2020, designando quelle attività o servizi che dovevano continuare a funzionare nonostante la pandemia. Sebbene gli elenchi variassero per scopo, portata e dettaglio, vi erano importanti somiglianze riguardo a quali servizi o attività fossero considerati essenziali, sia in Paesi di diverse regioni del mondo – Africa, Americhe, Stati arabi, Asia o Europa – così come tra Paesi ad alto, medio e basso reddito. Tuttavia, vi erano anche differenze, che riflettevano la struttura delle singole economie e aree geografiche, nonché la pressione politica di alcuni settori affinché continuassero le attività, in particolare durante le successive ondate pandemiche. […]
La maggior parte degli Stati ha incluso ambiti economici per salvaguardare l’accesso al cibo, all’acqua, all’elettricità, ai servizi igienici e all’assistenza sanitaria e per garantire l’ordine pubblico. La fornitura di tali beni e servizi, tuttavia, implicava che altri settori restassero in funzione, dato il loro coinvolgimento nella fornitura. Così, per esempio, nessun Paese ha negato la centralità della produzione alimentare e agricola; ma, oltre ai contadini che coltivano la terra, garantire un approvvigionamento alimentare adeguato significava anche incorporare i trasporti (per consegnare il cibo al mercato), alcune attività manifatturiere (le fabbriche che preparano gli alimenti trasformati), alcuni settori del commercio al dettaglio (i negozi e i mercati che vendono cibo, sia fresco che trasformato), ristoranti che preparano cibo da asporto, nonché servizi di consegna (compresi i lavoratori su piattaforma) che consegnano il cibo ai consumatori. Reti simili di produzione e scambio si applicano, per esempio, anche all’assistenza sanitaria…
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*Estratto dal Rapporto World Employment and Social Outlook 2023: The value of essential work, Geneva, International Labour Office, 2023, marzo 2023. Traduzione a cura di Paginauno. “This translation was not created by the International Labour Organization (ILO) and should not be considered an official ILO translation. The ILO is not responsible for the content or accuracy of this translation. This is an adaptation of an original work by the International Labour Organization (ILO). Responsibility for the views and opinions expressed in the adaptation rests solely with the author or authors of the adaptation and are not endorsed by the ILO.”